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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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In margine alla mostra caravaggesca di Sassari

 

 

La Medusa Murtola di Caravaggio
Caravaggio
. Nome altisonante che ha nei mesi autunnali attratto l’intellighenzia della Città di Sassari. Una mostra caravaggesca, dove il solo dipinto del Merisi era la Medusa, che ha attirato critiche, attenzioni, studi e pensieri dell’amatore popolo della Sardegna.
Certo, la sola strega pietrificante non bastava dal suo aureo cerchio di perfezione ad attirare gli studiosi, e per questi i curatori della mostra – nelle sale anguste ma degne del Palazzo Ducale – hanno inserito opere consimili, di Maestri che del Michelangelo “secondo”, conoscevano, imitavano e invidiavano – con successo o con patetismo – stile e genio. Il padrone autentico dell’esposizione – che ora presentiamo in una ponderata retrospettiva – è stato invero il
Martirio di San Gavino del Preti (1639 ca.), opera collocata a diversi metri d’altezza nella chiesa locale delle Monache Cappuccine, ma sempre ritenuta – assieme ad un’altra opera cui in futuro ci riserviamo di trattare – uno dei più eccelsi capolavori della Città di Sassari.
Vittorio Sgarbi e i consulenti per l’esposizione hanno ben evidenziato le peculiarità di questa silloge di capolavori e opere meno importanti per arte, ma valide per storia e forza, addirittura dedicando ad essa e al Preti un incontro specifico presso il Palazzo di Città.

Intervenuti il Sindaco Nicola Sanna, Sgarbi, gli Assessori del Comune di Sassari, Francesco Morandi dell’Assessorato della Regione Autonoma Sardegna Artigianato Natura Commercio, il rettore emerito dell’Università di Sassari Attilio Mastino (studioso di storia romana) e gli esperti consulenti Gianluca Bocchi e Antonio D’Amico, ricapitoliamo dunque gli esiti di questa mostra che ha tanto fatto discutere.
Peculiarità sono state anzitutto l’ingannevole pubblicizzazione (l’opera del Merisi esposta era soltanto una) e la provincialità dell’evento, dettaglio che fa soffermare su quanto l’arte che è dell’Italia sia soltanto importante in alcune aree d’Italia, mentre altre che pure sono “Italiane”, non ne recepiscano la portata, e persino non vogliano recepirla. Eppure la Sardegna è stata culla e “madre di svezzamento” di numerosi emuli del Caravaggio; ed è stata pure onesta pagatrice e committente, se consideriamo la presenza in loco di opere come il citato
Martirio del Cavalier Calabrese.

Dopo una breve proroga novembrina, il Caravaggio e i suoi seguaci si sono ritirati alla fine del 2015. Al principio del 2016 riteniamo di dover dare una nostra considerazione. Urla ancora la delirante Medusa caravaggesca? O Sassari si è trovata di fronte ai Comizi Agricoli di Yonville di flaubertiana memoria, con gran afflusso di pedanteria e poco di consapevolezza? Questa retrospettiva vuole ignorare il ben troppo noto tondo caravaggesco (ne esistono diverse copie – quella esposta a Sassari era la cosiddetta “Medusa Murtola”) e fermarsi sulle opere annesse al capolavoro del Maestro meneghino.

Natura morta, del cosiddetto Maestro del Vasetto

L’ingresso dello spettatore è stato rapito dalle sale ducali (ora Comunali) troppo poco note, e poi dai quadri. Finalmente l’ex Casa Professa della Compagnia di Gesù/Convitto Nazionale Canopoleno non era padrona dominatrice di mostre rilevanti della Sassari culturale, che irraggia del suo a tutta la Sardegna. L’anonimo “Maestro del vasetto” (coll. priv. Molinari Pradelli di Castenaso) si sarà allietato nella tomba nel vedersi accostato alle nature morte del Merisi, coi suoi fiori decadenti e le frutta circostanti che più di una natura morta ricordano un cesto campagnolo appena vuotato; le ombre del Caravaggio cadono sulla tela del Compianto sul Cristo (Pinacoteca Mus'A ex Canopoleno), col suo Cristo livido come i fiori del “Vasetto”. L’eccessiva plasticità notata in Pietro Paolo Bonzi, non ci permette di mettere a confronto la “Canestra” di frutta caravaggiana, ma ci portano alla sua stupenda lezione dipinti come la “Santa Caterina da Siena in contemplazione del crocefisso” (coll. priv. 1622 ca.), dove emerge un’ombra di luci che anima emotivamente il busto della santa senese, sottolineando la mano destra stimmatizzata – il resto è nell’ombra del misticismo seicentesco di Giovan Battista Caracciolo, sommo autore; e la “Incredulità di san Tommaso” di Giuseppe Vermiglio (coll. priv. 1610 ca.), dove il Signore spinge l’Apostolo a infilare le sue dita nella Sacra Piaga del Costato, come volle il Caravaggio e come con estrema carnalità ottiene il nostro autore. Pietro e Andrea, i due grandi apostoli, osservano, mentre il Signore scruta con compassione e amore il suo apostolo incredulo, con lo stesso sguardo che riserva agli increduli odierni. È sicurezza, è sguardo di compassione e amore; è sguardo d’arte dove Dio e i suoi Apostoli si piegano – su un fondo nero e con una forte luce in viso – (divina) – allo sguardo incredulo dell’uomo di oggi che è lontano dalla luce, dalla Lux vera quae illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum. San Giovanni scrive questo, e san Giovanni osserva discreto d forse fuori luogo, dietro la mirabile figura del Cristo, la cui anatomia se è inferiore al Merisi è vicina ad un più soffuso Benefial.

L'incredulità di San Tommaso, di G. Vermiglio

 

Numerosi altri dipinti provenienti dalla Pinacoteca Mus’A (impropriamente nota come “al Canopoleno” ma meglio “ex Canopoleno”) di Sassari e da collezioni private, integrano questa ricca raccolta, che ha accolto anche un Ribera (San Pietro, 1628 ca.). Ora non è più visitabile, ma non è terminata la sua avventura. Le opere private si possono reperire nel pregiato catalogo “Caravaggio e i caravaggeschi. La pittura di realtà” (a cura di V. Sgarbi / A. D’Amico - Sassari, 2015). Lo stesso Sgarbi ha annunciato di voler prelevare il “Martirio di San Gavino” di Mattia Preti dal suo angusto angoletto presso la volta della navata unica della chiesa delle Monache Cappuccine di Sassari per renderlo noto al grande pubblico (dopo averlo presentato col maltese K. Sciberras nel mese di Ottobre). Il pregiatissimo dipinto, prima del noto personaggio televiso, e curatore della Mostra sassarese, era stato già vantato dagli storici locali, come Enrico Brunelli, Salvatore Coradduzza ed Enrico Costa, ma anche da P. Desole, A. Sari, R. Serra, M. Porcu-Gaias, A. Casula, M. Derudas, e altri.

La nostra recensione-retrospettiva è un invito molteplice: a scoprire il caravaggismo in ogni suo angolo; a seguirlo non solo nelle mostre alla “comizio agricolo di Yonville” come Sassari (vel di provincia) e a studiare le opere che il sommo Maestro Merisi ci ha lasciato: nella sua mano divina, e nell’opera di predestinati suoi prosecutori.



Bibliografia

Non potendo elencare i numerosissimi testi che esplicano i pezzi della Mostra Turritana, si rimanda al Catalogo citato, edito a Sassari/Muros, Nuova Stampa Color Editrice, 2015, a cura di V. Sgarbi e A. D’Amico. Per ulteriori informazioni contattare il direttore della rivista e/o l’autore. La Casa Editrice del Catalogo della Mostra risponde agli indirizzi indicati nel sito web: http://www.nuovastampacolor.com/contatti.html



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