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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Arrival, di Denis Villeneuve

 

 

 

ARRIVAL

Regia di Denis Villeneuve

[Tratto da “Stories of Your Life” di Ted Chiang]

 

 


Con Amy Adams, Jeremy Renner,
Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg,
Tzi Ma, Mark O'Brien

 

Distribuzione Warner Bros

 

 

Una casa dalle pareti di vetro su uno sfondo lacustre, in cui le acque incolori si confondono con il cielo, è lo scenario con cui il film si apre e chiude: un paesaggio ovattato da silenzio, immobilità e come sospeso nel vuoto, dove la protagonista (Amy Adams) ripete i gesti di una quotidianità apparentemente normale. La professoressa Louise Banks è una linguista e glottologa con una formazione eccezionale che le consente di padroneggiare le lingue più rare, e pure quelle estinte, del pianeta, e per questo è prescelta per una missione che vede coinvolte le migliori intelligenze scientifiche terrestri. L’evento che infrange il tempo immobile e lo spazio rarefatto della casa in cui Louise vive – immersa in un paesaggio che riflette il suo vissuto interiore - è la comparsadi dodici misteriose astronavi extraterrestri, che atterrano simultaneamente in più continenti: la donna viene chiamata a far parte di una squadra speciale di esperti istituita per tentare di comunicare con la specie aliena nel sito di atterraggio del Montana. Il suo compito è quello di decifrare il linguaggio degli alieni e di comunicare con loro per comprenderne le intenzioni. Fanno parte della squadra anche il fisico teorico Ian Donnelly (Jeremy Renner )– col quale si lega dapprima per amicizia, coinvolgendosi gradualmente in un legame sentimentale - e il colonnello Weber.

Ogni tentativo di sintetizzare la trama di questo anomalo film di fantascienza è destinato a tradirne il senso complesso e sfuggente. L’ ideazione della coppia di alieni, alti come grattacieli e denominati "eptapodi" per via dei sette arti di cui sono provvisti vale a delineare una natura generata da un buco nero originario, abitatrice di mondi in condizioni estreme, metafora forse della nostra stessa fine. Ma – come alcune recensioni hanno evidenziato - non si capisce il perché della venuta di questi esseri, nemmeno quando Louise (contemporaneamente ad altri gruppi di scienziati operanti in parallelo su vari continenti) scopre che essi possono comunicare visivamente attraverso la loro lingua scritta, basata su simboli circolari formati da una sostanza liquida nera: l’apparenza informale delle macchie (simili a macchie di Rorschach) nasconde in realtà regolarità mappabili e computabili, e da esse si ricava infine il codice alfabetico delle loro “parole”. Con l'aiuto di Ian comincia ad analizzare i simboli alieni, fino a costituire un vocabolario di base, per poter formulare domande complesse quali il motivo della loro discesa sulla Terra (un interrogativo che in realtà per tutto il film resta insoluto). I riscontri ottenuti generano equivoci sia nel sito del Montana che in quelli degli altri continenti dove gli analoghi equipaggi alieni forniscono risposte pressoché identiche.

Solo la donna è in grado di comunicare con quelle creature e di comprendere i loro messaggi, poiché antepone l’approccio umano alle mediazioni logiche e intellettuali e ai pregiudizi con cui gli altri gruppi di scienziati interpretano le risposte degli eptapodi, arrivando così a spingersi fin sull’orlo di una “guerra globale” capace di scatenare forze cosmiche ignote. Con qualche palese ingenuità (spesso inserita “ad arte” in questo genere di film, distribuiti al largo pubblico), il rischio bellico planetario viene sventato in virtù dell’intervento di Louise, ormai in stretta sintonia telepatica con le creature aliene: per una sorta di oscura illuminazione la donna riesce a fermare l’attacco unilaterale ormai deciso dall’esercito cinese, contattando sul numero privato il generale Shang e parlandogli con le parole dette a lui da sua moglie, sul letto di morte.

Ma a ben vedere non è questa la vera trama di Arrival , se mai di trama in questo caso sia possibile parlare: il senso del film sta altrove, e per rintracciarlo bisogna tornare alla casa dalle pareti di vetro sospesa tra le acque ferme e un cielo vuoto, in cui la mente della donna ritorna in una circolarità di “flashback” e “flashforward” che si susseguono e sovrappongono. Tra quelle pareti trasparenti si è “svolta/svolge/svolgerà” tutta la sua vita e la parabola temporale dell’amore per Hannah, la figlia morta. La lentezza esasperata ed esasperante delle ultime sequenze tra quelle pareti di vetro, in cui i sogni e il lutto, le memorie e l’amore di Louise si fondono - confondendo lo spettatore che a tratti si illude di assistere a uno scontato “lieto fine” mentre in realtà quello è già interamente consumato e svanito - attestano di una complessità enigmatica e perturbante di Arrival che non si esaurisce.


 

Come gli eptapodi portatori di una sapienza cosmica, generata dal corpo nero radiante dell’origine, Louise – forse per una contaminazione mutagena da “contatto” - percepisce il tempo come un tutto, in cui la fine s’intreccia con il principio e in cui la vita racchiude in sé la consapevolezza della mortalità…Alla donna le orride gigantesche creature hanno profetizzato la capacità di prevedere le cose, ma quel dono non è da lei usato per un qualche fine – ad esempio per una affermazione, per un ricavo, per la fuga o per una sfida al destino - ma solo in quanto la pone in grado di scegliere e custodire l’”umano” e il proprio amore. Così prima di sposarlo già sapeva che Ian l’avrebbe crudelmente lasciata sola ad affrontare la malattia mortale della figlia, alla quale dedicherà interamente sé stessa. Già sapeva di tutto il dolore che l’aspettava, eppure sceglie di affrontarlo.

Si tratta di masochismo e irrazionalità oppure dell’espressione di una alterità radicale e inconciliabile con la cultura moderna e postmoderna, con i suoi miti, le sue logiche, i suoi saperi e poteri?

E’ su questa interrogazione cruciale - che attende da ciascuno la risposta - che il film, temerariamente imperfetto e perturbante, trova il suo senso autentico e il suo punto di forza.

 

 

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