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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

ART di Yasmina Reza

 A dispetto del titolo, non è l'arte il fulcro tematico della fortunata pièce che nel lontano 1994 condusse Yasmina Reza al successo internazionale. Tradotta in più di venti lingue e campione d'incassi nei maggiori teatri d'Europa, viene ora proposta anche in Italia nella versione patinata e vagamente televisiva di Giampiero Solari. I pregiudizi dei sostenitori del figurativo e le frasi fatte degli pseudo intenditori del contemporaneo giocano indubbiamente un ruolo importante nell'economia del dialogo. Ma l'enorme quadro bianco che campeggia sulla scena è soltanto un futile pretesto per mettere in moto il raffinato congegno drammaturgico di una comedy of manners che, come tutte le altre della Reza, vorrebbe stilettare le aspirazioni, le meschinità e le idiosincrasie di quella stessa borghesia rampante che accorre ad applaudirla.

Protagonisti di questa pièce comica dal retrogusto tragico, sono tre rampolli della Parigi bene, tre vecchi amici sulla cinquantina che fugano come possono le loro solitudini. Serge (Alessio Boni) è un affermato dermatologo che aspira a divenire un esperto d'arte contemporanea; Marc (Gigio Alberti) è un ingegnere aeronautico con pretese intellettualistiche e un imperterrito estimatore di tutta l'arte che precede il modernismo; Yvan (interpretato da un Alessandro Haber in piena forma) è il più sfigato dei tre, quello che ha cambiato diversi lavori e che ora, sposando la padrona di una cartoleria, crede di essersi garantito una occupazione più stabile.

L'acquisto del famigerato quadro da parte di Serge per la bellezza di 200.000 euro scatena l'indignazione di Marc che ne fa un casus belli. Liti, battibecchi, ripicche e scene madri di rara comicità danno vita ad un sofisticato gioco al massacro tutto al maschile, dove le faccende private prendono ben presto il sopravvento sugli argomenti di estetica. I personaggi sono appena tratteggiati (quasi degli stereotipi) in un testo che prevede una gestualità più eloquente delle parole stesse. Il punto di forza della pièce risiede infatti nello sviluppo delle dinamiche relazionali, negli spostamenti delle alleanze e nello scontro dei punti di vista, nei dialoghi tagliati sul filo del rasoio e nella crescente tensione verso il climax che porta i tre amici sull'orlo di una rottura definitiva del loro ventennale rapporto.

Il testo permette agli attori di sviluppare liberamente i profili dei personaggi, ma in un certo senso impone alla regia il rispetto assoluto della tempistica dei movimenti quasi coreutici della partitura drammaturgica, che alterna gli arguti botta e risposta a monologhi interiori da indirizzare al pubblico nell'area di proscenio.

La regia di Solari, invece, punta tutto sul talento di un cast d'eccezione, perdendo di vista l'insieme. La messa in scena ha l'andamento di una sit-com dove ogni singola scena rischia di funzionare come uno sketch a se stante, separato dal successivo dal tempo misurato per gli applausi. Le scene corali in cui gli attori dovrebbero cimentarsi in equilibratissimi duelli verbali, vengono snaturate dalla loro tendenza a cercare una complicità con il pubblico che spesso li distrae dal più arduo compito di portare in superficie il vuoto delle vite irrisolte dei loro personaggi. L'understatement che si annida in ciascuna battuta o viene reso troppo esplicito o viene messo in secondo piano, nell'intento di ciascuno di privilegiare una caratterizzazione comica, quasi macchiettistica del personaggio. Haber sa dar corpo e voce a un Yvan disarmato e goffo che si arrabatta per mettere pace tra i due contendenti più forti e competitivi di lui. La sua tirata di scuse smozzicate per essere arrivato tardi all'appuntamento con gli amici, definisce a tutto tondo la fragilità e l'arrendevolezza del personaggio. Alberti è un Marc rigido e cinico che trasforma le debolezze del personaggio in gag , mentre Boni riesce a dosare la vanità di Serge senza tuttavia sviluppare la sua vulnerabilità. A volte, tra loro manca la giusta tempistica di pause e silenzi tra una frecciata e l'altra e la battaglia linguistica si risolve, soprattutto nel finale, in una gara a chi alza di più la voce.

L'elegante contenitore scenico bianco di Gianni Carluccio, con i suoi pannelli scorrevoli che creano di volta in volta ambienti diversi e che permettono agli attori l'avanzamento in proscenio per gli “a parte”, è congegnato per garantire un ritmo fluido alla rappresentazione che si consuma velocemente in poco meno di un'ora mezza, senza tuttavia lasciar traccia del dramma che si annida sotto lo humor della Reza. Qui la comicità corre infatti un po' troppo sul filo del luogo comune per compiacere un pubblico sempre più deviato dall'egemonia del piccolo schermo.

 

Scheda tecnica
Art di Yasmina Reza. Traduzione di Alessandra Serra. Scene: Gianni Carluccio. Luci: Marcello Iazzetti. Costumi: Nicoletta Ceccolini. Con Giulio Alberti, Alessio Boni, Alessandro Haber. Regia di Giampiero Solari.
Produzione: Nuovo Teatro / Gli Ipocriti.
Al Teatro Eliseo di Roma dal 20 dicembre al 15 gennaio 2012.

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