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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Tanzen. Reinhold Rudolf Junghanns

 

Fig. 1La mostra, inaugurata nella Galleria Artespressione di Milano, presenta la produzione grafica dell’artista tedesco Reinhold Rudolf Junghanns. Nato a Zwickau nel 1884, formatosi negli anni cruciali dell’avanguardia europea, l’artista ebbe contatti con il movimento Der Blaue Reiter e con l’avanguardia dadaista. I carboncini su carta esposti in mostra, databili alla fine del primo decennio del novecento, evidenziano un tema cardine della produzione di Junghanns, quello della danza. L’artista era entrato in contatto con i grandi protagonisti del mondo della danza copntemporanea come Alexander Sakharoff e le interpreti Clotilde von Derp e Mary Wigman.

Fig. 2La danza significa movimento, ritmo, libertà espressiva; i corpi di queste donne sono drammatici, poderosi ed espressivi (fig. 1), e mostrano un attento studio dell'anatomia umana (bisogna sottolineare che Junghanns ebbe una formazione tradizionale e accademica avendo studiato nelle Accademie di Dresda e di Monaco). Le sue ballerine campeggiano isolate nello spazio ingiallito della carta con i volti reclinati, spesso appena abbozzati e vengono colte da Junghanns mentre allungano i loro corpi in passi di danza (come nello Studio n. 147, fig. 2). Altrove invece l’artista preferisce ritrarre le ballerine in un isolamento meditativo, bloccate in attimi di pausa e solitudine quasi disperante. Vedendo i disegni accostati si ha l’impressione che Junghanns mirasse a creare sequenze ritmate creando nell’osservatore la percezione del movimento cadenzato dei passi di danza.

Nonostante l’apparente lontananza dalle avanguardie a lui contemporanee emergono alcuni aspetti che lo connettono a quel mondo; se nulla sembra avvicinarlo al caos e al nonsenso dadaista, certamente la casualità prevale nelle movenze delle sue ballerine, ed é un elemento proprio di questo nuovo genere che stava nascendo all'inizio del secolo. La danza rappresentata non è più quella classica delle ballerine di Edgar Degas, né quella del Moulin Rouge abilmente tratteggiata da Henri Toulouse-Lautrec.

Fig. 3Le ballerine si muovevano anche senza musica, “sui ritmi della poesia”, “su parole, frasi, poesiole” che immaginavano loro stesse. Le pose appaiono struggenti, disperate, di un’emotività esasperata (come nello studio n. 62, fig. 3) dove la figura, di tre quarti, con un viso appena accennato, è seduta, quasi accasciata; il capo è rivolto in basso, con una sguardo profondamente introspettivo e struggente. Nulla fa pensare alla danza, solo dal titolo immaginiamo il suo corpo muoversi, fino a forse pochi istanti prima, per poi essere travolto dal vortice, pacandosi in una posa tormentata, sottolineata dal braccio con cui sembra volersi ritrarre, più che coprire. Questa donna è colta alla fine del suo ballo, e pur essendo solo abbozzata trasmette all’osservatore tutta il suo turbamento.

Forse in questi flussi passionali riusciamo a rintracciare il legame con l’espressionismo. Come già accennato, gli studi di Junghanns lo avevano condotto a Monaco, città natale del Cavaliere azzurro di Marc e Kandinsy. La musica aveva insegnato all’arte a svincolarsi da esigenze di adesioni naturalistiche alla realtà e dalla forzata imitazione della natura; per Kandinsky la pittura avFig. 4rebbe dovuto somigliare alla musica ed i colori assimilarsi ai suoni, permettendo la pura espressione interiore. Nonostante Junghanns sia un artista figurativo e, nelle opere esposte in mostra, si serva solo del carboncino nero, riesce a restituire la potenza travolgente dell’esperienza musicale sullo spazio sospeso del foglio attraverso il fluire dei corpi.

Una seconda sezione della mostra presenta alcune variazioni su tema femminile realizzate con la tecnica della puntasecca. Il soggetto ritratto è molto spesso la bohémienne Emmy Hennings, modella prediletta, attrice e moglie di Hugo Ball, tra i fondatori del dadaismo al Cabaret Voltaire di Zurigo nel 1916. La donna era nota per la sua condotta eccessiva e oltraggiosa per i tempi e fu spesso raffigurata dallo stesso Junghanns in momenti di ebbrezza, segnata espressivamente da una vita viziosa e sregolata (come nel Ritratto del 1913, fig. 4). In mostra è sono presenti alcuni Nudi dalla forte carica erotica e sensuale e decisamente provocatori per l’epoca per l’esplicita ostentazione della corporeità femminile. Richiamano alla mente lo stile di Egon Schiele, protagonista della Secessione, grande disegnatore e profondo interprete della femminilità che con le sue donne dalla sensualità esasperata ritratte in pose contorte aveva sconvolto la scena artistica della borghesia viennese.

Questa interessante selezione di lavori permette un percorso nell’intimità femminile vista attraverso gli occhi di un artista forse poco conosciuto, ma di grande potenza visiva e carica espressiva.

 

Didascalie delle immagini

Fig.1: Reinhold Rudolf Junghanns, Studio n. 112, s.d., carboncino su carta 60x60 cm.

Fig. 2:Reinhold Rudolf Junghanns, Studio n. 147, s.d., carboncino su carta, 40x55 cm.

Fig. 3: Reinhold Rudolf Junghanns, Studio n. 62, s.d. carboncino su carta 45 x 65 cm.

Fig. 4: Reinhold Rudolf Junghanns, Ritratto di Emmy Hennings, 1913, puntasecca, 44.2x25.5 cm, collezione privata. 

Scheda tecnica

Tanzen, a cura di Matteo Pacini. Reinhold Rudolf Junghanns, Galleria Artespressione, Via della Palla 3 Milano, dal 13 dicembre 2012 al 19 gennaio 2013. Apertura: da martedì a sabato dalle 12.00 alle 20.00, ingresso libero.

 

 

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