Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4409088

Abbiamo 494 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Cecily Brown e Roy Lichtenstein alla GAM di Torino

 

Roy Lichtenstein e Cecily Brown, due mondi a confronto nell’uso puro del colore.

fig. 1 

Una delle artiste contemporanee più celebrate al mondo, nata e cresciuta a Londra e maturata nell’ambiente artistico dei predecessori Francis Bacon e Lucian Freud, Cecily Brown vive e lavora negli Stati Uniti da diversi anni, dove è diventata una delle pittrici di punta della celeberrima Gagosian Gallery.

Osannata dai maggiori esponenti della cultura mondiale, vanta le proprie opere tra le più importanti collezioni private del mondo. La mostra curata da Danilo Eccher per la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, è unica del suo genere in Italia (se non si conta la piccola anticipazione di dieci anni fa alla Macro di Roma) con oltre 50 opere all’attivo, provenienti dallo studio dell’artista stessa e da numerose collezioni americane ed internazionali.

La mostra fa parte di un progetto parallelo alla monografica dedicata a Roy Lichtenstein, l’Underground Project che vuole presentare sempre più artisti di valore agli spettatori esigenti della GAM.

L’universo della Brown viaggia su binari personalissimi, ma con uno sguardo sempre rivolto verso la tradizione pittorica, con riferimenti piuttosto evidenti ad El Greco, Bosch e Velàzquez così come alla letteratura ed alla cultura americana contemporanea.

La verità del dipinto è ampiamente contaminata dall’esperienza individuale ed opere che - ad un primo sguardo appaiono totalmente astratte - acquistano forma se osservate più attentamente. La loro forza vitale sta, soprattutto, nelle tecniche utilizzate: dalla matita agli acquerelli, dall’inchiostro alla gouache.

Il risultato finale è sublime: colori che sembrano rincorrersi su tele di grandi dimensioni, a formare una massa viva che assorbe tutte le immagini in una suprema isteria del colore.

fig. 2

Tuttavia, pur se spesso paragonata loro, la Brown mantiene una voce molto personale rispetto a maestri quali Bacon e Pollock. Le scene raffigurate – infatti - sono totalmente avvolte nella pittura, lo spazio sopraffatto dal colore stesso che lascia affiorare le figure solo dopo un’attenta messa a fuoco, in modo da porre l’occhio di chi guarda all’interno del dipinto stesso, quasi a voler far sì che lo spettatore si immerga nella tela. La figura guadagna il proprio posto in prima fila in maniera graduale e si svela impunemente esibita.

La miriade di personaggi, l’intricarsi dei segni vogliono sottolineare uno sguardo personalissimo sul mondo e sulla propria visione dell’arte. ‘Unapologetic’ è il termine usato dalla Brown stessa per definire i suoi lavori; a sottolineare un punto di vista fintamente indifferente, dove convivono echi dei maestri del passato, ma si nega qualsiasi tipo di nostalgia. “Il mio corpo è sempre altrove ma non ho mai pensato che la mia arte potesse diventare così astratta, la forma – tuttavia - non è mai scomparsa del tutto.”

fig. 3

In quasi mezzo secolo di carriera ho dipinto fumetti e puntini per soli due anni. Possibile che nessuno si sia accorto che ho fatto altro?” Roy Lichtenstein

Frase emblematica scelta da Eccher per accompagnare la monografica dedicata ai prima lavori del pittore americano che così tanto ha influenzato l’iconografia pittorica a cavallo tra XX e XXI secolo.

Per la prima volta in Italia, 235 opere ottenute in stretta collaborazione con l’Estate e la Roy Lichtenstein Foundation, oltre ad importanti prestiti da numerosi musei del mondo, nonché da collezioni private.

I disegni esposti in mostra spaziano dai primi anni Quaranta fino al 1997 e sono accompagnati da una mirabile documentazione fotografica, che ne ripercorre i punti salienti della carriera.fig. 4

Il progetto della mostra è atto ad indagare il lato linguistico e le variazioni stilistiche avvenute nei decenni immediatamente successivi al Secondo Conflitto Mondiale, le idee che hanno portato alla sorprendente sovrapposizione di racconti, parole ed immagini di gradi dimensioni.

Roy Lichtenstein nasce e sviluppa la propria vena stilistica a New York. A seguito degli studi universitari alla Statale dell’Ohio, inaugura la sua prima mostra nel 1951 e – a partire dagli anni Sessanta – viene considerato tar i massimi esponenti della Pop Art, con il suo personalissimo ‘pointillisme’ che caratterizza tutte le opere serializzate della sua produzione, fino alla fine degli anni Novanta, quando muore improvvisamente.

Il disegno come inizio supremo di ogni cosa, porta a questa mostra unica del suo genere che è accompagnata – proprio per sottolineare un’arte mai fine a se stessa ma in perpetuo divenire – da numerosi laboratori per scolaresche, adulti o bambini in vena di sperimentare con la propria creatività i metodi resi indimenticabili da Lichtenstein.

Si vuole così ricordare a tutti i visitatori che l’immagine che abbiamo di fronte non era concepita come semplice strumento della narrazione, ma era essa stessa la narrazione resa autonoma ed indipendente dalla mano dell’artista. Gli anni Quaranta definiscono una volta per tutto il culto dell’immagine come potenza a se stante, dove l’attingere al mondo del fumetto è un semplice pretesto per aprire le porte ad una realtà nuova ed elettrizzante. Un’emozione condivisa dalla collettività.

Il soggetto non è più solo il personaggio ma il modo in cui i dettagli vengono ridimensionati e rivisti nell’opera stessa: Lichtenstein allarga lo sguardo e si sofferma sul particolare in modo che l’opera possa andare in scena da sola senza altro contesto narrativo, aperta all’interpretazione esterna come si confà ad un vero capolavoro.

 

Didascalie delle immagini
Fig. 1,
Cecily Brown,Boy Trouble, 1999, olio su lino, 190.5 x 228.6 cm. Gagosian Gallery
Fig. 2 Cecily Brown,
Tender is the Night , oio su lino, 254 x 279.4 cm. Gagosian Gallery
Fig. 3,
Roy Lichtenstein, Oh, Jeff...I Love You, Too...But... (Study), 1964, Grafite e matita colorata su carta, 12.1 x 12.1 cm. Collezione Privata
Fig. 4, Roy Lichtenstein, Drawing for Girl with Hair Ribbon, 1965, Grafite e matita colorata su carta, 14.3 x 14.6 cm. Collezione Privata

 

Scheda tecnica
Roy Lichtenstein - Opera Prima, Cecily Brown – Underground Project, GAM – Torino, Via Magenta, 31. Da martedì a domenica 10.00 – 18.00 / giovedì 10.00 – 22.30 www.gamtorino.it

 

 

 

 

abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie