Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4393370

Abbiamo 263 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Cechov nel teatro di Daniel Veronese

I due spettacoli dell'argentino Daniel Veronese Espia a una mujer que se mata e Los hijos se han dormido, rispettivamente tratti da Zio Vanja e da Il gabbiano di Checov, hanno portato un'ondata di novità e una sferzata di energia sulle scene del Napoli Teatro Festival.

Veronese è una figura di spicco nel vivace panorama teatrale argentino della post-dittatura. Dopo aver fondato nel 1989 il Periférico de Objetos, dove ha lavorato sull'interazione tra attori e oggetti inanimati, ha cominciato a realizzare spettacoli grotteschi sulla situazione politica del suo paese. I suoi drammi più recenti traggono linfa da Ibsen, Fosse e Cechov e, lungi dal voler semplicemente attualizzare i grandi classici, si configurano come rivisitazioni finalizzate alla creazione di testi assolutamente originali. Veronese mantiene intatta l'ossatura della trama dei testi ai quali si ispira, ma poi li riscrive a suo modo, spezzettando i monologhi in dialoghi, rendendo il linguaggio più ruvido e colloquiale, inserendo ciatazioni da altri drammi. Il suo teatro si apre al presente e spinge la scena in prossimità del pubblico con il quale instaura un dialogo diretto e non privo di provocazioni.

La vitalità della scrittura di Veronese viene alimentata dallo straordinario talento di una compagnia di attori molto coesa. Recitano senza recitare e con un' energia e una verità alle quali il pubblico italiano, purtroppo, non è abituato. Entrambi gli spettacoli sono flussi continui in cui vita e teatro si conpenetrano. Prima ancora che gli spettatori si siano accomodati in sala,gli attori bisbigliano tra loro o danno sfogo alle proprie emozioni, poi, nel corso della rappresentazione, entrano ed escono dal loro personaggio con semplicità e disinvoltura.

L'apparato scenico è povero ed essenziale, un tavolo, qualche sedia, un divano sfondato per Los Hijos se han dormido, due pareti scrostate che comprimono i pochi arredi in un'area scenica ristretta e spostata in avanti verso il pubblico. Una luce fissa e intensa sovraespone la scena e fa sì che in sala non cali mai un buio completo.

In Espia a una mujer que se mata, l'intensa Maria Figueras nella parte di Sonia se ne sta appoggiata alla parete in un evidente stato di turbamento che cresce mentre un annuncio tradotto in inglese e in francese invita gli spettatori a spengere i cellulari. I suoi occhi si gonfiano gradualmente di lacrime fin quando non afferra una pistola che Serebriakov, suo padre, si affretta a toglierle di mano, ricordandole che l'arma servirà più tardi per il colpo di teatro di Vanja, poco prima del finale. Il gioco teatrale è smascherato, il realismo ridimensionato, ma i conflitti sopiti che agitano tutti i personaggi esplodono in scena con prepotente autenticità. I tempi cechoviani dilatati da pause e silenzi si annullano in un presente continuo che non prevede cambi di scena nè altri indizi che segnalino lo scorrere del tempo. La crisi della famiglia e i piccoli conflitti individuali si intrecciano in un hic et nunc che non prevede sviluppi futuri. I sette personaggi, Serebriakov, sua moglie Elena, il medico Astrov, Teleguin, Maria e ovviamente Vanja e Sonia, si accalcano sulla scena con i loro vestiti sciatti e dimessi e i bicchieri di vodka sempre pieni. Lo scompiglio provocato dall'arrivo del professore e della sua giovane moglie nella tenuta di campagna si traduce in un chiacchiericcio concitato e torrenziale fatto di dispute sul senso della vita, sul teatro, su Dio. La dinamica relazionale pensata da Veronese produce un forte impatto drammatico dove il tragico e l'elemento comico, fortemente presente in Checov, si compenetrano in modo inusuale. I personaggi urlano, si rincorrono, alternano spintonate a pacche sulla spalla in un crescendo di tensione che mozza il fiato. Protagonisti e personaggi minori si confondono in un convulso andirivieni che risuona di voci che si accavallano in uno straordinario concertato drammaturgico.

Il professor Serebriakov riflette sulle sorti del teatro che più che la realtà dovrebbe rappresentare la verità racchiusa nei sogni, mentre Vanja e Astrov si mettono a recitare di tanto in tanto battute da Le serve di Genet. "Il futuro del teatro nelle mani di un ladro innamorato di un equilibrista " è il commento del professore a queste scenette genettiane che ben si inseriscono in un dramma in cui tutti avrebbero desiderato una vita diversa. La regia evidenzia al massimo la natura corale del dramma dove il rimpianto per ciò che non si è vissuto non riguarda soltanto Vanja che ha sprecato la vita ad amministrare il podere del cognato, o Sonia, segretamente innamorata di Astrov che la respinge. La rassegnazione al fallimento e l'inadeguatezza alla vita riguardano tutti e la depressione russa descritta da Cechov rimanda, in modo obliquo e mai didascalico, a quella che la società argentina ha vissuto dopo il crollo economico del 2001.

Richiami a Zio Vanja, come anche a Il giardino dei ciliegi, attraversano la drammaturgia di Los hijos se han dormido che accentua fortemente i legami intertestuali de Il gabbiano con Amleto. Konstantin riflette sulla funzione del teatro citando versi scespiriani ma i riferimenti alla tragedia riguardano soprattutto il suo rapporto morboso con la madre Irina. Gli stilemi registici sono analoghi a quelli di Espia a una mujer que se mata, anche se qui l'intreccio di tradimenti e di amori respinti strizza l'occhio al feuilleton televisivo. I dialoghi febbrili si incentrano spesso sul teatro e sulle velleità artistiche di Kostantin, ma l'interesse di Veronese si concentra di più sulle relazioni umane e sugli amori inappagati. I personaggi si scambiano spesso degli abbracci che a volte sono respinti, abbracci improvvisi e spiazzanti che testimoniano un bisogno di affetto disperato. Il carattere di alcuni personaggi viene indurito, come nel caso di Irina che coniuga il suo egocentrismo d'attrice con un'aggressività rabbiosa nei confronti del figlio o, ancor più, nel caso di Masha, che con piglio autoritario, giunge a picchiare il povero Kostantin. La tensione è sempre altissima e il ritmo serrato dell'azione è sostenuto da una recitazione straordinariamente fluida e rigorosa nella sua apparente spontaneità.

Grande lezione di teatro, dunque, quella offerta da Veronese e dai suoi attori che insieme hanno dato nuova linfa a un Cechov sempre attuale ma, qui più che altrove, incredibilmente vivo e tangibile.

 

Schede tecniche

ESPIA A UNA MUJER QUE SE MATA, da Zio Vanja di Anton Cechov.
Adattamento di Daniel Veronese. Scenografia di Daniel Veronese.
Con : Osmar Nunez, Maria Figueras, Marcelo Subiotto, Villanueva Cosse, Maria Onetto, Marta Lubos, Mara Bestelli.
Regia di Daniel Veronese.
Produzione Sebastian Blutrach (Buenos Aires) con Ligne Directe/ Judith Martin (Paris).
Lingua spagnola con sottotitoli in italiano.Visto alla Galleria Toledo di Napoli il 15 giugno 2012.

LOS HIJOS SE HAN DORMIDO,  da Il Gabbiano di Anton Cechov.
Testo di Daniel Veronese. Scenografia : Alberto Negrìn. Costumi : Valeria Cook.
Con Claudio Da Passano, Maria Figueras, Berta Gagliano, Ana Garibaldi, Lautaro Delgado. Osmar Nunez, Maria Onetto, Marcelo D'Andrea, Roy Serrano, Marcelo Subiotto.
Regia di Daniel Veronese.
Produzione : Sebastian Blutrach con Ligne Directe/Judith Martin in coproduzione con Teatro San San Martin-Complejo Teatral de Buenos Aires, Thèatre de La Bastille (Paris), Festival D'Automne, Paris.
Prima italiana.
Visto al Teatro Nuovo di Napoli il 14 giugno 2012.



abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie