Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4410329

Abbiamo 141 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Il Musée des Beaux-Arts a Lione

Fig. 1

Aperto dal 1801 e situato in un’abbazia del XVII secolo, una delle più antiche del Paese, di cui si conservano ancora alcuni ambienti originari, come lo splendido refettorio barocco e la cappella, il Musée des Beaux-Arts è senza dubbio il principale museo di Lione e uno dei più noti e importanti della Francia. Esso è infatti dotato di una settantina di sale disposte su tre piani, che consentono di ospitare una notevole quantità di opere, tra cui pitture, sculture, monete, medaglie, opere grafiche. Tale museo si trova, d’altra parte, nel cuore stesso della città, ovvero nella Place des Terreaux (1° arrondissement), su cui si affaccia anche l’Hôtel de Ville (il municipio), a breve distanza dall’Opéra National e da Place de la Comédie. Dalle finestre del museo rivolte verso la piazza si può ammirare un autentico capolavoro: la fontana in piombo di Frédéric Auguste Bartholdi (Fig. 1), artefice anche della Statua della Libertà collocata nel porto di New York. La storia di questa fontana, che ritrae una figura femminile che guida un cocchio con quattro cavalli, è singolare; destinata originariamente a Bordeaux, di cui rappresenta il fiume Garonna con i suoi affluenti, venne poi acquistata da Lione nel 1892, diventando un’immagine trionfale della Francia trainata dai suoi quattro grandi fiumi.

Dopo aver attraversato il chiostro del convento, che ospita alcune sculture, si giunge nella già citata cappella, in cui sono poste altre immagini statuarie del XIX-XX secolo. Per quanto non manchino vari dipinti, lo spazio maggiore è occupato appunto dalle sculture, dall’Odalisque di James Pradier (Fig. 2) a La Tentation de Saint Antoine di Auguste Rodin, ispirata all’opera omonima di Gustave Flaubert (Fig. 3). Quest’ultima statua, acquistata dal Musée des Beaux-Arts nel 1903, rappresenta la prima tappa di una lunga sequenza di opere di Rodin presenti nel museo. In accordo con lo stile dell’artista, l’opera appare volutamente incompiuta, e si fatica a distinguere nel marmo il corpo del santo da quello della femmina tentatrice che cercò di distrarlo dalla meditazione nel deserto.

Fig. 2

Fig. 3

Il primo piano contiene oggetti antichi (in prevalenza utensili e suppellettili) provenienti dall’Egitto, dal Vicino e Medio Oriente, dalla Grecia e da numerosi centri dell’Impero Romano; a questi si sommano reperti di epoca medievale e una ricca collezione di monete e medaglie.

Il fulcro del museo è costituito dal secondo piano (con una piccola parentesi al terzo), in cui si riscontrano dipinti di vari Paesi europei (Italia, Francia, Spagna, Paesi Bassi), ascrivibili a un arco cronologico estremamente ampio (dal XV al XX secolo). Il museo ospita centinaia di tele, che formano una delle collezioni d’arte moderna più ricche e preziose d’Europa. Iniziando dalle opere realizzate in Italia, notiamo i nomi di Perugino, Paolo Veronese, Guido Reni, Tintoretto, Luca Giordano e tanti altri. Uno dei dipinti più sontuosi è certamente l’olio su tela Betsabea al bagno di Paolo Veronese (Fig. 4), che rappresenta un episodio tratto dai Libri dei Re dell’Antico Testamento: l’amore del re Davide per la bellissima Betsabea, a cui egli inviò un messaggero per dichiararle il suo sentimento. Oltre a una possibile imitazione dei mobili della famiglia veneziana Badoer, che verosimilmente commissionò il dipinto, si possono osservare in questa tela la sontuosità delle vesti indossate dai personaggi e la ricchezza della gamma cromatica adottata dal pittore, due aspetti che rendono Paolo Veronese un protagonista indiscusso della pittura veneziana del XVI secolo.

Fig. 4

Fig. 5

Nella misura in cui pure numerosi maestri della scuola fiamminga trassero ispirazione dal mondo religioso, è impossibile non ricordare il monumentale olio su tela San Domenico e San Francesco d’Assisi preservano il mondo dall’ira di Cristo di Rubens (Fig. 5); realizzata negli anni 1618-1620, quest’opera abbelliva, inizialmente, l’altare maggiore della Chiesa dei Domenicani ad Anversa ed è entrata a far parte del Musée des Beaux-Arts di Lione nel 1811. Viene qui riprodotto il contenuto di una leggenda medievale, secondo cui i due santi menzionati proteggono l’umanità dalla collera di Cristo, adirato contro coloro che si sono abbandonati ai peggiori peccati (soprattutto avarizia, lussuria e superbia), trascurando le norme di vita indicate dalle Sacre Scritture. Oltre che per l’intensa policromia, il dipinto di Rubens è degno di nota per le sue straordinarie dimensioni (5,65 m di altezza e 3,65 m di larghezza), che ne fanno una delle opere più grandi dell’intero museo.

Una posizione di rilievo è poi occupata dalla pittura francese, specialmente da quella ottocentesca; in aggiunta a molteplici opere legate all’Impressionismo, firmate da artisti come Manet, Monet, Renoir, Degas, Pissarro, compaiono i nomi di Ingres, Géricault, Delacroix. Per quanto concerne il XVII secolo, la figura di maggior spicco è sicuramente quella di Nicolas Poussin, autore di soggetti di tipo sia religioso, come La Fuite en Égypte (1657), sia mitologico, come La Mort de Chioné (1622), che raffigura un mito narrato nell’undicesimo libro delle Metamorfosi di Ovidio. Una menzione a parte spetta al tema floreale, a cui è dedicata specificamente la sala 217 del secondo piano, denominata appunto Salon des Fleurs. Tale motivo riaffiora in altri punti del museo, attraverso opere come Fleur des Champs del pittore lionese Louis Janmot (Fig. 6), che ritrae una giovane donna dall’espressione malinconica seduta in mezzo alla natura. Molti dettagli del dipinto rimandano al tema floreale: la corona che circonda le tempie della fanciulla, il mazzolino di fiori appena colti che ha sul grembo, il tralcio di fiori rossi che tiene con la mano sinistra. Anche in secondo piano è possibile scorgere fiori e farfalle, tutti aspetti che rendono questa figura femminile una sorta di dea Flora ottocentesca.

Fig. 6

Una visita accurata, che prenda in analisi tutte le collezioni, occupa anche l’intera giornata; il museo è infatti dotato di una caffetteria, in cui i visitatori possono concedersi una sosta.

Si segnalano, infine, le esposizioni temporanee del Musée des Beaux-Arts, che si vanno ad aggiungere alle già straordinarie collezioni permanenti di cui ho cercato di offrire una presentazione. Dal 30 novembre 2019 all’8 marzo 2020 è possibile visitare l’esposizione Drapé che, tramite opere di artisti come Dürer, Michel-Ange, Degas, Rodin, Picasso, vuole proporre un percorso di immagini attinenti al motivo del drappeggio di stoffe, in prevalenza il drappeggio delle vesti indossate da figure sedute o in movimento. I termini «drapé» e «draper» compaiono nel vocabolario artistico nel Rinascimento, ma immagini di questo tipo sono individuabili, in realtà, già nell’arte antica (si ricordino certe figure femminili ritratte in Grecia e a Roma). Tale concetto troverà poi la sua piena formulazione nella prima edizione del Dictionnaire de l’Académie française, pubblicata nel 1694: «[ce terme de draperie] signifie en termes de peinture, la représentation des étoffes et des habits».

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Frédéric Auguste Bartholdi, Fontaine Bartholdi, 1889, Place des Terreaux, Lyon.

Fig. 2, James Pradier, Odalisque, 1841, Musée des Beaux-Arts, Lyon.

Fig. 3, Auguste Rodin, La Tentation de Saint Antoine, fine XIX secolo, Musée des Beaux-Arts, Lyon.

Fig. 4, Paolo Veronese, Betsabea al bagno, 1575 circa, Musée des Beaux-Arts, Lyon.

Fig. 5, Pieter Paul Rubens, San Domenico e San Francesco d’Assisi preservano il mondo dall’ira di Cristo, 1618-1620, Musée des Beaux-Arts, Lyon.

Fig. 6, Louis Janmot, Fleur des Champs, 1845, Musée des Beaux-Arts, Lyon.

 

Scheda tecnica

Musée des Beaux-Arts, 20 Place des Terreaux, 69001 Lyon – France. 
Aperto tutti i giorni (10-18, venerdì 10:30-18) tranne il martedì e i giorni festivi. Chiusura parziale di alcune sale tra le 13:15 e le 14:00
Biglietto collezioni permanenti (l’entrata è valida per l’intera giornata): 8 €
Per maggiori informazioni si veda il sito https://www.mba-lyon.fr/

 

 

 

 

 

 

 

abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie