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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

PUZ/ZLE di Sidi Larbi Cherkaoui

 

Ipnotizza lo sguardo e coinvolge i cinque sensi l'ultimo spettacolo del coreografo Sidi Larbi Cherkaoui, presentato al Parco della Musica di Roma, nell'ambito del Festival Equilibrio Danza. Come sempre il coreografo belga-marocchino mescola in scena diversi linguaggi e trasforma gli elementi scenici in entità significative del movimento coreografico. Danza, musica, canto, scultura e persino l'architettura sono chiamate in causa in Puz/zle, per raccontare l'eterno sforzo dell'uomo di lasciare tracce del suo rapido passaggio sulla terra e per inscenare il suo continuo costruire e decostruire l'oggetto artistico per darsi un significato. Pensato per essere rappresentato nella Carrière de Bourbon, una cava dismessa a pochi chilometri da Avignone, lo spettacolo accoglie in scena enormi strutture modulari in simil pietra che si muovono insieme ai corpi dei danzatori, formando di volta in volta nuove strutture architettoniche, in un vortice caleidoscopico di immagini. La pietra è la protagonista quasi assoluta dello spettacolo, come l'acciaio lavorato dallo scultore Antony Gormely lo era stato in Babel. Là i moduli metallici intrappolavano danzatori robotici in strutture che evocavano torri, gabbie, barriere aereoportuali, per denunciare l'arroganza del colonialismo linguistico imposto dall' Angloamericano ad altre culture. Qui la pietra è simbolo delle rovine del Tempo ed è un tutt'uno con i corpi che affannosamente erigono menhir, templi, piramidi e obelischi che poi inevitabilmente crollano, sbiadendo la memoria dell'operato artistico. Il video iniziale, proiettato su un blocco di pietra grigia, mostra una fuga in soggettiva all'interno delle stanze di un museo vuoto, mentre un danzatore cerca di entrare nell'immagine, simulando movimenti di corsa. E' il prologo della perenne ricerca dell'oggetto artistico e si lega idealmente ad una seconda proiezione che mostra le cellule del DNA nel loro continuo perdere e ricercare nuove informazioni. La creatività scaturisce dalla morte che è fonte di rinascita e di rigenerazione sia a livello cellulare che in senso metaforico.

Allo stesso modo, il movimento della performance segue il ritmo alternato della ricerca e della demolizione del gesto coreografico e si basa sulla reiterazione. Quando un danzatore trova una soluzione, gli altri ripetono il movimento, creando sempre nuove figurazioni coreografiche di grande impatto visivo.

Quando il video iniziale si interrompe, i moduli formano una lunga parete contro la quale si accalcano e si scontrano i corpi dei danzatori. Quando il muro finalmente cade, altri moduli vanno a formare una sorta di scalinata, e i performer salgono e ridiscendono i gradini, vi si adagiano sopra e si lasciano scivolare l'uno sull'altro come fossero materia liquida in movimento verso il basso. Ma questo è solo l'inizio di una lunga serie di figurazioni coreografiche in cui il movimento dei blocchi di pietra si sincronizza con quello dei danzatori che, a loro volta, si incastrano nelle pietre del Tempo come fossero i tasselli di un puzzle. Ed ecco che il materiale inorganico diviene un tutt'uno con quello dei corpi che rendono visibile l'eterna tensione al bello attraverso gli assolo, i passi a due e i movimenti corali. La partitura coreografica è quantomai ibida con la sua commistione di Butho e Hip hop, con le danze sfrenate e spesso scomposte, i movimenti ondulatori, le contorsioni dinamiche, gli slanci improvvisi e le repentine ricadute dei bellissimi corpi impegnati in un perpetuo fare e disfare. Nonostande la profonda tensione emotiva dei soli, i danzatori sembrano essere parti di un meccanismo, piuttosto che soggetti dominanti del loro destino. In genere è uno solo del gruppo a prendere l'iniziativa, a trovare la soluzione coreografica giusta. Gli altri si limitano ad eseguirla come fossero automi. Le rovine e anche le pietre più piccole con le quali i ballerini battono il tempo del lavoro, dominano le immagini di una coreografia che in certi punti sembra privilegiare il movimento degli elementi scenici intorno ai corpi fermi, creando effetti cinematici che alternano primi piani a piani sequenza.

Coreografia e musica sono inscindibili portatori di significato. Il canto eseguito dal vivo dalla libanese Fadia Tomb El-Hage, la polifonia del gruppo corso A Filetta, il flauto e le percussioni del giapponese Kazunari Abe, infondono alla scena un' aura di sacralità laica. Il canto struggente sembra impregnare la mineraltà della pietra e salmodia la storia inscritta nei corpi dei danzatori.

A mano a mano che attraversano il Tempo alla ricerca dell'incastro perfetto, i corpi sembrano perdere l'iniziale vigore e verso la fine vengono come inghiottiti dalle pietre. Bellissima l'immagine in cui da un confuso ammasso di blocchi emergono soltanto le gambe o le mani dei danzatori protese verso l'alto. Un ' immagini biblica che evoca i dannati del Signorelli. Verso la fine il corpo di un danzatore viene come modellato con la biacca dalle mani sapienti degli altri fino ad assomigliare ad una statua. L'immobilità della figura evoca interrogativi su ciò che morto e ciò che non lo è. Forse la materia organica contiene la morte e quella inorganica è portatrice perenne di vita. Questa e molte altre riflessioni scaturiscono dalla visione dell'opera, forse la più compiuta e organica di Cherkaoui, che alla perfezione formale e alla sapienza tecnica dei suoi straordinari ballerini, affianca una continua tensione verso nuove frontiere espressive.

 

Scheda tecnica
PUZ/ZLE. Coreografia : Sidi Larbi Chercaoui. Musiche di Jean-Claude Acquaviva, Kazunari Abe, Olga Wojciechowska. Altre musiche : Bruno Coulais, Tavagna, brani tradizionali dalla Corsica, Giappone e Medio Oriente. Costumi : Miharu Toryama.  Compagnia di danza " eastman" : Vittoria De Ferrari Sapetto, Leif Federico Firnhaber, Damien Fournier, Ben Fury, Louise Michel Jackson, Kazutomi Kozuki. Sang-Hun Lee, Shintaro Oue, Valgerdur, Rùnarsdòttir, Helder Seabra, Michael Watts. Live music : A Filetta, Kazunari Abe, Fadia Tomb El-Hage.

Visto a Roma, Parco della Musica nel febbraio 2013.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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