Luigi Moretti, progetti inediti in una mostra intimista

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Fig. 1
In contemporanea con l'esposizione del MAXXI, l'Accademia di San Luca ospita una mostra su Luigi Moretti. "Luigi Moretti. Storia Arte Scienza" è una rassegna che vive autonomamente, a tratti intimista, e che fa riflettere sulla poliedricità di questo autore, anche se probabilmente è stata pensata come un completamento o un approfondimento di quanto presentato al Museo delle Arti del XXI secolo (si consideri che, anche qui, uno dei curatori è Bruno Reichlin).

Il titolo alquanto pomposo "Storia Arte Scienza", che suggerisce un’immagine da tuttologo di Luigi Moretti, vuole esprimerne la cultura e la varietà di interessi e di ambiti lavorativi. Luigi Moretti è non solo architetto, bensì scopritore di talenti, raffinato collezionista d'arte, editore, studioso, uomo dalle molte vite.

I materiali esposti sono in gran parte inediti e provengono dall'Archivio privato di Moretti Magnifico, il nipote che ha ereditato preziosi disegni in grado di restituire gli studi del giovanissimo Luigi e nuovi progetti, tra i quali la "Casetta di ritrovo per cacciatori in un bosco". L’Archivio permette inoltre la conoscenza più approfondita di elaborati già noti, come ad esempio il negozio Sgambati e Cerruti di via del Corso e l'appartamento Muti a Porta San Sebastiano, entrambi a Roma.Fig. 2

La "Casetta di ritrovo per cacciatori in un bosco" è un progetto senza data, ma ascrivibile al primo periodo di attività, probabilmente attorno alla fine degli anni '30 del Novecento. Moretti si cimenta in quel momento con piccoli edifici di abitazione e con ville isolate immerse nel paesaggio del Parco suburbano dei Castelli Romani. Tra questi edifici, non citati nelle esposizioni, troviamo Villa Falcioni (1937), la Casa Dal Sole (1937), la Villa per Oreste Bianchi (1937), la Taverna di Monte Cucco (1942), forse un'elaborazione successiva della "Casetta" qui presentata, e una villa per sé (1963), mai realizzata. Il materiale impiegato è la pietra tufacea, in continuo richiamo al paesaggio circostante e al territorio in cui si trovano le architetture. L'autore, inoltre, utilizza per la costruzione della pianta combinazioni di forme pure, andando così a definire le prime linee di ricerca sull'abitazione che poi verranno coniugate nelle sue opere più famose, sia di ville sovrapposte, sia indipendenti, come le palazzine e le case a Ostia (1932) e la palazzina il Girasole (1950) a Roma, La Saracena (1954-1958), La Califfa (1964-1977) e La Moresca (1954-1981) a Santa Marinella.

Uno dei primi esempi di studio di uno spazio espositivo con uffici è il negozio per la società Sgambati e Cerruti (1932), non più esistente, in cui l'autore lavora con le direzioni dei flussi, così da separare il lavoro degli impiegati dall'esposizione permanente degli oggetti, con l'alternarsi di pieni e di vuoti e con morbide tende che definiscono mezze altezze.Fig. 3

L'appartamento per Ettore Muti (1940), non più esistente, è rappresentato in alcuni acquerelli in cui Moretti studia la posizione e la proporzione di ogni elemento. In maniera scenografica sono collocate le vestigia romane accanto a pelli di animali e a gabbie che imprigionano animali feroci ed esotici. Il mattone è lasciato a vista e le stanze sono impreziosite da lunghi tendaggi, unici elementi sinuosi nella composizione.

In questa prima sezione (denominata Storia) i curatori illustrano alcuni tra i primi lavori di Luigi Moretti, compresi quelli di formazione del periodo universitario, dagli ex libris ai giochi di prospettive cittadine, che mettono in evidenza la sua sensibilità per l'architettura antica, l'attenzione per le proporzioni monumentali e per i rapporti di scala.

Nella sezione Scienza, che si mescola con quella dedicata all’Arte, è esemplificato l'interesse per la forma in architettura e, nello specifico, per la rappresentazione volumetrica degli spazi interni, come si vede nelle maquette di studio per La Rotonda di Andrea Palladio, un'architettura sprovvista di direzioni principali, e per la Basilica di San Pietro, architettura della gerarchia. Questi plastici di gesso bianco sono sequenze di spazi creati in negativo, un modo di vedere l'architettura che permette di esemplificare la giustapposizione dei luoghi in continuità tra di loro: «[...] i volumi interni hanno una concreta presenza di per se stessi, indipendentemente dalla figura e dalla materia che li rinserra, quasi che siano formati di una sostanza rarefatta priva di energie ma sensibilissima a riceverne. Hanno cioè delle qualità a loro proprie di cui, ritengo, se ne palesano quattro: la forma geometrica, semplice e complessa che sia; la dimensione, intesa come quantità di volume assoluto; la densità, in dipendenza della quantità e distribuzione della luce che li permea; la "pressione o "carica energetica", secondo la prossimità più o meno incombente, in ciascun punto dello spazio, delle masse costruttive liminari, delle energie ideali che da esse sprigionano» (Luigi Moretti in «Spazio», 1952-1953).

Sono questi gli studi che precedono l'IRMOU (Istituto di ricerca matematica e operativa per l'urbanistica) fondato nel 1957, di cui Moretti presenterà i risultati alla Triennale di Milano nel 1960 sotto forma di modelli, di sale per il cinema e di stadi dalle forme organiche.Fig. 4

Infine troviamo opere di Emilio Vedova, Claudia Accardi, Giuseppe Capogrossi, Achille Perilli, Piero Dorazio, Enrico Prampolini e altri, tutti artisti presenti nella galleria Spazio e pubblicati all'interno dell'omonima rivista, di cui Moretti pensa ogni particolare: dalla copertina - di volta in volta affidata a autori importanti - all'impaginazione; dallo studio dei caratteri alla proporzione tra testo e immagine, tra parte scritta e parte bianca, tanto da diventare emanazione dello stile del fondatore. Dal 1954 Moretti aveva dato avvio all'attività della galleria d'arte Spazio, appunto spazio di incontri e luogo di esordio, che vede tra i molti anche Alberto Burri; vennero poi la quasi immediata collaborazione con Michel Tapié e la ricerca sull'arte informale, infine gli studi sulla struttura formale delle composizioni, con l'adozione sempre di allestimenti attenti alla percezione e alla luce.

 

Didascalie delle immagini (le fotografie sono di Emma Tagliacollo)
Fig. 1, Appartamento per Ettore Muti, studio di un interno, Archivio Moretti Magnifico.
Fig. 2, Alcuni studi del periodo universitario.
Fig. 3, Modello in gesso della Basilica di San Pietro, rappresentazione volumetrica degli spazi interni, Archivio Moretti Magnifico.
Fig. 4, La sala dedicata alla galleria d'arte Spazio con l'immagine di un allestimento.

 

Scheda tecnica
Luigi Moretti architetto. Storia, Arte, Scienza, Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna, piazza dell'Accademia di San Luca, 77 Roma. A cura di Bruno Reichlin e Letizia Tedeschi. Dal 31 maggio al 28 novembre 2010, da lunedì a sabato dalle ore 10.00 alle ore 19.00 (Domenica e festività chiuso).