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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

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Testuali parole

Regine di cuori


La violenza della donna è nel suo fascino
J. J. Rousseau.

 

Siccome l'uomo ha avuto, o si è dato, il privilegio dalla Storia del dominio di genere, un primato basato sulla forza, e talora sulla violenza, con la premessa e il seguito di una distinzione dei ruoli sociali, si è anche accaparrato per millenni l'esclusiva delle attività spirituali in arte, letteratura, musica, ecc.

La donna ha potuto qualche volta contrastare tale ingiusto potere con la seduzione; una difesa capace di ribaltare il rapporto di sottomissione. L'asimmetria rimane, ma all'uomo, soprattutto all'artista, è capitato di diventare “schiavo d’amore”.

La donna, in particolare in alcune epoche, è stata idealizzata, è divenuta irraggiungibile e infine inconoscibile “oggetto del desiderio”, oscuro e misterioso.

Non è possibile rifare la storia delle donne famose per aver interpretato il ruolo di “ammaliatrici” nella Storia, nell'arte, nella mitologia. Del resto sono appunto celebri e studiatissime. Si può tentare un “elenco” assai parziale di alcune, senza un preciso criterio, sulle quali soffermarsi solo con poche note. Queste donne, che hanno svolto anche un ruolo importante ma quasi sempre non decisivo in vicende storiche o politiche, lo hanno fatto spesso dalla posizione subordinata di amanti; uno “status” di cortigiana anche quando la statura umana, psicologica e culturale, è stata elevata. È accaduto che abbiano influenzato affari di Stato, come ministri nell’ombra. Quando però cadevano in disgrazia, o alla morte del re, la loro vita peggiorava e potevano rischiare pericoli di varia gravità: dalla restituzione dei doni ricevuti all'essere uccise.

Sono figure dunque di donne reali oppure create dalla fantasia letteraria, artistica, cinematografica, mitiche, leggendarie o storiche e realmente vissute (con aspetti parziali comunque non sempre verificabili o più o meno sicuri). Sono donne famose soggetto, diretto o indiretto, di opere artistiche, anche assai importanti.

Qualche esempio.

 

Frine. Nome d’arte, dovuto all’incarnato scuro, poco di moda per l’epoca, ma indice di una bellezza naturale, non frutto di artificio. Etera e modella di Prassitele di leggendaria bellezza. Le Afroditi dello scultore ne sarebbero testimonianza. Imputata in un processo con l’accusa di empietà (passibile della pena capitale) fu difesa da Iperide, avvocato famoso e noto per la sua condotta di vita da gozzovigliatore impenitente, dedito al vino, fanatico per i piatti di pesce, e con la passione per le donne, anche quelle che praticavano l’amore per professione. A un certo punto dell’arringa, che non sapesse che pesci prendere o in preda all’entusiasmo, denudò l’assistita mostrandone il seno ai giudici, che rimasero sconvolti, come colpiti da un’apparizione sacra, tanto era la bellezza che si manifestava. Non poteva essere condannata.

Aspasia, di H. Leroux

Aspasia. Prima amante poi moglie di Pericle. Secondo versioni contrastanti passa da tenutaria di bordello a capo e animatrice di ambiente culturale di punta e salotto filosofico; conversatrice dotata di cultura al punto d’influenzare personaggi del calibro del marito e di Socrate. Definita da Luciano “modello di saggezza”. Ha l’onore di comparire nella Scuola di Atene di Raffaello. Detentrice di un ruolo di “influencer” politica che si ritrova somigliante con quello svolto da un’altra etera meno famosa, Targelia di Mileto.

 



Campaspe,
 di J. W. Godward

Campaspe. Favorita di Alessandro Magno. Apelle riceve l’incarico di ritrarla. Il pittore se ne innamora, l’imperatore gliela cede. Così la prende come modella. Sarebbe sua la fisionomia dell’Afrodite Anadiomene, che sorge dalle acque. Una copia forse ne è la pittura pompeiana d’identico soggetto. L’episodio con l’artista che dipinge alla presenza di Alessandro è stato immortalato da pittori famosi (G. B. Tiepolo, uno per tutti) che avranno invidiato al collega un simile “dono”.

Nel dipinto di J. W. Godward, Campaspe, con un clipeo che funge da aureola profana, si offre allo sguardo senza “infingimenti”. Il pittore fu osteggiato a causa dell’amore per una modella. Morì suicida, amareggiato anche dalle tendenze artistiche del tempo che a suo parere disprezzavano la bellezza classica.

 


Ester, di K. Witz

Giuditta. Ritratta dai grandissimi della storia dell’arte: Donatello, Michelangelo, Tiziano, ecc. Eroina biblica, protagonista di una delle salvazioni d’Israele. “Era molto bella, d’aspetto incantevole […] si fece così bella da invaghire ognuno che la guardasse […] il cuore di Oloferne ne fu preso e il suo animo si turbò. Sentiva vivo desiderio di lei […] con la bellezza del volto lo vinse” (Il libro di Giuditta). Seduzione che permette l’uccisione del capo dei nemici. È così che salva il proprio popolo. Come anche Ester, “giovane di singolare prestanza e graziosa d’aspetto […] col volto soffuso di rosa” (Il libro di Ester) che assolverà col medesimo mezzo, ma con modi diversi, lo stesso compito.

 

Teodora nel mosaico bizantino di San Vitale a Ravenna

Teodora. Figlia di un guardiano del circo e di una prostituta che avviava al “mestiere” anche le figlie, divenne moglie di Giustiniano. Una carriera folgorante da attrice (meretrice?) a imperatrice, così com’è raffigurata negli ieratici mosaici dell’arte bizantina di Ravenna. Di lei ci rivela tutto il male possibile Procopio di Cesarea nella Storia segreta, libello carico di veleno. Anche ridimensionando di molto tali informazioni, quali esagerate maldicenze, resta un fondo di verità bastante a considerare il suo stile di vita iniziale parecchio “disinvolto”.

 

La contessa di Castiglione, di  M. Gordigiani

Virginia Oldoini. Meglio nota come la contessa di Castiglione. Quanto può aver contribuito la sua stretta amicizia con l'imperatore Napoleone III all'alleanza con il Piemonte, indispensabile nel processo di Unificazione e indipendenza dall'Austria per la nascente nazione italiana? La cugina di Cavour era stata incaricata di questo obiettivo diplomatico e lo fece proprio, senza riserve. Avrà saputo essere convincente e certo mise tutta se stessa nell'impresa. Senza che ciò rappresentasse un sacrificio eccessivo se è veritiero il numero degli amanti a lei attribuiti. La donna era considerata una delle più belle tra le nobili che sole potevano avvicinarsi e far parte di una corte reale o imperiale. Dalle sue dichiarazioni pare di capire che fosse perfettamente consapevole di questo primato e di quanto fosse determinata a servirsene.

Ossessionata dalla propria immagine è stata ritratta in dipinti e fotografata in centinaia di pose anche stravaganti.

Si racconta che invecchiando avesse coperto gli specchi di casa per sfuggire alla vista della perdita della sua ricchezza più grande ad opera del tempo. Altre informazioni fanno pensare quanto la sua vita sia andata incontro a condizioni infelici e sia rimasta prigioniera del mito di se stessa. La contessa consumò gli ultimi anni nella solitudine con il rimpianto del passato, quasi la gloria negletta e non riconosciuta del merito suo, di cui teneva a ricordo la sottoveste verde (verde-acqua?) (come cimelio?) della notte di Compiègne che aveva cambiato la Storia.

 

Maria, in Metropolis di Fritz Lang

Maria personaggio del film Metropolis. La donna è la maestra, appare circondata dai bambini come una Madonna della Misericordia, guida spirituale degli operai, relegati nei sotterranei della città. Lo scienziato (pazzo) ne prende le fattezze esteriori per le sembianze del robot, che dovrà avere un aspetto fascinoso per traviare il popolo, non senza prima aver provocato il desiderio smodato dei borghesi. L’automa infatti si esibisce in una danza sfrenata e lussuriosa nel teatro, luogo di perdizione, secondo un diffuso luogo comune, come femme fatale, o dark lady, di fronte ad ammiratori e corteggiatori esagitati. La donna suscita con l’amore la presa di coscienza e il riscatto del figlio del capo-dittatore della città e insieme lottano per la giustizia e la libertà.

Marilyn Monroe. Il mito di Marilyn nasce dalla morte prematura che ne eterna la bellezza in un’icona. Dalle umili e soprattutto difficili origini raggiunge la consacrazione fortemente voluta e inseguita del successo. Una parabola triste. La sua bellezza in parte costruita cresceva con l'età, forse a causa delle sofferenze che la rendevano meno superficiale. Amante di personaggi pubblici e potenti. Vittima predestinata: suicida con contorno di mistero a trentasei anni. Mito moderno da Andy Warhol in poi.

Lucia Mondella. Nel consesso di donne precedenti il nome di questa figura letteraria risulta sorprendente, appare un po’ come quello di una donna finita per sbaglio in una retata della buoncostume. Lucia schiva e riservata, forse di una bellezza non travolgente riesce suo malgrado a destare il capriccio di Don Rodrigo e a spingerlo a commettere una serie di reati. Il suo creatore la mostra, nella presentazione, ornata della veste da sposa e da una bellezza caratterizzata dalla modestia e accresciuta dall’emozione. Una bellezza necessariamente silente capace da sola di appassionare il signorotto locale. Capace altresì di suscitare la compassione del Nibbio, uomo incallito nella delinquenza, ma soprattutto di farsi strumento della Provvidenza nella conversione dell’Innominato.

L’amore di Manzoni per il suo personaggio è come quello di Pigmalione per la sua creatura, è l’amore di un uomo per una donna e per un ideale di donna. Lucia che parlando della sua storia con Gertrude ha un tale pudore da non riuscire a proferire la parola amore.

Renzo all’osteria ormai ubriaco ha comunque, con gli avventori, un istintivo ritegno a pronunciare il nome di Lucia ed è l’autore in prima persona a dichiarare: “ci dispiacerebbe fosse stato strascinato per quelle boccacce, fosse divenuto trastullo di quelle lingue sciagurate” (fine cap. XIV). Manzoni guarda un po’ dall’alto Renzo che in fondo considera un “baggiano” (diventa raffinato solo quando fa l’avvocato di se stesso per contrastare il voto), così come sarà chiamato nel bergamasco, e ha la fortuna (oltre al merito) di essere lo sposo di Lucia, che non manca nel finale di rivolgersi a lui con una punta d’ironia.

 

Si tratta di alcuni personaggi femminili che non rappresentano la condizione della donna, un elenco asistematico, casuale, che non ha la pretesa di poter essere generalizzabile data l’occasionalità. Storie marginali rispetto alla condizione della donna nella storia. Personaggi curiosi di donne spesso costrette a stili di vita discutibili dall’impossibilità di svolgere attività culturali o storico-politiche se non partendo da una libertà di costumi equivoca (ad es. Aspasia nella Grecia del tempo), dotate di fascino eccezionale se nonostante trascorsi burrascosi sono salite al trono (es. Teodora). Donne, con poche eccezioni, partite da umili origini. Storie bizzarre che possono incuriosire e da approfondire. Storie di una condizione di inferiorità sociale dalla quale ci si riscatta, alla quale ci si ribella e si soggiace nello stesso tempo.

L’elenco delle assenze sarebbe lungo: Circe, Dalida, Salomè, Cleopatra (“Una regina può forse sapere se è la sua corona o la sua fronte ad essere amata?” T. Gautier), Marion Delorne di Hugo, Lulù di Wedekind, Mata Hari, ecc. 

 

MAÎTRESSE EN TITRE

Se molte donne sono state costrette a sfruttare la propria bellezza e il proprio corpo per conquistare l’indipendenza o assurgere a ruoli di rilevo culturale e sociale partendo da condizioni infime (o addirittura ex schiave), altre lo hanno fatto per ambizione e arrivismo.

Tra le donne protagoniste di una storia con la esse minuscola, una storia vista dal buco della serratura, un esempio clamoroso è quello dello stuolo di amanti dei re francesi. Madame de Montespan, la contessa di Chateauroux, la Pompadour, solo per fare i nomi più importanti.

Occuparsi delle amanti dei re richiederebbe lo sforzo di molti storici trattandosi di centinaia, forse migliaia di casi; si può accennare solo ad alcune situazioni e per un periodo limitato, ma che possono valere come esempio.

Nella Francia del Seicento e del Settecento diventare l’amante del re era “facile”, bastava trovare il modo di frequentarlo, non c’era bisogno neppure di essere belle o intelligenti. Difficile era diventare l’amante ufficiale, la maitresse en titre, ambito titolo di regina delle cortigiane, che in effetti soppiantava la moglie, non solo nel talamo.

Gli intrighi di corte determinavano a volte crimini abominevoli, misfatti raccapriccianti: filtri d’amore composti da porcherie stomachevoli, avvelenamenti, messe nere (con sacrifici umani veri o presunti) e anche se gli storici non concordano del tutto sulla portata effettiva, sui dettagli macabri, ciò che sicuramente è avvenuto basta e avanza per gettare una luce sinistra sui protagonisti e far inorridire. Per farsi un’idea delle pratiche abiette è sufficiente ricordare l’affaire des poisons nella Francia del re sole. Fattucchiere, lenoni, prostitute, preti maghi, ecc. entravano in contatto con il mondo della nobiltà e l’inchiesta per la quale era stato istituito un tribunale speciale, la camera ardente, rischiava di colpire talmente in alto che fu troncata bruscamente.

Erano comportamenti che il “popolino” nella sua ignoranza non “capiva”: quando capitavano a tiro le amanti licenziate rischiavano aggressioni non solo verbali essendo ritenute la causa del traviamento del sovrano e oggetto responsabile dello scandalo.

Il contegno del re e delle corti riesce ripugnante non tanto per la spregiudicatezza sessuale in sé, ma per la commistione di perbenismo, snobismo, lusso spropositato mischiato al rispetto ipocrita per la tradizione, per la religione, e tutte le apparenze di cui il potere si ammanta.

Luigi XV ebbe per amanti quattro sorelle su cinque e due di loro contemporaneamente. Altri sovrani hanno avuti amanti ufficiali di tredici e quattordici anni. La lista interminabile delle amanti dei re non interessa la Storia. Lo squallore di tante dame, appartenenti alla nobiltà, che pur avendo fortunati natali e al riparo da necessità economiche, escluse poche eccezioni, hanno brigato anche in modi bassi e meschini per diventare cortigiane.

La monarchia ereditaria è sopravvissuta al secondo millennio dell'era cristiana nelle forme di un potere costituzionale o parlamentare, ma stupisce l'assenza di critica a un principio (senza il quale non sarebbe più tale), quello dell'ereditarietà del titolo che è, ed è dato per ovvio, infondato. Come può un individuo assumere un potere per il solo fatto di essere figlio di un altro individuo? Non potrà essere il più meritevole e il più adatto in virtù della nascita. È talmente ovvio che asserirlo sembra puerile. Il principio del sangue non è mai stato discusso e non è in discussione neppure dopo che è venuta meno la sua base: il diritto divino. Il re è l'unto del Signore? Quale altro valore superiore sostituisce il volere divino?

Di fronte alle liste di amanti (tra ufficiali e ufficiose) dei sovrani è bizzarro che i biografi sostengano senza ironia che quell'amante o quel re fossero ferventi cattolici. Alcune di queste donne in effetti si convertivano... dopo essere state abbandonate o cacciate. E meraviglia ancora di più l'indulgenza degli storici nei confronti di tali personaggi, quando ne analizzano la personalità, che secondo le loro stesse mentalità e idealità si macchiavano di crimini odiosi e delitti.

Per la verità molte di queste amanti erano talmente entusiaste della conquista e affascinate dall’onore ricevuto da innamorarsi effettivamente del re; e anche al re, costretto a matrimoni di Stato, frutto di calcoli dinastici e politici, capitava d’essere innamorato di qualcuna di queste donne (per di più madri di numerosi suoi figli illegittimi).

L’argomento è purtroppo a rischio di fraintendimenti e costringe a pesanti precisazioni, forse anche inutili.

L’attenzione su alcune donne particolari non significa estendere quel modo di essere e di comportarsi alle donne in generale. Le donne, da Antigone alle altre realmente vissute, hanno rappresentato e avrebbero potuto rappresentare idealità straordinarie e loro proprie, da contrapporre al carattere maschile: un approccio alla vita improntato alla pace, all’amore, alla fratellanza.

 

 

 

 

 

 

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