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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Dinamo, di Claudio Tolcachir

Dopo il successo ottenuto nel 2012 con Torcher Cuerpo e El viento en un violìn,l'argentino Claudio Tolcachir è tornato a Napoli, dove il Teatro Festival ha deciso di coprodurre il suo ultimo spettacolo. Dinamo è una una breve ma intensa pièce surreale che reinventa la quotidianità caricandola al limite del grottesco.

 

Questa volta, il più giovane drammaturgo e regista della cosiddetta <onda argentina>, concentra l'azione scenica intorno alla solitudine semi autistica di tre donne che convivono, quasi senza accorgersene, nell'angusto spazio di una roulotte parcheggiata nel mezzo del nulla più assoluto.

In scena giganteggia lo spaccato assonometrico dell'interno del rimorchio circondato dal buio. Lo spazio è suddiviso in tre ambienti: una cucina ben attrezzata e un piccolo bagno chimico sormontato dall'angolo notte al quale si accede attraverso una scaletta interna. Sul tetto svetta l'antenna della televisione alla quale è legato un filo per stendere i panni. L'interno è oberato di mobili e di oggetti dai colori sgargianti che fanno subito pensare ai primi film di Almodòvar.

La partitura testuale, scritta a sei mani con Melisa Hermida e Lautaro Perotti, mescola insieme una lingua inventata di sana pianta con sporadiche battute e improvvisi fiotti di logorrea in lingua spagnola che si scontrano per comporre un'eccentrica sinfonia dell'incomunicabilità. Il tutto è accompagnato dalla musica della chitarra elettrica di Joaquin Segate che suona dal vivo sul lato sinistro del proscenio.

La proprietaria delle roulotte è Ada (la portentosa Marta Lubos), una ex rock star ultrasettantenne che vive totalmente assorta nel suo passato di gloria. La bizzarra signora passa il tempo sforzandosi di cantare al microfono con una voce rauca deturpata dal fumo, oppure navigando in rete alla ricerca di tracce dei suoi successi. Dice solo di no oppure invoca il nome di <Muriel>, sua probabile partner canora nei bei tempi andati. La sua semi afasia è contrastata dalle inutili richieste di aiuto gridate dalla nipote Marisa (una Daniela Pal in piena forma). La ragazzona è un ex tennista, reduce da un ricovero in ospedale psichiatrico, che chiede ospitalità alla zia per allenarsi un po' prima di riprendere a giocare. Le propone persino di pagarla, ma non ottiene la minima attenzione. Parla da sola e i suoi continui tentativi di farsi notare sono sempre fallimentari, anche quando si ripresenta con le braccia ingessate e il corpo compresso in un vistoso busto ortopedico. Il terzo personaggio è Harima (l'eterea Paula Ransenberg), un' invisibile ospite abusiva che viene da lontano e parla una lingua inesistente. Si nasconde dentro i mobili, entra ed esce dai luoghi più reconditi con una leggerezza quasi ultraterrena. E' materna e accudente, e quando viene fuori allo scoperto è l'unica che riesce a capire e a farsi capire con i gesti e l'intonazione. E' una presenza angelica che cerca di mettere ordine nella vita delle altre due, aiutandole in qualche modo ad accorciare le distanze che le separano.


 

La scena più intensamente tragicomica è quella in cui Harima comunica con la madre lontana attraverso Skype. Dopo aver coperto le credenze di cucina con una specie di sipario di velluto, si sposta in bagno con il computer in mano per mostrarle tutti i comfort (doccia e rubinetti) che ha trovato nel paese che la ha accolta.

Nel suo insieme, lo spettacolo è un perfetto congegno registico e attoriale che nasconde dietro il sorriso gli abissi della solitudine e l' impietosa tragicità della vita. L'incomunicabilità quasi assoluta salta agli occhi quando le tre donne compaiono simultaneamente in scena, separate, divise, chiuse a riccio nei loro mondi immaginari e ignare della presenza delle altre. Ognuna è intenta a rimettere insieme i frantumi della propria esistenza. Marisa, la più giovane, continua a chiedersi se i suoi genitori siano morti in un incidente o per un suicidio, e sostiene di vedere i morti <quando sono vivi>. Le altre sognano di riappropriarsi di qualcosa che hanno perso per sempre.

Eppure lo spettacolo è irresistibilmente comico, e non soltanto per l'incongruenza tra battute e situazioni, ma anche per i ritmi sostenuti dei movimenti scenici. L'azione scorre velocemente nonostante i continui spostamenti delle attrici in uno spazio così limitato. C'è un continuo saliscendi con inciampi e scontri di corpi, e una serrata sequenza di entrate e uscite attraverso la porta, le finestre e il tetto della roulotte. Le attrici sono cariche di energia e perfettamente in sintonia tra loro. Il ritmo e il tono sono costantemente alti, nonostante i lunghi silenzi e gli incolmabili vuoti esistenziali.

 

Scheda tecnica

DINAMO. Testo e regia di Claudio Tolcachir, Melisa Hermida, Lautaro Perotti. Scenografia: Gonzalo Cordoba Estévez. Musiche. Joaquin Segate.

Luci. Ricardo Sica. Assistente alla regia: Marìa Garcia De Oteyza. Produttori: Jonathan Zak, Maxime Seugé. Con Daniela Pal, Marta Lubos, Paula Ransenberg e il musicista Joaquin Segade. Produzione Teatro Timbre4. In Coproduzione con Fondazione Campania dei Festival- Napoli Teatro Festival Italia, Festival D'Avignon, Maison des Arts de Créteil Scène Nationale, Fundacìon Teatro A Mil (Santiago du Chili), Teatro La Plaza (Lima), Centro Cultural San Martìn (Buenos Aires), Sesc Sao Paulo.

Con il sostegno di Ministère De La Culture De La Ville De Buenos Aires e di Théatre National de Bordeaux En Aquitaine.

Spettacolo in spagnolo con sottotitoli in italiano. La lingua sconosciuta di Harima non ha traduzione.

Visto al Teatro Mercadante di Napoli il 27 giugno 2015.

 

 

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