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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Le avanguardie a Palazzo Blu

 
Figura 1

In concomitanza con la conclusione di un percorso di rinnovamento e riqualificazione degli spazi di Palazzo Blu, è stata inaugurata il 28 settembre 2023 a Pisa una mostra particolarmente attesa: quella sulle avanguardie novecentesche, costituita da una ricca serie di dipinti e sculture giunti direttamente dal Philadelphia Museum of Art, cuore pulsante dal punto di vista culturale della città di Philadelphia, nonché dell’intera Pennsylvania, e centro museale tra i più importanti degli Stati Uniti, sin dalla sua apertura avvenuta il 10 maggio 1877.

Organizzata e prodotta da Fondazione Palazzo Blu e MondoMostre, con il contributo di Fondazione Pisa, la mostra di Palazzo Blu, allestita sino al 7 aprile 2024, offre ai visitatori la straordinaria opportunità di ammirare le opere di alcuni grandi protagonisti dell’arte europea dei primi decenni del XX secolo (essenzialmente dal 1910 al 1940), come Chagall, Dalì, Duchamp, Kandinsky, Mirò e Picasso. Non bisogna dimenticare, inoltre, la presenza di lavori firmati da Matisse, Mondrian, Klee, Ernst e Gris, artisti che fino a questo momento non erano mai stati esposti nelle sale del Palazzo Blu di Pisa. Partendo dalla Belle Époque e arrivando sino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il percorso risulta composto da più di quaranta opere, la cui fruizione è accompagnata da installazioni visive, sonore e multimediali. In questo modo, è possibile comprendere i diversi modi mediante cui gli artisti recepiscono e interpretano i grandi rivolgimenti del Novecento, il «secolo breve» (per riprendere il titolo del celebre volume dello storico Eric Hobsbawm) nella cui prima metà si assiste al progressivo tramonto di quell’età dell’oro che è la Belle Époque, e all’accentuarsi di tensioni politiche e sociali, che esplodono nel 1914 con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, a cui seguirà, alcuni decenni più tardi, il manifestarsi di un nuovo conflitto mondiale.

Essendo inerente a un secolo caratterizzato da eventi drammatici, che portano alla perdita (o almeno alla messa in discussione) del concetto di identità, non deve sorprendere che la prima tappa della mostra coincida con l’Autoritratto con tavolozza di Pablo Picasso del 1906 (Fig. 1). Sebbene sia appena venticinquenne, Picasso è consapevole di aver raggiunto un punto di svolta nel suo percorso artistico; con questa opera, infatti, egli realizza un’immagine in cui la possanza del fisico si unisce a un’analoga profondità dello sguardo. Picasso compare a mezzo busto, indossa una semplice camicia da lavoro, e tiene stretta la tavolozza nella mano sinistra; i colori adottati sono semplici ed essenziali (bianco, grigio e rosa). A una figura umana allude anche l’Uomo con violino dello stesso Picasso, realizzato nel biennio 1911-1912 (Fig. 2). Se però nell’Autoritratto il soggetto appariva perfettamente delineato, qui sono individuabili soltanto pochi dettagli, come i baffi, le orecchie e i capelli, insieme ai fori indicanti lo strumento musicale; per il resto, questo olio su tela è quasi un mosaico di linee verticali e oblique, simili alle schegge di uno specchio infranto, che comunicano un senso di disarmonia della composizione e, naturalmente, di rottura rispetto alle norme tradizionali della pittura, in perfetto accordo con le linee direttrici del Cubismo.

Contraddistinta da una moltitudine di forme geometriche, da cui scaturisce un effetto assai diverso, è l’opera che può essere considerata il vero simbolo della mostra, ossia Cerchi in un cerchio di Vasily Kandinsky (Fig. 3). Datata 1923, essa viene portata a termine all’indomani di una sequenza di avvenimenti storici di notevole portata: da un lato la Rivoluzione Russa, che provoca la deposizione dell’ultimo zar (Nicola II), la presa di potere da parte del partito comunista e lo spostamento della capitale dello Stato da San Pietroburgo a Mosca, dall’altro lo svolgimento del primo conflitto mondiale. In un’Europa carica di tensioni, che cerca in ogni modo di superare le atrocità visive degli scenari di guerra, gli artisti esplorano nuovi orizzonti, ivi comprese le geometrie colorate, evidenti in Cerchi in un cerchio: più di venti forme circolari colorate sono disposte all’interno di un cerchio nero, mentre varie linee diagonali incrociate conferiscono un senso di dinamismo. Osserva Kandinsky: «Il cerchio è la sintesi delle più forti opposizioni. Combina il concentrico con l’eccentrico in un’unica forma, e in equilibrio». Nello specifico, la tela si lega all’esperienza nota come Bauhaus, promossa in Germania dall’architetto Walter Gropius, in parallelo, sul piano storico e politico, alla Repubblica di Weimar, città in cui la scuola ebbe sede ai suoi albori.

 

Figura 2

 

Figura 3

 

Un mondo geometrico e variopinto non è, tuttavia, l’unico esempio di dimensione alternativa indagata dagli artisti negli anni Venti. All’astrattismo si sostituiscono, talvolta, mondi fantastici come quelli del mito e della fiaba, ben rappresentati dalle opere di Marie Laurencin, unica donna pittrice che compare nella rassegna di Palazzo Blu; le sue tele sono appunto espressione dell’esigenza di ritornare a un mondo di armonia, purezza e serenità. Basti pensare a Leda e il cigno del 1923 (Fig. 4), in cui si trova raffigurato il dio Giove, che assume le sembianze di un candido cigno per conquistare Leda, la regina di Sparta, oppure a Ninfa e cerva (Fig. 5), che risente dell’interesse dell’artista per i settori della musica e del teatro. L’olio su tela Ninfa e cerva reca la data 1925, e l’anno precedente era andata in scena, interpretata dalla compagnia dei Balletti Russi, la coreografia Les biches (Le cerbiatte), al cui allestimento Marie Laurencin aveva partecipato con la realizzazione delle scene e dei costumi; la prima rappresentazione si era tenuta il 6 gennaio 1924 al Teatro di Montecarlo. Il contesto in cui nascono queste opere, che guardano a tratti alla tradizione classica, è quindi quello della Francia, in particolare di Parigi, tra gli anni Venti e Trenta, una città che spera di riappropriarsi di quell’identità di Ville Lumière che possedeva all’inizio del secolo.

 

Figura 4 

 

Figura 5

 

Figura 6

 

In una situazione per certi versi simile si colloca anche l’attività di Henri Matisse, uno dei maggiori artisti dell’epoca, che firma opere come la Donna seduta in poltrona, compiuta nel 1920 (Fig. 6). Lontano dall’universo astratto e disarticolato di altri pittori, Matisse riproduce figure aggraziate eambienti eleganti e raffinati, contrassegnati da colori vivaci e pervasi dalla luce della Costa Azzurra, come quelli dell’Hotel de la Méditerranée a Nizza, in cui la scena del dipinto suddetto è situata. È quasi superfluo ricordare che proprio a Nizza si trova un museo dedicato all’artista (che visse in tale città dal 1917 sino alla morte nel 1954), allestito in una villa genovese del XVII secolo, nei giardini delle Arènesde Cimiez. «La scelta dei miei colori – afferma Matisse – non si fonda su nessuna teoria scientifica: è basata sull’osservazione, sulla sensazione, sulla vera natura di ogni esperienza». La medesima atmosfera luminosa e solare si riscontra in tele incentrate sulla raffigurazione di entità inanimate, come la Natura morta su un tavolo (Fig. 7). Posteriore di cinque anni alla Donna seduta in poltrona, questo dipinto si offre alla vista dello spettatore come un tripudio di forme colorate, corrispondenti a un mazzetto di fiori in un vaso e vari frutti disposti sulla tavola (riconosciamo un ananas, un limone e alcuni frutti rossi); il motivo floreale riaffiora nella decorazione della tazzina sul piattino e sulle due ante, bordate di legno, di un oggetto simile a un paravento.

Piuttosto vicine alle suggestioni derivate dal mondo dell’arte e del mito ravvisabili nelle tele di Marie Laurencin sono pure le ambientazioni magiche e oniriche dei dipinti di pittori come Salvador Dalì e Joan Mirò, tra i più celebri rappresentanti del Surrealismo; questa avanguardia sorge ufficialmente nel 1924, quando il letterato André Breton scrive il primo manifesto del movimento, si sviluppa pienamente intorno agli anni Trenta, ed è vòlta all’esplorazione di universi come l’inconscio, la psicanalisi, il sogno e la magia. Un bell’esempio è fornito da un olio su tela del 1926 di Joan Mirò, intitolato Cane che abbaia alla luna (Fig. 8); l’atmosfera non è misteriosa e inquietante come in altre opere pressoché coeve, ma è senz’altro suggestiva e quasi ironica, nella misura in cui l’unica presenza viva in un paesaggio notturno di campagna, in cui si staglia una scala a pioli sospesa nel nulla, è appunto un cagnolino variopinto che abbaia alla luna, il cui pallido chiarore illumina la scena. La preferenza accordata da Mirò a grandi spazi quasi vuoti è illustrata da queste sue parole: «Lo spettacolo del cielo mi sovrasta. Sono sopraffatto quando vedo, in un cielo immenso, la falce della luna, oppure il sole. Così, nei miei dipinti, ecco piccole forme in enormi spazi vuoti».

 

Figura 7

 

Figura 8

 

Proprio mentre in Europa iniziano ad attenuarsi gli effetti devastanti della Grande Guerra, il clima di apparente armonia instauratosi si spezza bruscamente con una nuova successione di eventi nefasti: lo scoppio della Guerra Civile in Spagna, l’ascesa al potere di Adolf Hitler, e la conseguente emanazione delle leggi razziali, da cui scaturirà la Seconda Guerra Mondiale. Con la tappa segnata il 1° settembre 1939 dall’invasione della Polonia, inizia un conflitto che durerà sino al 1945 e costringerà numerosi artisti a lasciare il continente europeo per trovare rifugio altrove, in primo luogo negli Stati Uniti. Nascono in tale clima opere come la Crocifissione di Marc Chagall del 1940, da cui proviene un profondo senso di sofferenza, veicolato dalla voce dell’artista, che dichiara in proposito: «Per me, Cristo ha sempre simboleggiato il vero tipo del martire giudeo. L’ho capito fin dal 1908, quando ho usato la sua figura per la prima volta, sotto l’influsso dei pogrom». Il terribile spettro dell’Olocausto aleggia già all’epoca, e trova riflesso in questo dipinto; intorno ai fianchi di Gesù Cristo sulla croce si vede annodato, infatti, un tipico scialle da preghiera ebraico. Chagall stesso era di origine ebraica, e in quegli anni, a causa della crescente espansione dell’antisemitismo, lasciò la Francia alla volta della Spagna e del Portogallo, per poi decidere di stabilirsi negli Stati Uniti; tornerà in Europa soltanto nel 1948, una volta terminata la guerra.

La Crocifissione è l’ultima tela di questa nutrita e pregevole rassegna, posta come simbolica conclusione di un percorso, quello delle avanguardie novecentesche, che coincide con l’arco di una generazione, o poco più, e raggiunge l’apice nel periodo compreso tra le due guerre mondiali. Uno dei tratti distintivi della mostra è, infatti, l’idea di una produzione artistica strettamente intrecciata al mondo dell’attualità storica, rispetto a cui costituisce una forma di interpretazione, risposta e, talvolta, evasione; in aggiunta, le avanguardie determinano la nascita di una nuova concezione di arte, frutto della collaborazione con altre modalità espressive, come il cinema, la letteratura e il teatro.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1: Pablo Picasso, Autoritratto con tavolozza, 1906, olio su tela.

Fig. 2: Pablo Picasso,Uomo con violino, 1911-1912, olio su tela.

Fig. 3: VasilyKandinsky, Cerchi in un cerchio, 1923, olio su tela.

Fig. 4: Marie Laurencin, Leda e il cigno, 1923,olio su tela.

Fig. 5: Marie Laurencin, Ninfa e cerva, 1925, olio su tela.

Fig. 6: Henri Matisse, Donna seduta in poltrona, 1920, olio su tela.

Fig. 7: Henri Matisse, Natura morta su un tavolo, 1925, olio su tela.

Fig. 8: Joan Mirò, Cane che abbaia alla luna, 1926, olio su tela.

 

 

Scheda tecnica

Le avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art. Palazzo Blu d’arte e cultura, Lungarno Gambacorti, 9, Pisa. Aperta dal 28 settembre2023 al 7aprile 2024. Orari di apertura: dal lunedì al venerdì 10.00-19.00, il sabato, la domenica e i festivi 10.00-20.00. Biglietto intero: 14 €; ridotto: 12 €. Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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