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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Il borghese gentiluomo, di e con Filippo Dini

 


Nel doppio ruolo di attore e di regista, Filippo Dini traspone Il borghese gentiluomo di Molière in un epoca recente poco definita sul piano spazio-temporale. Lo fa con prudenza e con una certa discrezione, anche perché un confronto diretto tra l'assetto sociale del Seicento e quello di oggi, oltre ad essere poco utile, è pressoché impossibile.

Scritta e rappresentata alla corte di Luigi XIV nel 1670, Il borghese gentiluomo è una commedia- balletto in cinque atti con musiche di Jean-Baptiste Lully, tutta incentrata sulle goffe peripezie di un ricchissimo borghese per diventare nobile. Gli sforzi ridicoli di Monsieur Jourdain di elevarsi di rango, implicano una panoramica sui vizi e le virtù di due ceti sociali che a quei tempi erano molto diversi tra loro. Oggi i confini tra le classi sociali sono sempre più labili e i comportamenti sempre più cafoni e omologati. Oggetti di culto come lo smartphone, il tablet, il rolex o il vestito firmato, accomunano borgatari e rampolli delle famiglie altolocate.

Dini allenta la morsa della satira sociale e privilegia la farsa, trasformando la commedia in una specie di varietà, fitto di episodi caricaturali che spesso appaiono un po' troppo forzati. Il loro scopo principale, tuttavia, sembra essere quello di mettere in evidenza la solitudine e l'apparente ingenuità di Monsieur Jourdain. Rispetto al borghese di Molière, quello di Dini, che ne interpreta anche la parte, appare più patetico nella sua smania di acculturarsi per diventare quello che non è e che non potrà mai essere. Di fatto è un borghesuccio volgare e ignorante ma, allo stesso tempo, è anche un pescatore di sogni, assetato di bellezza e di cultura che vive in una dimensione prevalentemente teatrale. Il suo narcisismo lo trasforma in un attore fuori parte, come dimostra quando scende in strada per mostrare il "costume da nobile", confezionato su misura per lui da un sarto truffaldino.

La scena di Laura Benzi riproduce l'interno della sua casa di pessimo gusto, tappezzata da una carta da parati pacchiana e arredata con mobili un tantino grossolani. Per non parlare della possente colonna classicheggiante che sorregge il soffitto.


Quando entra in scena, Jourdain indossa una vestaglia di raso in oro aperta sul davanti che lascia intravedere una tenuta sportiva. Ha un paio di guantoni rossi e un asciugamano di conforto sul collo. Parla di pilates, salta alla corda e fa esercizi ginnici massacranti prima di affrontare la lezione di canto, quella di danza e quella di scherma. L'allievo è un vero rompiscatole e non perde occasione per criticare l'operato dei suoi maestri impostori, che alla fine litigano furiosamente tra di loro. Partacce, grida e spintoni movimentano le scenette che si susseguono a ritmo accelerato. La lezione più spassosa è quella del Maestro di Filosofia che, costretto a scartare la Logica, la Morale e la Fisica, ripiega sull'ortografia. Jourdain non conosce la differenza tra vocali e consonanti e impara a scandire le prime con l'incertezza di un bambino un po' imbranato.


Gli attori sono tutti di livello e alcuni di loro interpretano fino a tre parti. La recitazione dei personaggi laterali è smaccatamente caricaturale, mentre Dini offre un'interpretazione schietta, vitale e a tutto tondo del suo personaggio. Molto convincente e cattivante appare anche Orietta Notari nei panni della moglie esasperata di Jourdain, una donna con i piedi per terra che rimprovera il marito per farsi imbrogliare da una banda di farabutti. La figlia Lucille (Valeria Angelozzi) indossa una gonna in pelle da squinzia, non dissimile da quella della serva Nicole (Ilaria Falini ). Sono entrambe molto linguacciute e si prendono gioco di Jourdan. La figlia,in particolare, perché il padre le impedisce tassativamente di sposare il giovane borghese Cléonte (Ivan Zerbinati). A completare il quadro, non potevano mancare due nobili squattrinati e annoiati. Dorante (Davide Lorino) e la marchesa Dorimene (una languida Sara Bertelà) sono amanti e non si fanno scrupoli a stringersi in un amplesso in casa di Jourdain e, soprattutto. a spillargli quattrini a più non posso.


L'andamento ritmico dell'azione in parte risente della struttura lasca della commedia che, privata degli intermezzi musicali e delle parti coreutiche, rivela una trama episodica. Da un inizio frizzante si passa a un rallentamento nella parte centrale, seguito dai tempi concitati della mascherata finale. Il metateatro, questa volta, si rivolta contro l'attore Jourdain. Cléonte si veste da figlio del Gran Turco e mette in scena una buffa cerimonia per conferire a Jourdain il titolo di Mammalucco, e ottenere in tal modo il consenso al matrimonio con la figlia. Svelato l'inganno tutti fanno i preparativi per le nozze e Jourdain rimane da solo con uno scolapasta in testa, decorato con candele accese. Fa pensare a un Ubu bastonato e aggiunge un tocco di malinconia alla chiusa altrimenti molto tradizionale della commedia.

Nel complesso la pièce,sebbene curata nei minimi particolari, appare confusa tra epoche e generi diversi e alterna momenti felici a improvvise cadute di stile. Particolarmente riuscito è il ritratto del protagonista Jourdain che viene reso in tutta la sua ambiguità.

  

Scheda tecnica

IL BORGHESE GENTILUOMO, di Molière.
Versione italiana di Cesare Garboli.
Con: Filippo Dini, Orietta Notari, Sara Betelà, Davide Lorino, Valeria Angelozzi, Ivan Zerbinati, Ilaria Falini, Roberto Serpi e Antonio Zavatteri.
Regia di Filippo Dini.
Scene: Laura Benzi.Costumi: Laura Benzi. Musiche Arturo Annecchino. Luci: Pasquale Mari.
Produzione: Teatro Stabile di Genova, Fondazione Teatro Due.

 

 

 

 

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