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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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I Macchiaioli, al Palazzo Blu di Pisa

 

Fig. 1

Ponendo a confronto la produzione pittorica con quella letteraria sostanzialmente coeva, Emilio Cecchi (1884-1966), una figura chiave del giornalismo e della saggistica (con particolare attenzione alla critica d’arte) della prima metà del Novecento, scrive: «L’ispirazione dei Macchiaioli risponde al profondo moto d’idee e di poesia che dette il Risorgimento italiano. Soltanto la lirica del Carducci e qualche pagina dell’Abba interpretano trasfigurazioni della natura come in Fattori, Sernesi, Abbati. […] L’ispirazione dei Macchiaioli proruppe con purezza ed energia meravigliose, e austerità stilistica da reggere ogni paragone più egregio» (1963). Emilio Cecchi era originario di Firenze, e proprio nel capoluogo toscano nasce alla metà del XIX secolo una nuova generazione di pittori, che si definiscono “progressisti” e, prendendo le distanze dall’Accademia di Belle Arti in cui è avvenuta, peraltro, la loro formazione, appaiono animati da uno spirito fortemente patriottico. Il loro luogo di ritrovo è il Caffè Michelangiolo situato nella via Larga, vicino alla Piazza del Duomo, frequentato anche da intellettuali come Giosuè Carducci e Carlo Lorenzini (Collodi), l’autore di Pinocchio.

Al Caffè Michelangiolo della Firenze granducale è appunto dedicata la prima delle undici sezioni da cui è costituita la splendida mostra I Macchiaioli, allestita dall’8 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023 nelle belle sale del Palazzo Blu di Pisa. Il percorso espositivo si dipana tra 130 capolavori provenienti da collezioni private solitamente inaccessibili al pubblico e da istituzioni museali italiane di grande prestigio come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, la Galleria d’Arte Moderna di Genova, e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Nell’impossibilità di offrire una rassegna completa di tutte le opere presenti, mi soffermerò su alcuni casi di particolare rilievo, utili a segnare le maggiori tappe dell’intera parabola artistica.

Se, come si vedrà, molti esponenti raffigurano singoli personaggi o scene collettive, negli anni 1855-1856 il grande protagonista è il paesaggio, a cui è riservata la seconda sezione della mostra. Degno di nota è, per esempio, Villa Salviati di Serafino De Tivoli (1826-1892), appartenente alla collezione Foresti di Carpi (Fig. 1). Collocata in un rigoglioso ambiente naturale che assume quasi le sembianze del locus amoenus di memoria classica, questo olio su tela ritrae la maestosa villa adagiata su dolci colline e circondata da giardini e poderi. L’artista riproduce minuziosamente ogni dettaglio della scena, dalla dimora signorile agli animali intenti a pascolare sotto lo sguardo attento del pastore.

Di ben altro tipo sono le opere prodotte negli anni successivi. «Venne il ’59... e dal ’59 fu una rivoluzione di redenzione patria e di arte, e sorsero i Macchiaioli», scrive Giovanni Fattori (1825-1908). Da questo momento, l’esplorazione della forza del colore e delle potenzialità espressive del “macchiare” (ovvero della tecnica che consiste nel realizzare un soggetto senza ricorrere a un disegno preparatorio) si lega agli avvenimenti storici contemporanei. Benché i Macchiaioli non possano essere considerati “pittori del Risorgimento” stricto sensu perché manca nella loro produzione un’autentica e sistematica celebrazione in chiave patriottica, si riscontrano comunque opere riconducibili a questo ambito, esplorato nella quarta sezione. Accanto a due capolavori (Il 26 aprile 1859 e Cucitrici di camicie rosse) del pisano Odoardo Borrani (1833-1905), spiccano i dipinti dello stesso Fattori, da quelli che rappresentano scene di battaglia al famosissimo In vedetta (il muro bianco), datato al 1872, che nella sua forma quanto mai essenziale coglie la dimensione universale del sentire patriottico (Fig. 2).

 

Fig. 2

 

Fig. 3

 

Fig. 4


Anteriori di circa una decina d’anni sono l’olio su tela
Maria Stuarda al campo di Crokstone (1861) sempre di Fattori (Fig. 3), e il Ritratto di Giuseppe Garibaldi di Silvestro Lega (1826-1895), all’incirca coevo (Fig. 4). Garibaldi indossa la celebre camicia rossa e dietro le sue spalle si scorgono in lontananza le colline tosco-emiliane, un dettaglio a cui occorre prestare attenzione dato che rimanda alla terra natale dell’artista, originario di Modigliana, in provincia di Forlì-Cesena (non a caso, l’opera proviene dalla Pinacoteca Comunale Silvestro Lega).

Il 1861 coincide con una tappa fondamentale nell’esistenza di questi pittori. Nella primavera di quell’anno il veronese Vincenzo Cabianca (1827-1902) espone infatti alla mostra annuale della Società Promotrice di Belle Arti di Torino il dipinto Il Mattino (Fig. 5); tale avvenimento è ritenuto dalla storiografia dei Macchiaioli il primo vero successo ottenuto dalla nuova pittura.
Protagoniste di questa opera di grandi dimensioni sono alcune suore della carità, che prestavano servizio nelle retrovie dell’esercito (prima piemontese e poi italiano), ed erano facilmente riconoscibili per la lunga cornetta bianca inamidata con due ali svolazzanti che recavano sul capo, associata a una veste blu. Collocate in diverse posizioni nel giardino recintato del loro convento, esse assistono al meraviglioso sorgere dell’alba. È una scena intrisa di grazia e serenità, resa viva e potente dalla luce atmosferica che rischiara ogni dettaglio e sembra quasi restituire l’intensa partecipazione emotiva dell’artista.

A Il Mattino è appunto dedicata la quinta sezione del percorso. Nelle due seguenti si esplora invece l’alto numero di opere create negli anni successivi al 1861; basti pensare a Tetti al sole del fiorentino Raffaello Sernesi (1838-1866), e a Signora in giardino diVito D’Ancona, nativo di Pesaro(1825-1884), due immagini pervase da un’accesa luminosità (Fig. 6). «Dopo il ’59, – scrive sempre Fattori – venne il ’61. Si rinnovò la rivoluzione artistica e portò una modificazione alla macchia rendendola più accurata per forma, per concetto e per una ricerca più accurata e più seria» (Ricordi, 1905).
Se in questa fase molti artisti si disperdono in luoghi diversi della campagna toscana, da cui traggono ispirazione, a partire dal 1858 Cabianca e Signorini si recano in Liguria, attratti dai giochi di luci e ombre che caratterizzano la costa alta di quel litorale, riverberandosi sulla distesa marina. Nascono così opere il cui protagonista è appunto il blu intenso del mare di località come Spezia, Lerici e Porto Venere. In molti casi, a essere ritratte sono le figure femminili, come accade in Acquaiole a La Spezia di Signorini e, dello stesso, Pescivendole a Lerici (Fig. 7).

 


Fig. 5

 

Fig. 6

 

Fig. 7

 

Questi dipinti afferenti alla Liguria corrispondono alla settima sezione del percorso. Avviandoci alla conclusione della rassegna, vale senz’altro la pena di ricordare quel periodo particolarmente felice che alcuni artisti trascorrono in Toscana, accompagnando Diego Martelli nella prima visita alle sue proprietà. Giovanni Fattori descrive così questa esperienza nella Lettera a Gustavo Uzielli (1901): «Quando Diego fu erede legittimo del suo possesso di Castelnuovo e invitò a godere di questa sua fortuna gli amici più intimi della gioventù (allora) artistica di quella gioventù che sempre ha bisogno di vita e di movimento. La bella figura di Diego vero maremmano fiero fisionomia aperta franca allegra e di cuore generoso per tutti, ci animò ad accettare ed uno dopo l’altro ci riversammo in quella bella e ridente campagna. La villa prospettava la strada maestra e il mare immenso che si stendeva in tutta la sua grandezza di faccia la casa rustica».
La «bella e ridente campagna» di cui parla Fattori è quella che si individua in un dipinto come
Pascoli a Castiglioncello, eseguito da Signorini agli inizi del soggiorno sulla costa livornese e datato al 1861 (Fig. 8). L’artista cattura pienamente il fascino e la primitiva bellezza di un paesaggio dalle tonalità dorate, animato da attività come la pastorizia e da una presenza dell’uomo quanto mai discreta, come si desume dalle dimensioni della figura umana dipinta, di gran lunga inferiori rispetto a quelle dei buoi candidi; il focus è chiaramente rivolto a scene di vita quotidiana. In parallelo all’attività svolta a Castiglioncello, che proseguirà per una decina d’anni, un altro nucleo di pittori opera nella campagna fiorentina di Piagentina, che ora è completamente urbanizzata. Soggetti ricorrenti sono stradine e vicoli pittoreschi, orti, villette e, soprattutto, le rive dell’Arno, riprodotte da Telemaco Signorini nell’Arno (Fig. 9), e da Giuseppe Abbati nell’Arno alla Casaccia (Fig. 10). È un’ulteriore prova della ricchezza di prospettive presente alla base della produzione dei Macchiaioli dedicata al paesaggio negli anni Sessanta, senza nulla togliere a quella che può essere definita, in ogni modo, una sostanziale unità poetica.

 

Fig. 8

 

Fig. 9

 

Fig. 10

 

Come spero abbiano mostrato queste considerazioni, la mostra di Palazzo Blu è da considerarsi un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati d’arte, alla riscoperta di una tappa essenziale della pittura italiana dell’Ottocento. Agli occhi di ogni visitatore assumono davvero senso e legittimità le parole di Signorini, che in merito alla sua esperienza in Toscana dichiarava: «Quanto furono piene di passione, di entusiasmo, di attività febbrile quelle belle giornate passate con lui [scil. Lega] in quella sua campagna e in quel piccolo e studioso cenacolo d’amici con Odoardo Borrani, Beppe Abbati, Raffaello Sernesi. […] E quali deliziose giornate furono quelle passate dipingendo lungo le arginature dell’Affrico o fra i pioppi sulle rive dell’Arno» (Per Silvestro Lega, 1896).

 

Didascalie delle immagini

Fotografie in bassa risoluzione scattate dall'autrice

Fig. 1: Serafino De Tivoli, Villa Salviati, 1856.
Fig. 2: Giovanni Fattori, In vedetta (il muro bianco), 1872.
Fig. 3: Giovanni Fattori, Maria Stuarda al campo di Crokstone, 1861.
Fig. 4: Silvestro Lega, Ritratto di Giuseppe Garibaldi, 1861.
Fig. 5:Vincenzo Cabianca, Il Mattino, 1861.
Fig. 6: Raffaello Sernesi, Tetti al sole, 1861; Vito D’Ancona, Signora in giardino, 1861.
Fig. 7:Telemaco Signorini, Pescivendole a Lerici, 1860.
Fig. 8:Telemaco Signorini, Pascoli a Castiglioncello, 1861.
Fig. 9: Telemaco Signorini, Arno, 1866.
Fig. 10: Giuseppe Abbati, Arno alla Casaccia, 1863.

 

 

Scheda tecnica

Mostra I Macchiaioli. Palazzo Blu d’arte e cultura, Lungarno Gambacorti, 9, Pisa.
Aperta dall’8 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023.
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì 10.00-19.00, il sabato, la domenica e i festivi 10.00-20.00. Biglietto intero: 12 €; ridotto: 10 €.
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