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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Il Castello itinerante di Giorgio Barbero Corsetti

La nuova stagione del Teatro India è stata inaugurata dalla versione completa del Castello di Kafka di Giorgio Barberio Corsetti dopo i debutti dei primi due episodi (Frieda e Il segreto di Amalia) al Festival di Spoleto e al Castello degli Ezzelini di Bassano del Grappa. Tre ore di spettacolo itinerante tra l’ampio cortile e gli spazi interni dell’ex fabbrica adibita a teatro che ben si addicono ad ospitare il laborioso marchingegno teatrale del maestro italiano del teatro di regia. All’esterno, le mura mattonate dell’edificio centrale appena illuminate e il profilo del Gazometro sullo sfondo, evocano fin da subito l’atmosfera un po’ sinistra e visionaria del capolavoro kafkiano. Ma il regista pretende che gli spettatori condividano con il Signor K quello stesso senso di spaesamento che lo accompagna nel suo peregrinare tra i meandri del villaggio ai piedi del fantomatico castello, e trasforma lo spettacolo in un vero e proprio calvario. Al modo dei girovaghi dell’Arte, gli attori si portano appresso enormi quinte di cartone, scatoloni, assi di legno e attrezzerie varie per allestire di volta in volta i loro pericolanti scenari, mentre gli spettatori li seguono in un viaggio tanto scomodo da allentare la loro attenzione. Non fanno in tempo a trovare una postazione decente che subito dopo si devono spostare, con la preoccupazione di conquistarsi un posto migliore nella stazione successiva. Le sedie di plastica e le panche a disposizione sono poche, la moquette su cui sedersi a terra è risicata e i posti in piedi non sempre garantiscono un buon ascolto e una buona visibilità. Come se non bastasse, i cellulari devono rimanere tutti accesi su gentile richiesta della compagnia che offre al pubblico la possibilità di ricevere misteriosi messaggini attraverso i quali accedere allo spettacolo in modo virtuale. I trilli delle suonerie, neanche a dirlo, si accavallano l’uno sull’altro tra i bisbigli di chi li riceve, in un crescendo di confusione e di stanchezza.

Ma torniamo allo spettacolo di cui Corsetti firma anche la riscrittura scenica. In realtà l’adattamento ricalca piuttosto fedelmente la poliedrica architettura del romanzo incompiuto, addentrandosi nelle sue sottotrame e abbracciando la folta schiera dei personaggi. La vicenda centrale dell’agrimensore K. che, richiamato dal Conte a svolgere il suo lavoro nel villaggio, scopre di non servire più e si dibatte inutilmente contro un apparato burocratico fallace e ostile, si interseca con quella del contadino Barnabas che crede di essere o di diventare il vero messaggero del castello, e con quella di sua sorella Amelia che, rifiutando i suoi favori ad un alto funzionario, provoca la rovina dell’intera famiglia. Oltre a Frieda, amante di Klamm prima, e fidanzata di K. poi, anche gli altri personaggi femminili trovano un certo rilievo in un lavoro fortemente corale dove ogni attore è chiamato a sostenere almeno due o tre parti. Il taglio registico reinterpreta le vicende in chiave assolutamente grottesca. L’ambiguità e la sospensione magica del romanzo evaporano nel tramestio del movimento scenico e i a volte i paradossi vengono inutilmente radicalizzati. I tempi e i modi, come spesso accade nelle regie di Corsetti, sono quelli dello spettacolo circense, dove l’effetto dell’insieme è più importante della cura del dettaglio. Lo spettacolo trova infatti il suo punto di forza nella vivace dinamicità delle azioni, garantita dalla indubbia maestria di Corsetti nel muovere folti gruppi di attori in spazi ampi e inconsueti. Il ritmo è coinvolgente e anche i momenti di cesura tra un episodio e l’altro sono ravvivati dai brani rock eseguiti dal vivo da una band sistemata ai margini della scena. Le soluzioni registiche sono a volte sorprendenti nella loro semplicità. Soprattutto nel primo episodio- forse l’unico di sicuro impatto visionario- dove gli abitanti del villaggio si materializzano lentamente in scena con i volti che sbucano dalle fessure ritagliate nei fondali di cartone e le braccia che si infilano nelle maniche dei costumi innestati alla scenografia. La cornetta di un telefono cade direttamente dall’alto in una bacinella e una popolana tiene in braccio un bambino con il volto da adulto. Il dentro e il fuori non si distinguono e gli opposti coincidono in un perenne capovolgimento del punto di vista. Foto Ivana Trabalza Studio

Mirabolante è l’utilizzo modulare di assi e scatoloni che si trasformano all’occorrenza in lettoni che si sfondano, nel bancone della mescita dell’Albergo dei Signori, nella cattedra della scuola dove l’agrimensore viene assunto come bidello o persino in una slitta che viaggia sotto una doccia di farina. La povertà dei materiali e l’instabilità dei praticabili sono un tutt’uno con la precarietà esistenziale del protagonista e contribuiscono in modo efficace al racconto dei capricci assurdi della sua sorte. Meno convincente risulta invece l’uso del croma key per narrare le disavventure di Amelia, che spezza, tra le altre cose, l’incanto prodotto dal quel continuo farsi e disfarsi della scena in modo rozzamente artigianale.

Le soluzioni registiche sono immaginifiche e varie ma il teatro di regia non può illudersi di poter fare a meno di buoni attori o comunque di attori che all’acrobatismo sappiano affiancare delle buone doti interpretative. Soprattutto quando, come in questo caso, si vuol porre in qualche modo l’accento sui personaggi. Da bravo conoscitore ed estimatore di Kafka, Corsetti intitola i tre episodi principali dell’intero progetto con i nomi dei personaggi femminili che tanta parte hanno nello sviluppo dei significati della vicenda. Ma sia Frieda, che Olga e Amelia, come tutti gli altri del resto, sono figurine appiattite e omologate da una recitazione trascurata o mal diretta che sbaglia gli accenti e le sottolineature e che a volte sembra perdere di vista il senso stesso del discorso. Altrettanto può dirsi di Ivan Franek nei panni del Signor K. che, oltre ad ostentare un po’ troppo la sua intonazione straniera, si lascia andare ad un’ampia gestualità da mattatore che mal si addice al personaggio. E’ vero che il Signor K. è uno straniero in una comunità burocratizzata e ostile, ma è anche vero che non può bastare l’accento a raccontare la sua alienazione. A dire il vero l’agrimensore di Franek non appare mai disorientato come dovrebbe, e molti dei significati della sua vicenda si perdono, inevitabilmente, nel fracasso generale della rappresentazione.

 

 

Scheda tecnica

Il castello-Trittico : Frieda. Il segreto di Amalia, Progetti di Olga. Un progetto di Giorgio Barberio Corsetti con Fattore K.  Liberamente ispirato all’omonimo testo di Franz Kafka.

Scenografie : Giorgio Barberio Corsetti e Massimo Troncanetti. Disegno luci e direzione tecnica : Massimo Troncanetti.  Attrezzeria : Francesca Rossetti.  Progetto video e fonica : Igor Renzetti.  Costumi : Francesco Esposito.  Musiche originali : Alessandro Meozzi eseguite da Statale 66.

Con : Ivan Franek, Mary Di Tommaso, Julien Lambert, Fortunato Leccese, Fabrizio Lombardo, Alessandro Riceci, Patrizia Romeo, Giorgio Sorrentino.

Adattamento e regia di Giorgio Barberio Corsetti.

Al Teatro India di Roma dal 21 settembre al 1 ottobre 2011.

 

 

 

 

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