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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Dexter, otto stagioni all'inferno

 

 

Dexter Morgan è un brillante specialista della squadra scientifica della polizia di Miami, the Blood Spatter Analyst, vale a dire il tecnico in grado di analizzare e decifrare le tracce di sangue sulla scena del delitto. Di notte, tuttavia, Dexter si trasforma in un “vigilante”, un serial killer che giustizia criminali usciti o ignorati dalle maglie della legge, un serial killer di cui inizialmente nessuno sospetta l'esistenza. Il personaggio nacque nel libro Darkly Dreaming Dexter di Jeff Lindsay, ma è diventato celebre nella televisione americana grazie soprattutto alla straordinaria interpretazione che ne ha fornito l'attore Michael C. Hall. Le otto stagioni del serial Dexter, trasmesse tra il 2005 e l'estate del 2013, hanno riscosso un successo di pubblico e di critica eccezionale, ufficializzati da numerosi premi televisivi.

Negli ultimi dieci, quindici anni, grosso modo dalla fine del Novecento, il livello qualitativo delle serie televisive americane è talmente aumentato che il loro complesso di inferiorità nei confronti del grande schermo è progressivamente svanito; oggi si può senza problemi parlare di un genere narrativo televisivo da porre a fianco, e non sotto, al genere cinematografico. Non a caso molti divi di Hollywood si trasferiscono senza vergogna sul piccolo schermo e molti sceneggiatori, che rappresentano di fatto la vera anima dell'impresa, passano con disinvoltura da un mezzo all'altro.

I serial sono stati spesso visti e interpretati come una ripresa dei feuilleton ottocenteschi; in comune con quelli hanno la suddivisione in puntate, che determina una certa ridondanza dei contenuti e una necessità di eventi ritmicamente scanditi, e la non certezza del momento della fine, tanto che spesso degli uni e degli altri si sospetta che comincino senza sapere bene come finiranno. Il successo o l'insuccesso possono condizionare non solo la lunghezza totale, ma anche i contenuti; se ad esempio un personaggio minore diventa molto popolare, gli autori lo faranno sicuramente crescere di importanza nel corso degli sviluppi della storia, e viceversa. Si ricordi che grandi romanzi (di Hugo, di Dumas, di Sue, di Dickens ...), pubblicati in appendice ai giornali o venduti come dispense mensili, e oggi letti senza soluzione di continuità, nacquero in questo modo. D'altra parte, certamente è vero che in forme simili sono state scritte anche molte storie scadenti se non orribili (tra cui le famigerate serie delle collane rosa, dei fotoromanzi, ecc.), ma qui si vuole soltanto segnalare che non è il mezzo popolare a determinare la cattiva qualità di un'opera.

Gli addetti ai lavori distinguono tra serial televisivi e serie televisive sulla base dell'unità della trama (i primi) e sequenza di episodi indipendenti (le seconde). Le serie, che peraltro sconfinano spesso nel serial tramite variazioni di lungo respiro nelle storie private dei protagonisti, sono sentimentali, comiche o, soprattutto, poliziesche. Nel merito di queste ultime, e facendo riferimento come detto solo al meglio degli ultimi 15 – 20 anni, si può grossolanamente notare che alcune di esse sono basate soprattutto sull'azione, come i discendenti della capostipite Hill Street Blues (a sua volta palesemente ispirata all'87mo distretto di Ed McBain), ovvero NYPD e simili; altre sulla deduzione investigativa come Criminal Minds, The Mentalist, Monk; altre ancora sulle risorse scientifiche come i vari CSI e il devastante (per lo stomaco dello spettatore) Bones.

I serial invece hanno tematiche molto diverse, con una struttura prettamente romanzesca: è il caso della storia drammatica, sorretta da sceneggiature assolutamente perfette, dei fratelli Fisher e della loro agenzia funebre in Six Feet Under; dei poliziotti, dei criminali e dei politicanti di Baltimora nel complicatissimo The Wire; del fantascientifico Alias con l'insolito intreccio tra spie internazionali e un Cagliostro/Leonardo/Nostradamus del XVI secolo; dell'intreccio tra mitologia e fantascienza nel tempo e nello spazio di Lost, …. e infine di Dexter, il più violento e travolgente. Tra cadaveri, squartamenti e ettolitri di sangue, mescolati a sesso, matrimoni, confessioni e confidenze, Dexter non è certamente adatto a stomaci deboli, ma è spinto a un tale livello di surrealtà e di improbabilità da diventare un capolavoro di letteratura horror e fantastica insieme, condito inoltre con una forte dose di ironia, da cogliere peraltro solo se si supera il raccapriccio.

Le otto stagioni di Dexter trasmesse da Showtime tra 2006 e 2013 prevedono, secondo una struttura ben collaudata, un piccolo gruppo di personaggi fissi e un altro numeroso gruppo di personaggi destinati a una o due stagioni o a brevi apparizioni. Meno collaudato è forse il modo tragico in cui molti dei comprimari finiscono per essere eliminati, uccisi in gran parte dalla violenza vendicatrice del protagonista.

La trama di fondo di Dexter sta nel tentativo disperato del mostro di entrare nel mondo dei normali; a tre anni è stato testimone dell'efferato omicidio di sua madre e da allora – dopo essere stato adottato da un poliziotto e dalla moglie, i genitori della sorella Debra, l'unica vera presenza affettiva e famigliare nella vita di Dexter – è cresciuto manifestando chiari sintomi di sociopatia. E' stato il padre Harry Morgan (l'attore James Remar) a salvarlo dal commettere crimini che lo avrebbero portato sin da ragazzo in riformatorio se non sulla sedia elettrica, inculcandogli un codice morale da giustiziere della notte: Dexter uccide uomini e donne volentieri e sadicamente, ma solo se hanno commesso crimini, solo se sono sfuggiti alla giustizia e se quindi sono impuniti e liberi. Nell'ultima stagione si scoprirà che accanto a Harry nella formazione di Dexter c'era anche una psichiatra, la dottoressa Evelyn Vogel (interpretata da una matura Charlotte Rampling).

Le otto stagioni di Dexter si propongono come otto romanzi progressivi, ciascuno identificabile da un particolare “caso”, ma ciascuno collegato al precedente dal complesso evolversi della storia dei personaggi fissi. Dexter dapprincipio si fidanza con Rita (l'attrice Julie Benz) per apparire più normale, poi la tradisce con una pseudo-artista inglese che sarà costretto a uccidere, nella terza stagione sposa Rita e ne adotta i due figli, nella quarta diventa padre di Harrison ma si ritrova vedovo, nella quinta libera casualmente la povera Lumen (l'attrice Julia Stiles) vittima di una banda di stupratori-assassini e con lei costruisce una terribile sequenza vendicatrice, infine incontra la sua anima gemella nel personaggio metà “natural born killer” metà Lucrezia Borgia, di Hannah McKay (l'attrice Yvonne Strahovski).

Ma nelle varie stagioni-romanzi assistiamo anche alla vertiginosa carriera di Debra, la sorella adottiva di Dexter, poliziotta della narcotici all'inizio, poi nella stessa squadra omicidi del fratello come semplice agente, poi detective, poi addirittura tenente e caposezione. Debra è interpretata da Jennifer Carpenter che per un paio di stagioni, dal matrimonio al divorzio, è stata anche la vera moglie di Hall; la Carpenter rivaleggia in bravura col marito ex-marito, e fa del personaggio di Debra una figura tragica e comica, sospesa tra un turpiloquio quasi ossessivo, una promiscuità sessuale ugualmente eccessiva, un attaccamento al fratello che sembra sconfinare verso l'incesto, e un fiuto investigativo straordinario. Ma la vera tragedia di Debra sta nel legarsi sempre con uomini sbagliatissimi, nella prima serie addirittura col serial-killer che lei stessa sta inseguendo e che si scoprirà essere il dimenticato fratello carnale di Dexter. Nella seconda serie Debra si innamora del super-agente FBI Lundy, interpretato da un Keith Carradine in gran forma, che ha almeno trent'anni più di lei e che verrà assassinato nella quarta serie. Nel frattempo e sino alla fine Debra vive un rapporto altalenante con il poliziotto bello e corrotto della squadra, Joey. Nella settima serie Debra scopre di essere innamorata del fratello e proprio a causa di questa rivelazione ne verrà a conoscere la spaventosa doppia identità. Infine, nell'ultimo episodio, Debra viene ferita mortalmente dal figlio della dottoressa Vogel, anche lui uno piscopatico redivivo e ferocissimo, e sarà Dexter a staccarle pietosamente la spina prima di tentare lui stesso il suicidio (o di simularlo).

Come si vede da questi pochi cenni (per le trame complete delle otto stagioni si possono leggere le numerose pagine di Wikipedia), oltre ai mille delitti ci sono tutti gli altri elementi del romanzo a puntate: amori sfortunati, resurrezioni, agnizioni, e persino un fantasma, quello di Harry che dialoga spesso con Dexter. La trama è inverosimile, piena di incongruenze, di eccessi, di coincidenze impossibili, eppure avvince, si fa seguire, e gioca con l'intera gamma dei sentimenti e dei rapporti tra gli uomini: l'amore, l'amicizia, la parentela, l'odio, le fobie, le passioni, le vendette, i rancori, ecc. Infine, nella profondità dell'abisso morale in cui Dexter affonda, si può leggere una domanda importante: chi ha ragione infine, il giustiziere Dexter o la polizia? La condanna a morte che Dexter esegue di persona non è estranea alla coscienza americana (e neppure a quella europea), ma qui appare in ultimo effettivamente illegale, nonostante sia il protagonista stesso a comminarla e a infliggerla con ferocia. La contraddizione, che fa a pezzi il famigerato e borghesissimo politically correct di cui sono ormai infarcite gran parte delle nostre vite, genera nello spettatore una soddisfazione personale, che si spinge freudianamente nelle basi sadiche della nostra pische; nel contempo, sentiamo che Dexter è un mostro, i suoi momenti di rabbia sono paurosi e allucinanti, la sua ferocia è obiettivamente malata e patologica, ma gli perdoniamo tutto per l'identificazione sotterranea che la storia – spesso arricchita dai commenti esilaranti della voce fuori campo del protagonista – riesce a creare tra lui e noi.

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Forse qualche lettore che neppure conosceva l'esistenza del personaggio si è incuriosito leggendone le mie lodi e ha pensato di cercare qualche puntata o qualche trailer su IMDB o su iTune o su youTube; in questo caso, va assolutamente evitato di vedere Dexter nella versione italiana, che ancora una volta – alla faccia delle leggende sulla qualità del nostro doppiaggio – ha commesso dei veri crimini autoriali. Invito tutti ad ascoltare almeno un minuto originale con la voce profonda e musicale di Michael C. Hall, per capire la differenza con chiunque abbia cercato di dare a Dexter un'altra voce.

 

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