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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Il mago Richter a Potsdam

 

Fig. 1

Il Museum Barberini nell'Alter Markt di Potsdam

Dal 2017 il Museum Barberini di Potsdam (Fig. 1), che prende nome dal palazzo in cui ha sede - sorta di copia dell’omonimo capolavoro barocco a Roma - propone una intensa attività espositiva, sinora premiata da notevole successo di pubblico e di critica.

[Nota: Il Palazzo Barberini è stato ricostruito nella piazza centrale di Potsdam, l’Alter Markt, che fu rasa al suolo durante la Seconda Guerra e solo parzialmente utilizzata negli anni della DDR. Con la riunificazione tedesca, si è deciso di ricostruire la piazza, che da un lato presenta la chiesa di San Nicola, al centro un obelisco, e sull’altro lato appunto il palazzo Barberini; accanto alla chiesa, dalla ricostruita cupola in stile rinascimentale, è attualmente in fase di demolizione l’unico edificio socialista sopravvissuto, che darà spazio alla ricostruzione dello Stadtschloss, il Palazzo di Città].

Nell’estate del 2018 il Museo Barberini ospita una bella mostra a tema di Gerhard Richter, Abstraktion. Gerhard Richter, classe 1932, è secondo me il principale rappresentante della pittura internazionale dagli anni ‘50 del Novecento sino a oggi; i risultati delle aste e la sua presenza nei musei confermano la mia opinione, ma in particolare è il livello qualitativo della sua intensa produttività che lascia ammirati, soprattutto per la varietà delle opere. Senza dubbio è possibile vedere in Richter una sorta di artefice, se non di mago, in grado di intersecare qualunque strada creativa e di definirla, delimitarla, fornendole una identità non più eludibile. Questa varietà, che dal dopoguerra in avanti ha visto Richter trasformarsi in un artista pop, in un espressionista figurativo, in un astratto-geometrico minimalista, in un iper-realista dai toni romantici, in un espressionista astratto vulcanico e incandescente, e in molte altre figure ancora, fu proposta al meglio nella grande retrospettiva Panorama che sei anni fa a Londra, a Berlino e a Parigi, celebrò il suo ottantesimo compleanno portando alle stelle la sua fama.

Fig. 2

Alcune sale dell'esposizione
 

Oggi Potsdam fornisce a Richter due piani del Museo (Fig. 2) per una rassegna di opere astratte datate dagli anni Sessanta al 2016, una carrellata molto ben organizzata e allestita, con ampi respiri tra un quadro e l’altro. Divisa in quattro parti, con una qualche direttrice cronologica per ogni sezione, la mostra è arricchita da un notevole catalogo, di alta qualità tipografica, dei curatori Ortrud Westheider, direttrice del Museo e Dietmar Elger, principale collaboratore, amico e biografo del maestro. Richter attualmente si sta occupando della grande mostra che nel 2019 lo celebrerà al Metropolitan Museum di New York, ma a detta della direttrice anche la sua collaborazione a Potsdam è stata preziosa.

L’astrazione di Richter risale quindi almeno a mezzo secolo fa e si è espressa in molteplici forme, da un’idea di espressionismo alla Pollock a un’altra alla Mondrian, da una struttura esplosiva alla Kandinsky a un’altra minimale alla Frank Stella. Ma in un qualche momento della sua carriera, forse dagli anni Ottanta, Richter è diventato Richter, un pittore che si esprime alla Richter, senza riferimenti esterni. L’astrazione - divenuta progressivamente il terreno privilegiato della sua ricerca - è per Richter studio metodico, sistematico e meticoloso di ciò che la pittura può esprimere tramite linee, colori, superfici (Fig. 3 del 1966, 4 e 5 del 1984).

Fig. 3

Quadro astratto del 1966

Fig. 4

Fig. 5

 Due quadri astratti del 1984 

 

Nella mostra di Potsdam c’è un incredibile quadro di due metri per dieci (200 x 1000 cm. è scritto nel catalogo) prodotto da una stampante digitale su carta rigida inserita tra un foglio di alluminio e uno di plexiglass; rappresenta un’infinità di sottili strisce colorate parallele, in orizzontale (Fig. 6). E’ un’opera che lascia interdetti, una sfida alla tradizione da un lato e alla nostra normale distinzione tra pittura e decorazione dall’altro. Alla stregua di uno stato ipnotico, il quadro realizzato tra il 2013 eil 2016 (che a differenza di molti altri ha un titolo, Strip, ovvero Striscia) occupa quella superficie, la dilata, la regola, e diventa parte dell’architettura in cui si trova. E’ il punto di arrivo, forse, dell’imponente quantità di studi cromatici prodotti dal pittore, tra cui sono sorprendenti e suggestive persino le griglie in bianco-e-nero che aprono la mostra. I dieci metri di Strip, realizzati tramite quattro pannelli accostati, sono contemporanei dei due esplosivi Flow (Flusso), realizzati con uguale tecnica ma totalmente dissimili per l’aspetto caotico e magmatico (Fig. 7).

Fig. 6

Strip, del 2013-2016

 

Fig. 7

Flow, del 2013-2016

Non lontano e intorno al quadro-limite Strip si trovano infatti i suoi opposti, irruenti esplosioni di colori, macchie, intrecci cromatici che si sovrappongono e formano un’impressionante immagine della natura, della vita, della volontà, del desiderio persino. Eppure, sono gli stessi colori. Richter non rappresenta alcunchè, propone temi, tecniche, sistemi diversi, e li usa come i paragrafi di un romanzo senza fine. Il continuo e stimolante confronto ci immerge nell’insolita esperienza di assegnare valori sentimentali ad opere razionali, e di trovare metodo nei quadri più turbolenti.

C’è anche una scultura nella mostra, sette grandi vetri appoggiati l’uno all’altro come un castello di carte (e tale è il titolo, Kartenhaus, del 2013) che occupano una sala intera. La trasparenza è negata dai riflessi, che in alcuni punti propongono una vista sfaccettata della cupola di San Nicola incorniciata dalle finestre (Fig. 8). Riportati nella loro sede, una collezione privata, i vetri rifletteranno altro, rinascendo. La produzione a strati, di vernice o di aria, è forse la caratteristica fondamentale di Richter, ed è a mio parere la chiave di lettura di tutta la sua attività.


Kartenhaus, del 2016

Lo strato di colore è una pellicola che si sovrappone alla tela, in un quadro tradizionale amalgamata e resa unica dalla tecnica del pittore, che cercava di nascondere pennellate e contorni. Da Constable in avanti, la pittura si è resa trasparente, ha mostrato se stessa, le pennellate, le incertezze, persino i tremolii del pennello guidato dalla mano del pittore. Richter applica sulla tela strati uniformi, poi li mescola o li strappa, dipinge con pennellesse enormi, smuove o sfuma la vernice con barre trascinate a due mani e trova soluzioni compositive ogni volta nuove, offre vibrazioni diverse, incrocia motivi geometrici e intrecci convulsi.

Come un operaio diligente che non sa fare altro, Richter ha passato la sua vita dipingendo, inventando, stravolgendo regole e allo stesso tempo confermandole. La fotografia gli ha spesso fornito il materiale su cui lavorare, ma altrettanto spesso, e sempre più spesso, la visione interna lo ha guidato sulle strade molteplici della non figurazione; qui a Potsdam possiamo ammirare una selezione della sua straordinaria produzione astratta, speriamo che in tempi brevi si possa anche visitare, in qualche città del mondo, una esauriente rassegna delle sue opere realistiche.

 

Scheda tecnica
Gerhard Richter. Abstraktion, Museum Barberini, Alter Markt, Potsdam, dal 30 giugno al 21 ottobre 2018. Biglietto € 14, ridotto € 10. Aperto da mercoledì a lunedì dalle 10,00 alle 19,00; martedì chiuso; il primo giovedì del mese aperto sino alle 21.

 

 

 

 

 

 

 

 

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