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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Fogli freschi di stampa

Il Partenone, di Mary Beard

Studiare la lunga e complessa storia del Partenone non è impresa facile, ma forunatamente molti ricercatori, archeologi e storici dell'arte, nonché storici tout court, vi hanno dedicato fatica, tempo ed erudizione. Il vero problema per il lettore curioso potrebbe essere allora di districarsi tra analisi archeologiche, volte a descrivere e a ricostruire il tempio, analisi artistiche, che valutano le caratteristiche e gli stili dell'imponente apparato decorativo, e analisi politiche, che cercano soprattutto di rivelarne il ruolo simbolico all'interno della storia civile della Grecia. Non ultima, l'infinita querelle tra Gran Bretagna e Grecia relativa ai Marmi di Elgin, cioè quei pezzi del Partenone che l'ambasciatore inglese acquistò e/o asportò dal tempio al principio dell'Ottocento, richiede per essere capita altre ricerche complesse e comunque essenziali per comprendere la storia del tempio.

La studiosa inglese Mary Beard ha provato a riassumere tutto ciò in un unico volume, di stampo divulgativo ma esauriente per gran parte degli aspetti che ho citato, realizzando un testo leggibile, chiaro e quasi sempre efficace nello scegliere punti di vista e argomenti interessanti; la presenza di immagini e il prezzo contenuto sono altri pregi indiscutibili. L'unico neo invece è forse legato proprio alla questione dei Marmi di Elgin, che secondo Beard avrebbe dato fama ancor maggiore al Partenone e sulla quale finisce a mio parere per soffermarsi troppo.

Il contesto storico-politico in una vicenda lunga 2500 anni come quella del Partenone è di per sé intricato e complesso, soprattutto in un paese come la Grecia. Mary Beard ha organizzato il suo libro seguendo parametri narrativi più che saggistici e, invece di descriverci lei il tempio, comincia la storia da chi prima di lei lo ha descritto, come Byron, Freud e Le Corbusier, e da chi in tempi moderni lo ha copiato, come i tedeschi con il Walhalla di Regensburg e gli americani con il Parthenon di Nashville.

Il seguito è altamente romanzesco, perché in effetti a partire dal suo committente Pericle e dai suoi misteriosi artefici, Fidia, Ictino e Callicrate, il Partenone conosce e subisce da vicino tutte le qualità e i difetti degli uomini, dalla creatività alla fede, dal fanatismo alla violenza, dall'ignoranza allo spirito di ricerca.

Dedicato ad Atena, il tempio ateniese era in origine uno straordinario e forse unico oggetto d'arte, capolavoro assoluto di un'architettura dorica per una volta meno greve e massiva. Era il custode dell'immane statua crisoelefantina di Atena (che la Beard immagina di sicuro cattivo gusto), dei bassorilievi delle metope perimetrali, dell'insolito e raffinato fregio della cella e dei due articolati gruppi di statue sui frontoni. Oggi tuttavia il tempio si presenta come un immenso rudere, privo di tutte le sue meraviglie scultoree e di gran parte delle sue strutture murarie (il tetto e la cella): di fatto, è ridotto a un perimetro di colonne. La sua storia è quindi la storia delle sue disgrazie.

Insieme a Mary Beard, che riesce a procedere secondo un cammino ben definito anche in presenza di molte necessarie divagazioni, seguiamo la sequenza dei fatti. Il Partenone costruito verso la metà del V secolo avanti Cristo decade lentamente durante il dominio romano, ma subisce la prima vera devastazione ad opera dei cristiani, che ne fanno una chiesa. E' lo stesso destino del Pantheon a Roma, salvato dalla distruzione grazie alla sua consacrazione; ma il Partenone e le sue statue classiche, spesso di nudi e di mostri, subiscono la violenza morale dei cristiani nel profondo; al tempio viene aggiunta un'abside e molti pezzi decorativi vengono distrutti o presi a picconate. Nel complesso tuttavia il tempio resta in piedi grazie al suo nuovo status di basilica, tanto che insieme alle distruzioni subisce anche delle modifiche e delle aggiunte, di cui oggi non esiste traccia. Lo stesso destino si ripete quando la Grecia, crollato l'Impero romano d'Oriente, passa sotto il dominio turco e il Partenone viene trasformato in moschea.

La ricostruzione degli interventi e delle modifiche è stata portata avanti faticosamente e meticolosamente in tempi recenti dagli archeologi; il libro ha il merito notevole di riassumere egregiamente questi dati in modo non sistematico ma narrativo, come dire in modo comprensibile a tutti. E la spaventosa sventura dell'assedio di Atene da parte dei veneziani, nel 1687, che spararono centinaia e centinaia di palle di cannone contro il tempio, centrando e incendiando la polveriera che i turchi vi avevano collocato, viene descritta da Beard anche con parole di pietà per le centinaia di morti che quella battaglia provocò.

La storia recente si apre con il dominio tedesco sulla Grecia nel XIX secolo, che culmina nella pulizia del tempio, intesa come una eliminazione di tutte le superfetazioni, le aggiunte e le modifiche che il tempio aveva subito, e il ripristino di molte delle colonne che ancora nel 1839 si trovavano a pezzi per terra. Da allora, vale a dire dall'esproprio di Elgin terminato nel 1812 e dalla nascita del regno indipendente (per quanto sottoposto a monarchi stranieri) di Grecia, il Partenone invece che essere modificato o ridestinato fu soprattutto ripulito e analizzato dagli studiosi.

Ci sono due argomenti interessanti che il libro di Beard affronta in alcuni interstizi dell'ampia e apprezzabile ricostruzione della storia del tempio; il primo riguarda la frequente idea che il Partenone di Fidia sia per forza di cose il riferimento di ogni restauro; se così fosse, viene da dire, anche Castel sant'Angelo dovrebbe essere considerato un abnorme fungo cresciuto sul Mausoleo di Adriano e la Basilica di Santa Maria degli Angeli di Michelangelo un oltraggio alle Terme di Diocleziano. Giustamente, Beard sottolinea che le notizie sulla basilica cristiana e sulla moschea turca sono state spesso ignorate o trascurate dagli storici nel nome della loro “abusività”.

Il secondo argomento è invece tecnico; visti i danni, i crolli, i movimenti e tutto quello che il Partenone ha subito in 2500 anni, ha un senso misurarne al millimetro le scanalature, i diametri, gli intercolumni, etc.? L'argomento personalmente mi trova d'accordo, anche perché è facilmente dimostrabile che le misurazioni prima dell'avvento dei laser erano sempre molto approssimative, anche in tempi moderni; quando in opere di architettura, di scultura e di pittura si leggono riferimenti proporzionali legati a millimetri o decimi di angolo, si dovrebbe sempre pensare a come si prendevano le misure nei tempi passati e a come soprattutto si costruivano gli edifici: a spanne! Gli errori nei parallelismi, negli angoli retti, nelle eguaglianze, erano inevitabili; come si può supporre che le divergenze misurate nei templi greci siano esattamente quelle volute dagli artefici? (Per restare ancora a Roma, si ricordi che nel XVII secolo la perizia dei costruttori non potè evitare che l'asse tra la cupola di San Pietro, il centro del portico e l'obelisco risultasse spezzato e divergente di quasi due gradi).

Il libro si chiude con un'analisi accurata dello stato attuale dell'edificio in Atene e dei Marmi nel British Museum, e infine con una breve guida per la visita.

 

Scheda tecnica

Mary Beard, Il Partenone, Laterza, Roma Bari 2006, ISBN 978 8842080312, € 9,50

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