Piero e la Flagellazione

Il trattato di Piero sulla prospettiva analizzato da Rocco Sinisgalli

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Un libro particolare come il De prospectiva pingendi di Piero della Francesca ha attraversato gli oltre cinque secoli dalle sue prime stesure (di amanuensi) a oggi senza perdere il ruolo e l’aura di pietra miliare che da subito gli era stato attribuito. Si tratta del primo vero trattato di geometria descrittiva, completo di dimostrazioni, teoremi e istruzioni d’uso, con l’aggiunta di un’ampia trattazione sulla rappresentazione prospettica della testa umana.

Nella sezione della rivista Fogli e Parole d’Arte che da anni ho scelto di dedicare al grande maestro (con un accento sulla misteriosa Flagellazione di Urbino), la presenza di questa attività del pittore è stata sinora marginale, come del resto accade nella storiografia artistica; la celebrazione - durata secoli - del matematico è stata sostituita dalla grandezza dell’artista. Due mondi che non erano affatto lontani sembrano oggi appartenere a dimensioni diverse, seguendo forse quell’infelice distacco tra scienza e filosofia che ha caratterizzato il Novecento.    

Il De prospectiva pingendi è diviso in tre libri: nei primi due il matematico-pittore affronta superfici e solidi, nel terzo le figure geometriche complesse. Piero si pone come maestro e spiega diffusamente le operazioni da compiere per disegnare correttamente. La parte testuale, esplicativa, è sicuramente molto ripetitiva e “noiosa”, mentre le figure sono dirette ed estremamente chiare.

Il libro originale, precedente all’invenzione della stampa, ci è pervenuto in alcune copie vergate a mano, in latino e in volgare. Per una volta, la visione diretta di questi esemplari è possibile nel web, sul bel sito del Museo Galileo di Firenze, grazie a uno straordinario sforzo di studiosi e informatici. All’ingresso delle pagine dedicate al libro di Piero leggiamo:

Il trattato è sopravvissuto attraverso sette codici manoscritti, tre volgari – Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parmense 1576; Reggio Emilia, Biblioteca Comunale “A. Panizzi”, ms. Reggiani A 41/2 (già A 44); Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. D 200 inf. – e quattro latini – Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. S.P. 6 bis (già C 307 inf.); Bordeaux, Bibliothèque Municipale, ms. 616; London, British Library, cod. Additional 10366; Paris, Bibliothèque Nationale de France,  Lat. 9337 (già Supplément latin 16) –. Il codice volgare di Reggio Emilia e i latini di Bordeaux e Milano sono probabilmente coevi (vi compare, infatti, la mano dello stesso copista). Le stesure volgari più prossime all’archetipo sono quelle del reggiano (considerato senza le aggiunte) e dell’esemplare (non pervenutoci) da cui fu copiato l’ambrosiano.

Dopo questa rapida introduzione possiamo sfogliare pagina per pagina le varie edizioni originali, che sono nel complesso in buone condizioni. Eccone un esempio tramite screenshot del sito web:


 

Mi sembra evidente che solo gli studiosi specialisti di questo settore siano pronti a procedere nella lettura e nell’analisi delle pagine manoscritte. Il lavoro di decifrazione della grafia e l’italiano antico (per non parlare del latino) sono in grado di scoraggiare chiunque, il sottoscritto per primo.

Ci vengono incontro, per fortuna, le edizioni critiche del trattato, che da un lato traducono, dall’altro chiariscono quanto scritto da Piero, rivelandoci la notevole complessità dell’opera, ma anche la sua utilità. Esistono da almeno un secolo varie traduzioni, letture analitiche, rifacimenti dei disegni e ampie spiegazioni del trattato.

Eppure, la chiarezza e l’eleganza dell’ultima edizione critica del De Prospectiva Pingendi, firmata da Rocco Sinisgalli, eccellente studioso e professore di chiara fama, appaiono nuove e decisamente migliorative rispetto al passato. Sinisgalli ci consegna un libro di oltre 500 pagine in formato 17x24, e ci fornisce la chiave per comprendere al meglio l’opera di Piero, rinunciando peraltro ai facsimili degli originali (come detto, possiamo trovarli in rete con la massima facilità). Il testo trova  una nuova vita, moderna, tradotto in italiano di oggi e perfezionato da immagini ricostruite anche utilizzando il computer.

Leggiamo a pagina 15, nelle Premesse sui miei criteri operativi, che Sinisgalli ha utilizzato tre riferimenti per costruire il suo libro: confronto lineare di due testi originali in volgare e di due testi originali in latino con le traduzioni in italiano e inglese moderni; confronto dei testi in italiano e latino sulla prima testa umana con le  traduzioni in italiano e inglese; infine il confronto dei testi relativi alla seconda testa umana.

 

Disegno originale

 

Disegni ricostruiti

 

In definitiva, il volume si compone di tre sezioni, la prima introduttiva, con la segnalazione puntuale dei criteri seguiti, delle contraddizioni rintracciate nei testi e nei disegni originali, e conclusa da una sequenza di analisi grafiche. La seconda sezione, contiene l’intero trattato di Piero in italiano moderno, con l’inserimento dei disegni originali (tratti dalle varie edizioni). La terza sezione è composta esclusivamente da disegni ricostruiti dall’autore e dai suoi collaboratori.

Non si parla ovviamente di un libro di facile lettura, anzi; alcune pagine che riportano le Proposizioni (così si chiamano) di Piero, si possono leggere solo osservando con molta attenzione i disegni e prestando quel tipo di attenzione necessaria a capire la dimostrazione di un teorema. Ma la chiarezza dei disegni, la singolare trasformazione delle teste umane in una complessa sequenza di punti e linee, e la complessità del lavoro necessario (nel XV secolo) per mettere ordine in una disciplina nuova, rendono imperdibile il libro di Sinisgalli per chiunque consideri Piero uno dei giganti del Rinascimento.   

 

 

Il trattato di Piero in italiano moderno con i disegni originali nel volume di Sinisgalli

 


Scheda tecnica

Rocco Sinisgalli, Piero della Francesca. De prospectiva pingendi. Silvana editore,  2021: ‎ 528 pagine, ISBN-13‎ 978-8836649983, € 28