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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

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For the Love of God

Fig. 1


Che la morte abbia sempre affascinato il mondo dell'arte non è mai stato un mistero. In ogni epoca e cultura ci si è spesso imbattuti in questo tema, sia occupandosi della vita ultraterrena, sia rappresentando la morte stessa. Insomma, il destino del corpo dopo la vita ha un suo innegabile fascino.

Ricordiamo, ad esempio, le “Morti” del Bernini rappresentate nei diversi monumenti funebri: la cosiddetta Memoria funebre di Ippolito Merenda, giurista, conservata nella Chiesa di San Giacomo alla Lungara, Roma (Fig. 1), in cui uno scheletro in volo solleva un telo in cui è scritta la dedica al defunto. Oppure la famosa Morte rappresentata nel Monumento funebre di Urbano VIII, a San Pietro, intenta a scrivere il nome papale di Maffeo Barberini (Fig. 2): con Bernini la natura della morte è sì potente, ma anche vissuta come parte normale e imprescindibile del cammino della vita.

Se Bernini e i barocchi hanno affrontato molto spesso il tema della morte, la Morte è centrale anche nell'opera di Damien Hirst, artista inglese contemporaneo, celebre per una serie di opere in cui corpi animali sono conservati in formaldeide, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living o The Golden Calf (Fig. 3).

 Fig. 2L'opera di Hirst del 2007 For the Love of God, in mostra a Palazzo Vecchio a Firenze, è un teschio di platino ricoperto di diamanti e con denti umani (Fig- 4). Questa volta quindi Hirst ha preso di mira l'uomo; il cranio in platino è stato ottenuto da un calvario umano, acquistato in Inghilterra, appartenuto ad un giovane adulto di età compresa tra i 18 ed i 25 anni di età alla morte e risalente al 1720-1810. Gli studi, condotti dal Centro di Bioarcheologia Umana del Museo di Londra, hanno rilevato una minima usura dentale e l'assenza di patologie gravi, mentre si è osservato stress aliFig. 3mentare o patologico tra i 3 ed i 5 anni, in base alle linee ipoplastiche dello smalto dentale.

L'opera dell'artista inglese è esposta, straordinariamente per l'occasione, nella Camera del Duca Cosimo, raggiungibile attraverso lo Studiolo di Francesco I de' Medici, straordinario esempio del manierismo fiorentino del 1570 circa.

Anche la scenografia museale della camera in cui è mostrato il teschio di Hirst è funzionale all'opera stessa: una piccola camera completamente buia al cui centro si trova la teca, illuminata a tuttotondo, proprio come se si esponesse un prezioso. L'impatto è d'effetto, poiché ci si trova in un ambiente nero dopo essere stati accolti dalla luce dello Studiolo di Francesco I.

La possibilità di girare intorno all'opera permette di osservarla nei minimi particolari, ammirare la maestria con cui gli 8601 diamanti sono incastonati a pavé e sembrano far da sfondo al grande diamante posto sulla fronte con taglio “a pera”.

Hirst ha confermato che l'idea per l'opera gli è stata ispirata da un cranio in turchese azteco conservato al British Museum, mentre il titolo gli è stato suggerito da una frase di sua madre, "per l'amor di Dio!".

Quando si vede per la prima volta For the Love of God si rimane stupiti dalla luce che l'oggetto emana: Hirst voleva provocare l'arte contemporanea, dettata dalla logica del mercato, oppure fornire una nuova visione della morte, come del resto ha sempre fatto nei lavori precedenti? Forse entrambe le cose, ma comparando le Morti del Bernini con il teschio di Hirst, si può dire che se nel Bernini abbiamo l'esaltazione della Morte quale evento traumatico ma inevitabile, quindi un antico concetto antropologico sulla natura umana, con Hirst la morte non è esaltata a ricordarci del “memento mori”, ma sembra mostrarci un suo lato “luminoso”.

Fig. 4

Hirst riconfigura il concetto, e ci offre al contempo sia una morte “oggetto”, una “morte-consumo”, sia una nuova riflessione sulla cessazione della vita, una morte che non deve esser vista né come traumatica o inevitabile, ma “presente”, che non dovrebbe preoccuparci, poiché dopo la morte non siamo nulla, se non biologia.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Gian Lorenzo Bernini, Memoria funebre di Ippolito Merenda, XVII sec.
Fig. 2, Gian Lorenzo Bernini,
Sepolcro di Urbano VIII, marmo, bronzo dorato e legno, 1628.
Fig. 3, Damien Hirst,
The Golden Calf, Vitello, vetro, oro e formaldeide, 2008.
Fig. 4, Damien Hirst,
For the Love of God, platino, diamanti e denti umani, 2007.

Scheda tecnica

For the Love of God, Firenze, Palazzo Vecchio,  Piazza della Signoria, 1. 26 novembre 2010 - 1 maggio 2011. Aperto tutti i giorni: 9.00 – 24.00; giovedì: 9.00 – 14.00. Per informazioni: 055055

Catalogo: Other Criteria, London  www.othercriteria.com

 


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