Ravel Ravel Unravel, padiglione francese alla Biennale

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Arte è sconvolgere gli schemi. Arte è discutere di ciò che temiamo affrontare. Arte è ricordare. Arte è musica plastica. Da ciò possiamo partire per definire la presenza della Francia alla 55° Esposizione Internazionale d’arte di Venezia, una presenza che vuole stupire nella semplicità, che parla attraverso la musica, i ricordi, le sensazioni visive ed uditive.

In ricordo dei cinquant’anni del trattato Eliseo stipulato tra Francia e Germania, che pose fine al secolare conflitto tra le due nazioni, i due Stati hanno deciso di rinnovare tale promessa di cooperazione, riconciliazione e confronto aperto e produttivo, scambiandosi i rispettivi padiglioni. Una scelta innovativa che, se da un lato confonde momentaneamente lo spettatore, dall’altro dimostra il potere insito nell’arte e nelle sue manifestazioni: non momenti isolati all’interno del nostro contesto quotidiano, ma espressioni e dimostrazioni del consueto vivere. Tale idea di dialogo e sviluppo complessivo, una crescita che avviene attraverso lo scambio e non la reclusione o la creazione di barriere fisiche e mentali, diventa monito anche per l’attuale condizione socio-economica internazionale, uno scambio che è effettivo e non presunto, uno scambio che è reale e non immaginario.

L’artista francese designato dalla Francia in questa Biennale per continuare questo processo dialettico è Anri Sala, uno dei più brillanti esponenti della nuova generazione creativa contemporanea, il rappresentante perfetto per diffondere un messaggio di unione e collaborazione. L’opera da lui presentata per l’occasione, Ravel Ravel Unravel, è lo sposalizio ideale, attraverso gli ambienti tedeschi, di immagine e suono, spazio e tempo, luce ed ombra. Ravel Ravel Unravel è un gioco di parole che trova il suo nucleo principale nella figura del compositore francese Maurice Revel, pianista ed autore del celebre Concerto per mano sinistra, brano dedicato al pianista Paul Wittgenstein, la cui mano destra fu amputata durante la Prima Guerra Mondiale. Tale menomazione poteva essere deleteria per la carriera di un musicista poiché la mano destra risultava essere quella principale nell’arte del pianoforte. Tuttavia i tragici eventi provocati dalla guerra, portarono alla diffusione del piano per mano sinistra o pianoforte moderno che, grazie alla presenza del pedale chiamato sostenuto, permetteva di eliminare la predominanza esclusiva della mano destra nell’uso dello strumento.

Il progetto presentato da Sala, ha, come nucleo centrale della sua creazione il già citato Concerto in Re maggiore per mano sinistra, e consta principalmente in due lavori; il primo intitolato Ravel Ravel è composto a sua volta da due filmati incentrati sulla mano sinistra di due pianisti, il franco-canadese Louis Lortie ed il francese Jean-Efflam Bavouzet, invitati dall’artista ad eseguire il Concerto con l’accompagnamento dell’Orchestra nazionale francese diretta da Benetti. In tali filmati, proiettati simultaneamente, vengono analizzate le differenze di interpretazioni date dai due musicisti sul medesimo pezzo, differenze che esaminate simultaneamente creano uno spazio altro basato sugli echi e sui rimandi, che annichilisce qualsiasi tipologia di percezione spaziale solitamente basilare per lo spettatore. Ravel Ravel rivela, quindi, le molteplicità di visione ed interpretazioni insite in una singola azione: la completa assenza di una sola via giusta nonostante la codificazione della stessa, permette la distinzione e la caratterizzazione di un individuo da un altro, una differenziazione che non deriva dall’esecuzione ma dalla sfera emotiva che muove la stessa.

Ultima parte del progetto è la sezione chiamata Unrevel; qui Chloè, una dj, ripreso da sola, unisce le due differenti versioni dell’opera per fornirne un’unica interpretazione; attraverso un processo di analisi sonora ed emotiva, il molteplice torna ad essere uno, un uno che mantiene paradossalmente al suo interno tutte le visioni precedenti più quella operata da Chloè.

Il progetto genera, conseguentemente, per il visitatore tre campi narrativi consequenziali dove prima si vede il volto del dj in assenza di musica (prima parte di Unrevel), successivamente si assiste a Ravel Ravel e infine alla seconda parte di Unrevel nella quale avviene la riunificazione musicale delle differenti interpretazioni del Concerto attraverso il mixaggio.

L’opera ivi presentata non si distacca dall’orientamento estetico caro all’artista, ma vi si inserisce perfettamente testimoniando l’importanza delle ricerche operate da Anri Sala nella sfera dei rapporti intercorsi tra spazio e suono, sia esso musicale (quindi percepito da tutti) o silenzioso realizzato esclusivamente con la sfera corporale.

Il padiglione Francia sottolinea, quindi, la folle bellezza delle differenti somiglianze, realtà apparentemente discordanti e distanti che nonostante ciò rivelano le loro comunanze: un processo di apprendimento e consapevolezza sicuramente ambizioso e difficoltoso che risulta essere, però, più gradevole, grazie all’uso della musica come mezzo prediletto per fondere insieme le magie del linguaggio corporeo con l’infinito emotivo insito nell’individuo.

 

Immagine
Anri Sala,
Ravel Ravel Unravel, Padiglione Francia, 55. Esposizione Internazionale d’Arte, Il Palazzo Enciclopedico, la Biennale di Venezia. Photo by Italo Rondinella. Courtesy by la Biennale di Venezia

Scheda tecnica
Ravel Ravel Unravel, Padiglione Francia (situato nel Padiglione tedesco), fino al 24 novembre 2013, 55° Esposizione Internazionale d’Arte, Giardini, Venezia.
Orario: 10.00- 18.00. Chiuso il lunedì.