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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
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Le vite del marmo a Pisa


 Fig. 1, Zeus

 

Allestito dal 18 ottobre, data di inaugurazione dell’anno accademico, al 18 dicembre 2022 nello spazio museale Torre del Conte Ugolino presso il Palazzo dell’Orologio in Piazza dei Cavalieri a Pisa (spazio che torna così a essere visitabile in parte dal pubblico dopo un periodo di chiusura), il percorso espositivo Le vite del marmo, curato da Gianfranco Adornato, professore associato di archeologia classica e storia dell’arte greca e romana alla Scuola Normale Superiore, con il contributo delle due assegniste di ricerca Alessia Di Santi e Martina Borroni, fa parte di un progetto condotto in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Firenze dal titolo BIO-SCULT: Per una “biografia” delle sculture all’aperto: dalle collezioni fiorentine al Regio Museo di Luigi Adriano Milani, all’alluvione del 1966.

La mostra comprende quattro sculture rimaste per molto tempo (tre per oltre cinquant’anni) nell’oblio in quanto danneggiate; esse appartengono al suddetto Museo Archeologico Nazionale e provengono da Villa Corsini a Castello, «elegante dimora tardo-barocca alle pendici delle colline fiorentine, un tempo appartenuta a Filippo Corsini, il Consigliere di Cosimo III de’ Medici, e nel 1971 divenuta di proprietà dello Stato» (si cita dal catalogo della mostra). Il visitatore può ammirare una statua che raffigura il dio Zeus, una figura maschile, una femminile e un gruppo scultoreo ricavato dalla fronte di un sarcofago; le quattro opere sono tutte datate al I-II secolo d.C. e hanno subìto vari danni, seguiti dagli opportuni restauri. Ad arricchire la rassegna troviamo una serie di fotografie e rilievi scientifici, effettuati sul marmo grazie all’apporto di nuove tecniche non invasive presso il Laboratorio di Nanotecnologie NEST; in questo modo, anche l’osservatore meno esperto si accosta ai manufatti in questione con ausili tali da consentirgli di ampliare la sua conoscenza non soltanto artistica, ma anche tecnico-scientifica.

È cosa nota che la produzione scultorea raggiungerà uno dei suoi momenti di maggiore splendore nel Rinascimento, come attesta l’astro di Michelangelo Buonarroti (1475-1564). Proprio Michelangelo esalta le straordinarie capacità dell’artista in un famoso sonetto delle Rime dedicato alla poetessa Vittoria Colonna e incentrato sull’antitesi tra l’abilità dello scultore, che riesce a estrarre una forma dal marmo, e l’estrema difficoltà dell’innamorato che, malgrado tutti i suoi sforzi, non trae il bene dalla donna amata, dato che essa si dimostra fredda, indifferente e per nulla intenzionata a ricambiare il suo sentimento. All’abilità dell’artista si riferisce appunto la prima quartina del sonetto (vv. 1-4: «Non ha l’ottimo artista alcun concetto / c’un marmo solo in sé non circonscriva / col suo superchio, e solo a quello arriva / la man che ubbidisce all’intelletto»). Tali versi evocano alla mente di ogni lettore le sculture, specialmente quelle incompiute (come i Prigioni e la Pietà Rondanini), dello stesso Michelangelo, che suscitano in chi le osserva l’impressione che queste figure vive stiano cercando di uscire dal marmo che le ricopre. Tuttavia, le quattro opere presenti a Pisa, la cui esposizione costituisce la prima tappa di un progetto vòlto a riportare alla vita buona parte delle sculture che si trovano ancora nei depositi di Villa Corsini, mostrano l’estrema vitalità della produzione scultorea dell’Antichità classica. Deriva da qui il titolo scelto, come spiega Alessia Di Santi nel catalogo quando afferma che «bisogna infatti ricordare che il marmo, così come la nostra pelle, porta i segni di tutte le fasi vissute, conservando le tracce degli spostamenti, delle caratteristiche degli ambienti di esposizione, delle lavorazioni e delle rilavorazioni, dei restauri, delle integrazioni e dei de-restauri. Vengono così ricostruite “le vite del marmo”».

Di grande impatto visivo è senz’altro la statua raffigurante Zeus (Fig. 1), che corrisponde altresì all’unico pezzo della mostra restaurato di recente. Si trovava infatti nel Salone di Villa Corsini, dopo essere stata collocata a lungo in un ambiente esterno, fatto che ha determinato un processo di erosione dovuto essenzialmente agli agenti atmosferici. Come illustra Martina Borroni, l’erosione della superficie è ben visibile anzitutto sulla spalla destra della statua. Si rileva inoltre «un tipo di degrado, chiamato degrado differenziale, che si riscontra in corrispondenza di una venatura del marmo; qui infatti l’erosione è più accentuata rispetto al resto della superficie in quanto la venatura presenta una struttura cristallina differente dal resto della pietra ed è soggetta a una perdita di materiale più ingente». Zeus è rappresentato in piedi, con l’aquila accanto a sé; proprio l’assenza di fori nella realizzazione del piumaggio di quest’ultima (come dei peli pubici del dio), rispetto a quanto accade nelle ciocche della barba, permette di notare la differente datazione della testa rispetto al corpo.

Fig. 2, Figura femminile

Un caso per certi versi simile è costituito dalla figura femminile di una divinità, forse Afrodite (Fig. 2), la cui testa, anch’essa non pertinente al corpo, è stata fissata mediante un grosso perno metallico al posto del collo, che non è stato ricostruito. Come la statua di Zeus, anche questa ha trascorso un periodo piuttosto lungo all’aperto, nell’Arcata IV del giardino del Regio Museo Archeologico di Firenze, con conseguente esposizione agli agenti atmosferici; ne è prova una serie di croste nere di natura gessosa, in primis quella sulla guancia destra, frutto – come si legge nella sezione di riferimento del catalogo – di «un processo di solfatazione del carbonato di calcio dovuto alla presenza di solfati in atmosfera; la reazione chimica porta alla trasformazione del carbonato di calcio del marmo in solfato di calcio idrato, che altro non è che gesso. La parte più esterna della crosta nera è di colore scuro in quanto incorpora particelle carboniose presenti in atmosfera. Dunque, la crosta si presenta scura e compatta all’esterno, bianca e fragile nello strato inferiore a contatto con il marmo».

Si può già comprendere da questi due casi, citati a titolo puramente esemplificativo, l’alto grado di interesse e valore della mostra, che possiede uno dei suoi punti di forza nel mettere in atto un dialogo tra discipline diverse all’interno della Scuola Normale, in particolare la storia dell’arte antica, le scienze dei materiali e le nuove tecnologie. Si tratta – come scrive il curatore Gianfranco Adornato – di «una esposizione piccola ma dal forte valore simbolico, che vuole illustrare alla comunità tutta un percorso, scientifico, didattico, divulgativo; che intende sottolineare il ruolo della conservazione, tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale, attraverso un costruttivo e stimolante rapporto tra istituzioni accademiche e museali, e che rende evidenti l’impatto e le ricadute di queste ricerche nell’ambito del trasferimento tecnologico».

 

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Statua di Zeus, con testa antica non pertinente (MAF, inv. n. 13709), marmo, I-II secolo d.C.
Fig. 2, Torso femminile (Afrodite?) con testa femminile non pertinente (MAF, inv. n. 13712), marmo, I-II secolo d.C.

Fotografie dell'autrice

Scheda tecnica
Le vite del marmo. Sculture delMuseo Archeologico Nazionale di Firenze nella Villa Corsini a Castello, spazio museale Torre del Conte Ugolino, Palazzo dell’Orologio, Piazza dei Cavalieri, 56126 Pisa. Allestita dal 18 ottobre 2022 al 18 dicembre 2022. Aperta dal lunedì al sabato, 10:00-17:00. Ingresso gratuito.

 

 

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