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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

The Four Season Restaurant, di Romeo Castellucci


Il titolo del nuovo spettacolo di Romeo Castellucci si riferisce al ristorante esclusivo di Manhattan che nel 1958 commissionò a Mark Rothko una serie di quadri per decorare le pareti delle sale. Dopo aver visto le sue opere in un simile contesto commerciale, il pittore se le riprese per liberarle dalla morsa della volgarità e del consumo. La sottrazione dell'immagine e la negazione del contenuto accomunano la performance ai due precedenti spettacoli Sul concetto di volto del figlio di Dio e Il velo nero del pastore, ispirato al racconto di Nathaniel Hawthorne. Il reverendo Hooper che cela il suo volto dietro un velo nero costringe la piccola comunità in cui vive ad immaginarlo. Rothko che condanna le sue tele all'oscurità, concepisce le sue opere come spazi nei quali il riguardante possa entrare, vaste superfici di colore che invitano ad una contemplazione meditativa. Allo stesso modo l'opera di Castellucci rinuncia alla rappresentazione di contenuti riconoscibili per trascinare l' immaginario del pubblico dentro la scena.

Il testo performativo diviene un rebus di suggestioni visive, una fitta rete di indizi, riferimenti e citazioni che sfidano lo spettatore a un lavoro di montaggio esegetico tutt'altro che semplice, che tuttavia viene ricompensato da momenti di potente coivolgimento emotivo e sensoriale, oltreché intellettuale.

L'inzio è folgorante: la sala del Teatro Argentina viene ingoiata dal buio assoluto mentre un rumore sempre più assordante catapulta simbolicamente il pubblico dentro l'abisso dell'antimateria. Ad illuminare il tragitto è un accurato testo scientifico proiettato sul siparo che spiega il fenomeno del buco nero d'energia all'interno della Via Lattea. L'esperienza iniziale trova un geometrico corrispettivo nell' impressionante immagine finale dove un fragoroso turbinìo di materiale lavico, evoca il suicidio di Empedocle nel vortice del cratere dell'Etna. Lo spettacolo, come del resto anche la vita, traggono origine da un buco nero nel quale trovano anche la loro fine. Tra il prologo e l'epilogo c'è la solitudine dell'artista alla ricerca di tracce di senso. E non è forse un caso che Rothko, Holderlin e il protagonista stesso della Morte di Empedocle, incastonata all'interno della performance, siano tutti artisti usciti di scena attraverso il suicidio o la malattia mentale, condannandosi ad un silenzio che pone interrogativi.

La sequenza delle immagini e delle azioni si dipana lungo un sentiero impervio, alternando picchi di sublime bellezza a cadute di potenza espressiva.

Dal buio assoluto si passa al chiarore, dal frastuono al silenzio. Ad una ad una, dieci ragazze vestite da educande entrano nello spazio bianco della scena semivuota, una spalliera e pochi altri attrezzi da palestra sullo fondo. A turno afferrano un paio di forbici e si tagliano la lingua. Lo fanno con lentezza e gesti misurati, sospendendo l'azione nel non tempo del rito sacrificale. Un cane bianco divora i resti degli organi mutilati ma, subito dopo, le ragazze vengono mortificate a recitare La morte di Empedocle con pose che rimandano a dipinti di argomento sacro e e movimenti meccanicamente enfatici. Una recitazione da filodrammatici, smaccatamente falsa, con alterne dissolvenze delle voci nel playback. Una sequenza troppo lunga, una prova snervante per il pubblico che a malapena riesce a sentire le battute biascicate dalle performer e che, tra le altre cose, non è tenuto a comprendere l'originale in tedesco proiettato sullo sfondo. E' la prima volta che Castellucci immette la poesia nella scena, e forse la scena vuole alludere all'irrappresentabilità della parola poetica, o alla tentazione del regista di abbandonare il teatro in favore di un linguaggio più puro e assoluto. In ogni caso la sequenza crea un anticlimax e appare pretestuosa e pletorica nell'economia di una performance che tende all'essenzialità. E' un troppo nell'aspirazione al vuoto dove lo sguardo si fa significato.

Le performer danno il meglio di sé nella creazione di gruppi scultorei, come nella bellissima scena del parto multiplo, in cui le donne si raccolgono in un gruppo dal quale fuoriesce,di volta in volta, una di loro. Appena venute al mondo vengono spogliate dei loro abiti prima di uscire di scena assumendo la postura di Adamo ed Eva ne La cacciata dal paradiso terrestre di Masaccio. É forse il momento più alto dello spettacolo, seguito da quadri e visioni in parte già visti in precedenza. Il sipario che avanza per svelare il corpo di un grosso animale con le zampe anteriori amputate, il bagliore accecante di lampi che squarciano le pareti bianche e nere, il vortice di corpuscoli di materia ingoiati nel cratere, una supplica finale, un ripetuto < non lasciarmi>, forse indirizzato a un dio assente o a una creatura terrena e, infine, l'enigmatica gigantografia di un volto di donna con lo sgurdo abbassato.

Si esce dalla sala ammaliati dalla potenza della visione, con tanti, forse troppi, interrogativi e qualche perplessità sulla riuscita dello spettacolo nel suo insieme.

 

Scheda tecnica

THE FOUR SEASONS RESTAURANT, dal ciclo de Il velo del pastore. Regia, scene e costumi di Romeo Castellucci.

Musiche: Scott Gibbons. Assistente alla regia: Silvia Costa. Collaborazione alla drammaturgia: Piersandra Di Matteo. Direzione alla realizzazione delle scene: Massimiliano Peirone. Tecnici di palco: Michele Loguercio, Filippo Mancini, Lorenzo Martinelli. Tecnico luci: Fabio Berselli. Tecnico del suono: Matteo Braglia. Coordinamento tecnico: Luciano Trebbi. Realizzazione dei costumi: Rachels'Seamstress Service. Accessori: Carmen Castellucci. Interpreti: Chiara Causa, Silvia Costa, Laura Dondoli, Irene Petris e con Aglaia Mora, Elisa Monchicchi, Elisa Turco Liveri, Evelin Facchini, Viviana Mancini, Marzia Pellegrino.

Produzione esecutiva: Socìetas Raffaello Sanzio, in coproduzione con: Theater der Welt 2010, Théatre National de Bretagne/Rennes, deSingel International arts campus/ Anversa, The National Theatre/ Oslo Norvegia, Barbican London and SPILL, Festival of Performance, Chekhov International Theatre Festival/ Mosca, Holland Festival/ Amsterdam, Athens Festival, GREC 2011 Festival de Barcellona, Festival d'Avignon, International TheatreFestival DIALOG Wroclaw / Polomia- BITEF (Belgrade International Thetre Festival), Foreign Affairs I Berliner Festspiele 2011, Théatre de la Ville_Paris, Romaeuropa Festival 2011, Theatre festival SPIELART Munchen (Spielmotor Munchen e.V), Le Maillon, Théatre de Strasburg / Scène Européenne, TAP Théatre Auditorium de Poitiers _ Scène Nationale Peak Performances @ Montclair State_USA.

Prima nazionale: 30 ottobre 2013 al Teatro Argentina di Roma, nell'ambito di Romaeuropa Festival.

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