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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

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Testuali parole

Lineare Audio Video – parte seconda.

 

(cfr. la prima parte )

Il contributo propone una disamina sull'impiego della scrittura audiovisiva nel presentare alcuni caratteri della moderna comunicazione: se la scrittura di un testo resta ancora un momento insostituibile della produzione umana, la possibilità di integrazione audiovisiva mobilita differenti forme di partecipazione - come registrato dai contatori di visualizzazione sulle diverse piattaforme che ne consentono esposizione e distribuzione - sia in fase di produzione che di fruizione. Per questo motivo presenteremo primariamente il nodo relativo alla scrittura quale proprium del genere umano per poi definire un percorso di avvicinamento alla scrittura audiovisiva; proveremo quindi a dialogare con alcune posizioni nel merito della scrittura audiovisiva, muovendoci tra riferimenti alla cinematografia e alla cultura visuale non dimenticando il ruolo del suono nel significare le immagini1.

 

Scrivi e ti sarà dato

Presentare in maniera esaustiva il legame tra scrittura e genere umano esula dalla specificità del seguente contributo, che si propone piuttosto di mostrare agilmente la dipendenza dell'uomo dalla tecnologia che ne trasmette il linguaggio, sia esso organizzazione di parole, partitura o frame/campioni. In effetti, la stessa possibilità dell'uomo di costruire una tecnica passa inevitabilmente attraverso il momento verbale, soprattutto in riferimento a dimensioni che, tanto nel macro quanto nel micro, prescrivono la progettazione dell'artefatto2. Se la condizione di alfabetismo passa inesorabilmente attraverso il controllo della facoltà di scrittura3, alcuni momenti della storia dell'uomo illuminano con certa evidenza il potere che ha la stessa scrittura di direzionare anche la società: se nella cultura egiziana gli scriba conservavano una posizione di privilegio, sempre più la scrittura normerà la vita dell'uomo, condizione evidenziata dal momento di istituzione di una legge, tanto religiosa (si pensi ai 10 comandamenti) quanto civile (le leggi delle XII tavole). Insomma, la scrittura si rivela nel suo potere di essere trasmessa.

Solitamente ci riferiamo alla scrittura come formula verbovisiva in grado di assicurare la trasmissibilità di un testo, eppure anche il ricorso alla notazione - nella specificità della cosa musicale - sembra indicare un riferimento proprio alla scrittura come tecnologia4. E questo stesso riferimento al primato del testo sembra essere messo in crisi proprio facendo riferimento alla figurazione come motivo di ordine logico e metodologico, come indicato nel Tractatus logicus-philosophicus da Ludwig Wittgenstein5: lontani dal caso esemplare dell'incidente considerato dal filosofo austriaco, il contatto con la figurazione rimanda nuovamente ad un gioco di rimandi tra segno e significato, quasi un motivo d'attrazione di analisi delle opere artistiche. Insomma, sebbene possa risultare anacronistico il chiedersi oggi “perché la scrittura?”, resta ancora un punto di partenza ineludibile.

 

 

Di alcuni riferimenti altrove

In questo contributo presentiamo altresì alcuni riferimenti in grado di mostrare una certa continuità tra scrittura verbovisiva e audiovisiva, convinti della necessità di ripensare la didattica relativa all'insegnamento dei linguaggi: non abbiamo bisogno soltanto dell'abecedario ma anche di essere iniziati al ritmo delle immagini in movimento. In questo contributo dunque la relativa osmosi tra cultura cinematografica e cultura visuale si misura nel comune riferimento allo scorrere dei frame in diversi autori che considerano il medium cinematografico una sorta di esperanto dei corpi, un linguaggio da poter apprendere facendo riferimento al solo contenuto dei gesti espressi sullo schermo. In questo novero è giusto indicare la posizione di Bela Balàzs a riguardo:

 

Col tempo l'invenzione della stampa ha reso illeggibile il volto degli uomini. Essi hanno potuto apprendere così tante cose dalla carta stampata da poter trascurare le altre forme di comunicazione. Così lo spirito visibile si è trasformato in spirito leggibile e la cultura visuale in cultura concettuale. Che questa trasformazione abbia cambiato notevolmente l'aspetto della vita in generale è noto a tutti. Meno invece si riflette su come in questo processo sia mutato l'aspetto di ogni singolo uomo, la sua fronte, la sua bocca. Un'altra macchina è ora all'opera, per dare alla cultura una nuova svolta in direzione del visivo e all'uomo un volto nuovo. Il suono nome è cinematografo. E una tecnica per la riproduzione e diffusione della produzione spirituale, proprio come la stampa, e i suoi effetti sulla cultura umana non saranno minoti rispetto a quelli di quest'ultima. (Balàzs, 2008: p. 123)

 

Questa indicazione risulta quanto mai fertile nel tratteggiare i caratteri che ci interessano nel definire il passaggio dalla tecnologia di fissazione delle parole a quella delle immagini6 - ancora è da venire il film sonoro che, come rilevato da Benjamin, è nascosto nella fotografia7. L'autore ungherese infatti ha il merito di chiarire come la continuità tra le due tecnologie sia garanzia del loro funzionamento, quasi una rimediazione in tempi non sospetti. Se è possibile organizzare un percorso che muova da La galassia Gutenberg8 fino al testo Oralità e scrittura9 di Walter Ong per ritrovare alcuni elementi di coagulo relativi alla sola forma verbale, è pur vero che la stessa cinematografia ben si presta a rilevare il carattere grafico del segno in aperta continuità con l'altra convitata, la possibilità fonografica. Proprio per questo motivo intendiamo inserire a questo proposito una indicazione programmatica in grado di configurare con esattezza una indicazione tanto poetica quanto poieutica; ci riferiamo al testo che anticipa le immagini del film Birth of a nation di David Wark Griffith (1915)10:

 

Una richiesta per l'Art of the motion picture.

Non abbiamo paura della censura, non abbiamo desiderio di offendere con atti impropri o osceni, ma chiediamo, come giusto, la libertà di mostrare il lato oscuro dell'errore, e vorremmo esaltare il lato brillante della virtù - la stessa libertà che è concessa all'arte della parola scritta - come l'arte che abbiamo appreso dalla Bibba e dai lavori di Shakespeare (traduzione mia)

 

Il regista inserisce dunque una dichiarazione che deve interessarci: chiede rispetto per questo lavoro diverso eppure non dissimile da altri impegnati con la parola scritta. Insomma, Nascita di una nazione come atto di rivendicazione di una possibilità audiovisiva11 che andava acquisendo una personale grammatica (lo stesso Griffith merita una menzione a partire dal riferimento al montaggio come costitutivo del film Intolerance, dell'anno successivo) grazie alla pratica insieme alla teoria del cinema - adeguato il riferimento alla cinematografia russa che con Ejzenstejn, Pudvokin e Vertov indaga il problema della scrittura cinematografica a partire dalla tematizzazione del montaggio12. Con l'arrivo del sonoro a indicare la possibilità completa di una scrittura audiovisiva destinata alla trasmissione al pubblico, si intensificano i rapporti sinestetici con la musica a fare da amplificatore emotivo riscrivendo altresì la verosimiglianza delle immagini proposte13.

Tantissimi sono poi i legami tra la cinematografia e la letteratura, già a partire dalla resa per frame di un racconto: come per la stessa Nascita di una nazione il soggetto era rappresentato dal romanzo The clansman: An Historical Romance of the Ku Klux Klan, dal lavoro teatrale The Clansman e dal romanzo The Leopard's Spots di Thomas F. Dixon Jr, ancora oggi continuano copiosi i rimaneggiamenti fino al caso esemplare di acclamati autori della pagina stampata che diventano autori di film e serie televisive. Se questa è una possibile indicazione che lega letteratura e cinema, altra misura più specialistica configura continuità tra queste due formule: è il caso dell'applicazione del metodo della filologia alla condizione del restauro cinematografico che, parimenti alle indicazioni proprie della teoria del restauro dei Cesare Brandi relative all'opera d'arte tradizionale, prospetta la metodologia d'intervento sulle pellicole al fine di garantire la conservazione insieme alla valorizzazione. Come rilevato da Stella Dagna:

 

La divaricazione tra materiali di partenza e copia restaurata e l'esistenza di un originale intrinseco - le due caratteristiche del restauro cinematografico più difficilmente assimilabili alle teorie del restauro tradizionale - trovano invece un corrispettivo piuttosto efficace nella pratica di redazione dell'edizione critica di un testo letterario: le copie dell'edizione critica (ripetibili e riproducibili, per altro) sono concretamente tutt'altro rispetto ai testimoni (cioè alle edizioni precedenti e ai manoscritti) che sono serviti per redigerla; un testo scritto inoltre può attraversare redazioni licenziate in momenti diversi dallo stesso autore o implicare un lavoro di revisione editoriale sul manoscritto originale che concorre alla stesura del testo di riferimento. (Dagna, 2014: p. 113)

 

Continuità stimolante e poco apprezzata, metodologicamente appropriata nel definire l'iter di trasmissibilità di un artefatto che si fondi in qualche modo sull'articolazione di un linguaggio nello spazio e nel tempo. La parentela tra filologia e cinematografia, a tratti destabilizzante, ci riporta al sicuro sul sentiero che stiamo percorrendo in direzione di una scrittura propriamente audiovisiva, come manifesto della contemporanea produzione spirituale del genere umano che sostituisce alle parole suoni e immagini così da significare con immediatezza il desiderio di comunicazione verso l’altro che muove la stessa vita dell’uomo da sempre.

 

Sulla scrittura audiovisiva

Al tempo della stesura del presente saggio è opportuno ricordare come le stesse condizioni di produzione del testo proposto implichino un riferimento a tool storicamente datati e relativi alla tecnologia che ne permette l'elaborazione: in altre parole, scrivendo al pc posso riferirmi ad una composizione diversa che quella con carta e penna, indicando facilmente una dipendenza dei fini dai mezzi che strutturano il mio pensiero testuale. Sempre più abituati a trattare elementi multimediali, sappiamo bene come la disponibilità degli stessi incoraggi una fruizione collettiva, non atomizzata: semplicemente, come si può guardare un quadro o un film in tanti, meno si può leggere insieme uno stesso contributo - basta analizzare come lo scorrimento di una lettura resti difficilmente parametrizzabile sebbene non manchino tentativi di indicazione quali riferimento al tempo di lettura. Un'altra condizione opportuna da sottolineare in riferimento alla scrittura audiovisiva è confinata nello stesso oggetto della camera:

 

Quando Lumière ha inventato il cinema, in modo del tutto inconsapevole e con l'onestà del piccolo industriale e del tecnico ingegnoso, quando ha costruito la macchina da presa, se ne è servito contemporaneamente come proiettore, lo stesso apparecchio cioè veniva impiegato per entrambi gli usi. Era qualcosa di inconsapevole, ma anche di completamente normale. Lumière ha inventato il proiettore contemporaneamente alla macchina da presa. Così quel che ne primo dispositivo serviva a riprendere il film, serviva anche a proiettarlo. Si trattava comunque della medesima apparecchiatura, un obiettivo, due bobine, un motore, dove è possibile applicare una manovella che passa da una parte all'altra, poi una lampada per la proiezione oppure la pellicola..., o la luce che viceversa serve per le riprese. Ma era sempre la stessa apparecchiatura. (Godard 2012, p. 140)

 

Lo capiamo ancora meglio grazie agli smartphone, che hanno il merito di riportare all'attenzione di tutti l'intervento produttivo - e non solo riproduttivo - di questi strumenti, come fossimo passati dal dover soltanto leggere al poter anche scrivere in termini audiovideo. L’orientamento verbovisivo - che si sostiene sulla possibilità di un suo esercizio nella burocrazia – viene così scalzato dall’impiego di suoni e immagini per documentare e per raccontare, per immaginare e manipolare, secondo un modello derivabile dalla scrittura: si legge quello che si è scritto come si rivede quello che si è girato. A partire da una immagine elettronica che propone condizioni cui sfugge un ritorno verbale, si palesa dunque l’autonomia di una scrittura audiovisiva, fatta di suoni e immagini che nulla hanno a che vedere con la stampa tipografica. La generale ridefinizione delle funzioni e del processo della comunicazione al tempo del social, attraverso la manipolazione digitale, le diverse tecniche di ripresa e la possibilità di tradurre in fotogrammi qualcosa di assolutamente irreale, permette una forte espansione del visibile che segna il nostro grado di lettura; basti pensare che, se la qualità dell’immagine è ancora perfettibile, il ricorso alle parole motiva la stampa di oggi al pari che quella di ieri e dunque rende questo genere di scrittura tecnologicamente storicizzata.

 

Conclusione

Walter Benjamin

Il punto di partenza di queste considerazioni resta pur sempre il saggio sulla riproducibilità tecnica di Walter Benjamin. A riflettere ancora sulle fertili conseguenze della ricezione nella distrazione sull’abilità percettiva, è opportuno notare come la scrittura audiovisiva si sia insinuata piuttosto neutralmente nella nostra quotidianità configurando le nuove dimensioni di un pubblico su scala globale e a tempo differito che eredita dalle abitudini cinematografiche il suo statuto di consumatore. Anche Benjamin si era confrontato con la stampa, proprio per individuare il carattere della tecnica cinematografica, a partire dal profetico: “Ogni uomo ha il diretto di essere filmato. Questo diritto ce lo fa comprendere la situazione storica della vita letteraria attuale” del capitolo XIII. Prosegue infatti

 

Nel corso dei secoli, le condizioni determinanti della vita letteraria ponevano un piccolo numero di scrittori di fronte a migliaia di lettori. La fine del secolo scorso ha visto prodursi un cambiamento. Con l’espansione crescente della stampa, che non cessava di mettere a disposizione dei lettori nuovi organi politici, religiosi, scientifici, professionali, locali, un numero sempre maggiore di essi si trovò occasionalmente impegnato in letteratura. Ciò iniziò con la rubrica delle lettere che la stampa quotidiana aprì ai suoi lettori. La differenza tra autore e pubblico tende, così, a perdere il suo carattere fondamentale. Essa è solo funzionale, può variare da un caso all’altro. Il lettore è in ogni momento pronto a diventare scrittore. (Benjamin, 2012: p. 27)

 

Una simile condizione si ripete oggi a contatto con una scrittura audiovisiva incoraggiata dalla disponibilità di mezzi che ne rendono possibile tanto la lettura, quanto lo scrittura.

 

 

Bibliografia

B. Balàzs, L'uomo invisibile, Torino 2008;

W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Roma 2012;

M. Chion, L’audiovisione, Torino 2001;

S. Dagna, Perché restaurare i film?, Pisa 2014;

H. Dufourt Musica, potere, scrittura, Lucca 1997.

S. M. Ejzenstejn, Teoria generale del montaggio, Venezia 1985;

J-L. Godard, Introduzione alla vera storia del cinema, Milano 2012;

A. Mastrogiacomo, La grafia musicale in Rivista trimestrale di arte, cultura e governance del patrimonio culturale Il Giornale di Kinetès, n° 2 ottobre 2017

M. McLuhan, La Galassia Guttenberg. Nascita dell’uomo tipografico, Roma 1988;

P. Montani, Tre forme di creatività: tecnica, arte e politica, Napoli 2017;

W. Ong, Oralità e scrittura. Tecnologie della parola, Bologna 2014;

A. Pinotti – A. Somaini, Cultura visuale. Immagini sguardi media dispositivi, Torino 2016;

P. Valentini, Il suono al cinema. Storia, teoria e tecniche, Venezia 2006;

A. Valle, La notazione musicale contemporanea, Torino 2002;

L. Wittgenstein, Tractatus logicus-philosophicus, Torino 2009

 

Note con rimando automatico al testo

1 Si prenda in considerazione quanto evidenziato da Michel Chion con la sua nozione contratto audiovisivo in M. Chion, L’audiovisione, Torino 2001; un estratto è disponibile al link http://www.examenapium.it/ 2008mav/Chion2001.pdf (27/07/2019)

2 A questo proposito si rimanda al testo di P. Montani, Tre forme di creatività: tecnica, arte e politica, Napoli 2017; si rimanda in modo specifico al primo capitolo, pp. 12-37.

3 Opportuno inserire in questa sede un riferimento al diffuso tormento dell'analfabetismo di ritorno, suggerito forse dalla scrittura assistita - se non proprio mutilata - come occorre da almeno 20 anni nella comunicazione telefonica per iscritto, e con una rapida impennata dall'avvento degli smartphone. L'alfabetismo di ritorno interroga anche sulla necessità di sensibilizzare docenti e studenti in direzione di altre forme di scrittura possibili - come quella audiovisiva.

4 A tal proposito si rimanda al saggio di A. Mastrogiacomo, La grafia musicale in Rivista trimestrale di arte, cultura e governance del patrimonio culturale Il Giornale di Kinetès, n° 2 ottobre 2017; si prega di completare ed integrare questa proposta con il testo di A. Valle relativo alla notazione della musica contemporanea, A. Valle, La notazione musicale contemporanea, Torino 2002. In consonanza alla specificità di questo contesto e al fine di tracciare un percorso quanto mai utile nel definire il valore della scrittura in riferimento alla psicoacustica e all'informatica si rimanda al testo di H. Dufourt Musica, potere, scrittura, Lucca 1997.

5 Riferimento alla proposizione 4.031 in L. Wittgenstein, Tractatus logicus-philosophicus, Torino 2009, p. 135.

6 Si rimanda altresì al primo capitolo del libro di A. Pinotti – A. Somaini, Cultura visuale, Torino 2016, pp. 11-43.

7 Vedi W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Roma 2012, p. 14.

8Vedi M. McLuhan, La galassia Guttenberg. Nascita dell’uomo tipografico, Roma 1988.

9Vedi W. Ong, Oralità e scrittura. Tecnologie della parola, Bologna 2014.

10 Il film completo è disponibile al link https://www.youtube.com/watch?v=e9QIxTUmzGc&t=4516s (27/07/2019).

11 Prima dell'introduzione del sonoro - intorno alla fine degli anni 20 - il suono era presente in una veste performativa piuttosto standardizzata. Per una lettura relativa all’intervento del sonoro nella cinematografia si veda P. Valentini, Il suono al cinema. Storia, teoria e tecniche, Venezia 2006.

12 Sarebbero tante le letture da proporre a riguardo. In questa sede si consiglia di partire almeno da S. M. Ejzenstejn, Teoria generale del montaggio, Venezia 1985.

13 Vedi M. Chion, L’audiovisione, cit.

 

 

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