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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Modigliani a Pisa, una retrospettiva

 

 

«Amedeo Modigliani et ses amis»: una “meteora” nel cielo dell’arte moderna.

 fig. 1Quando si parla di Amedeo Modigliani, definito per antonomasia “artista maledetto del XX secolo”, poco conta essere appassionati cultori della sua arte oppure no. Entra ogni volta in gioco qualcosa di inspiegabile che travalica, a nostro parere, quella che può essere la semplice ammirazione per la sua produzione artistica. Lo stereotipo di pittore maledetto, l’alone di mistero nato attorno alle vicende biografiche di questo trasgressivo artista, hanno da sempre suscitato un forte interesse nell’immaginario collettivo. Non sorprende neppure che qualche scrittore, catturato da questa particolare atmosfera, si sia preso la libertà (per altro più che legittima) di affidare l’immagine di Modì ai piaceri dell’immaginazione, elaborando storie ricamate su retaggi di lontane leggende metropolitane. E ogni volta che l’occasione lo consente, la magica alchimia si ripete. Non fa dunque eccezione la mostra “Amedeo Modigliani et ses amis”, curata da Jean Michel Bouhours,1 attualmente allestita nelle suggestive sale del Palazzo Blu a Pisa.

L’esposizione ripercorre fedelmente le vibranti fasi della travagliata vicenda umana ed artistica di Modigliani per il periodo che va dal 1906 al 1920, quello delle frequentazioni parigine con gli artisti della cultura avanguardista e dei fauves, tra i quali Marc Chagall, Max Jacob, Jean Cocteau, Pablo Picasso, ecc. Solo un piccolo, anche se significativo cenno, alle esperienze giovanili del periodo livornese.

La mostra ospita una ricca selezione di opere (circa cento) di eccezionale valore, provenienti da importanti musei e collezioni, settanta di queste fornite direttamente dal Centre Pompidou di Parigi. Sono inoltre presenti preziosi capolavori realizzati da artisti e amici di Modigliani a lui contemporanei: dipinti, sculture e disegni, che garantiscono una sicura fonte di arricchimento culturale alla quale poter attingere. Sarebbe comunque ingiusto, nel giudizio complessivo, trascurare il ruolo svolto dalle fotografie di Constantin Brâncuşi (amico di Modigliani) ed altre bellissime stampe, oculatamente collocate lungo l’intero percorso espositivo, che si sviluppa su due piani del palazzo.

L’angelo dal volto severo2 regala al visitatore la sua prima emozione, nel momento in cui questi inizia la visita entrando nel lungo corridoio, arredato con pannellature di un rilassante colore blu. Lo fa con un ingrandimento fotografico in bianco e nero, posto di traverso al percorso. Modigliani, trentacinquenne, appare in posizione frontale, le mani poggiate sui fianchi, il colletto della “polo” slacciato, lo sguardo fiero e penetrante che incontra quello dello spettatore. Il fascino che emana ed il suo modo di vestire, ci dicono che siamo al cospetto di un giovane moderno rispetto ai tempi, un tipo dal grande charme, un vero e proprio Dandy3 oppure, come alcuni hanno affermato, uno “sciupafemmine”. [Fig. 1]

Sulla parete di destra è stata collocata una dettagliata cronologia che va dal 12 dicembre 1984 (data di nascita di Modigliani) al 24 gennaio 1920 (data del suo decesso), sulla quale sono indicate le tappe più salienti che hanno segnato la breve vita dell’artista, vissuta tra miseria, donne, alcool, droga: una sosta quasi obbligata sia per gli appassionati cultori, sia per coloro che conoscono Modigliani solo per i lunghi colli a giraffa ed i volti dagli occhi vuoti. Pare strano che il personaggio appena osservato sul grande pannello, dallo sguardo così fiero, dalla spiccata personalità, abbia avuto una vicenda umana ed artistica così segnata non solo dai gravi problemi di salute (che incideranno notevolmente sulle sue scelte professionali), ma anche dalla ferma volontà dell’artista di condurre una vita da bohemienne, con tutte le stravaganze e problemi che quel modo di vivere comporta. Va detto che quello era anche un modo per sentirsi “alla moda”, uno stile di vita comune a tanti altri artisti del suo tempo, desiderosi di vivere appieno quella particolare identità sociale che li faceva sentire a proprio agio, nonostante i molti disagi. Una storia che alla fine lascia il lettore un po’ perplesso, con l’amaro in bocca, anche per il tragico epilogo riconducibile al gesto di Jeanne Hébuterne (sua ultima musa e compagna) che, incinta di otto mesi del secondo figlio, il giorno successivo alla morte di Amedeo si uccise gettandosi da una finestra situata al quinto piano del palazzo abitato dai genitori, vicino al Panthéon. Sconcertati, ma al tempo stesso affascinati da quanto appreso, proseguiamo la visita con rinnovato interesse.

fig. 2

Uno sguardo al disegno “Ritratto di Modigliani” (1914) di Andrè Derain, nel quale riscopriamo la stessa intensità espressiva già notata nel macroingrandimento fotografico, poi una sosta dinanzi al piccolo dipinto ad olio titolato “Stradina toscana” (1898 circa), un paesaggio crepuscolare poco luminoso, quasi abbozzato, dipinto da Modigliani quando aveva solo quattordici anni e frequentava a Livorno i corsi del pittore Guglielmo Micheli. Lo stile è quello dei Macchiaioli, ma a ben guardare, sembra che il lavoro sia stato eseguito in modo un po’ affrettato, quasi controvoglia. Probabilmente a Modigliani non piaceva troppo dipingere paesaggi dal vero e forse, non amava abbastanza la tecnica pittorica che in quel momento andava per la maggiore. Era comunque assai bravo nel disegno. [Fig. 2]

A prescindere da alcuni disegni presenti, due studi virili, piccoli ritratti di Aristide Sommati, un bel “Nudo di donna” (1926) di Oscar Ghiglia”, l’attenzione si sofferma su un intrigante, enigmatico acquarello di Modigliani titolato “Ritratto di donna che partecipa a una seduta spiritica”(1905-1906). Modigliani si era interessato allo spiritismo, l’occultismo e la magia. Non sappiamo però fino a qual punto certe esperienze esoteriche abbiano influenzato la sua arte. La donna in questione è ritratta frontalmente, ha l’aria strana, assorta; lo sguardo cieco, profondo, pare assurgere a metaforica finestra di una mente ormai persa nella dimensione ultraterrena; le labbra rosse sono strette per la forte tensione del momento, la folta, scura capigliatura, stabilisce un forte contrasto cromatico con tutto il resto della composizione. Si tratta forse di una medium? In tal caso avrebbe dovuto tenere le mani poggiate sul tavolo, come di solito si usa fare nelle sedute spiritiche (i pollici uniti e le dita divaricate), posizione per altro già evidenziata da Modigliani in un dipinto titolato “Ritratto di un medium” (1905-1906 circa, non esposto alla mostra). Nel presente caso invece, notiamo solo lo schizzo di una mano non posizionata, con l’indice parzialmente disteso. La mancanza quasi assoluta di particolari descrittivi (ad eccezione della testa e della mano sopra descritte), il colore etereo usato dall’artista, conferiscono alla figura una sorta di fantasmatica identità. Resta comunque la sensazione che su questo misterioso ritratto di donna esistano livelli di lettura ancor più profondi. [Figg. 3, 4]

fig. 3   fig. 4

Una suggestiva immagine di un quartiere povero di Parigi ad inizio ‘900 (Montmartre o Montparnasse), posto sulla parete di fondo, preannuncia che stiamo per accedere alla sala dedicata al soggiorno parigino di Modigliani. E’ la mamma che nel 1906 paga ad Amedeo il viaggio a Parigi, città che all’epoca era davvero il crogiuolo della cultura, la culla dell’arte. Ci andavano tutti gli artisti che volevano in qualche modo sviluppare le proprie tecniche, cogliendo per quanto possibile tutta la “modernità” e le opportunità professionali che l’aria di quella invitante metropoli poteva offrire. Pare fossero più di 30.000 gli artisti che lavoravano a Montmartre. Conducevano una vita da miserabili, è vero, ma solo per necessità. Lo stesso Modigliani del resto, viveva come un diseredato. A causa del suo turbolento carattere, gli fu dato il nomignolo di «Modì», cioè maudit, maledetto, termine che nel tempo si è rivelato per lui un Nomen omen4 a tutti gli effetti.

Entrati nella sala, un ulteriore ingrandimento fotografico di una bella foto scattata da Paul Guillaume (il mercante collezionista) nel 1915, mostra Modigliani mentre sta posizionando un disegno sulla parete nel suo piccolo atelier di Rue Ravignan, nei pressi di Place de la Madeleine. Qui troviamo interessanti dipinti realizzati da pittori e compagni di avventura di Modì, dei quali segnaliamo: “Casa chiusa” (1907) acquarello di Auguste Chabaud; “La Rue du Mont-Cenis” (1916) di Maurice Utrillo. Sono presenti anche dipinti dello stesso Modigliani: “Jean Alexandre” (1909) dipinto che ritrae il giovane mecenate e collezionista di Modì con la testa poggiata al palmo della mano destra, lo sguardo pensieroso, malinconico; “Maurice Drouvard” (1909) dallo sguardo penetrante; “La mendicante” (1909) prezioso dipinto ad olio che merita sicuramente una pausa di riflessione. Modigliani all’epoca era povero e non poteva certo concedersi il lusso di pagare modelle professioniste. La sua attenzione si rivolgeva dunque alla gente umile e povera del popolo. Nel caso specifico, è interessante notare il tentativo fatto da Modigliani di valorizzare la dignità della donna ritratta a prescindere dalla bassa condizione sociale di appartenenza. Lo sguardo triste della giovane è rivolto verso il basso, ma non esprime affatto aggressività, il bottone dello scialle allacciato alla base del collo, i capelli che scendono sulle spalle come fossero un metaforico velo, conferiscono a questo soggetto femminile una sorta di pudica compostezza, che pare sconfinare nella religiosità riscontrabile nelle Madonne rinascimentali. [Fig. 5]

fig. 5

Sul posto è presente una grande carta a colori: ripropone la “Parigi monumentale e metropolitana” del 1920, sulla quale sono indicati i luoghi maggiormente frequentati da Modigliani.

Passando al successivo spazio espositivo, dedicato a “Constantin Brâncuşi, Modigliani e la scultura”, l’attenzione si posa su tre importanti sculture poste al centro della sala, ben valorizzate da una corretta illuminazione: la celebre “M.lle Pogany III”,5 (1933) bronzo di Brâncuşi: mademoiselle Margitte Pogany è una pittrice ungherese, cara amica di Brâncuşi; dello stesso autore la “Princesse X” (1915-1916, gesso, servito alla fusione del bronzo lucidato). Quest’opera non passa certo inosservata, forse per il suo evidente aspetto fallico. A causa del forte accento sessuale, all’epoca suscitò molta perplessità tra i critici, e un vero e proprio scandalo tra i cosiddetti benpensanti. In realtà, come lo stesso artista cercò di spiegare, si tratta di un corpo umano stilizzato nel quale c’è tutta l’essenza di una donna.

La nota scultura “Testa di donna” (1912) di Modigliani, dalla forma allungata e dal sorriso arcaico, possiede indubbiamente un proprio fascino. A ben guardare è una figura che ha qualcosa di misterioso. Gli occhi dal taglio orientale, privi di pupille, sembrano stabilire una sorta di legame ultraterreno. A Modigliani va riconosciuto anche questo: la capacità di dare consistenza all’inconsistenza. Si dice che Modì, nel corso delle visite ai musei, si interessasse molto all’arte di lontane culture, ne restava affascinato e le ammirava in silenzio, adirandosi se qualcuno lo distraeva. Conosceva l’arte egizia, quella della Grecia classica e dell’antica Roma. Nelle maschere africane, ad esempio, percepiva la presenza di forze magico-rituali. Non sorprende dunque ritrovare questi riscontri stilistici nel suo linguaggio artistico abituale, cosa che fa di lui un artista, per così dire, moderno-antico. Le sculture allungate di Modigliani, simili a dei metaforici pilastri, fanno inoltre parte di un progetto stilistico riconducibile all’idea di realizzare un vero e proprio “tempio della lussuria”, traguardo per altro mai raggiunto. [Fig. 6]

fig. 6 fig. 7

Tra le opere dell’artista livornese presenti figurano: un disegno di “Ermafrodito” (1910-1911), una “Testa scultorea” (1910-1911) dal volto allungato, una “Cariatide” (1913-1914, olio e matita su cartone).

La sala successiva è dedicata a “Modigliani ed il cubismo”. Ospita un dipinto di Juan Gris: “Natura morta con libro” (1913) ed un “Ritratto di Juan Gris” (1915) eseguito questo da Modigliani. Di notevole interesse la “Parigina con il ventaglio” (1912) di Henry Hayden ed “I pani” (1909) di Pablo Picasso. Per quanto già esposto, non poteva certo mancare la lignea “Maschera Fang” (1880-1920) di autore anonimo, proveniente dal Gabon. Pare che Picasso considerasse questa maschera africana, più bella della Venere di Milo. [Fig. 7]

L’ambiente successivo propone altre importanti opere del nostro Angelo dal volto severo. Tra tutte ( ma la scelta ovviamente è del tutto soggettiva), spicca il ritratto titolato “Paul Guillaume, Novo Pilota” (1915). Ad un primo sguardo pare che Modì si sia voluto divertire nel prendere un po’ in giro il personaggio ritratto che lì, sulla tela, pare disarticolato, quasi grottesco. I tratti caricaturali del volto lo rendono simile ad una maschera che però, non impedisce di cogliere i segni di un carattere viscido e vanitoso. La posizione effeminata della mano destra con la sigaretta stretta tra le dita, conferisce a questo Guillaume idealizzato un’aria da snob. In poche parole, un tipo decisamente presuntuoso. Si racconta che Paul Guillaume fosse una persona schiva, ambigua, in particolare per tutto ciò che riguardava la sua vita passata della quale era molto geloso; in questo somigliava a Modigliani, a sua volta riservato su certi argomenti personali. Forse per questo i due si capivano. Nessuno del resto sapeva come Guillaume avesse fatto a raggiungere il suo status di uomo benestante. Detto questo, viene spontaneo fare un riferimento (a nostro parere calzante) con il “Grande Gatsby”, protagonista dell’omonimo romanzo scritto da Francis Scott Fitzgerald, recentemente riproposto cinematograficamente da Leonardo di Caprio nel ruolo di Jay Gatsby, losco e misterioso miliardario dai molti segreti, che ama presentarsi sotto una veste di gran signore quando, in realtà, è solo un comune malavitoso che ostenta la propria fortuna vivendo nel lusso più sfrenato. [Fig. 8]

fig. 8

Bello il dipinto “Donna con nastro di velluto” (1915) con un viso privo di sguardo che evoca le maschere tribali dell’arte nera, così come la “Testa rossa” (1915) dalla natura irreale, enigmatica. Abbiamo poi il ritratto di “Antonia” (1915) dal classico collo allungato. Al centro della sala, protette da moderne teche in plexiglass, figurano alcune importanti sculture, tra queste la “Figura seduta” (1915) di Jacques Lipchitz. Prima di lasciare la sala, merita fare una sosta dinanzi al grande olio su tela di Léopold Survage, titolato “Ritratto della baronessa d’Oettingen” (1917). Siamo ora giunti nello spazio espositivo dedicato alle opere d’arte eseguite dagli amici di Modigliani. Cambia il colore dei pannelli alle pareti che adesso si è fatto grigio. L’occhio cade sulla “Maschera mortuaria di Modigliani” (1920) in bronzo, eseguita da Jacques Lipchitz. Decisamente più piacevole, data la macabra natura del precedente soggetto, la vista dei quadri esposti: “La bella inglese” (1916) e il “Ritratto di Hermine David” (1918) di Jules Pascin; la “Sacra famiglia” (1909) e “La casa nel viale” (1908) di Marc Chagall; il “Ritratto dello scultore Oscar Miestchaninoff” (1923-1924) di Chaim Soutine. Nella saletta attigua, vengono proiettati su schermo filmati sulla vita e l’arte di Modigliani.

Completano il panorama espositivo del settore altri dipinti ad olio: “M.me Kars” (1922) di Suzanne Valadon; “Donna con lo scialle polacco” (1928) di Moise Kisling, dai grandi occhi neri; “Ritratto di Lucie Kahnweller” (1913) e “Donna con lo scialle grigio” (1930) di Georges Kars e la “Dama in rosa” (1908) di Raoul Dufy.

Una lunga scala conduce al primo piano del palazzo dove si trovano altre preziose opere. Nel percorrerla, è possibile posare lo sguardo su vecchie foto appese al muro da entrambi i lati. Sono le modelle che hanno posato per Modigliani: Victoria, Irene Beril, la ballerina Edy, Baced Lyls, la “Cavallerizza”, Madò (modella del “Nudo rosso”), Pierette, la spagnola, Rachel Osterlind, la mercante d’arance (che sta in posa presso uno schizzo di Modigliani), Jeanne Hebuterne (con il suo carnet di disegni), Paul Guillaume (davanti al suo ritratto) nell’atelier di Montparnasse.

Raggiunta la sommità della scala, passati dinanzi ad una grande immagine storica del quartiere di Montmartre con la celebre funicolare e il Sacro Cuore sullo sfondo, si entra nel settore più importante della mostra, forse il più entusiasmante sotto l’aspetto dell’impatto visivo. E’ lo spazio espositivo dedicato a “Modigliani, il ritrattista geniale”. L’ambiente è ampio ed accogliente, caratterizzato questa volta dal colore rosso bordeaux dei pannelli, nota cromatica che crea una calda atmosfera. Qui sono esposti altri importanti capolavori dell’artista: “Il giovane apprendista” (1917-1919), il “Ragazzo dai capelli rossi” (1919), il “Ritratto di Dédie” (1918), la “Donna col colletto bianco” (1917), il ritratto di “Gaston Modot” (1918) ed il “Nudo sdraiato con le mani giunte” (1917). [Figg. 9, 10]

fig. 9 fig. 10

La sala contigua è dedicata ai disegni di Modì, tra i quali segnaliamo: “Ritratto di Paul Guillaume” (1915), “Donna seduta” (1916), “Nudo femminile seduto” (1914-1916), “Pablo Picasso che fuma” (1915), “Donna con i capelli corti” (1915).

Siamo ormai prossimi a concludere la nostra visita, ma restano ancora alcuni dipinti da vedere. Sono esposti in un breve corridoio intervallato da alcuni pannelli: citiamo la “Lolotte” (1917), il “Ritratto di Soutine” (1917), “Monsieur Chéron“ (1915), la “Ragazza rossa” (1915) ed il noto ritratto di “Jeanne Hébuterne” (1918) con cappello, maglione a collo alto e collana. Quest’opera merita una breve riflessione: il viso oblungo, gli occhi sfalsati e privi di pupille, denotano risvolti introspettivi non del tutto svelati, il collo è ascensionale nel classico stile di Modigliani, i lunghi capelli sono raccolti in trecce. Paradossalmente, il cerchio si chiude proprio sul ritratto di questa giovane donna-artista dagli occhi chiari che, sin dal nostro arrivo, ha turbato il nostro cuore con il suo disperato gesto d’amore. Probabilmente Jeanne aveva detto a Modigliani che se lui fosse morto, lei si sarebbe uccisa per raggiungerlo. Ma questa è solo una supposizione. L’arte si sa, di solito fa riflettere, ma talvolta può anche distruggere. [Figg. 11, 12]

fig. 11 fig. 12

Un breve sguardo alle fotografie di alcune celebri mostre che hanno ospitato opere di Modigliani: Parigi (1912); Parigi (1925), la mostra che fece scandalo per le opere esposte; Venezia (1930) Esposizione Internazionale dell’Arte; ecc..

Un’ultima, grande immagine di Modigliani, nella quale l’artista è fotografato mentre sta spavaldamente seduto su un vecchio tavolo, con la sigaretta tra le dita, la mano in tasca ed un foulard attorno al collo, pare porgerci il suo saluto. A questo punto non resta che raggiungere l’uscita, portando con noi il ricordo di una mostra d’arte di tutto il rispetto che di sicuro ci ha regalato intense emozioni. [Fig. 13]

 

fig. 13

 

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1 – Amedeo Modigliani, gennaio 1919.

Fig. 2 – Amedeo Modigliani, “Stradina toscana”, 1898 circa. Olio su cartone, 21x37 cm. Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori.

Fig. 3 – Amedeo Modigliani, “Ritratto di donna che partecipa a una seduta spiritica, 1905-1906 circa.Penna e inchiostro nero, acquarello su uno schizzo a matita nera. 480x320 mm. Rouen, Musée des Beaux-Arts.

Fig. 4 – Amedeo Modigliani, “Tavola medianica o Ritratto di un medium”. 1905-1906 circa. Collezione privata.

Fig. 5 – Amedeo Modigliani, “La mendicante”. 1909. Olio su tela, 46x38 cm. Francia. Collezione privata.

Fig. 6 – Amedeo Modigliani, “Testa di donna”. 1912. Intaglio diretto, pietra, 58x12x16 cm. Parigi, Centre Pompidou, Museo nazionale d’arte moderna.

Fig. 7 – “Maschera Fang”. Vouvi (Gabon). 1880-1920. Legno verniciato, caolina, frammento di corteccia. 30,5x20,5x12,5 cm. Parigi, Centre Pompidou, Museo nazionale d’arte moderna. (inv. AM 1984-349).

Fig. 8 – Amedeo Modigliani, “Paul Guillaume, Novo Pilota”. 1915. Olio su cartone incollato su pannello parchettato, 105x75 cm.. Parigi, Musée dell’Orangerie, Collezione Jean Walter e Paul Guillaume, inv. RF 1960-44.

Fig. 9 – Amedeo Modigliani, “Il giovane apprendista”. 1917-1919. Olio su tela, 100x65 cm. Parigi, Musée de l’Orangerie, Collezione Jean Walter e Paul Guillaume, inv. RF 1963-71.

Fig. 10 – Amedeo Modigliani, “Gaston Modot”. 1918. Olio su tela, 92,7x53,6. Parigi, Centre Pompidou, Museo nazionale d’arte moderna. Inv. AM 2002-128.

Fig. 11 – Amedeo Modigliani, “Jeanne Hébuterne”. 1918. Olio su tela, 46x29 cm. Troyes (Francia), Musée d’art moderne.

Fig. 12 – Jeanne Hébuterne, 1918.

Fig. 13 – Amedeo Modigliani a Parigi, 1909 circa.

 

Scheda tecnica
Amedeo Modigliani et ses amis. Parigi 1906-1920”. A cura di Jean Michel Bouhours – Pisa, Palazzo Blu, fino al 15 febbraio 2015.
Orari:
lunedì-venerdì 10:00-19:00; sabato-domenica 10:00-20:00. La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietti:
intero singolo € 10,00 con audioguida; ridotto € 8,50
Per informazioni sul Palazzo Blu e per le visite gruppi, chiamare il numero +39.050.2204650.
Sede della Mostra
: Palazzo d’arte e cultura Fondazione Palazzo Blu-Lungarno Gambacorti, 9 – 56125 PISA
Info: www.modiglianipisa.it

 

Note al testo

1 Uno tra i massimi esperti di Modigliani e Curatore del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou.

2 Così Modigliani ha definito la felicità, in una cartolina inviata al Dottor Paul Alexandre nel 1913. Tale appellativo è talmente rispondente alla natura dell’artista livornese, che fu scelto per titolare la mostra allestita al Palazzo Reale di Milano, nell’anno 2003.

3 Persona che ostenta eleganza.

4 La locuzione latina “Nomen omen” tradotta letteralmente, significa “il nome è un presagio”. Gli antichi Romani credevano che nel nome della persona fosse indicato il suo destino.

5 Mademoiselle Margitte Pogany, pittrice ungherese, cara amica di Brâncusi.

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