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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Death and Dancing, di Claire Dowie


Sempre più spesso, le migliori proposte teatrali provengono proprio dalle vecchie cantine romane che si barcamenano come possono nel malessere culturale dei nostri giorni. Come nel caso di Death and Dancing di Clairie Dowie che il giovane regista Mirko Ciotta porta in scena in questi giorni al Furio Camillo, dopo il felice debutto la scorsa stagione al Teatro Libero di Milano. Per prodursi lo spettacolo, il regista esordiente nonché interprete della parte del gay Max, e Paola Giglio, nei panni della sua amica lesbica, hanno lavorato come trasportatori. Ne è valsa la pena perché lo spettacolo sprizza vitalità e intelligenza e lascia davvero sperare per il futuro.

Scritta nel 1992 dalla pioniera della stand-up comedy e drammaturga militante del cosiddetto in-yer-face theatre, la piéce è di per sè un grido di ribellione, un monito ferocemente ironico contro i pericoli dell'omologazione. Da brava interprete dei drammi che scrive, la Dowie (lesbica con figlio avuto dal compagno gay) ha pensato la parte femminile per se stessa, scaraventando a teatro il conflitto vissuto sulla propria pelle, tra la complessità dell' individuo e lo schematismo dei ruoli imposti dalla società. La storia racconta l'amicizia e l'amore che legano un ragazzo e una ragazza omosessuali. Lui è uno studente americano di buona famiglia, lei una borderline strappata dal seno della madre lesbica dagli assistenti sociali britannici. Insieme costruiscono un sodalizio straordinario che scandalizza persino i gruppi studenteschi omosessuali, troppo integralisti per accettare che un gay conviva con una lesbica.

Il vorticoso gioco di scambi di ruolo, di mascheramenti e di inaspettate rivelazioni, viene "danzato" dai suoi protagonisti in uno spazio quasi vuoto, con una fila di abiti vintage che scintilla sullo sfondo, un pouf e due cubi per evocare gli ambienti più disparati, dall'interno delle discoteche all'appartamento dove vanno a vivere. L'azione è scandita dal ritmo serrato di un vero e proprio match tra due individui che si attraggono e si respingono, si insultano e si abbracciano, si svestono e si cambiano d' abito, nel disperato tentativo di essere se stessi. Il dialogo crudo, acido e graffiante (nonostante la traduzione un po'edulcorata di Malosti) si alterna a parti monolaganti in prima e terza persona, attraverso i quali i personaggi raccontano se stessi, il loro passato familiare e l'ambiente che li circonda. La straordinaria interpretazione dei due giovani attori si modula su diverse variazioni vocali e di registro e rivela non soltanto un accurato scavo nei personaggi, ma anche un tenace lavoro sul corpo. Sono davvero autentici ed emanano una energia che contagia il pubblico. L'urgenza del testo di traduce sostanzialmente nel loro essere sulla scena ma il talento attoriale forse non basta per nascondere i cedimenti strutturali del testo, che nella seconda parte appare meno dinamico e più sbilanciato. Dopo la separazione dei due conviventi, i duetti scoppiettanti lasciano il posto ai monologhi di lui che, dopo un bel lasso di tempo, si è trasformato in uno yuppie. Anche le sparate finali di lei che, prima della riconciliazione finale con il suo vecchio amico, arringa le masse dallo Speakers' Corner, suonerebbero scontante, se non fossero sostenute dalla rabbia e dal convincimento dei due giovani interpreti che, ai pezzi rock previsti dalla Dowie, aggiungono i Queen di I want to break free e i Pink Floyd di Another brick in the wall.


Scheda tecnica
Death and Dancing
di Claire Dowie. con Mirko Ciotta e Paola Giglio.

Luci di Francesco Gerardi. Regia di Mirko Ciotta.  
Al Teatro Furio Camillo di Roma dal 28 febbraio al 4 marzo 2012.

 


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