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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Gaitonde a Venezia. Pittura come processo, pittura come vita

 

 

Fig. 1

Fino al 10 gennaio 2015, la Peggy Guggenheim Collection, presenta “Gaitonde. Pittura come processo, pittura come vita”.
La mostra dedicata al pittore astrattista indiano Vasudeo Santu Gaitonde, morto nel 2001, ha l’obiettivo, mai prima d’ora affrontato, di proporre al grande pubblico, attraverso l’esposizione di ben quaranta lavori tra dipinti e opere su carta, la carriera artistica di una importante voce dell’arte contemporanea nel Sud Est Asiatico.
L’occasione risulta unica in quanto, per la prima volta sul territorio occidentale, viene data attenzione all’arte contemporanea indiana, protagonista in città come Bombay e New Dehli attorno agli anni Quaranta del Novecento.

Vasudeo Santu Gaitonde nasce in India, precisamente a Nagpur, e sebbene abbia un inizio di carriera legato alle espressioni artistiche tipiche dell’avanguardia di Bombay, tratti espressivi riscontrabili principalmente nei lavori databili attorno agli anni Cinquanta, l’artista indiano è sempre stato caratterizzato da una forte componente autonoma che gli ha permesso di avere un linguaggio indipendente da qualsiasi forma espressiva codificata.

Quella della Peggy Guggenheim Collection, seconda tappa della esposizione che ha avuto come prima sede il Solomon Guggenheim Museum di New York, permette di seguire un percorso che si snoda dagli inizi della carriera, caratterizzata da composizioni figurative a tecnica mista che trovano somiglianza e sicuri influssi con la poetica artistica di Paul Klee, passando per gli anni Cinquanta e il successivo e progressivo allontanamento negli anni Sessanta, fino a giungere agli ultimi lavori, databili anni Ottanta e Novanta, che evidenziano l’unicità stilistica dell’artista indiano.

Il visitatore, attraverso una chiarissima scelta espositiva incentrata sull’esplicare l’arte e la vita di Gaitonde insieme alle sue scelte artistiche e anche personali, può godere pienamente in un ambiente non soffocante ma libero di riflettere la libertà espressiva dell’artista, della scoperta di questa voce, prima di oggi conosciuta solo da una ristretta élite.
Di degno interesse sono sicuramente i suoi rapporti con l’arte astratta occidentale e il suo progressivo adattamento all’interno di un linguaggio personale che risente dell’influsso orientale.

Fig. 2

Partendo da Paul Klee, passando per una concezione di astrattismo similare a quella presente in Vasily Kandinsky, si arriva ad un concezione di arte strettamente legata al buddismo zen, ad un astrattismo di matrice non solo orientale ma anche mistico-spirituale che sembra ampliare, per certi versi, gli studi dello stesso Kandinsky contenuti nel suo celebre testo Lo Spirituale nell’Arte.

Non sorprende, dunque, di notare in un’opera come Dipinto n.1 del 1962, un legame più o meno inconscio, con Impressione: Sole nascente di Monet, probabilmente il momento preciso nel quale l’intimismo e la gestualità entrano ufficialmente a far parte della storia dell’arte contemporanea occidentale, mutandone per sempre gli esiti.

La ricerca di una non oggettività in un momento nel quale si ricerca costantemente l’oggettivo, perdendo la parte spirituale di noi stessi, spinge sicuramente ad una grande riflessione personale il pubblico, che, se non totalmente estraneo all’arte, potrà notare somiglianze estremamente interessanti tra alcune opere dell’artista indiano ed il concetto di color field di Marc Rothko.

Come ha del resto evidenziato in maniera ottimale il pittore Krishen Khanna riferendosi all’approccio artistico di Gaitonde, è presente una stretta connessione tra la sua arte e il suo modo di vivere. Il processo creativo è da intendersi, quindi, come un processo intimista che poteva durare anche mesi, nel quale comunque già a partire degli anni Sessanta, comincia ad esistere il concetto di casualità.

All’idea di matericità, l’artista unisce quella di leggerezza, frutto della somma tra l’arte non oggettiva occidentale (che ha modo di scoprire personalmente anche grazie alla borsa di studio promossa dalla Fondazione Rockefeller, che gli permise un soggiorno negli Stati Uniti), la tradizione indiana, la religione, la calligrafia, le miniature, i disegni ad inchiostro.

Fig. 3

La matrice artistica di Gaitonde sebbene, quindi, sembri nutrirsi di color field, della scuola di Parigi, dell’informale, del Tachisme, è un’arte che vive e si sviluppa a livello personale e locale, tuttavia con un sapore internazionale.

La mostra che raccoglie oltre a dipinti anche alcune foto in formato digitale del soggiorno americano dell’artista indiano, si inserisce all’interno di un contesto sociale e politico attualmente scosso dalle ultime vicende che hanno coinvolto spiacevolmente l’intero mondo, e sembra proporre, come solo l’arte sa fare, un contesto culturale di dialogo, a dimostrazione di come il sentire artistico sia unico, privo di bandiere e propenso alla scoperta e alla contaminazione, senza barriere di sorta.

Ecco, che, quindi la mostra può divenire anche un momento di riflessione: esistono linguaggi universali che sanno parlare al di là di regionalismi e che racchiudono, nonostante un visione intimista, una svolta globale che ci fa sentire unici ma non soli.

Gaitonde dimostra che l’unicità non significa obbligatoriamente solitudine. Che il regionalismo non significa necessariamente non internazionalità. Che il tradizionalismo non significa esclusivamente chiusura.

 

Didascalia immagini
Fig. 1, V. S. Gaitonde al lavoro nel suo studio al Chelsea Hotel, New York, gennaio 1965. Photo: Bruce Frisch © Bruce Frisch.
Fig. 2,Senza titolo, 1955. Olio su tela. 76.2 x 55.9 cm. CollezioneChowdhury Family, Vienna–Mumbai. Photo: Florian Biber, Vienna
Fig. 3,Dipinto n. 1, 1962. Olio su tela . 127 x 127 cm. Collezione privata, New York. Photo:Kristopher McKay


Scheda tecnica

V.S. Gaitonde. Pittura come processo, pittura come vita , Collezione Peggy Guggenheim fino al 10 gennaio 2016.
Biglietti: Intero euro 15; seniors euro 12 (oltre 65 anni) studenti euro 9 (entro i 26 anni); bambini (0-10 anni) e soci ingresso gratuito. Il biglietto dà diritto all'ingresso alla mostra, alla collezione permanente, alla Collezione Hannelore B. e Rudolph B. Schulhofe al Giardino delle Sculture Nasher. Tutti i giorni, alle 15.30, il museo organizza visite guidate gratuite alla mostra. Non è necessaria la prenotazione.
Chiuso il martedì.

 

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