Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4408162

Abbiamo 121 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Il vecchio e il mare, di Michelangelo Campanale

 

L'impianto visivo de Il vecchio e il mare di Michelangelo Campanale è senza dubbio l'elemento drammaturgico e performativo più significativo dello spettacolo. Pochi elementi scenografici ed un uso sapiente delle luci bastano ad evocare i sogni del vecchio pescatore Santiago, del giovane Manolin e quelli dello stesso Hemingway, che qui compare in carne e ossa per interagire con i suoi personaggi.

Al centro della scena una pedana rialzata ripidissima suggerisce la tolda di una nave pericolosamente in bilico tra le onde, ma è anche lo spazio interiore di Manolin, impegnato nel rito di passaggio dalla giovinezza all'adultità. Vele e sartie sono poste di lato in attesa di venire azionate per rappresentare la strenua lotta di Santiago con il gigantesco pesce spada che, una volta catturato, verrà divorato da un branco di squali. Sullo sfondo un siparietto nero disvela lo spazio narrativo e performativo del pescatore, uno spazio schermato fa frange tremule che, alla luce ambrata o bluastra, dei fari creano la suggestione di tramonti sulla spiaggia e di derive a largo. Al modo di William Kentridge, i sogni dei personaggi si materializzano attraverso disegni animati proiettati sui rispettivi piani. Il grande Sogno Americano simboleggiato dalla caccia all'enorme pesce spada accomuna l'immaginario di Santiago e di Manolin, e pertanto le figurine della barca trainata da un leone fantastico, della preda e dell'arpione scorrono prima sulla tolda dove il giovane si abbandona ai ricordi, e poi invadono le superfici dell'intero spazio scenico. Questo come altri espedienti visivi stabiliscono una continuità tra i diversi piani narrativi, che viene invece in parte spezzata dalla scrittura drammaturgica curata da Katia Scarimbolo.

L'adattamento prende le mosse da una lettera che Hemingway inviò da Cuba al suo editore nel febbraio del 1939 per comunicargli l' intenzione di trasformare un racconto di marinai ascoltato in qualche osteria de L'Avana in una storia. E' da questa esperienza che scaturirà l'ultimo romanzo breve di Hemingway e la riscrittura drammaturgica si incentra tutta sulla transitività tra arte e vita nell'opera dello "scrittore avventuriero". Prima ancora che le luci si spengano in sala, una voce off stage legge alcuni stralci della lettera in un bizzarro miscuglio di inglese e di italiano storpiato dalla pesante intonazione anglofona dell'attore statunitense Robert McNeer, che subito dopo prenderà posto sulla scena nei panni di Hemingway. La sua è una presenza ingombrante che non sempre riesce ad amalgamarsi con le vicende rappresentate. Inoltre la figura del grande scrittore americano rischia di continuo di scadere nella macchietta. Con la sua passione per il baseball, per la birra e per l'avventura, l'Hemingway che emerge dai modi e dai gesti enfatici dell'attore risulta più infantile di Manolin. Una versione banalizzata del "mito " dell Hemingway a torso nudo, alla caccia grossa, a pesca, all'osteria. E il fatto che lo spettacolo sia stato pensato per un pubblico di ragazzi non giustifica un ritratto così impoverito di uno scrittore che coniuga la sua sete di esperienza con una visione della vita essenzialmente negativa, confermata, per altro, dal suo suicidio. La malinconia legata al crollo del Sogno Americano è tutta nel fulcro narrativo nella vicenda di Santiago e del suo giovane amico, il resto produce solo stonature.

Lo spettacolo soffre inoltre di altre incongruenze. Cosa c'entrano le arie di Traviata e di Tosca con la storia di un vecchio disilluso e di un giovane colto nella presa di coscienza di se stesso? Perché l'accorato "Dovevo esserci io!", gridato da Manolin all'inizio dello spettacolo, viene commentato da "Amami Alfredo", per non parlare della partenza di Santiago preceduta da "E lucean le stelle". Peccato, perché la scena del combattimento del pescatore con la preda invisibile è davvero di rara efficacia evocativa e di prepotente fisicità, con i corpi degli attori sudati e arrossati dallo sforzo di tirare le funi e di issare le vele, e con l'estremo dinamismo dei movimenti e dei gesti frenetici del pescatore e del suo creatore intenti a simulare la presa all'amo. E' il momento più intenso dello spettacolo, una vera e propria esplosione di immagini, ottenuta in modo molto artigianale per lasciare che l'immaginazione sopperisca alle lacune della scena. Basta uno sbattere di stracci sulla pedana a suggerire l'attacco degli squali, e un tronco ondeggiante ad evocare il pesce spada. Ci si dimentica allora di alcuni scivoloni didascalici e delle cadute di ritmo dovute in parte al difficile incastro dei piani narrativi. Gli attori danno il meglio di se stessi e le note di Qui sas che accompagnano il balletto di Betty Boop proiettato sulla tolda sfumano dolcemente il diraradarsi di un sogno che, altrimenti orchestrato, sarebbe rimasto impresso nella memoria.

 

Scheda tecnica
IL VECCHIO E IL MARE,
tratto da Il vecchio e il mare di E. Hemingway.
Drammaturgia di Katia Scarimbolo. Luci e costumi di Michelangelo Campanale. Con: Bruno Soriato, Rober McNeer, Salvatore Marci. Regia: Michelangelo Campanale.  Produzione: Associazione Tra il Dire e il Fare – Compagnia La Luna nel Letto.  In coproduzione con il Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria e con la compagnia La Luna nel Pozzo.

Visto a Roma al Piccolo Eliseo Patroni Griffi nel febbraio 2013, nell'ambito della rassegna Puglia in Scena.

 

abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie