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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione

Fig. 1

La mostra Gustav Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione che si terrà fino all’8 luglio presso la prestigiosa sede del Museo Correr, ad un passo dalla Basilica di San Marco, nasce dalla coproduzione tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Belvedere di Vienna (istituzione proprietaria del più importante numero di opere klimtiane) e ha l’intento di celebrare i centocinquanta anni dalla nascita del celebre artista austriaco Gustav Klimt (1862-1918).

A un secolo della sua importante e quanto mai acclamata partecipazione alla IX Esposizione Internazionale del 1910, in cui espose una conturbante Salomè (o Giuditta II), subito acquistata da Venezia, l’artista austriaco torna quindi nella città lagunare. Nel lontano 1899, in occasione del suo primo viaggio estero intrapreso insieme a Carl Moll e a sua moglie Anne Sofie, Hugo Henneberg e alla sua amata Alma Schindler, Venezia lo aveva profondamente ispirato contribuendo all’avvio di quello che gli studiosi definiscono come “il periodo d’oro”.

La mostra presenta, oltre a un eccezionale susseguirsi di dipinti, rari disegni, raffinati gioielli, anche ricostruzioni e documenti storici che permettono al visitatore di osservare da vicino la genesi, l’evoluzione e la realizzazione, in ambito non solamente pittorico ma anche architettonico, dell’opera di Klimt ma anche degli altri rappresentanti della Secessione viennese, come Jan Toorop, Fernand Khnopff, Koloman Moser e l’amico Josef Hoffmann.

Le prime quattro sezioni in cui è possibile suddividere la mostra sono dedicate agli esordi della Secessione, con alcuni lavori giovanili posti in rapporto con quelli del fratello Ernst e di Franz Matsch, documenti e biografie e non ultimi (nella sezione tre e quattro) gli aspetti di paesaggio e figura all’interno della ricerca artistica secessionista (come è evidente in Lady davanti al camino di Klimt e in La Medusa di Von Stuck). Le sezioni successive (da cinque a otto) approfondiscono il rapporto tra Klimt e l’architetto Hoffmann, conosciuto durante gli anni di una Vienna in pieno fermento creativo per la nascita della Primavera Sacra (Ver Sacrum). Si snoda proprio attraverso queste ultime quattro aree l’intento di costante e amichevole condivisione che caratterizza il rapporto tra il pittore e Hoffman, una condivisione non solo di incarichi e conoscenze ma anche di ricerca, prima fra tutti quella incessante per poter arrivare al “Gesamtkunstwerk”, la così detta “opera d’arte totale”, che trova la sua massima espressione nel Fregio di Beethoven, dipinto da Klimt sulla parete di una delle tre sale create da Hoffmann in occasione della mostra Secessionista del 1902 e nei decori di Palazzo Stoclet (sezione otto).

La tensione costante all’ideale del “Gesamtkunstwerk”, del resto, viene resa evidente nella sezione sette, dedicata ai Sistemi curvilinei: l’arte non si divide più in maggiore e minore ma si mescola con le sue declinazioni (l’architettura, la pittura, le arti applicate).

Le ultime sezioni, infine, approfondiscono alcuni aspetti specifici: il trionfo dell’oro (sala nove), lo stile geometrico (sala dieci), il rapporto con la committenza (sala undici) e, non meno importante, il rapporto con la natura (sala dodici).

Fig. 2Se nella sala dieci si nota l’avvicinamento alla costruzione per basi razionali, con un distacco dallo stile curvilineo precedente e una presenza maggiore di rettangoli e quadrati, e se nella sala undici il rapporto con la committenza sfocia ad esempio nei ritratti di Marie Henneberg (1901) e di Hermine Gallia (1903), dove si crea una compenetrazione tra fondo e figura, le sale sette e dodici fanno emergere quella peculiare magia che contraddistingue i lavori di Gustav Klimt.

Nella sala dedicata al trionfo dell’oro, il visitatore ha la possibilità di perdersi nel tripudio della luce emanato non solo dai progetti di spille di Hoffmann, ma anche dal dialogo che avviene tra Giuditta I e Giuditta II di Klimt.

La Giuditta I (Fig. 1), presentata pubblicamente in occasione della decima mostra della Secessione viennese nel 1901 e alloggiata in una cornice con iscrizione appositamente realizzata dal fratello Georg su progetto di Gustav, con il fine di creare un’opera unitaria, dimostra fin dai primi schizzi e abbozzi l’importanza data alle labbra, rivelando al contempo l’evoluzione della figura femminile da vestita a disinibita e lasciva.

È proprio questa seducente femminilità a rendere estremamente ammaliante la tela influendo in modo sicuramente non secondario sulla sua ricezione al grande pubblico, una sensualità che viene ulteriormente amplificata dallo sfuocato e dal forte contrasto tra la pelle chiara e nuda della fanciulla e lo splendente metallo: Giuditta è qui vista come femme fatale, pienamente consapevole della sua bellezza e del suo carisma.

L’attenzione per i particolari invade il dipinto; è interessantissima la decorazione che fa da sfondo e che riprende il rilievo di Lachisch, ritrovato durante una campagna di scavo a Ninive attorno alla meta del 1800, un riferimento che per gli studiosi del settore non sarebbe per nulla casuale ma si baserebbe su una supposizione errata (probabilmente l’artista scambiò Manasse, marito di Giuditta, per il sovrano del regno meridionale di Giuda, il cui regno coincide con la caduta di Lachisch). Si veda poi anche l’attenzione rivolta al volto di Giuditta; esaminando i tratti fisionomici (mento, naso, sopracciglia), infatti, gli studiosi hanno intravisto il ritratto di Anna Von Mildenburg, celebre interprete di Wagner e con cui l’artista ebbe, per un periodo, una relazione.

Fig. 3

Diversissima la Giuditta II (fIG. 2), conosciuta anche come Salomè, che si lega alla fortuna de La Salomè di Oscar Wilde. Osservando da vicino, è impossibile non notare da un lato la posa simile a quella assunta dalle modelle nelle fotografie, come dimostra la parte superiore del corpo piegata vistosamente in avanti, dall’altro l’assetto cromatico e la progettazione basata su una spinta verticale, debitori a Leopold Forstner (ammirato da Klimt nel 1908 alla Kunstschau e con cui l’artista fu in contatto per la realizzazione del decoro di Palazzo Stoclet).

Se lo scontro/incontro tra vita e morte sintetizzano questi dipinti, il Girasole del 1907 (Fig. 3), nella sala dodici, sembra essere un vero e proprio urlo alla vita in cui il fiore viene ritratto quasi fosse esso stesso un essere umano, mimetizzandosi (o nascondendosi) con il verde lussureggiante circostante.

Un’esposizione sicuramente straordinaria che, in tempi difficili come gli odierni, sottolinea come sia necessaria la collaborazione per raggiungere esiti altissimi e scopi comuni, ma che lascia anche un leggero amaro in bocca; il visitatore, accompagnato con tanta diligenza in questo percorso studiato nei minimi dettagli, si trova a subire la fine improvvisa della mostra: un pannello nero posto sotto una porta decreta la meta d’arrivo del viaggio, una scelta che non permette di apprezzare pienamente l’opera che in questa ultima sala risiede (il Girasole); la sensazione di incompiuto e di slegato mal si accorda con l’idea klimtiana di opera d’arte totale, in cui le singole arti e i singoli campi creativi si univano a tal punto da divenire inscindibili.

 

Didascalie immagini
Fig. 1, Gustav Klimt, Giuditta I, 1901, olio e foglia d’oro su tela, cm 84x42. Vienna Belvedere © Belvedere, Vienna.
Fig. 2, Gustav Klimt, Giuditta II (Salomè), 1909, olio su tela, cm 178x46, Venezia, Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna © Archivio fotografico Fondazione Musei Civici di Venezia 2012.
Fig. 3, Gustav Klimt, Girasole, 1907, olio su tela, cm 110x110. Collezione privata © Belvedere, Vienna.

Scheda tecnica
Klimt nel segno di Hoffamann e della Secessione, fino all’ 8 luglio, Museo Correr, San Marco 52, Venezia.
Orario:tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00. La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietto: intero 12 €; ridotto solo mostra 10 € ( ragazzi fino ai 14 anni, studenti fino ai 25 anni, personale del Ministero per i beni e le Attività Culturali); ridotto speciale 9 € (possessori di biglietto Piazza San Marco, titolari MUVE, possessori di Venice Card).


 

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