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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

The Makropulos Case, di Bob Wilson

 

Un battesimo d'eccezione quello della quinta edizione del Napoli Teatro Festival inaugurata dall'attesissimo The Makropulos Case diretto da Robert Wilson. Lo straordinario cast del Teatro Nazionale di Praga e la sapienza registica del maestro statunitense hanno concorso alla creazione di un perfetto meccanismo teatrale che non può che suscitare ammirazione. Tratto dall'omonima commedia di Karel Capek, lo spettacolo è un vero e proprio Gesamtkunstwerk, un esempio di teatro totale nell'accezione brechtiana del termine, dove, come sostiene lo stesso Wilson, "tutti gli elementi sono inclusi e hanno uguale importanza".

Musica, danza, scenografia, illuminotecnica, recitazione confluiscono nella costruzione di una partitura performativa dove l'adattamento drammaturgico della commedia si configura come parte di un insieme più complesso. Non ci sono riferimenti all'opera lirica omonima di Janacek, ma l'intera performance si accorda sulla musica di Ales Brezina eseguita dal vivo da tre musicisti nascosti nel piccolo "golfo mistico" del Mercadante. Dalle marcette circensi alle arie di Madame Butterfly, la musica non è mero contrappunto sonoro, ma elemento fondante dell'azione scenica. Un grande pannello nero disseminato di E e di M illuminate al neon funge da sipario e, mentre predispone il pubblico alla soluzione di un qualche mistero, preannuncia la centralità non soltanto drammaturgica del personaggio di Emilia Marty, la fascinosa cantante d'opera che ha vissuto trecentotrentasette anni assumendo numerose identità con il nome di Ellian MacGregor, Eugenia Montez, Elsa Muller, Ekaterina Myskin.

L'intero spettacolo ruota intorno alla magnetica presenza di questa femme fatale interpretata dall'ultraottantenne Sona Cervena che con il suo carré rosso, il lungo abito nero e il volto impastato di belletto, sembra perennemente in bilico tra un desiderio di autoannientamento e una sete di eternità. Solo alla fine si saprà che Emilia è figlia di Hieronymus Makropulos, il medico di Rodolfo II che la costrinse a bere un elisir di lunga vita creato per lo stesso imperatore, ma scegliendo di non mascherare la vecchiaia del personaggio (nel testo dimostra appena trentanni), Wilson ridimensiona la struttura giallistica della commedia e fa sembrare ancor più grottesche le apprensioni che agitano gli altri personaggi. Il processo secolare per la contesa di un'eredità, gli amori non corrisposti, il suicidio del giovane Janek per amore di Emilia e la stessa ricerca di lei del documento contenente la formula della pozione magica, perdono senso al cospetto della sua maschera sazia di memorie e di esperienza. L'immortalità recide il desiderio, inaridisce i sentimenti, relativizza i valori morali e la gioia di vivere deriva soltanto dalla coscienza della morte. Wilson coglie a pieno la leggerezza con ci Capek affronta i temi del Tempo, della Storia e dell' Eternità, ma riduce drasticamente lo spessore drammatico della pièce trasformando i personaggi in marionette imprigionate in un congegno dichiaratamente metateatrale che strizza l'occhio all'arte circense, al vaudeville, ai carrillon praghesi e persino al cinema muto.

Lo spettacolo è azionato da un pesonaggio che non compare nel testo, una sorta di capocomico o di maestro di cerimonie, un certo Uomo con il bastone che, dopo aver invitato il pubblico al silenzio, dà l'attacco agli orchestrali e invita i personaggi a sfilare in passerella sotto i riflettori. Gli accordi e i ritmi sono quelli della rivista e l'azione si dipana in una rapida successione di scene che risente delle tecniche del montaggio cinematografico. Gli splendidi costumi circensi di Jaques Reynaud condannano i protagonisti della commedia ad una bidimemsionalità di celluloide enfatizzata da movenze essenziali e trame cinetiche alla Fregoli.

All'inizio lo spazio scenico è vuoto nonostante l'Uomo con il bastone ripeta più volte la didascalia che nel testo descrive nel dettaglio gli arredi dell'anticamera del dottor Kolenaty che da un secolo cura la causa Gregor-Plus. Come sempre nelle regie di Wilson, lo spazio non è soltanto il luogo dove si determina l'azione scenica, ma elemento preponderante dello sviluppo drammaturgico- narrativo. Ed ecco che gli elementi scenografici si materializzano gradualmente sulla scena che a poco a poco si riempie di enormi strutture a soffietto che alludono agli archivi che con il tempo si sono moltiplicati per contenere il nulla burocratico. Nel secondo atto, ambientato in un gran teatro, il palcoscenico viene interamente occupato da arditi ponteggi e complicate armature che rimandano all'astruso intreccio che, per contrsto, viene semplificato nella partitura testuale.Gli attori alternano gesti estremamente formali stile Kabuki o biomeccanici alla Mejerchòl'd ad ampi movimenti coreografici, cantano e spingono lo straniamento fino all'estremo limite. I bagni di luce policromi enfatizzano i momenti più melodrammatici della vicenda che tuttavia vengono neutralizzati da un registro recitativo asettico. I colpi di scena, i depistamenti non sono che svolte nello sviluppo di un intreccio che non produce suspence anche a causa del vistoso appiattimento psicologico e del dirompente elemento grottesco che pervade la scena. Tutto poggia sul ritmo che tuttavia prende quota soltanto nella seconda parte dello spettacolo quando gli eventi si infittiscono verso la soluzione finale del mistero. L'intervallo spezza l'incantesimo di un gioco teatrale sospeso nel non tempo e indebolisce la tenuta ritmica di uno spettacolo indubbiamente di alto livello, per certi versi geniale, ma che tuttavia scorre senza suscitare emozioni e, soprattutto, senza trasmettere verità.

 

Scheda tecnica

THE MAKROPULOS CASE, da Karel Capek. Regia di Robert Wilson.

Ideazione scene e luci: Robert Wilson. Musiche: Ales Brezina. Costumi: Jacques Reynaud. Co-regia: Ann-Christin Rommen. Light designer: A.J. Weissbard. Dramaturgia. Martin Urban.

Con: Sona Cervena, Miroslav Donutil, Filip Rajmont, Vaclav Postranecky, Petr Pelzer, Pavla Beretova, Jan Bidlas, Milan Stehlik, Vladimir Javorsky e con i musicisti Vladimir Strnad, Martin Sedlak, Tomas Koubeck.

Produzione: The National Theatre, Czech Republic Prague.

Prima nazionale: 7 giugno 2012, al Teatro Mercadante di Napoli, nell'ambito del Napoli Teatro Festival 2012.



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