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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

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Testuali parole

Quale cultura?

 

Nessuno discute il diritto di tutti ad esprimere opinioni, meno che mai quando si parla di intellettuali di alto livello, insigniti magari di titoli onorifici come “accademico” e “professore emerito”. E nessuno discute il diritto di un giornale progressista come “La Repubblica” di pubblicare articoli scritti da personaggi che progressisti non sono davvero; Pietro Citati ad esempio scrive da anni sul giornale di Scalfari e Mauro e, nonostante la non voluta comicità di molte sue affermazioni in materia di attualità (tra cui l'avversione ai computer e ad Alessandro Baricco), nessuno discute la libertà di Ezio Mauro di pubblicarlo.

Ciò nonostante, il 28 ottobre scorso si stentava a credere che Repubblica avesse pubblicato un articolo di Marc Fumaroli, 78enne accademico di Francia noto come grande erudito e studioso raffinato, contro la mercificazione dell'arte e contro i musei di arte contemporanea nella stessa pagina in cui altri articoli lamentavano il taglio dei finanziamenti deciso dalla finanziaria del governo Berlusconi. In realtà, anche Fumaroli si spende nella difesa del patrimonio culturale, che a suo dire non deve essere confuso con un bene economico, e scrive con molta precisione che: “Questo patrimonio monumentale e museale forma un tessuto connettivo dove tutto si tiene. Solo lo Stato, con la sua legislazione e il suo personale di esperti certificati e consacrati al bene comune, è in grado di preservare la coerenza, l'integrità, il senso e l'insegnamento. Ha tutto l'interesse a farlo, essendo questi i fondamenti del legame civico e del sentimento nazionale, alla base dello Stato stesso e importanti quanto la lingua”.

Subito dopo e subito prima tuttavia, Fumaroli ricade nella critica dell'arte che si ostina a definire come “cosiddetta contemporanea” (sic!) e che sarebbe in particolare tutta l'arte derivata dalla Pop Art. Si direbbe che l'acredine di Fumaroli sia rivolta agli americani in genere, come purtroppo si addice a chi vive nella provincia dell'Impero e ha una grande nostalgia di Napoleone, o di Talleyrand.

La lettura dell'articolo, come accade spesso anche con quelli di Citati (che a Fumaroli somiglia effettivamente molto), suscita nel lettore una domanda: chi scrive sa di cosa parla o parla di cose che si rifiuta di conoscere? E' un problema tipico di molti anziani che non sanno adattarsi e che quindi, non potendo capire, negano; ma, fuori dall'argomento età, è anche un problema tipico del tecnico davanti all'arte o dell'artista davanti alla tecnica: non potendola capire, ne negano l'importanza.

Che dire davanti a frasi come questa: “Veltroni diventò comunque ministro, e inaugurò la deriva commerciale (sfilate di moda e concerti rock al museo), ma anche la confusione semantica tra patrimonio culturale e intrattenimento di massa, l'una e l'altra rimaste fino ad allora latenti nell'espressione italiana «beni culturali»”. A parte l'origine del problema, che si trova nella legge Ronchey e non nelle scelte di Veltroni, i successivi riferimenti di Fumaroli alle tesi di Salvatore Settis sono poi indicativi, anche se Settis - un grande intellettuale che per fortuna continua a spendersi nelle lotte più importanti in difesa della cultura - al confronto appare un ipermodernista, e rivelano il solito incredibile problema: quale cultura dare alle masse? La nuova veste dei musei, che da luoghi deserti e pieni di polvere sono diventati vetrine lussuose e affollate, continua a dare fastidio a certi personaggi che amavano discutere di cose meravigliose solo tra pochi eletti. Ma finché non si capisce che la vera democrazia non consiste nel far contenta la gente, ma nel far capire alla gente perché e come può essere contenta, allora andremo avanti a litigare su temi inossidabili e irrisolvibili, perdendo tempo infinito in chiacchiere e credendo per giunta che tutto ciò abbia importanza; nel frattempo, nel cuore del disprezzato Impero avanguardista e milionario, grandi studiosi americani pubblicano gli unici testi importanti sul Rinascimento italiano, sulla pittura europea dell'Ottocento, su Picasso, e su Koons, su Warhol, su Beuys …

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