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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Testuali parole

Quell'ombra sul volto della "Signora in nero" di Degas

 QUELL’OMBRA SUL VOLTO DELLA “SIGNORA IN NERO” DI DEGAS:

IL RITRATTO NASCOSTO DI EMMA DOBIGNY E IL “PORTRAIT DE FEMME

La presente anteprima è un estratto dello studio integrale dal titolo LA GIOCONDA DI LEONARDO E IL PORTRAIT DE FEMME DI DEGAS: DUE RITRATTI NASCOSTI RIVELATI DALLA TECNOLOGIA, del quale è prevista la pubblicazione nel 2017.

L‘estratto verte sulla prima parte del saggio:

  • A) Esposizione in sintesi della scoperta del ritratto sottostante il Portrait de Femme di Degas e relativa documentazione essenziale per immagini

  • B) Ipotesi circa la domanda cruciale se la donna “nascosta” nel ritratto, identificata dai ricercatori con ogni probabilità in Emma Dobigny, sia anche la modella del Portrait de Femme


     

 

  • A) Esposizione in sintesi della scoperta …


Edgar Degas,Portrait de Femme, 1876-1880 National Gallery of Victoria, Melbourne

Fin dal 1922 si sapeva che sotto il Portrait de femme di Degas , conservato in Australia, nella National Gallery of Victoria di Melbourne, era celato un altro ritratto, ma nessuno in quasi un secolo di tentativi era riuscito a renderlo visibile. Le tradizionali tecniche a raggi X e la fotografia all’infrarosso non erano abbastanza potenti da restituirne l’immagine sufficientemente definita. Il trasparire di una zona annerita in corrispondenza del ritratto sottostante era visibile a occhio nudo e la tecnica riflettografica aveva già rivelato l’esistenza di un ritratto capovolto, come attesta la riflettografia pubblicata dal Museo di Vittoria anteriormente alla scoperta. Tuttavia non se ne poteva distinguere la forma, ma solo cogliere l’evanescente ombra di un volto di tre quarti, in cui si discernevano a fatica i contorni esili degli occhi e i tratti del naso e della bocca.

Fotografia all’infrarosso, pubblicata sul sito del Museo di Victoria, Melbourne.

 

Nell’agosto 2016– come riporta la rivista Scientific Reports -un super microscopio ai raggi X prodotti dall’ acceleratore di particelle Sincrotrone, in cui le particelle cariche vengono accelerate e viaggiano ad altissime velocità, creando una fonte di luce molto più brillante del sole, ha rivelato fin nei minimi dettagli il ritratto finora nascosto alla nostra vista. Il team di ricerca, coordinato da Daryl Howard del Sincrotrone Australiano di Calyton e da Saul Thurrowgood dell’Università di Brisbane, ha scansionato il dipinto per 33 ore. Successivamente è stata ottenuta una mappa del dipinto in bianco e nero, quindi, identificando gli elementi costitutivi dei pigmenti, è stata elaborata in falsi colori.

Il dettagliato rapporto scientifico sulla scoperta è pubblicato da Scientific Reports (http://www.nature.com/articles/srep29594#f6).

Sotto il ritratto della signora con cappello e abito scuro (la cui datazione più probabile 1876–80 era stata proposta da P. A. Lemoisne, Degas et son oeuvre, Arts et Métiers Graphiques, Paris, 1946, vol. 2, no. 415) si è rinvenuta la figura di una giovane donna dai tratti decisi, coi capelli che le incorniciano il volto e con le orecchie allungate, dalla forma che è stata ritenuta curiosamente simile a quella di un elfo: una caratteristica peculiare, che richiama il Portrait de jeune femme [Mme Millaudon], dipinto a Roma verso la fine del 1850, quando il pittore si ispirava ai maestri del Rinascimento. L’iniziale disegno delle orecchie è stato poi corretto da Degas, riportandole a proporzioni normali.

Il disegno incompiuto mostra numerose rettifiche e rielaborazioni operate dal Pittore in progress, e per questo i ricercatori hanno ritenuto si trattasse di uno studio, poi accantonato dall’artista. La datazione è alquanto difficile da stabilirsi, e allo stato dagli esperti non vengono accreditate ipotesi. Nella fisionomia venuta alla luce si sono riconosciuti i tratti del volto di Emma Dobigny, una delle modelle favorite del Pittore, da lui ritratta in altri quadri.


Il volto scoperto dai ricercatori sotto il Portrait de femme


La restituzione operata “in laboratorio” dell’immagine sottostante – a lungo coperta dal nero dominante sovradipinto - appare vagamente spettrale, con effetto non corrispondente all’originaria qualità cromatica. L’interferenza risultante dal trasparire del “ritratto nascosto” sul
Portrait de femme - considerata disturbante fin dall’ingresso nel Museo di Melbourne (1937) - è stata a lungo oggetto di accese discussioni, estese anche al largo pubblico: l’ombra sottostante va a formare una macchia scura che attraversa il volto della signora. A lungo si è considerata quella macchia scura come uno “sfregio” che svalutava in tutti i sensi il ritratto, ma non sono mancate le voci “fuori dal coro” che ne hanno sottolineato il fascino, pur paventando il progressivo scurire del dipinto nel corso del tempo. (George Bell, ‘New works big gain to gallery’,The Sun, 9 Aug. 1937). A fronte dei detrattori, questi ultimi hanno osservato che il tipico correggere, modificare e di nuovo correggere in progress di Degas si associa, (come osserva John Berger anche nel caso delle sue ballerine), al ricorrere di ritocchi scuri, presaghi di quella tenebra che ben poco ha da spartire con la proiezione dell’ombra; ma l’ombra che promana “da sotto”, nel suo emergere in superficie sul volto della “signora in nero”, si fa qui vibrazione affine a quella stessa tenebra, in una carezza livida, velatamente amara. Un gioco del caso e non quindi la volontà del Pittore – per quanto non si possa escludere che il perfezionista Degas abbia calcolato l'emersione di questo effetto – ha impresso il segno del tempo su quel volto maturo di donna, la parabola di quella mortalità che è una delle costanti della sua ricerca artistica. Il caso pare essersi qui alleato con la tecnica raffinata dell'Artista nel dar corpo a quelle “oscurità”, che (come scrive Berger) nei dipinti di Degas si insinuano e dilagano in punti reconditi e nelle pieghe, acquistando un significato ed una funzione espressiva tutta loro.



Fotografie all’infrarosso che documentano la posizione originariamente capovolta

 


Il posizionamento del “ritratto nascosto” risulta capovolto rispetto al Portrait de femme.


Curiosamente – come da immagini sopra riportate – il posizionamento del ritratto nascosto di Degas è rovesciato rispetto a quello dell’opera esposta alla nostra vista, similmente al “ritratto nascosto” scoperto sotto il ritratto dell’ Anziano in abito militare di Rembrandt (in entrambi i casi i ritratti celati appaiono rispettivamente capovolti di 180°). Anche nel caso di questa opera di Rembrandt, l’esistenza del ritratto sottostante era nota da alcuni decenni, ma in precedenza erano state usate tecniche a infrarossi non abbastanza potenti per individuare l'immagine sottostante. Inoltre non pare irrilevante produrre una ulteriore immagine, che documenta un altro ritratto nascosto in un quadro di Rembrandt: trattasi del volto di un vecchio che i Raggi X hanno fatto emergere sotto il ritratto A Man in a Gorget and Cap.

Le scoperte in entrambi i ritratti di Rembrandt non soltanto stanno ad attestare che la pratica di dipingere sopra precedenti dipinti era abbastanza comune, ma soprattutto contribuiscono a segnalare il tratto distintivo che emerge dai due esempi facenti capo allo stesso Pittore. Importa infatti sottolineare che in questi due casi non emerge alcuna possiblità di instaurare una relazione di qualche genere, neppure sotto forma di supposizione, tra i ritratti nascosti e quelli visibili poi sovra-dipinti, e tale impossibilità li differenzia dai casi dei ritratti di Degas e Leonardo presi in esame nel presente saggio.

immagine via Live Science  Rembrandt: Anziano in abito militare, Getty Museum, Los Angeles ///
A Man in a Gorget and Cap
, immagine pubblicata da Christie’s


Queste due scoperte analoghe sono state assunte e visivamente documentate a marcare una differenza significativa. Il fatto che tra i “ritratti visibili” di Rembrandt, da lui voluti e firmati, e i “ritratti nascosti”, svelati dall’occhio gelido e computante della macchina, non sia ipotizzabile alcuna relazione, può contrapporsi al fatto che nei due casi del Portrait de femme e de La Gioconda sottili rimandi e palpabili continuità si intrecciano – tra la dimensione dell’invisibile e del visibile - rispettivamente in ciascuna coppia di modelle. Trattasi di una continuità criptica, che si delinea anche alla luce di una riflessione sul tema del tempo (si veda la PARTE TERZA), elemento costitutivo e cruciale nelle produzioni artistiche dei due grandi Autori, seppure molto diversamente concepito e declinato. Una radicalediscontinuità è immediatamente rilevabile nel caso dei due Rembrandt, mentre invece – pur con mediazioni e argomentazioni mirate - è possibile ipotizzare la continuità tra il ritratto “in chiaro” e il ritratto “nascosto” in ciascuna delle due coppie di modelle de La Gioconda e del Portrait de femme: una continuità sottesa sul filo dell’enigma, ma che può essere colta a livello percettivo dall’occhio, oltre che passibile di trovare giustificazioni sotto forma di ipotesi.

Lisa

  • B) Ipotesi circa la domanda cruciale se la donna “nascosta” nel ritratto e la modella del Portrait de Femme possa identificarsi in Emma Dobigny

Il conservatore capo della National Gallery of Victoria, Varcoe-Cocks, commentando la scoperta, ha osservato che anche in questo caso si verifica la scelta ricorrente di lasciare incompiuto un ritratto, riciclando la tela per un altro; ogni ipotesi circa l’identità della modella è stata lasciata in sospeso, in quanto comportante uno studio approfondito delle due fisionomie dipinte e un dibattito interno alla comunità scientifica. L’ipotesi formulata da Varcoe-Cocks è che si tratti della modella Emma Dobigny verso la fine del 1870. Inoltre aggiunge che non è possibile far coincidere la datazione del ritratto visibile con quello coperto, poichè è probabile che il ritratto sia rimasto per molti anni nel suo studio prima che Degas vi dipingesse sopra. A tal fine necessitano a suo avviso ulteriori ricerche per datare l’immagine nascosta.

Emma Dobigny era nota all’epoca, in quanto modella prediletta dei grandi pittori di Montmartre. 

Marie Emma Thuilleux (Emma Dobigny) era nata a Montmacq (Oise) nel 1851, All’età di nove anni era arrivata a Parigi e aveva subito cominciato a posare. Aveva ispirato Edgar Degas dal 1865 il quale le aveva dedicato un ritratto nel 1869 intitolato appunto Emma Dobigny e aveva posato anche per Puvis de Chavannes e Corot. Secondo uno dei più importanti studiosi di Degas, Henry Loyrette, Emma era stata indubbiamente qualcosa di più di una semplice modella per Degas, che la descrive come « jeune femme sensible ».



Edgar Degas,
Emma Dobigny, 1869 (collezione privata)

 

Emma muore nel 1925 all’età di 74 anni a Parigi, nell’ombra dell’anonimato.

Lasciando a ulteriori ricerche una risposta definitiva, si può tuttavia constatare che il raffronto dei due ritratti “nascosto” e “in chiaro” con la fisionomia della Dobigny, così come ritratta da Degas nel primo quinquennio del ’70 nel dipinto “La bouderie” (Il broncio), confortano una ipotesi di identificazione con Emma sostenibile per entrambi, per via delle fisionomie compatibili e di una complessiva rassomiglianza.

Emma Dobigny vi compare accanto allo scrittore Edmond Duranty (protagonista nel 1870 di un farsesco duello con Manet e autore sotto l’influenza di Degas dell’opuscolo La nouvelle peinture, considerato il manifesto dell’impressionismo); i due sono protagonisti di una insolita scena, di ambientazione incerta: la donna, appoggiata con naturalezza alla scrivania, è rivolta verso il Pittore e sul volto di Duranty si può cogliere, alquanto accentuata, l’espressione corrucciata che gli conosciamo nel celebre ritratto di Degas (1879). Alla parete sta il grande quadro con cavalli in gara, tema caro all’Artista, che vale ad evocarne la “presenza” e in quel contesto si fa portatore di plurimi significati. La versione prevalente è che si tratti dell’interno di una banca e alcuni vi vedono una connessione con la figura paterna, Auguste, che era appunto il direttore della filiale francese della banca, che il nonno, René-Hilaire, aveva fondato in Italia (dove si era rifugiato durante la Rivoluzione francese). Non è irrilevante notare che verso la metà del 1870 (a ridosso della datazione del quadro) il padre di Degas morì (Torino, 1874), lasciandogli in eredità molti debiti e la pesante situazione debitoria del fratello René andò ad aggravare i suoi problemi finanziari. Comunque la posa confidenziale della modella suggerisce una certa famigliarità con lo scrittore, il cui volto appare cupo e corrucciato, come si evince dal titolo, e pertanto “il broncio” potrebbe riferirsi alla relazione privata dei due colta in un particolare momento. Tralasciando l’analisi di questa importante opera, l’attenzione si accentra sul volto di Emma, che all’epoca doveva avere poco più di vent’anni. Al proposito va ricordato che all’epoca le donne – per svariate ragioni non affrontabili in questa sede e per le mode stesse – a parità di età sembravano più mature delle donne contemporanee.



Edgar Degas, La bouderie, (prima metà 1870) Metropolitan Museum of Art, New York 


Raffronto tra il volto di Emma ne La bouderie, e il volto del ritratto nascosto


Raffronto tra il volto di Emma ne La bouderie e quello del Portrait de femme


Tramite un semplice accostamento e confidando nell’intuitiva approssimazione dell’occhio “nudo”, umanamente soggetto a errori, ma che pure potenzialmente coglie variabili e sottigliezze non raggiungibili dalle più evolute strumentazioni macchinali, spero di essere riuscita a dimostrare la somiglianza del volto della Dobigny ventenne de La bouderie con il Portrait de femme, dove avrebbe dovuto avere circa una trentina d’anni, e inoltre – a conferma di quanto già sostenuto dal team scientifico australiano - con la fisionomia scoperta nel “ritratto nascosto” (non datato). Pur considerata la rielaborazione artistica, che sempre interviene a modificare i tratti, la compatibilità del volto della Dobigny ritratta ne La bouderie con il volto del Portrait de femme e con quello del ritratto soggiacente (ricostruito “dalla macchina” e nel quale i ricercatori hanno riconosciuto Emma) è convincente

Inoltre, al di là di similitudini e analogie formali che possano trarsi da raffronti comparativi come quello proposto, la comune identità – riconducibile ad Emma - della “donna nascosta” e di quella del Portrait de femme è ipotizzabile se si consideri il valore fondante che assume la tematica del “tempo nell’opera di Degas, e della concezione che vi traspare, così come rivelano alcuni suoi dipinti emblematici (si veda al proposito la PARTE TERZA).

Tutto ci parla di una continuità tra i due ritratti che Degas ha voluto raffigurare sulla medesima tela, ove coesistono congiunti/disgiunti sulla linea del tempo, e oltre...



OMISSIS : Parte terza:Il “tema del tempo”….

  •  Degas: Il Portrait de femme e i suoi doppi (una selezione di donne allo specchio e di gruppi femminili)

  • Danzando sull’orlo della caduta: la modernità e le pieghe oscure del nulla (una selezione di “ballerine”)

  • Degas, la perfezione e il tempo “differito” nel segno della consumazione

NOTA - Riferimenti bibliografici in via di definizione per la pubblicazione dello studio integrale

 





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