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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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"... così che i monaci non debbano girovagar fuori"

Fig. 1

Architettura cistercense nella Chiesa di Santa Maria in Falleri

La chiesa e il monastero di “Santa Maria in Falleri” sorgono all'interno della cinta fortificata nel 241 a.C. dell'antica città di Falerii Novi, dove i romani trasferirono gli abitanti falisci della vicina Civita Castellana.

Ordo Cisterciensis nel Viterbese

L'origine dell'Ordine dei Cistercensi va ricercata all'interno della storia ed evoluzione dell'Ordine benedettino. Verso la fine del XI secolo iniziò a crearsi, all'interno dell'Ordine dei Benedettini, un desiderio maggiore di osservanza alla Sancta Regula. Nel 1098 Robert de Molesme fonda a Cîteaux, in Borgogna, una nuova abbazia. L'anno seguente papa Urbano II ordinò a Robert di rientrare a Molesme, cosicché il nuovo monastero fu guidato da Alberico di Cîteaux. Nel 1115 Bernard de Clairvaux fondò a Chiaravalle (Clairvaux appunto) una nuova abbazia.

Secondo la Charta Caritatis (1119), che esponeva le regole organizzative dell'ordine, le abbazie di Cîteaux (1098), Clairvaux (1115), Morimond (111), Pontigny (1130) e La Ferté (1132) rappresentavano le “abbazie-madri”, che avevano il potere di fondare “abbazie-figlie” e di controllarle. Con l'istituto della filiazione si aveva l'indipendenza tra le varie comunità a patto di un comune mutuo soccorso. Fu quindi istituita un'assemblea di tutti gli abati per la guida dell'Ordine.

Ogni abbazia sorgeva in un luogo isolato e si manteneva del proprio lavoro.

L'arrivo dei Cistercensi avviene fra quarto e quinto decennio del XII sec. Fra il 1140 e il 1150 i monaci di St. Sulpice-en-Bugey fondarono l'Abbazia di Santa Maria in Falleri, rappresentante la 189° figlia dell'Abbazia di Pontigny. Vennero successivamente fondate altre abbazie nella Tuscia viterbese: a Tuscania (Chiesa di San Pietro) e a S. Martino al Cimino (Abbazia di S. Martino al Cimino).

Il contesto storico vedeva l'opposizione dell'antipapa Anacleto II al papa Innocenzo II; con la morte del primo e l'elezione al soglio pontificio di Eugenio III, l'ordine cistercense ebbe un'importante impulso. I monasteri viterbesi costituivano dei capisaldi per il potere papale in una zona non sempre fedele alla Chiesa.

Con l'importanza dell'abbazia di Tuscania le altre persero forza politica e nel corso del XIV sec. furono abbandonate.

Architettura cistercense

Fu Bernard a fissare le norme di edificazione dell'architettura cistercense, sfruttando il modulo quadrato. Generalmente l'arte cistercense è caratterizzata da semplicità decorativa e strutturale, si ha quindi un'assenza di decorativismi, anche se, le uniche decorazioni testimoniate, presentano singoli linearismi monocromatici.

La chiesa cistercense è caratterizzata, dunque, da forte austerità. Nella chiesa a croce latina troviamo un corpo tripartito impostato su modulo quadrato; un andamento verso est del presbiterio con absidi a pianta quadrata; copertura a tetto o a botte nelle absidi; copertura longitudinale nel coro e la presenza, nel transetto nord, della cosiddetta “porta dei morti” che permetteva l'accesso al cimitero. Nel transetto sud, invece, vi era l'entrata per la sagrestia ed una scala per l'accesso al dormitorio.

Chiesa di Santa Maria in Falleri

Fig. 2

Storia. L'esistenza della Chiesa e del complesso monastico documentata per la prima volta è ascrivibile tra il 1145 e il 1153. Nel 1155 papa Adriano IV pone sotto la propria protezione l'Abbazia di Falerii. Solo nel 1179 compare il primo riferimento esplicito ai Cistercensi.

Nel corso del XII sec. l'Ordine aveva acquisito una notevole ricchezza e un graduale allontanamento alle Regole. Ormai abbandonata dalla comunità monastica e ridotta al rango di tenuta agrigola, l'abbazia passò con altri feudi.

Nel 1786 papa Pio VI concesse la terra di Falerii a 42 famiglie di Fabrica in enfiteusi. Fino al 1789 si continuò ad officiare nelle chiese, sino al saccheggio delle truppe napoleoniche. Da quel momento il complesso fu abbandonato. La situazione di degrado peggiorò nella metà del XIX sec. quando la chiesa e il monastero divennero private, sino ai restauri degli anni '90.

Architettura esterna. Edificata in blocchi di tufo regolari con inserti in peperino e decorazioni marmoree, la Chiesa presenta tre navate con coro composto da cinque absidi semicircolari. Il coro si presenta con quattro absidi ad impianto poligonale, arricchito da una partitura verticale a lesene a cui si addossano delle semicolonne con capitelli. In ognuna delle absidi minori si apre una monofora, mentre l'abside centrale presenta due ordini di aperture: tre monofore e due orbicoli e un oculo quadrilobato centrale.

Fig. 3

Inconsueta è invece l'articolazione absidale con forma cilindrica che trova fondamento in altre cinque absidi semicircolari in fondazioni cistercensi, precisamente a Valence-sur-Baïse (Abbazia di Flaran, 1151) e a Virlet (Abbazia di Notre-Dame de Bellaigue, 1136).

Il transetto nord è abbellito da un gruppo di aperture, una monofora e tre finestre disposte ad triangulum. Il fianco nord del corpo longitudinale è scandito da contrafforti. In ogni comparto si aprono coppie di monofore, nella navatella con una luce assai ridotta, mentre quella centrale è impreziosita da una cornice marmorea.Fig. 4

Nella facciata si aprono tre oculi circolari, dei quali il centrale sovrasta un'apertura tamponata collocata fra due orbicoli. Il portale marmoreo strombato è composto da due coppie di lesena e colonnina e tre archivolti, che chiudono una liscia lunetta marmorea contenente una piattabanda, ornata di una cimasa. Sugli stipiti si leggono due iscrizioni ad opera della famiglia Cosmati, attiva a partire dal XII secolo: a destra (+Hoc opus / Qintavall / fieri fecit) mentre a destra (+Laurenti / us cum Iaco / bo filio suo / fecit hoc opus).

Architettura interna. La navata centrale si presenta con quattro campate a cui corrispondono, nelle navate minori, due campate. Di riutilizzo sono le quattro colonne nelle due campate più orientali della navata centrale, che presentano una base attica e fusti scanalati poggianti su plinti di varia dimensione. Maggiori differenze si possono osservare nei capitelli, tutti reimpiegati tranne quello sudorientale, che fu realizzato ex novo durante l'edificazione del complesso.

Nel transetto si può osservare l'assenza della c.d. “porta dei morti”.

Reperti archeologici conservati nella Chiesa

Il complesso abbaziale poggia sugli antichi resti della città romana di Falerii Novi. Gli interventi di restauro hanno permesso di indagare l'impianto. Lo scavo ha messo in evidenza come la costruzione medioevale abbia sfruttato resti della sottostante città romana, asportandone le strutture. Il transetto della chiesa è risultato appoggiato sul decumano della città antica (via Cimina) nella quale si immette un asse viario minore con andamento nord-sud.

All'interno dello spazio delimitato da questi due assi si inseriscono i resti di alcuni ambienti abitativi che hanno avuto diverse fasi edilizie dall'età tardo-repubblicana alla prima età imperiale.

Gli ambienti della domus sembrano articolarsi intorno ad un atrio con impluvium. I vani della fase tardo-repubblicana, sono delimitati da muri in opera quadrata di tufo e pavimentati in battuto bianco con inserti di tessere di basalto, in cocciopesto rubricato e in opus signinum, con inserti musivi.

Fig. 5

All'interno della chiesa è conservata una dedica ai Lari, entità protettrici degli antenati. Il cippo con dedica fu ritrovato verso la fine del 1800, dal Conte Giuseppe Cencelli all'interno della sua tenuta.

La superficie rovinata consente solo una lettura parziale dell'iscrizione, mentre ci è pervenuta integrale la trascrizione ottocentesca:

VOTO SVSCEPTO
LARIBVS
CONPITALIBVSVIALIBVS
SEMITALIBVS
SACRVM

(“Voto concesso da Lari Compitali, delle vie e dei sentieri sacri”)

Si tratta quindi di una richiesta di tutela della viabilità del territorio.

Inoltre, all'interno della chiesa è possibile ammirare una base marmorea con iscrizione dedicatoria a Cornelia Salonina, moglie dell'imperatore Gallieno, originario di Falerii Novi. La superficie della base marmorea si presenta molto degradata a causa dell'effetto degli agenti atmosferici e della damnatio memoriae a seguito delle morte di Gallieno. Il testo è comunque ben leggibile:

A Cornelia Salonina, Augusta santissima, moglie del vittoriosissimo Augusto Gallieno, signora della città, il Senato della colonia dei Falisci devoto alla sua santità e maestà, grazie all'intervento di Tyrio Settimio Azizo, uomo perfettissimo e curatore delle opere e della cosa pubblica.”

L'iscrizione manifesta la profonda devozione della popolazione verso la moglie dell'imperatore, anche a seguito degli interventi urbanistici e finanziari promossi da Gallieno.


Didascalie immagini

Fig. 1, Fotografia aerea del complesso abbaziale

Fig. 2, Planimetria della Chiesa di Santa Maria di Falleri

Fig. 3, Vista esterna del corpo absidale

Fig. 4, Particolare dell'alzato esterno dell'abside centrale

Fig. 5, Interno della navata centrale

 

Bibliografia di riferimento

Tito Livio, Storia di Roma (libri IV-V-VII-X);

G. Bianchini, Fabrica di Roma, dai Falisci ad oggi, Agnesotti, Viterbo, 1982;

G. Chillini e T. Patilli, Falerii Veteres e Falerii Novi: due città un popolo, Historia, Viterbo, 2004;

S. Del Lungo e V. Fumagalli, La Chiesa di Santa Maria in Falleri. Una fondazione cistercense nella città romana di Falerii Novi, Fabrica di Roma, 2007



Scheda tecnica

Chiesa di Santa Maria in Falleri, via Faleri Novi, 01034 Fabrica di Roma (VT).

Ingresso libero. Aperto sabato e domenica: 09:00 – 13:00

Per informazioni rivolgersi: Comune di Fabrica di Roma – Ufficio Cultura 0761569001 (interno 4) - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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