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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Un sogno della notte dell’estate

Già dal titolo, Un sogno della notte dell’estate di Massimiliano Civica si presenta come una versione innovativa del capolavoro scespiriano. Del resto, il giovane regista che ne cura la nuova traduzione e l’allestimento scenico, ha fatto molta strada a forza di sfide nei confronti della tradizione accademica nostrana, mettendo a dura prova l’attenzione del pubblico con uno stile recitativo assolutamente privo di intonazione che ha mandato però in visibilio molti critici. Quella che continua a richiedere ai suoi attori è una forma di non-recitazione che si sforza di liberare il personaggio da qualsiasi sovrapposizione interpretativa da parte dell’attore. Ma questo suo grado zero non rende giustizia alla parola e soprattutto annoia mortalmente. Certo, il birignao di certi mattatori che si impongono sulla scena a discapito dei personaggi non si può più davvero tollerare, come anche gli artificiosi esercizi fonetici imposti dalla dittatura di certo teatro di regia. Ma anche il salmodiare degli attori di Civica, di fatto, non restituisce l’alterità del testo e dei personaggi.

Lo spettacolo ha un impianto registico basato su una rigorosa geometria visiva che pone in contrasto le sottotrame che il variegato linguaggio scespiriano amalgama invece in un armonico insieme. Il palcoscenico grigio e semivuoto è incorniciato da un sipario di velluto nero sullo sfondo, e da due file di seggiole sui due lati, dove gli attori stazionano quando non sono coinvolti nell’azione. Il disegno luci e l’andamento ritmico dei cambi di scena scandiscono con algida precisione l’alternarsi del giorno e della notte e il passaggio dal mondo solare e razionale della Corte di Atene a quello lunare, onirico e oscuro della foresta di Arden. Teseo e Ippolita indossano abiti bianchissimi di foggia classica che i loro interpreti sostituiscono con lunghi tabarri neri quando entrano nei ruoli opposti e paralleli di Oberon e Titania.

La specularità meta- teatrale ed il gioco dei doppi della commedia scespiriana vengono posti al centro dell’attenzione del pubblico, mentre il passo incalzante dell’azione chiarifica il perfetto meccanismo teatrale della commedia. La povertà della scena, proprio come ai tempi del Bardo, restituisce alla parola la sua capacità di creare spazi e di popolarli di elfi, nani, fate e cobolti, di quegli spiriti, cioè, che abitano la dimensione magica perfettamente speculare a quella umana. Tuttavia sia la traduzione sia la recitazione in parte annullano la poliedrica sonorità del testo, affidando a incantevoli soluzioni registiche il potere di dar forma all’invisibile. Oberon e Titania si muovono sulla scena al modo di antichi attori giapponesi. Orchestrano i loro gesti con esattezza e rigore, mentre bagliori fugaci di lucine rosse si accendono e si spengono ad intermittenza tra le loro mani,in una incantevole danza di lucciole che evoca la presenza di folletti nell’aria. Hanno in pugno la Natura e il loro bisticcio può provocare catastrofi o sovvertire quell’ordine di cui Atene è simbolo. Ma la vistosa eliminazione di quelle che Civica considera “incrostazioni poetiche” del testo, l’azzeramento del contrappunto musicale del blank verse pronunciato da Oberon e Titania, fanno sì che la sospensione magica delle scene di cui sono protagonisti sia in parte ridotta. La versificazione è per Shakespeare un potentissimo strumento drammaturgico attraverso il quale modella l’umano e plasma infiniti mondi. Qualsiasi traduzione che intenda essere fedele al suo teatro, deve fare inevitabilmente i conti cono la qualità poetica del testo. Pena l’appiattimento di ciò che è scolpito a tutto tondo.

Delle quattro, la sottotrama dei giovani amanti è senz’alto la più debole. Shakespeare utilizza per gli innamorati una versificazione più convenzionale, spesso appoggiata sulla rima baciata. Il girotondo dei dialoghi è caratterizzato da veloci scambi di battute che materializzano l’urgenza dell’amore e la sua stessa inconsistenza. Le variazioni di ritmo vengono qui annullate dalla monotonia recitativa imposta ai quattro fuggitivi che parlano e bisticciano d’amore con lo stesso tono di chi recita il Padrenostro. La staticità e la ripetitività dei movimenti, inoltre, trasforma quello che dovrebbe essere un vero e proprio balletto, in un monotono andirivieni che potrebbe conciliare il sonno, se non intervenisse la rumorosa comicità degli artigiani a risollevare le sorti dello spettacolo.

Sono attori improvvisati che si trovano nel bosco a provare la lacrimosa tragedia di Priamo e Tisbe per recitarla a Corte in occasione delle nozze di Ippolita e Teseo. La sottotrama di Quince e del suo accrocco di commedianti si impone sulle altre, tanto da sembrare uno spettacolo a parte. Civica non perde occasione di mettere in ridicolo il cattivo teatro attraverso i lazzi di questi buffissimi personaggi. Si rispolverano i consigli di Amleto agli attori, si rifà il verso a certi divi della scena di ieri e si lanciano frecciate ai vari Scamarcio di oggi. La recitazione si rimpolpa della linfa dell’improvvisazione e del gesto apparentemente non pianificato. La prosa rozza e il linguaggio più speziato segnalano finalmente un contrappunto linguistico che diversifichi il complesso gioco delle sottotrame.

Ma il riflesso di specchi del teatro nel teatro si amplifica soltanto verso la fine, quando la compagnia di Quince recita finalmente Priamo e Tisbe dando le spalle al pubblico, e rivolta verso la Corte che lo guarda al di là del sipario posto sullo sfondo della scena. La riflessione meta-teatrale tuttavia appare qui piuttosto autoreferenziale perché il mondo che il teatro dovrebbe contenere e rappresentare appare prosciugato di quella linfa vitale di cui il testo originale invece si nutre.

Con A Midsummer Night’s Dream, Shakespeare inscena una realtà proteiforme, intessuta di folclore popolare e di citazioni da Le Metamorfosi ovidiane. Mette insieme cortigiani, giovani inquieti, gente del popolo e spiriti fantastici per offrire ad un pubblico vasto un’immagine in cui riflettersi. Dà forma alla follia d’amore e al potere stesso dell’immaginazione di trasformare la realtà e creare infiniti mondi. La vita con i suoi giochi d’amore e di potere, con i suoi sogni e disincanti, diviene in Civica una scacchiera di segni astratti. Oberon e Titania sono i doppi notturni e oscuri di Teseo ed Ippolita ed Egeo che impone alla figlia Ermia di sposare l’uomo che lei non ama, trova il suo doppio in Puck, lo spirito maldestro che confonde i filtri d’amore. Civica fa recitare ruoli dicotomici allo stesso attore per sottolineare la complementarità nella diversità. Ma l’insieme è come imprigionato dentro lo schema delle idee.

Inoltre, per quanto si sforzi di avvicinarsi al teatro popolare, quello di Civica sembra destinato a rimanere un teatro rivolto a pochi. Il suo Sogno non può prescindere dalla conoscenza da parte del pubblico di quello scespiriano perché il suo scopo principale è quello di rappresentare il meccanismo del dramma e del teatro. Per questo e per altri motivi, il suo teatro è metonimico e non metaforico nel senso più ampio, come lo è quello di Shakespeare.

 

Scheda tecnica

Un sogno nella notte dell’estate, spettacolo di Massimiliano Civica.
Costumi : Clotilde. Oggetti di scena : Paola Benvenuto. Maschere: Atelier Erriquez & Cavarra. Tecniche del corpo : Alessandra Cristiani. Tecniche della voce : Francesca Della Monica. Tecniche di ventriloquismo : Samuel Berletti.

Con : Elena Borgogni, Valentina Curatoli, Nicola Danesi, Oscar De Summa, Mirko Feliziani, Riccardo Goretti, Armando Iovino, Mauro Pescio, Alfonso Postiglione, Angelo Romagnoli, Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini.
Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Andrea Sarti.
Prima nazionale : 26 ottobre, Teatro Vascello, Roma.

Prossime rappresentazioni

23-24 novembre, Bologna Arena del Sole.
11-12 dicembre, Parma, Teatro Due.
14-15 dicembre 2010, Gubbio, Teatro Comunale.

16-19 dicembre 2010, Cesena, Teatro Bonci.

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