Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4406440

Abbiamo 370 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Mistero Doloroso con la regia di Ronconi

 

Con Mistero dolororoso, Luca Ronconi rende un supremo omaggio al linguaggio barocco di Anna Maria Ortese, scovandone ed inscenandone l'intrinseca teatralità. Lo spettacolo, in scena al Teatro Bellini di Palermo, cattura l'immaginazione del pubblico guidandola nel complesso tessuto narrativo di questo prezioso racconto postumo, ambientato in una Napoli borbonica di fine '700. A materializzare la parola in scena, c' è solo il corpo e la voce di Galatea Ranzi che, fasciata in un frusciante costume di broccato rosa, evoca con studiatissime variazioni vocali e semplici gesti le atmosfere contrastanti di una Napoli fatta di vicoli infangati e di salotti aristocratici. L'attrice non si fa interprete a tutto tondo dei singoli personaggi, ma ne delinea i profili dando forma ai loro vuoti e ai loro sogni inespressi. Abbandonando la pagina scritta, il racconto diviene così un vibrante monologo interiore a più voci, dove l'attrice si annulla in una molteplicità di punti di vista, scivolando nell'intimo ora di uno ora dell'altro personaggio. Tutto sembra concorrere all'esaltazione della supremazia del racconto sulle ragioni del teatro tradizionalmente inteso. A partire dalla disposizione scenica dove il siapario, rigorosamente chiuso, funge da sfondo al racconto che prende vita su una pedana rialzata che occupa quasi per intero lo spazio della platea. Gli spettatori sono relegati nei palchetti e piacevolmente costretti ad un delicato equilibrismo tra ascolto e visione. La scena appare come un immenso deserto bianco inondato da luci algide e interrotto qua e là da enormi specchiere spezzate e opacizzate dal tempo. Proprio come il testo, non pretendono di " mostrare lo specchio alla natura", ma rifrangono bagliori di verità. La struttura del racconto è semplice e apparentemente lineare. Vi si narra dell'impossibile amore tra Florida, la bellissima figlia tredicenne della sarta Ferrantina, e il giovane Cirillo di Borbone, nipote del re di Napoli e possibile pretendente al trono di Spagna.
La piccola Florì è una creatura lunare e fragile, precocemente attratta dal fascino maschile, ma costretta dalla severa madre vedova a tenere a bada i suoi impulsi. Cirillo è un pallido principe nato già vecchio. Separati dal principio di casta, i due non si scelgono ma inciampano nel magnetismo di una attrazione misteriosa. I loro incontri sono poco più di un incrociarsi di sguardi o di piccoli gesti nel silenzio di una chiesa e il loro amore, mai nominato, è un riconoscersi l'uno nell'altro. Attorno a loro gravitano tanti altri personaggi, prima fra tutti Ferrantina che sbarca il lunario cucendo vestiti alle signore di un ramo dei Borbone ma che è orgogliosa di essere plebea, la nobile e triste Carolina innamorata dell'idea di essere riamata da Cirillo, e poi tutte le voci di una Napoli che pulsa tra le righe con le sue miserie e con la sua dolorosa bellezza.

L' interpretazione della Ranzi è superlativa perché scolpisce la polisemia e l'allusività del linguaggio della Ortese, un linguaggio che dice sempre qualcosa di più del contenuto di una frase, aumentandone l'irradiazione. Nelle pagine della Ortese, la vita appare come un abisso che vedendosi nello specchio della parola, patisce per la propria inconoscibilità, tanto che la scrittura è sempre tesa alla costruzione di mondi immaginari paralleli alla realtà.

Accordando la sua voce alle variazioni musicali di una scrittura sontuosa e allergica alla grammatica codificata, la Ranzi rende palpabile la qualità immaginifica del linguaggio, ne amplifica le sfumature di senso e moltiplica l'eco di voci e visioni. Come una funambola, si arrampica a piedi scalzi tra le macerie degli specchi, vi si adagia, vi si nasconde. A tratti legge direttamente dal libro per poi gettarlo via, e inabissarsi nel sentire dell'uno o dell'altro personaggio. Quando entra nell'animo di Ferrantina fa mostra di cucirsi l'abito per dar ritmo alla narrazione, ma la sua gestualità, essenziale e composta, è volta soprattutto all'evocazione di stati d'animo e di quell'erotismo imploso che s'addensa tra le maglie del racconto. L'unica sorpresa viviva è costituita dal bellissimo candelabro che appare d'improvviso sullo sfondo per alludere alla religiosità cupa e sfarzosa della Novena. Per il resto lo spettaccolo di affida alla nudità della parola e verso il finale, l'attrice si fa da parte per lasciar posto alla voce fuori campo di Ronconi che legge il finale del racconto. Lo fa per ribadire la sua volontà di rispettare la letterarietà del racconto e di non piegarlo alle leggi del teatro, ma lo spettacolo, che lui lo voglia o meno, dimostra come il teatro, o per lo meno il suo teatro, riesca a restituire alla parola il suo potere evocativo e la sua capacità di plasmare altri mondi.

 

 

Scheda tecnica

Mistero doloroso, di Anna Maria Ortese.
Luci : Piero Sperduti. Con Galatea Ranzi. Regia di Luca Ronconi.

Al Teatro Bellini di Palermo fino al 13 maggio 2012..
Produzione Teatro Biondo di Palermo, Centro Teatrale Santa Cristina.

 

 

 

 

 

 

abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie