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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Giuliano Vangi al MART

 

Figura1

Il visitatore occasionale del MART di Rovereto dovrebbe, allo stato attuale, dimenticare il nome del presidente del museo e entrare nella notevole architettura progettata oltre trent'anni fa da Mario Botta con curiosità e interesse. Il museo è effettivamente molto accogliente e funzionale, per molti versi tradizionale, secondo la visione post-modern del suo artefice. Le mostre in corso, nell'autunno del 2022, sono invece figlie del desiderio dell'attuale presidente di andare sempre controcorrente, per usare un eufemismo. Politicante connesso nel tempo con quasi tutti i partiti dell'arco costituzionale, sindaco di Sutri e ex-sindaco di vari comuni italiani, deputato più volte eletto, europarlamentare, assessore in varie giunte, l'attuale presidente in carico Lega del MART è riuscito a trasformare la nomina normalmente onorifica a presidente in un'effettiva nomina a direttore artistico, chiamando un tecnico amministrativo a ricoprire quest'ultimo delicato incarico. Ed ecco che su tutte o quasi le mostre del MART risulta la didascalia “da un'idea di”, seguita poi dai curatori.

Quindi il visitatore nell'ottobre del 2022 si trova in un museo che ospita una rassegna pittorica di Julius Evola battezzata Lo spirituale nell'arte (dal celebre libro di Kandinsky), una di Pittori moderni della realtà, una su Arte e Eros incentrata su Pierre Klossowski, e una dello scultore Giuliano Vangi. Per capirci meglio, quindi, il MART ha ospitato: la mostra di un pittore dilettante come Evola, ben noto piuttosto per essere stato un intellettuale di posizioni estreme, spacciandolo per un maestro all'altezza di Kandinsky; la mostra di vari pittori italiani che nel secondo dopoguerra cercarono assurdamente di recuperare valori tradizionali nella pittura; la mostra di un illustratore morboso, affiancato da artisti minori; e infine una quarta mostra, Giuliano Vangi, che sorprendentemente si è rivelata degna di nota, e anzi a mio parere di buona qualità.

Giuliano Vangi. Colloquio con l'antico mette in rassegna numerose opere di questo personaggio relativamente poco noto ai più (me compreso), oggi novantenne, premiato numerose volte da concorsi pubblici e religiosi, addirittura portato in trionfo in Giappone, dove c'è un museo tutto per lui. La critica d'arte lo considera e lo giudica tuttora molto diversamente, con Francesco Bonami e Francesco Poli ad esempio disposti su posizioni antitetiche.


Figura 2

L'esposizione a Rovereto è stata allestita secondo un progetto di Mario Botta in persona, che ha saputo gestire spazi molto grandi con una serie di articolazioni e di arredi perfetti, tali da enfatizzare tutte le opere, disegni e sculture, che variano da molto piccole a molto grandi, seguendo un itinerario di vari decenni.

Ci sarebbe di fondo il colloquio con alcune opere del Rinascimento, statue di Donatello, Jacopo della Quercia, Tino di Camaino e altri, e tre disegni di Michelangelo; personalmente mi è sembrato un pretesto di scarso rilievo, perché nel colloquio o nel confronto a uscirne facile vincitore è Vangi, al punto che nel ricordo è difficile rappresentarsi quali fossero le statue antiche.

Giuliano Vangi, classe 1931, ha lavorato con quasi tutti i materiali della scultura, dai metalli alle pietre, dal legno ai sintetici, e può presentare oggi dopo settant'anni di carriera un curriculum invidiabile, che addirittura segnala una sua prima personale a Firenze nel 1967. Sue opere si trovano in luoghi pubblici a Roma, Firenze, Siena, Pontedera, e opere sacre nelle cattedrali di Pisa, Padova e in altre chiese italiane. Un uomo di successo quindi che tuttavia non entra che di passaggio nei manuali di arte contemporanea, forse perché, posso immaginare, troppo figurativo o tradizionale; da qui la simpatia e l'amicizia del sindaco di Sutri e la scarsissima stima di un ammiratore di Cattelan come Bonami.

Ma Vangi è ben altro che un tradizionalista o un figurativo tout court, perché la sua visione è interamente connessa con un'esaltazione e una deformazione soggettiva del vero, basata su una capacità esecutiva impressionante, qualificata anche dai disegni a volte base di riferimento per le sculture. Un realista espressionista senza dubbio. Lo scrive nel catalogo dell'esposizione anche (o persino) il presidente, che scorge giustamente qualcosa di Alberto Sughi e Francis Bacon nelle scelte figurative, un'impronta malinconica e drammatica insieme.

Alcune opere hanno il carattere classico di una figura a tutto tondo, su scala reale, a volte nuda in posizioni compatte, a volte vestita modernamente e in atteggiamenti convulsi. Deformazioni violente del viso, o addirittura degli arti, contribuiscono a interpretazioni inquietanti, mentre sulle pareti sono appoggiati disegni che rimandano alle forme tridimensionali. Proprio all'ingresso il novantenne Vangi ha potuto disegnare una tela di 36 (trentasei) metri con tante figure che sembrano combattere con un vento impetuoso, ma anche con se stesse e con il mondo.

Su un fianco, come in una navata, l'allestimento di Botta prevede delle nicchie a specchio che riflettono piccole statue di Vangi in avorio. In vari angoli sono presenti gruppi scultorei composti di figura e ambiente, testimoni solitari in paesaggi frammentati e deserti.


Figure 3, 4 e 5

In particolare, due opere mi hanno colpito, la prima è Katrina, disegnata nel 2005 e poi modellata in bronzo nel 2014, dal nome dell'uragano che investì New Orleans: un angelo vagamente caravaggesco si unisce allo strazio degli esseri colpiti dalla catastrofe. L'effetto delle due opere gemellate è potente e ambiguo.

Poco più avanti, al termine delle sale, c'è il secondo gruppo notevole, Veio, costituito da una vera motocicletta di grossa cilindrata guidata da una figura metallica, che è contemporaneamente un pilota con giacca di pelle, un cavaliere con elmo di ferro arcaico, e l'apparizione mostruosa di un essere con due mani sullo stesso braccio.

Veio si compone sorprendentemente non solo della motocicletta, ma anche di una strada da percorrere, terminante in un modello di città, nuova Veio da distruggere forse sempre dai romani di Furio Camillo.

La qualità espressiva e la grandiosità di Vangi recuperano un segno positivo per il museo, ma sul MART di Rovereto pesa l'ombra di scelte politiche dettate da umore e semplice voglia di fare polemiche. Resta naturalmente un luogo da visitare, in una cittadina elegante, a due passi dalla svincolo dell'autostrada del Brennero che collega il Nord Italia con l'Europa centrale.

 

 

Didascalie delle immagini

Fotografie fornite dall'ufficio stampa del MART

Figg. 1, 3, 5 l'esposizione

Fig. 2, Giuliano Vangi, Duemilaundici, 2013, Courtesy Studio Copernico, Archivio Vangi

Fig. 4, Giuliano Vangi, Il soldato, 2017, Archivio Vangi

 

Scheda tecnica

Giuliano Vangi. Colloquio con l'antico, MART di Rovereto, da venerdì 01 luglio 2022 a martedì 01 novembre 2022. Biglietto intero 11 €, ridotto 7€. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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