Le Corbusier e l'Italia

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Le Corbusier è una delle figure più studiate e amate dagli architetti. I suoi testi si leggono, si commentano e servono tuttora come riferimento nelle Università; le sue architetture sono spesso prese a modello. Tutto questo grazie alla semplicità di lettura e alla forza che sprigionano le parole di Le Corbusier, che spesso si possono pensare come testi poetici.

I suoi cahiers di viaggio sono traboccanti di schizzi. All'inizio pittorici, sempre precisi nella restituzione della realtà, nel tempo i disegni diventano più schematici, caratterizzati dal segno nero della matita sulla pagina bianca del quaderno. Essi ci restituiscono l'idea di un architetto che riflette davanti a ogni immagine che gli si presenta.

Il MAXXI propone una nuova esposizione dedicata a questo architetto, artista, urbanista e alla sua personalità visionaria. La mostra "L'Italia di Le Corbusier", curata da Marida Talamona, e il poderoso catalogo hanno l'ambizione di presentare l'influenza lecorbuseriana nel nostro paese attraverso i suoi viaggi e i progetti da lui ideati (ma mai realizzati).

Uno dei temi principali, forse il più interessante, è quello del viaggio. Il viaggio è infatti occasione formativa impareggiabile e per noi che visitiamo la mostra è occasione di comprendere cosa ha interessato, catalogato, annotato nella mente - prima con la matita e in seguito con la macchina fotografica - Le Corbusier.

Nel 1907 si registra il primo viaggio in Italia, avvenuto dopo gli studi di arte applicare. Durante quell'anno Le Corbusier visita la Toscana, con attenzione per Pisa, Firenze e Siena, si spinge poi a Ravenna, Bologna, Padova e Venezia.

Rilevante importanza viene data, nel percorso espositivo, alla visita della Certosa del Galluzzo in Val d'Ema, di cui Le Corbusier, colpito dal rapporto tra cella e chiostro, tra spazio privato e spazio pubblico, esegue il rilievo. Anche durante il percorso del viaggio in Oriente (1911) l'autore tornerà sulla stessa architettura, ponendo l'accento sulla tensione propria dello spazio della cella, che combina contemporaneamente l'isolamento dal paesaggio e la comunione con esso. Sono questi elementi percettivi che vengono poi ripresi nelle sue architetture di ville.

Il viaggio in Oriente del 1911, il più famoso e studiato, è presentato nei quaderni del poliedrico architetto tramite gli schizzi e gli appunti sintetici sulle architetture. I disegni diventano essenziali, sono schemi degli spazi e analisi volumetriche, qui «Roma non è che un vasto monumento, Pompei un'antichità vivente». A Pompei, Le Corbusier comprende il tema del dell'abitare come rito della vita domestica scandito da azioni che ne possono determinare la tipologia. A Tivoli visita Villa Adriana, perfetto connubio tra paesaggio e architettura. Esposto in mostra il celebre disegno del muro del Pecile di Villa Adriana, che affascinerà successivamente anche Louis H. Kahn.

Il rapporto con l'Italia è rafforzato dall'interesse nel proporre progetti, quali i disegni per Pontinia (villaggio cooperativo), o nel cercare collaborazioni con Adriano Olivetti e Giovanni Agnelli, senza peraltro ottenere incarichi. I rapporti con i colleghi italiani si rafforzano grazie ai Congressi Internazionali di Architettura Moderna (CIAM).

La relazione con l'Italia è continua e si concretizza nelle lettere con gli amici e con i possibili committenti, nel rapporto con le arti e nella collaborazione con artisti quali Costantino Nivola. Molti i disegni dei suoi progetti per l'Italia; tra questi il progetto per una chiesa di periferia da costruirsi a Bologna (1955). Tale edificio doveva essere una rielaborazione del progetto per la chiesa di Firminy, ma non venne mai costruito per questioni burocratiche.
Un altro progetto di cui sono esposte alcune tavole è per il Centro di calcolo Olivetti a Rho (Milano) del 1961, anche questo mai completato, ma che costò al progettista due anni di lavoro, con la proposta di diverse soluzioni per la corretta funzione dei servizi. Infine il celebre progetto per l'Ospedale di Venezia (1963), che vede un edificio su pilotis perfettamente integrato con il sistema della laguna, in un rapporto tra lo spazio e i degenti dominato dalla luce.

La mostra, pur interessante, termina con una sospensione. Dopo le immagini dell'ospedale veneziano mai costruito e un video che vede alternarsi politici e studiosi, oltre allo stesso architetto, che presentano il progetto, non c'è una vera conclusione, che forse poteva essere trovata spingendosi fino al contemporaneo per comprendere come si vive e percepisce l'eredità de Le Corbusier.

Il merito di queste mostre è certamente quello di rinfrescare la memoria e di restituire a molti cittadini lo spirito di architetti e artisti che hanno mutato l'Italia e contribuito alla sua forma attuale; in precedenza il MAXXI ha infatti presentato esposizioni su Pier Luigi Nervi e su Luigi Moretti. Aspettiamo ora la mostra su Michele Valori, un architetto cosiddetto minore le cui opere fanno parte della quotidianità romana, tanto da non essere più notate.

 

Scheda tecnica
L'Italia di Le Corbusier, al MAXXI, Galleria 1,Via Guido Reni, 4/A, 00196 Roma.

Sino al 17 febbraio 2013.
Aperto il mar-merc-giov-ven-dom dalle 11.00 alle 19.00, il sab 11.00-22.00.
Biglietto intero €11, ridotto €8, studenti € 4