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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Fogli freschi di stampa

Blu K., di Teodoro Gilabert. Storia di un artista e del suo colore

“Il potere è prima di tutto negli occhi”
Yves Klein

 

Un certo comune sentire sostiene che entrare nelle vite private dei propri beniamini non è mai opportuno. Essere fan o appassionati significa apprezzare ciò che i soggetti del nostro amore producono ed esibiscono in pubblico, apprezzarne il lavoro, insomma. Lo scavo delle parti più intime e personali, invece, corre il rischio di rivelarceli umani troppo umani, con debolezze, pecche e piccinerie tali da renderli troppo simili a noi: terreni e terrestri.

Sembrerebbe questo l’obiettivo prefissatosi da Teodoro Gilabert che, con il romanzo Blu K. edito da Skira, ci restituisce la vita dell’artista Yves Klein (1928-1962) e del suo formidabile (e registrato) colore blu oltremare. Un sospetto però legittimamente sorge: probabilmente l’autore non intendeva, facendoci sbirciare dal buco della serratura, risultare impietoso nei confronti del bel Klein, e il suo confermare il “comune sentire” è involontario, ma questo è quanto rimane dopo la lettura.

Intendiamoci, l’opera a metà tra biografia e romanzo è riuscita, si legge con piacere e se ne apprezza in modo particolare la strategia narrativa escogitata: una sorta di intreccio di diari personali redatti dalle persone che con l’artista hanno avuto a che fare, anche nell’alcova. Lo sviluppo è cronologico e ci consente di seguire passo a passo la nascita delle opere e dei successi di questo innovatore e visionario, padre di un colore e, sotto molti punti di vista, di un movimento, il Nouveau Réalisme, maturato in Francia alla fine degli anni ’50 del secolo scorso e destinato a fare scuola e suscitare scalpori. Però, al di sotto della superficie, grattato via lo strato sottile, sembra esserci solo dell’altra superficie. Così Klein ci appare come un Don Giovanni impenitente, ambizioso ed egocentrico (il che per un artista non è poi tanto strano), vanesio in alcuni casi oltre il lecito, dotato di una cultura modesta e abborracciata, con una visione estetico-poetica di scarsa se non nulla elaborazione, però baciato da una fortuna sfacciata. Forse Gilabert non ama il proprio eroe, o forse ama infilzarlo come gli entomologi fanno con l’oggetto della loro osservazione. Forse. Di fatto dalla illustrazione di un personaggio a lungo in bilico tra l’arte pura e la pratica del yudo – è opportuno ricordare il lungo soggiorno in Giappone per riuscire a conseguire, unico in Francia, l’ambito quarto dan – ci saremmo aspettati di più, una maggiore dose di complessità.

E se, invece, dipendesse dalla pochezza dei testimoni chiamati a raccolta? E cioè le galleriste adoranti, gli allievi non troppo preparati, le amanti non possessive eppure frustrate, i colleghi non sempre prodighi di buone parole, il critico d’arte (Pierre Restany) deluso per essere finito nel cono d’ombra, e i parenti dai modi altalenanti.

Sì, dovendo individuare il colpevole di tanta delusione, meglio individuarlo nei testimoni oculari. Troppo piccoli per competere con il genio, troppo pieni per accogliere il “vuoto” propugnato dall’artista (i suoi mitici monochromes, sicuro retaggio del rapporto con l’Oriente), e anche, ma sì, troppo concreti per godere appieno l’immateriale.

Tutti colpevoli tranne Klein? Sarebbe bello pensarlo, ma poco plausibile. La verità potrebbe stare nel mezzo: l’artista per quanto grande è pur sempre un uomo, e le sue mancanze unite alle cadute di stile son lì a ricordarcelo.

Una pagina di diario in particolare merita di essere segnalata, quella scritta dalla futura moglie Rotraut che ricostruisce la assai deludente accoglienza ricevuta dall’artista in occasione della sua prima mostra a New York. Qui si coglie finalmente profondo il senso di verità: umano, appunto, troppo umano. Siamo già nel 1961, a pagina 105. Poi l’infarto nel 1962, la fine della storia e l’ultima straniante testimonianza, la più bella, affidata al giovane Mourad, un estraneo totale che prima di uscire di scena accende in extremis la luce.

 

Scheda tecnica

Teodoro Gilabert, Blu K. - Storia di un artista e dele suo colore, Skira Milano, 2013, Isbn 8857222844, Euro 15

 

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