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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

"Le voci di dentro" di Eduardo nell'interpretazione di Tony Servillo

 

Data ormai per scontata l'intelligenza interpretativa dell'attore, quel che colpisce della regia di Le voci di dentro curata da Tony Servillo è la lucidità con la quale il testo performativo restituisce alla contemporaneità la profonda moralità filosofica della commedia di Eduardo. Scritta nel 1948, sulle macerie del conflitto bellico, Le voci di dentro analizza la crescente disgregazione dei valori dovuta al cinico consumismo della ricostruzione e il marcio che dilaga tra le mure domestiche dove si muore per disamore. Dietro la banalità del quotidiano si celano orrori che nella commedia divengono materia di sogni e che, come in un gioco di specchi, riflettono a loro volta inquietanti verità e presagiscono future derive. Nulla di più consono, dunque, alla realtà odierna dove la dissoluzione dell'etica si è talmente incistata nella vita di tutti i giorni da aver perso il nome di immoralità.

Accade molto spesso che la drammaturgia di De Filippo rimanga vittima della nostalgia della maschera dell'attore, come se l'inconscio collettivo di artisti e spettatori ricercasse invano nelle nuove messinscene la "grande magia" dell'ellittica sintassi mimica di Eduardo, il suo millimetrico dosaggio dei tempi e dei silenzi. Invano, perché l'incanto del teatro deriva proprio dalla sua non riproducibilità. Inutilmente, perché il teatro deve necessariamente modificarsi nel tempo per entrare in consonanza con la mutata sensibilità del pubblico. Nel caso di Eduardo, la nostalgia della grandezza dell'attore, alimentata per altro dalla vasta documetazione filmica delle sue commedie, rischia di condannare la sua drammaturgia all'immobilità. Indubbiamente Eduardo ha confezionato i suoi testi sul suo corpo e, per molti versi, le sue commedie appaiono intraducibili e difficili da decontestualizzare. Ecco, la versione di Servillo dimostra proprio il contrario. Spogliando la commedia del suo abito naturalistico, riducendo all'essenziale l'apparato scenico, Servillo lascia emergere in tutta la sua portata l' amara riflessione morale di Eduardo, la sua moderna vocazione al silenzio e, non da ultimo, la sua rappresentazione della transitività tra vita e teatro.


La più chiassosa coloritura del primo atto, viene smorzata da una scena monocroma e quasi spoglia, posta su un piano obliquo. Tavolo, sedie e una credenza sullo sfondo, a malapena di distinguono dalle pareti grigiastre della cucina di casa Cimmaruta. La serva Maria non entra sbadigliando, come prescrive la didascalia, ma viene colta nel profondo di un sonno che irrigidisce il suo corpo sulla sedia, il capo riverso all'indietro. L'immagine viene duplicata da dissolvenze in rapida successione e nella stessa identica posizione viene immobilizzato Alberto Saporito (Toni Servillo) nel "finale di partita "della commedia.. La neutralità dell'apparato visivo fa risaltare l'elemento allucinatorio che pervade il quotidiano. Lo stralunato sogno de ' o verme che la Maria di Chiara Baffi racconta orchestrando agilmente toni e registri, " la fetenzia" dei sogni a cui allude Carlo Saporito che in passato ne faceva di " talmente belli che parevano spettacoli di operetta da teatro", sono come frammenti di specchio infranto che riflette un disagio nutrito da paure, incertezze e sospetti . L'azione stessa della commedia, del resto, è messa in moto dal sogno di Alberto che, senza prevederlo, diviene drammaturgo inconsapevole di un copione che gli sfugge di mano. L'apparente normalità del risveglio di casa Cimmaruta viene infatti sconquassata dall'irruzione dei carabinieri dietro denuncia di Alberto che li accusa di aver assassinato l'amico Aniello Amitrano. L'omicidio Alberto l'ha soltanto sognato, ma nessuno gli crede e la denuncia fa scattare un perverso meccanismo di reciproci sospetti tra i membri della famiglia e ingabbia l'accusatore nel pericolo della ritorsione.

Il ritmo del primo atto è piuttosto sostenuto nonostante i rallentamenti mirati a creare un'atmosfera di attesa, e le piccole faccende quotidiane, il contrasto tra l' agiatezza dei Cimmaruta rispetto alla povertà da fame di Alberto e di suo fratello Carlo(interpretato magistralmente da Peppe, fratello di Toni Servillo), vengono sintetizzati da una recitazione dinamica e priva di orpelli melodrammatici. Nonostante l'integrità delle battute, la prima parte della commedia sembra rincorrere la seconda, quella in cui la regia mette in pieno risalto l' eco pirandelliana che risuona delle opere eduardiane degli Anni Quaranta. Da Le bugie hanno le gambe lunghe in poi, è l' immaginazione a determinare la percezione del mondo e a condizionare i rapporti tra i personaggi. Lo stanzone di casa Saporito che le didascalie vorrebbero "ingombro di ogni rifiuto e cianfrusaglie" è occupato soltanto da grappoli di sedie sospese nel nulla e, sulla destra, dal mezzanino rialzato dove se ne sta rintanato Zì Nicola. Il più saggio di tutta la congrega che si esprime soltanto attraverso scaracchi e fuochi d'artificio,e che si ostina al mutismo perchè " l'umanità è sorda ". Dal chiarore mattutino del primo atto si passa all'oscurità di un interno che più che altro, fa pensare ad un non luogo. Il ritmo si distende e l'andirivieni dei delatori che si accusano vicendevolmente di un omicidio inesistente assume coloriture beckettiane. Servillo dosa ironia e disincanto con equilibrio, anche se a volte non riesce a misurare un malcelato protagonismo che sfonda la quarta parete per porgere uno specchio dinnanzi al pubblico. Tra gli altri, spicca inaspettatamente l'interpretazione di Peppe che sviluppa il suo personaggio in modo spontaneo e autentico. La compagnia lavora in perfetta coesione, contribuendo alla fluidità quasi cinematografica delle sequenze dello spettacolo che, nonostante la raffinata rilettura del testo, conserva tutta l'immediatezza del teatro popolare eduardiano.

 

Scheda tecnica
LE VOCI DI DENTRO, di Eduardo De Filippo.
Scene: Lino Fiorito. Costumi: Ortensia De Francesco. Luci: Cesare Accetta. Suono: Daghi Rondanini.
Con: (in ordine di apparizione) Betti Pedrazzi, Chiara Baffi, Marcello Romolo, Lucia mandarini, Gigio Morra, Peppe Servillo, Toni Servillo, Antonello Cossia, Vincenzo Nemolato, Mariangela Robustelli, Francesco Paglino.
Regia: Toni Servillo.
Coproduzione: Teatro di Roma, Piccolo Teatro di Milano- Teatro d'Europa, Teatri Uniti.
Anteprima al Théatre du Gymnase, Marseille in occasione di Marseille Provance 2013 Capitale Européenne de la Culture.
Visto al Teatro Argentina di Roma nel maggio 2013.

 

 

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