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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

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Punks, Princes and Protests – Feliks Topolski a Londra

 

 

La mostra Punks, Princes and Protests è stata organizzata in collaborazione con il Granville-Skarbek Anglo-Polish Cultural Exchange e l'associazione Topolski Memoir. L’Exchange è un forum culturale di programmazione pubblica, creato da POSK (Polish Social and Cultural Association), allo scopo di celebrare il contributo delle persone di origine polacca alla cultura e alla società britannica.

L’artista Feliks Topolski viene analizzato alla luce delle mille sfaccettature di una carriera unica, in due esposizioni, di seguito superbamente illustrate dai curatori: Julia Griffin e Lucien Topolski.

 

Feliks Topolski

 

Qual è stata la genesi del progetto Granville-Skarbek Anglo-Polish Cultural Exchange nato a fine 2022?

Julia Griffin: La diaspora polacca è uno dei gruppi comunitari più numerosi in Gran Bretagna, anche se è rimasta una minoranza largamente silenziosa. Il Granville-Skarbek Anglo-Polish Cultural Exchange (APCE) è una risposta sia alla cronica sottorappresentazione della cultura polacca nei media e nelle istituzioni artistiche britanniche, sia al graduale risveglio di interesse per l'argomento negli ultimi due anni. Quest'ultimo è dovuto a una serie di iniziative culturali, soprattutto la mostra Conversations with God (National Gallery di Londra, 2021) e Young Poland: The Polish Arts and Crafts Movement, 1890-1918 (recente mostra della William Morris Gallery e volume pubblicato da Lund Humphries). La grande risonanza di Young Poland presso il pubblico britannico sta ancora dando i suoi frutti, tra cui il nuovo viaggio di studio di ACE Cultural Tours intitolato The Arts and Crafts of Poland.

C'è stata anche una rinascita dell'interesse per i temi dell'Europa centrale e orientale in generale, sia nel Regno Unito che a livello internazionale, a causa della Brexit e della tragica guerra in Ucraina. Questo duplice interesse culturale e politico si è riflesso nella programmazione educativa e culturale, compresi i curricula universitari e i corsi brevi dei musei che si occupano dell'argomento, come ad esempio la nuova serie di conferenze della Kingston University Da Tallinn a Tbilisi: Art across boundaries in the age of empire; il corso breve del V&A Lands of the Baltic: Art, Masters, Cities 1750-1900. Dopo aver avuto il privilegio di co-curare Young Poland, sono stata contattata dall'Associazione sociale e culturale polacca (POSK), il più grande centro culturale polacco del mondo con sede a Londra, per proseguire su questa strada.

L'APCE si propone di evidenziare i numerosi contributi che la diaspora polacca ha apportato alla cultura e alla società britannica, creando una piattaforma per contrastare alcuni stereotipi e portando alla luce gli scambi storici e contemporanei che hanno contribuito a costruire questo Paese. Cerca di ispirare, incuriosire e sorprendere condividendo alcune storie inaspettate di interazioni anglo-britanniche. The Exchange è un forum culturale di programmazione pubblica, un centro di ricerca e un museo virtuale che celebra collettivamente una serie di vite e risultati straordinari. Organizziamo il Festival annuale dello scambio culturale anglo-polacco, mostre d'arte, conferenze e gestiamo un sito web: anglopolishculturalexchange

Il progetto prende il nome da Krystyna Skarbek, alias Christine Granville, una contessa polacco-ebraica che divenne il primo agente SEO [Special Operations Executive] donna della Gran Bretagna e che salvò innumerevoli vite come agente operativo più longevo della seconda guerra mondiale. Krystyna è anche penetrata nella cultura britannica mainstream come ispirazione per il personaggio di Bond Vesper Lynd.

Il conte Aleksander Wielopolski affermò che: "si può fare tutto per i polacchi, ma niente con i polacchi", e sono felice di poter dire che il nostro progetto lo sfida. Lo scambio è una collaborazione a tre voci tra le tre principali organizzazioni anglo-polacche in Gran Bretagna, ognuna con un patrimonio e un pubblico orgogliosi e distintivi: POSK, l'Istituto culturale polacco di Londra, (PCI) e Ognisko Polskie (Polish Hearth) che hanno unito le forze per la prima volta nella loro storia.

 

La mostra monografica dedicata a Feliks Topolski RA è attualmente ospitata in quello che fu il suo studio a South Bank. Quali sono state le sfide nell'allestire la mostra in un luogo così suggestivo e cosa sperate che i visitatori colgano della sua arte nell’ambiente che l’ha generata?

Julia Griffin e Lucien Topolski: La nostra mostra Punks, Protests and Prices: The Chronicles of Feliks Topolski RA esplora l'insaziabile fame di Feliks Topolski di documentare tutti gli aspetti della vita attraverso il suo impegno nell'arte del reportage. Topolski si è mosso a suo agio sia all'interno dell'establishment tradizionale londinese che nei movimenti d'avanguardia e nelle comunità emarginate, sempre con gli strumenti per disegnare in mano. La mostra si concentra sul suo giornale Topolski's Chronicle, che può essere considerato un precursore del moderno "blog", combinando immagini e testi, questi ultimi spesso scritti da lui stesso. L'esplorazione della ricca identità di Topolski, polacco, ebreo, naturalizzato britannico e cosmopolita giramondo, mostra come egli fosse un progressista universale; era contemporaneamente un rispettato personaggio del mondo dell'arte e dell'alta società britannica e un pilastro della comunità polacca emigrata a Londra.

Feliks Topolski RA (1907-1989) è stato uno dei più importanti artisti britannici del XX secolo e un genio di caratura internazionale. La sua visione anticonformista lo distingueva da molti suoi coetanei che cercavano di essere rappresentati e di inserirsi nelle istituzioni artistiche. Topolski ha dato priorità alla sua autonomia artistica come mezzo per realizzare il suo impegno per la democrazia culturale. Vedeva il suo ruolo come quello di un artista pubblico, che si sforzava di rendere la sua arte accessibile a tutti e di rappresentare l'esperienza dell'intero spettro sociale, comprese le minoranze e i non privilegiati. Il suo ricco patrimonio e la sua condizione di emigrato lo resero un osservatore particolarmente perspicace del mondo che lo circondava, "uno che guardava non del tutto dall'interno né del tutto dall’esterno".

Il legame di Topolski con la South Bank di Londra durò dal 1951 fino alla sua morte, avvenuta 38 anni dopo, nel 1989. Il suo studio, situato in un arco ferroviario sotto Hungerford Bridge, divenne il suo nucleo artistico e sociale. Lo studio ha visto il completamento di innumerevoli opere e, in altri due archi vicini, ha dipinto ed esposto il suo Memoir of the Century. Installazione immersiva e site-specific, il labirintico dipinto Memoir (lungo 600 piedi e alto tra i 12 e i 20 piedi) era considerato dall'artista la sua opera più importante. Si trattava di un'autobiografia pittorica, in cui la sua vita veniva rappresentata in relazione alle principali tappe storiche del XX secolo di cui era stato personalmente testimone. Sempre da South Bank Topolski pubblicò il proprio quindicinale, Topolski's Chronicle, inizialmente stampato presso la vicina Oficyna Poetów i Malarzy, gestita dagli emigrati polacchi Krystyna e Czesław Bednarczyk. Come Topolski ha scritto nella sua autobiografia Fourteen Letters, era il suo modo di mettersi al riparo dall'establishment artistico per praticare un'arte "per tutti" senza compromessi. L'atelier e lo showroom dovevano essere accessibili alla maniera dei vecchi maestri (prima che arrivassero gli intermediari dell'arte.

La mostra, allestita nel suo studio originale, presenta i punti di vista e le impressioni visive dell'artista su questa città in trasformazione e in particolare sulla South Bank. Si tratta di un potente luogo della memoria di Topolski e di un esempio di Londra bohémien di un'epoca culturale passata.

Julia Griffin: È la prima volta che lo Studio ospita una mostra curata e postuma del lavoro di Topolski. Lucien e io abbiamo dovuto introdurre l'intera infrastruttura per l'esposizione delle opere. Abbiamo cercato di fare in modo che il design delle false pareti e delle teche di vetro si inserisse armoniosamente nell'ambiente bohémien e industriale dello spazio, che è uno studio d'artista, un negozio d'arte e un archivio ospitato in un arco ferroviario. La forma a spirale delle false pareti, realizzate da Souvenir Scenic Studios, fa riferimento alla forma labirintica del Memoir of the Century, che potrebbe simboleggiare il funzionamento della memoria. Abbiamo scelto con cura la combinazione di colori: malva, tortora, viola e verde acqua, tratti dalla tavolozza di Feliks, con giustapposizioni e transizioni armoniose tra colori audaci e tenui, dipinti lungo linee diagonali, anch'esse caratteristiche dell'opera dell'artista. Per quanto riguarda l'identità visiva, abbiamo collaborato con la graphic designer Eva Martin, utilizzando una scritta diagonale rossa che si ispira vagamente alla sua tipografia e il motivo delle pennellate grossolane che evocano sia lo spazio dello studio dell'artista sia i graffiti durante le proteste.

Lucien Topolski: Quando Feliks arrivò qui per la prima volta nel 1951 per il Festival of Britain, si trattava di un'area completamente abbandonata, popolata da edifici danneggiati dal dopoguerra e con poche infrastrutture. I tassisti non ti ci avrebbero portato, ma è qui che gli fu offerto uno studio, e così vi si stabilì per sfruttare l'enorme spazio offerto dall'arco ferroviario. Ha visto la zona trasformarsi da luogo poco visitabile e spesso pericoloso a centro di cultura. La sua presenza faceva da contraltare ai "balletti domestici fossilizzati e ai concerti altrettanto commerciali" della Royal Festival Hall, rappresentando lui stesso un lato più underground, liberato e progressista della scena culturale di South Bank. Lo Studio stesso funzionava come un salotto aperto, dove non si poteva mai sapere chi si sarebbe incontrato, se politici, accademici, ballerini, reali, senzatetto o qualsiasi altra persona di passaggio. Dagli anni Settanta lo studio aveva una politica di porte aperte ogni venerdì, incarnando i principi di curiosità, tolleranza e brama dell'artista di testimoniare la pienezza dell'esperienza umana. Il legame che lo Studio ha con la vita e il lavoro di Topolski è palpabile, collegando gli spettatori direttamente alle circostanze storiche della sua adozione della città, come molti di noi "londinesi per scelta".

Il luogo in cui si trova ora, sotto il London Eye, porta in primo piano le intuizioni che il lavoro di Topolski offre. Dopo un periodo di inattività, in qualità di direttore dell'associazione benefica Topolski Memoir sto ripristinando lo Studio come spazio espositivo del lavoro di Feliks, utilizzando il nostro vasto archivio ed organizzando mostre che creano conversazioni con artisti di reportage contemporanei. Lo Studio offre anche uno spazio per workshop, lezioni e programmi educativi, oltre a una residenza annuale per artisti. L'opera, i concetti artistici e i principi di Topolski sono stati ingiustamente dimenticati ed è obiettivo dell'ente di beneficenza reintrodurre nella memoria pubblica la sua preziosa testimonianza del XX secolo. Poiché il carattere di South Bank diventa sempre più commerciale, è più importante che mai stabilire e proteggere spazi artistici ed educativi autentici e indipendenti che si rivolgano al pubblico britannico. Lo Studio ha rappresentato questi valori fin da quando Feliks è stato presente qui.

 

La mostra è stata inaugurata in occasione dell'incoronazione di re Carlo III. Qual è stato il rapporto di Topolski con la famiglia reale britannica?

Lucien Topolski: Il rapporto di Topolski con la famiglia reale iniziò al suo arrivo a Londra nel 1935 su commissione, per documentare il Giubileo d'argento di S.M. Re Giorgio V. Arrivato senza sapere la lingua e con pochi soldi, riuscì rapidamente ad affermarsi all'interno della scena sociale culturale che si riuniva al Café Royal di Piccadilly, incontrando personaggi come Augustus John, Nye Bevan, Bertrand Russell, il Duca di Sutherland e George Bernard Shaw. Si affermò molto rapidamente all'interno di quel gruppo, illustrando diversi libri di Shaw, iniziando un rapporto di lavoro con Evelyn Waugh e la rivista satirica Night and Day di Graham Greene e padroneggiando la lingua nel giro di pochi anni.

Topolski divenne artista di guerra ufficiale nel 1939, viaggiando in tutti i teatri di guerra e inviando disegni a Londra; ritrasse Londra durante il Blitz, i convogli artici verso la Russia, l'Egitto, la Siria e la Palestina, l'Iran, la Birmania, la Cina di Chiang Kai-shek e poi viaggiò in India per incontrare Gandhi e Nehru, lungo l'Africa orientale fino all'Uganda, prima di unirsi alle truppe polacche che liberavano l'Italia; Berlino alla fine della guerra, i campi di concentramento di Bergen-Belsen e Papenburg e i processi di Norimberga. Tornò a Londra dopo aver vissuto in prima persona la tragedia della seconda guerra mondiale. Il principe Filippo venne a conoscenza del lavoro di Topolski durante la guerra e i due divennero amici negli anni Quaranta. Topolski fu poi incaricato dalla Government Art Collection di documentare l'incoronazione di S.M. la Regina Elisabetta II nel 1953. Da questi disegni, nel 1959, Topolski ricevette dal Principe Filippo l'incarico di realizzare le vedute di Buckingham Palace, lunghe oltre 100 piedi. Il murale esprime l'energia e il brillante caos di quell'occasione nel suo stile individuale massimalista. Con questa commissione reale Topolski ha documentato la pienezza di quell'evento, ponendo anche un "pilastro di dissidenti" tra il caos. Questo gruppo, composto da Augustus John, Nye Bevan e Bertrand Russell, tra gli altri, comprendeva tutti i repubblicani convinti. L'inclusione di questi personaggi da parte di Topolski la dice lunga sui suoi principi artistici: la loro presenza contribuisce a una comprensione più completa dell'occasione.

Il suo approccio alle commissioni reali, che furono numerose, fu sempre quello di presentare ciò che vedeva, non in segno di adulazione ma con l'obiettivo di produrre un documento visivo di un evento o di una scena. Questa mostra è un tentativo di riconoscere l'interesse di Topolski per la tradizione reale, i cerimoniali, le marce e i costumi che amava così tanto, presentandolo al tempo stesso come parte integrante della sua ampia e curiosa fascinazione per la pienezza dell'esperienza umana.

Julia Griffin: La mostra illustra il lungo impegno personale e professionale di Topolski nei confronti della famiglia reale britannica. Feliks Topolski sviluppò un'immediata fascinazione per la cultura britannica quando fu incaricato dal giornale polacco Wiadomosci Literackie [Notizie letterarie] di documentare il Giubileo d'argento di Re Giorgio V, il 6 maggio 1935. Fu proprio questo evento a spingerlo a stabilirsi in Gran Bretagna. In seguito Topolski strinse un’amicizia e un rapporto artistico con il Principe Filippo, Duca di Edimburgo. All'artista fu affidato il compito di progettare il menu per l'addio al celibato del Principe e fu nominato corrispondente reale di Vogue al matrimonio del Principe Filippo con S.M. la Regina Elisabetta II. L'incarico conferitogli dal governo britannico di registrare l'incoronazione della regina Elisabetta II nel giugno del 1953 fu il catalizzatore per la creazione del Topolski's Chronicle, un foglio stampato a mano da lui stesso, che uscì fino agli anni Ottanta e che documentava l’attualità internazionale. Le Topolski's Chronicles hanno anche raccontato le visite reali di S.M. la Regina Elisabetta II in Portogallo (1957) e in Nord America (Stati Uniti e Canada, 1957), nonché i ricevimenti in suo onore in Paesi del Commonwealth come il Ghana (1962) - eventi che l'artista ha accompagnato come reporter ufficiale. Ha ritratto anche altri matrimoni reali, tra cui quelli della Principessa Margaret con Antony Armstrong-Jones (1960) e del Principe Carlo con Lady Diana Spencer (1981), oltre a realizzare i ritratti reali del Principe Filippo (1965) e della Principessa di Galles (1988). In particolare, il Magnum Opus di Topolski, il Memoir of the Century - un'installazione pittorica immersiva in 3-D nata dalla cronaca - ha fatto riferimento anche a una serie di temi reali, tra cui il Giubileo d'argento di re Giorgio V, l'incoronazione della regina Elisabetta II e un ritratto del principe. Topolski considerava la Memoir of the Century come la sua autobiografia pittorica disegnata sullo sfondo di eventi storici chiave del secolo scorso, scegliendo di riconoscere il suo impegno con la famiglia reale. Patrocinato dai reali e dal governo britannico, Topolski è stato anche un convinto sostenitore dell'arte accessibile, impegnandosi in molteplici progetti pubblici e partecipando come testimone al processo per oscenità di Oz in difesa della libertà artistica.


The Coronation III

 

Il suo rapporto artistico con la famiglia reale dimostra la sua complessa identità che oscilla tra temi dell'establishment e anti-establishment, tra commissioni private e impegno per la democrazia culturale e l'arte pubblica, spesso raffigurante movimenti sociali alternativi. Le sue vedute di Buckingham Palace sono tutt'oggi parte integrante della collezione d'arte privata della famiglia reale. Per approfondire quanto detto da Lucien, la gestione delle occasioni reali da parte di Topolski è stata esemplificativa del suo approccio generale al reportage, come mostrato nelle Cronache, mantenendo la totale libertà creativa e l'impegno all'imparzialità anche nel caso di commissioni di alto livello. Mostrò l'intera portata dell'evento da tutte le angolazioni, invitando i suoi spettatori a decidere cosa pensassero dell'evento. Queste registrazioni dell'incoronazione riflettono la dualità della cerimonia stessa e l'esperienza degli spettatori. L'artista si è distinto per la capacità di trasmettere la realtà di questi grandi eventi, concentrandosi in particolare sugli spettatori e sulle disuguaglianze sociali, ritraendo l'attesa dei principali protagonisti (per lo più scomparsi) e le loro conseguenze pubbliche.

 

Ritenete possibile collocare l'artista in un movimento pittorico o è giusto dire che ha fatto scelte del tutto personali?

Julia Griffin: Ai suoi tempi Feliks Topolski RA era uno dei più famosi artisti e celebrità britanniche del XX secolo. I suoi risultati ad ampio raggio - che continuano ad avere rilevanza culturale anche oggi - hanno spaziato in diversi campi. È stato artista di guerra ufficiale, autore del più grande murale del Festival of Britain, pittore, illustratore di classici della letteratura, ritrattista di personaggi pubblici di spicco e reporter della vita culturale e sociale della Gran Bretagna, con le sue usanze e i suoi costumi unici. Topolski fu anche un moderno "pittore di storia" che si occupava di documentare l'attualità e la storia del mondo così come si svolgeva durante i suoi ampi viaggi, per lo più in un'ottica espressionista.

La sua produzione pittorica, incredibilmente prolifica e versatile, comprendeva un gran numero di mezzi, generi e preoccupazioni: arte e storia; cultura elevata e prosa della vita quotidiana; pittura accademica ed espressionismo; ritrattistica, pittura a soggetto, disegno di reportage, caricature, cartellonistica, design teatrale e moda; murales di grande formato e arti grafiche. George Bernard Shaw ha descritto Feliks come "il più grande impressionista in bianco e nero". Raramente per un artista emigrato, è stato inserito nel Who's Who (1986), nell'Oxford Dictionary of National Biography e nominato Royal Academician (1989). Tuttavia, non ci sono stati tentativi di collocarlo nel contesto più ampio dei movimenti artistici e, purtroppo, è assente dalla maggior parte delle panoramiche sull'arte britannica e polacca del XX secolo.

Lucien e io stiamo attualmente lavorando alla prima monografia dedicata a Feliks Topolski, che prevede un'analisi della sua formazione, delle influenze formative, della cerchia sociale artistica e delle tradizioni pittoriche con cui si è confrontato nella sua arte. Stiamo analizzando il ruolo di varie figure che vanno dal suo tutor all'Accademia di Belle Arti di Varsavia - Tadeusz Pruszkowski; attraverso maestri polacchi iconici come Jan Matejko e Stanisław Wyspiański, fino ad artisti internazionali come Chaïm Soutine, Francis Bacon, Henry Moore e David Bomberg. L'ultima pagina della sua autobiografia, contiene una dedica a una serie di artisti che rivelano uno spaccato della sua rete cosmopolita, in particolare Wojciech Jastrzębowski, Marek Żuławski (con cui un tempo condivideva il suo studio londinese), Karol Stryjeński, oltre a Pablo Picasso, Jacob Epstein, Augustus John, Oscar Kokoshka e Stanley Spencer. La visione artistica versatile e unica di Topolski tocca una serie di movimenti e generi storici e moderni, tra cui la tradizione accademica della Pittura Storica, l'Espressionismo, la pratica del Disegno Automatico, il Surrealismo e la Pop Art. L'artista si è confrontato contemporaneamente con gli Antichi Maestri e con la Street Art.

Lucien Topolski: Topolski scrive che le Cronache trovano i loro predecessori nelle notizie illustrate vittoriane che riempivano i giornali e i broadsheet del XIX secolo, guardando a Hogarth come a un precursore. Tuttavia, più in generale, Topolski si sentiva portatore della fiaccola dell'"arte descrittiva", scrivendo che aveva in mente come predecessori i "disegni reali nella tradizione di Rembrandt, Callot, Guardi, Goya, Hogarth, Rowlandson, Guys, Daumier e Lautrec - di quegli artisti che osservano appassionatamente il mondo non solo con occhi spalancati, ma anche con cuori e menti aperti". Si considerava un cronista del suo tempo e si sforzava di documentare quanto più possibile gli avvenimenti del mondo. Registrò instancabilmente il flusso e il cambiamento dei movimenti sociali, culturali e politici in tutto il mondo e si sforzò di essere presente mentre si svolgevano.

Ha mantenuto la sua indipendenza, il suo studio di South Bank gli ha permesso di esistere senza il sostegno di un gallerista, paragonandosi a un pittore rinascimentale, sempre campione dei propri progetti.

 

Cosa ha determinato la sua decisione di trasferirsi a Londra, dalla Polonia?

Lucien Topolski: Nato in Polonia nel 1907 da genitori ebrei bohémien, si è formato come artista presso l'Accademia di Belle Arti di Varsavia, svolgendo anche una formazione come ufficiale di cavalleria riservista nell'esercito polacco. Lasciò la Polonia, non spinto da alcuna circostanza, ma con la curiosità di viaggiare attraverso l'Europa, trascorrendo un periodo in Italia, Spagna e Francia, prima di stabilirsi a Londra. La città era piena di "esotismo" inglese, eccitante rispetto al "grigiore" dell'Europa centrale e orientale che lui stesso descriveva. Al centro di un impero marittimo, la Gran Bretagna era piena di conflitti interni. Il particolare e rigido sistema di classi, le mode e le tendenze passeggere si mescolavano con l'eccentricità delle tradizioni militari reali con le quali si confrontò al suo arrivo. Credo che il fatto di aver lasciato la Polonia di sua spontanea volontà abbia definito il modo in cui si è mosso nel mondo e ha prodotto il suo lavoro, avventurandosi con un insaziabile appetito di catturare l'umanità con una mente aperta.

 

Quali saranno i progetti futuri legati allo Scambio Culturale?

Julia Griffin: L'aspirazione è quella di apportare un cambiamento positivo, di contrastare gli stereotipi e di presentare una narrazione diversa dell'afflusso culturale polacco nel Regno Unito, promuovendo la nozione di Polonia come Paese con un ricco patrimonio culturale e celebrando i principali contributi alla vita britannica apportati da persone di origine polacca. Stiamo continuando a sviluppare il profilo dello Scambio - il forum online, il Festival annuale dello Scambio culturale anglo-polacco (ogni ottobre), le mostre d'arte e il programma di eventi. Attualmente stiamo studiando una mostra dedicata a Jorge Lewinski RA (1921-2008), il più importante fotografo di artisti britannici e polacchi, stabilitosi in Gran Bretagna dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale. Si dedicò alla fotografia negli anni Sessanta, facendosi rapidamente un nome e diventando docente senior al London College of Printing. Le sue opere sono ben rappresentate alla National Portrait Gallery e a Chatsworth, che ha acquisito l'Archivio Lewinski.

Speriamo inoltre di trasformare il forum online in una preziosa risorsa visitata da milioni di persone e di incoraggiare le istituzioni nazionali britanniche, i curatori e i media a unire le forze per rappresentare la comune cultura e storia anglo-polacca.

 

Potete dirci di più sul futuro dell'associazione Topolski Memoir?

Lucien Topolski: Dopo un periodo di inattività in seguito al COVID-19, l'associazione è entusiasta del futuro, ma è vulnerabile alle mutevoli correnti commerciali della South Bank. Attualmente stiamo cercando di garantire la possibilità di continuare a mostrare il lavoro di Topolski, offrendo al contempo opportunità alle persone di sviluppare i propri interessi e talenti artistici. L'associazione spera di continuare a presentare regolarmente le opere di Topolski, mettendo in mostra i reperti della collezione d'arte e dell'archivio, man mano che il patrimonio viene digitalizzato per realizzare una monografia completa della vita e della carriera dell'artista.

 

Prince Charles at Polo Practice

Stiamo anche lavorando per avviare una residenza d'artista che consenta l’utilizzare di questo spazio incredibilmente potente e unico per produrre opere che continuino lo spirito documentaristico del dipinto lungo 600 piedi e alto dai 12 ai 20 piedi che raccontava l'esperienza di Feliks Topolski nel XX secolo. L'obiettivo dell'associazione è quello di promuovere il reportage, evidenziando il valore che l'interpretazione artistica può fornire alla comprensione del nostro mondo in rapida evoluzione.

Il lavoro di cronista di Topolski parla di molti dei temi storici più importanti del secolo scorso, che continuano ad avere una forte risonanza anche oggi. Mentre attraversiamo tempi incerti, guardare indietro nella storia attraverso il lavoro di Topolski ci permette di tirare fuori alcuni di questi temi e di continuare le tendenze storiche per fornire una visione tangibile del passato attraverso la sua ampia e straordinaria esperienza di registrazione del XX secolo.

 

Didascalie delle immagini – Image details

1, Feliks Topolski, ritratto fotografico
2,
Feliks Topolski, The Coronation III, olio su pannello, 1960, Royal Collection Trust
3,
Feliks Topolski,Prince Charles at Polo Practice, stampa del 1982 da un disegno del 1979

 

Scheda tecnica

Punks, Princes and Protests: The Chronicles of Feliks Topolski RA,158, Hungerford Bridge, Concert Hall Approach, Waterloo, London, dal 2 maggio al 15 luglio 2023 (dal 20 luglio presso POSK

Aperto dalle 12 alle 17 dal giovedì alla domenica, si raccomanda una donazione di 10 £

Exhibition details

Punks, Princes and Protests: The Chronicles of Feliks Topolski RA. Topolski Studio until 15th July, POSK London, from 20th July.

 

Sitografia – Websites

https://anglopolishculturalexchange.org.uk 
https://topolski.org

 

* * *

 

Punks, Princes and Protests – Feliks Topolski in London

The exhibition Punks, Princes and Protests was organised in cooperation with the Granville-Skarbek Anglo-Polish Cultural Exchange and the Topolski Memoir Association. The Exchange is a cultural forum of public programming, created by POSK, with the aim of celebrating the contribution of people of Polish origin to British culture and society.

The artist Feliks Topolski is analysed in the light of the many facets of a unique career in an exhibition, superbly illustrated here by curators Julia Griffin and Lucien Topolski.

 

I would like to start by asking you about the genesis of the project that came into being at the end of 2022: Granville-Skarbek Anglo-Polish Cultural Exchange.

Julia Griffin: The Polish diaspora is one of the largest community groups in Britain although it has remained a largely silent minority. The Granville-Skarbek Anglo-Polish Cultural Exchange (APCE) is a response to both the chronic underrepresentation of Polish culture in British media and arts institutions, and the gradual awakening of interest in the subject in the last couple of years. The latter has been due to a series of cultural endeavours, mainly the display 'Conversations with God: Jan Matejko's Copernicus' (National Gallery in London, 2021), and ‘Young Poland: The Polish Arts and Crafts Movement, 1890-1918’ (recent exhibition at the William Morris Gallery and a book published by Lund Humphries). Young Poland’s great resonance with the British public is still yielding fruit including the ACE Cultural Tours’ new study trip ‘The Arts and Crafts of Poland’.

There has also been a revival of interest in Central and Eastern European topics more broadly - both in the UK and internationally due to both Brexit and the tragic war in Ukraine. This dual cultural and political interest has been reflected in educational and cultural programming including university curricula and museum short courses responding to the topic, e.g. Kingston University’s new lecture series ‘From Tallinn to Tbilisi: Art across boundaries in the age of empire’ ; V&A’s short course ‘Lands of the Baltic: Art, Masters, Cities 1750-1900’. Having had the privilege to co-curate ‘Young Poland’, I have been approached by the Polish Social and Cultural Association (POSK), the largest Polish Cultural Centre in the world with premises in London, to build on this momentum.

The APCE is devoted to highlighting the many contributions that the Polish diaspora has made to British culture and society, establishing a platform to counter certain stereotypes whilst bringing to light historical and contemporary exchanges that have helped build this country. It seeks to inspire, intrigue and surprise by sharing some unexpected stories of Anglo-British interactions – a Pythonesque ‘What have the Poles ever done for us?’! The Exchange is a public programming cultural forum, research hub and virtual museum which collectively celebrates a number of extraordinary lives and achievements. We organise the annual Anglo-Polish Cultural Exchange Festival, art exhibitions, talks, and conferences, and run a website.

The project is named after Krystyna Skarbek a.k.a. Christine Granville, a Polish-Jewish countess, who became Britain’s first female SEO [Special Operations Executive] agent, and who saved countless lives as the longest-serving operative of WWII. Krystyna also penetrated into mainstream British culture as the inspiration for Bond character Vesper Lynd.

Count Aleksander Wielopolski famously said that ‘You can do everything for Poles, but nothing with Poles’, which I am happy to say our project defies. The Exchange is a three-way partnership between three foremost Anglo-Polish organisations in Britain, each with a proud and distinctive heritage and audiences – namely POSK, the Polish Cultural Institute in London (PCI) and Ognisko Polskie (Polish Hearth) who have joined forces for the first time in their history.

The monographic exhibition dedicated to Feliks Topolski RA's is currently displayed in what used to be his studio on the South Bank. What were the challenges in setting up the exhibition in such an evocative location and what do you hope viewers will grasp about his art in its natural environment?

 

Julia Griffin and Lucien Topolski: Our exhibition ‘Punks, Protests and Prices: The Chronicles of Feliks Topolski RA’ explores Feliks Topolski’s insatiable hunger for documenting all walks of life through his commitment to the art of eye-witness reportage. Topolski moved as comfortably within London’s traditional establishment as its avant-garde movements and marginalised communities, always with tools to draw in hand. The exhibition focuses on his own broadsheet Topolski’s Chronicle, which can be considered as a forerunner of the modern ‘blog’, combining images and text, the latter often written himself. The exhibition’s exploration of Topolski’s rich identity as a Pole, Jew, naturalised Briton and cosmopolitan globetrotter shows him to be a progressive universal everyman; he was simultaneously a respected fixture of the British art world and high society, and a pillar of the Polish émigré community in London.

Feliks Topolski RA (1907-1989) was one of Britain’s foremost 20th Century artists and a genius of international stature. His non-conformist outlook set him apart from many of his peers who sought to be represented by, and fit in with art establishment institutions. Topolski prioritised his artistic autonomy as a means of fulfilling his commitment to cultural democracy. He saw his role as that of a public artist, striving to make his art accessible to all, and also depicting the experience of the full social spectrum including minorities and the unprivileged. His own rich heritage and émigré status made him a particularly insightful observer of the world around him, ‘one who looked not wholly from the inside nor wholly as an outsider’.

Topolski’s connection to London’s South Bank stretched from 1951 until his death 38 years later in 1989. His studio in a railway arch under Hungerford Bridge becoming his artistic and social core. The studio saw the completion of countless works, and, in two further arches nearby, he painted and displayed his ‘Memoir of the Century’. An immersive site-specific installation, he considered the labyrinthine ‘Memoir’ painting (600ft long and 12-20ft high) to be his most important work. It doubled as his pictorial autobiography, his life depicted against the major historical milestones of the 20th-century that he was personally witness to. It was also from the South Bank that Topolski issued his own fortnightly broadsheet, Topolski’s Chronicle, initially printed at the nearby Poets’ and Painters’ Press (Oficyna Poetów i Malarzy) run by Polish émigrés Krystyna and Czesław Bednarczyk. As Topolski articulated in his autobiography Fourteen Lettersthe Studio, the Chronicle and the ‘Memoir’ – all in the South Bank – were his way of side-lining the art establishment in order to practice uncompromised ‘art for all’: ‘My impregnable territory has been defined: the accessible workshop and showroom in the manner of old masters (before art middle-men arrived); the Chronicle adding another public dimension bypassing the art scene, and my panoramic labyrinthine endeavour formed to fit my need for open-ended painting, not pictures. I have held to these with no concern for academies – right, left and centre, ‘modern’ and political – and the Royal Academy’.

The exhibition in his original Studio presents the artist’s own views and visual impressions of this changing city and specifically the South Bank. It is a potent Topolski memory site, and indeed an example of a bohemian London from a bygone cultural era.

Julia Griffin: This is the first time the Studio has hosted a curated, posthumous show of Topolski’s work. Lucien and I have had to introduce the whole infrastructure for displaying artworks. We have striven to ensure that the design of false walls and glass cases would nevertheless harmoniously fit in with the bohemian yet industrial ambience of the space as an artist’s studio, art store and archive housed in a railway arch. The spiral shape of the false walls, constructed by Souvenir Scenic Studios, references the labyrinthine form of the ‘Memoir of the Century’, which may have symbolised the workings of memory. We have carefully selected the colour scheme of mauve taupe, violets, and teals drawn from Feliks’s own distinctive palette used in both the Chronicle and the ‘Memoir’ – featuring juxtapositions and harmonious transitions between bold and subdued colours – painted along diagonal lines – also characteristic of the artist’s own work. In terms of the visual identity, we have worked with graphic designer Eva Martin, using red diagonal lettering based loosely on his own typography, and the motif of coarse brushstrokes evocative of both the artist’s studio space and of graffiti during protests.

 

Lucien Topolski: When Feliks first arrived here in 1951 for the Festival of Britain, it was a total brownfield site, populated with post-war damaged buildings and little in the way of infrastructure. Taxi drivers wouldn’t bring you here, but this is where he was offered a studio, and so he set himself up here to take advantage of the enormous space the railway arch offered. He saw the area change from this unvisitable, often dangerous place, to becoming a centre of culture. His presence provided a counterbalance to the Royal Festival Hall’s “domestic fossilised ballet and equally trad concerts” in his own words, himself representing a more underground, liberated and progressive side to the South Bank’s cultural scene. The Studio itself functioned as an open salon, where one could never know who they’d encounter, whether politicians, academics, dancers, Royals, the homeless or any other blow-ins in between. From the 1970s the studio had an open-door policy every Friday, embodying the artist’s own principles of curiosity, tolerance and hunger to bear witness to the fullness of the human experience. The connection that the Studio has to Topolski’s life and work is palpable, connecting viewers directly to the historical circumstances around his adoption of the city, like so many of us ‘Londoners by choice’.

 

Where the Studio now lies, under the London Eye, the Shell building and new multimillion development projects going on around us, brings to the fore the insights that Topolski’s work offers. Following a period of dormancy, as Director of the Topolski Memoir charity I am re-establishing the Studio as an exhibition space of Feliks’ work, using our extensive archive, as well as exhibitions that build conversations with contemporary reportage artists. The Studio also provides a space for workshops, classes and educational programmes, as well as an annual artist residency. Topolski’s work, artistic concepts and principles have been unfairly forgotten, and it is the Charity’s goal to reintroduce his valuable record of the 20th Century back into public memory. As the character of the South Bank becomes increasingly commercial, it is more important than ever to establish and protect authentic and independent artistic and educational spaces that cater for Britain’s diverse audiences. The Studio has stood for those values as long as Feliks has had a presence here.

 

The exhibition opened on the occasion of the coronation of King Charles III. What was Topolski's relationship with the British Royal Family?

Lucien Topolski: Topolski’s relationship with the Royal family started upon his arrival in London in 1935 on commission to document the Silver Jubilee of H.M. King George V. Arriving with no language and little money, he quickly managed to establish himself within a cultural social scene who gathered at the Café Royal off Piccadilly, meeting the likes of Augustus John, Nye Bevan, Bertrand Russell, the Duke of Sutherland and George Bernard Shaw. He very quickly established himself within that group, illustrating several of Shaw’s books, starting a working relationship with Evelyn Waugh and Graham Greene’s Night and Day satiricalmagazine, and mastering the language in a matter of years.

Topolski went on to become an official war artist in 1939, travelling through every theatre of war and sending drawings home to London; he depicted London during the Blitz, the Arctic Convoys to Russia, Egypt, Syria and Palestine, Iran, Burma, Chiang Kai-shek’s China and then travelled to India to meet Gandhi and Nehru, down East Africa to Uganda, before joining Polish troops liberating Italy; Berlin at the end of the war, Bergen-Belsen and Papenburg concentration camps and the Nuremburg trials. He returned to London having seen first-hand the tragedy of the Second World War. Prince Philip became aware of Topolski’s work during the war, and they became friends in the 1940s. Topolski was then commissioned by the Government Art Collection to document the Coronation of H.M. Queen Elizabeth II in 1953. It was from those drawings that in 1959 he was then commissioned by Prince Philip to produce the 100ft-long Buckingham Palace Coronation Panoramas. The mural expresses the energy and brilliant chaos of that occasion in his individual maximalist style. With this royal commission Topolski documented the fullness of that event, also placing a ‘pillar of dissenters’ amongst the chaos. This group made up of Augustus John, Nye Bevan and Bertrand Russell amongst others comprised all deep Republicans. Topolski’s inclusion of them speaks volumes of his artistic principles - their presence contributes to a fuller understanding of that occasion.

His approach to royal commissions, of which there were several, was always to present what he saw, not in adulation but with a view to producing a visual document of an event or scene. This exhibition is an effort to acknowledge Topolski’s interest in Royal tradition, ceremonials, marches and the costumes that he loved so much, whilst presenting it as part and parcel of his broad curious fascination with the fullness of the human experience.

Julia Griffin:The exhibition illuminates Topolski’s long-time personal and professional engagement with the British Royal family. Feliks Topolski developed an instant fascination with British culture when he was commissioned by the Polish newspaper Wiadomosci Literackie [Literary News] to record King George V’s Silver Jubilee on 6 May 1935. Crucially, it was this event which urged him to settle down in Britain. Topolski subsequently forged both a close friendship and an artistic relationship with Prince Philip, Duke of Edinburgh. The artist was entrusted with designing the menu for Prince Philip’s Bachelor Party and was appointed as Vogue’s royal correspondent at Prince Philip’s wedding to H.M. Queen Elizabeth II. His commission from the British government to record the Coronation of Queen Elizabeth II in June 1953 acted as a catalyst for setting up the Topolski’s Chronicle; it washis ownhand-printed broadsheet, which came out until the 1980s, documenting international current affairs. The first issue was devoted to the Coronation. Topolski’s Chronicles also featured coverage of H.M. Queen Elizabeth II’s Royal visits to Portugal (1957) and North America (USA and Canada, 1957) as well as receptions in Her honour in Commonwealth countries such as Ghana (1962) – events which the artist accompanied as official recorder. He also depicted other Royal weddings, including those of Princess Margaret to Antony Armstrong-Jones (1960), and of Prince Charles to Lady Diana Spencer (1981) in addition to producing Royal Portraits of Prince Philip (1965) and The Princess of Wales (1988). Notably, Topolski’s Magnum Opus, the ‘Memoir of the Century’ – a 3-D immersive painting art installation which grew out of the Chronicle – also referenced a number of royal themes, including the Silver Jubilee of King George V; Coronation of Queen Elizabeth II (focussing on its mediation by featuring a TV broadcast of his Buckingham Palace panoramas); and a portrait of Prince Charles – in the artist’s own words ‘encountered at polo-practice seated on a wooden horse in a net cage, crowns the confused British scene at Winsor Castle’ (1979). Topolski viewed the ‘Memoir of the Century’ as his pictorial autobiography drawn against the backdrop of key historical events of the past century, choosing to acknowledge his engagement with the Royal Family. Patronised by Royalty and the British government, Topolski was also a dedicated champion of accessible art, embarking on multiple public projects, and standing as witness in the Oz obscenity trial in defence of artistic freedom.

His artistic relationship with the Royal Family demonstrates his complex identity oscillating between Establishment and anti-Establishment themes, private commissions versus commitment to cultural democracy and public art – frequently depicting alternative social movements. His Buckingham Palace panoramas take pride in Buckingham Palace up to this day – as part of the Royal Family’s private family art collection. To elaborate on what Lucien said, Topolski’s handing of Royal occasions was illustrative of his overall approach to reportage – as showcased in the Chronicles - retaining total creative freedom and commitment to impartiality even in the case of high-powered commissions. He showed the full breadth of the event from all angles, inviting his viewers to decide what they thought of the event. These records of the Coronation reflected the duality of the ceremony itself and the experience of the onlookers. The Buckingham Palace panoramas having been divided into two complementary series – ‘In the Abbey’ and ‘In the Streets’. He excelled at conveying the reality of such big events, namely focussing on the spectators and social inequality – depicting the anticipation of the main protagonists (mostly missing), and on their public aftermath.

 

Do you think it is possible to place the artist in a painting movement or is it, rather, fair to say, that he made entirely personal choices?

Julia Griffin:In his day Feliks Topolski RA was one of Britain’s most famous 20th-century artists and celebrities. His wide-ranging accomplishments – of continuing cultural relevance today – spanned a number of fields. He was an official War Artist, author of the largest mural at the Festival of Britain, Royal painter, illustrator of the classics of literature, portraitist of key public figures, and recorder of Britain’s cultural and social life complete with its unique customs and ceremonies. Topolski was also a modern ‘History Painter’ concerned with documenting current affairs and the world’s history as it unfolded during his extensive travels – mostly in a progressive Expressionist idiom.

His incredibly prolific and versatile pictorial output encompassed a great number of media, genres and preoccupations – art and history; high culture and the prose of daily life; Academic painting and Expressionism; portraiture, subject painting, reportage drawing, caricatures, poster art, theatre design and fashion; large-format murals as well as the graphic arts. George Bernard Shaw described Feliks as ‘the greatest impressionist in black and white. Rarely for an émigré artist, he made it into Who’s Who (1986), the Oxford Dictionary of National Biography, and was appointed a Royal Academician (1989). Yet there have been no attempts to situate him within the wider context of artistic movements as, sadly, he is absent from most overviews of British and of Polish 20th-century art.

Lucien and I are currently working on the first monograph dedicated to Feliks Topolski involving an analysis of his training, formative influences, artistic social circle and pictorial traditions that he engaged with in his art. We are looking at the role of various figures ranging from his tutor at the Warsaw Academy of Fine Arts - Tadeusz Pruszkowski; through iconic Polish masters like Jan Matejko and Stanisław Wyspiański, to international artists including ChaïmSoutine, Francis Bacon, Henry Moore, and David Bomberg. The last page of his autobiography, Fourteen Letters, features a dedication to a number of artists revealing a glimpse of his cosmopolitan network, namely Wojciech Jastrzębowski, Marek Żuławski (with whom he at one time shared his London studio), Karol Stryjeński, as well as Pablo Picasso, Jacob Epstein, Augustus John, Oscar Kokoshka, and Stanley Spencer. Topolski’s versatile and unique artistic vision touches on a number of historical and modern movements and genres including the academic tradition of History Painting, Expressionism, the practice of Automatic Drawing, Surrealism, as well as Pop Art. He was simultaneously engaging with the the Old Masters and foreshadowing Street Art.

Lucien Topolski: He writes of the Chronicle that it finds its predecessors in Victorian illustrated news that filled the papers and broadsheets of the 19th century, looking to Hogarth as a forerunner. However, more broadly, Topolski felt himself to be carrying the torch of “descriptive art”, writing that he has in his mind as predecessors the “real drawings in the tradition of Rembrandt, Callot, Guardi, Goya, Hogarth, Rowlandson, Guys, Daumier and Lautrec – of those artists who passionately observe the world not only with wide open eyes but also with open hearts and minds.” He viewed himself as a Chronicler of his period, and endeavoured to document as much of the world’s happenings as he reasonably could. He tirelessly recorded the flux and change of social, cultural and political movements around the world and tirelessly made the effort to be there as they unfolded.

He held fast to his independence, his South Bank studio allowing him to exist without the support of a gallerist, comparing himself to a renaissance painter who “worked in the back, and showed in the front”, himself always the champion of his own projects.

 

What determined his decision to move to London from Poland?

Lucien Topolski: Born in Poland in 1907 to Jewish bohemian parents, he went on to train as an artist at the Warsaw Academy of Fine Arts, also training as a reservist cavalry officer in the Polish military. He left Poland, not pushed by any circumstance but instead with the confidence of curiosity to travel across Europe spending time in Italy, Spain and France before eventually settling in London. The city was full of ‘exotic’ Englishness, which was exciting compared to the “drabness” of central and Eastern Europe that he described himself. At the centre of a sea empire, Britain was full of internal conflict. The peculiar and rigid class system, the passing fashions and trends all mixed with the eccentricity of royal military traditions that he was confronted with upon arrival. I think that leaving Poland of his own accord defined the way that he moved about the world and produced his own work, venturing out with an insatiable appetite for capturing humanity with an open mind.

Could you tell us more about the future projects linked to the Cultural Exchange?

Julia Griffin: The aspiration is to make positive change, counter stereotypes and put out a different narrative of the Polish cultural inflow into the UK – promoting the notion of Poland as a country with a rich cultural heritage, and celebrating major contributions to British life made by people of Polish heritage. We are continuing to develop the profile of the Exchange – the online forum, annual Anglo-Polish Cultural Exchange Festival (every October), and the art exhibitions and events programme. We are currently exploring a show dedicated to Jorge Lewinski RA (1921–2008), foremost photographer of British and Polish artists, who settled in Britain having fought in WWII. He turned to photography in the 1960s quickly making a name for himself and becoming Senior lecturer at the London College of Printing. His works are well represented in the National Portrait Gallery and at Chatsworth which acquired the Lewinski archive. Lord Burlington was Lewinski’s student.

We are also hoping to develop the online forum into a precious resource visited by millions of people, and to encourage British national institutions, curators and media to join forces in representing our shared Anglo-Polish culture and history.

What can you tell us on the future of Topolski Memoir charity?

Lucien Topolski: After a period of dormancy following COVID-19, the charity is excited about the future, but is vulnerable to the changing commercial tides on the South Bank. We are currently trying to ensure that we can continue to show Topolski’s work, whilst also providing opportunities for people to develop their own artistic interests and talents. The Topolski Memoir charity hopes to continue having regular exhibitions of Topolski’s work, showcasing findings from the art collection and archive as the holdings become digitised towards a comprehensive monograph of the artist’s life and career.

We are also working towards beginning an artist residency to allow an artist to use this incredibly powerful and unique space to produce work that continues the documentary spirit of the ‘Memoir of the century’, that 600-foot-long and 12- to 20-foot-high painting that told the story of Feliks Topolski’s experience of the 20th century. The charity’s goal is to promote reportage, highlighting the value that artistic interpretation can provide to understanding our fast-moving world.

Topolski’s work as a chronicler speaks to so many of the last century’s most important historical themes that continue to have a strong resonance today. As we move through uncertain times, looking back into history through Topolski’s work allows us to pull out some of those themes and continuing historical trends to provide a tangible insight into the past through his wide and extraordinary experience recording the 20th century.

 

 

 

 

 

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