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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Testuali parole

Phantom: fenomenologie di gente mascherata

 

Se si parla di un uomo mascherato, la nostra memoria visiva restituisce mille immagini diverse, come il volto di Zorro e dei supereroi dei fumetti e del cinema, il naso nero di Pulcinella e Arlecchino, o anche al negativo le bocche e i nasi coperti dei gangster e le deformità camuffate di malati e di mostri. Altre maschere proteggono i subacquei, i piloti, gli schermidori, i medici, e naturalmente nel presente momento storico proteggono tutti dalla presenza morbosa di un virus globale.

Non ci sono dubbi che la maschera in sé, e le metafore che sulla maschera si basano, siano in grado di suscitare straordinarie reazioni nei nostri comportamenti. Se rivediamo gli esempi citati, ecco il fascino di Zorro e di Batman, il ridicolo di Pulcinella, il timore del gangster, l'orrore per il mostro, ma anche il rispetto per il chirurgo e l'ammirazione per gli sportivi. Nulla invece se non fastidio ci fa vivere il rapporto quotidiano con la mascherina di protezione antivirus, in questo anno sfortunato 2020.

 

Le maschere del teatro 

 

Il luogo di nascita delle maschere potrebbe essere la politica del potere, se qualche capo tribù di tempi remoti indossava le pelli degli animali per dimostrare potenza, ma mi sembra più suggestivo vedere la loro origine nel teatro. Molto si è detto sull'uso greco di amplificare la voce con una esagerata apertura della finta bocca, ma il senso del loro uso era forse legato a funzioni di ruolo più che alla praticità: "ha la maschera, sta recitando, non è lui ma un altro". L'attore recita, si traveste comunque, si cambia in un'altra persona, e la maschera ne è la prova visiva. La commedia dell'arte usa maschere fisse, e se gli attori cambiano, i personaggi restano gli stessi. Ecco una prova dell'immortalità della fantasia contro la mortalità dei fatti.

  

La maschera di Arlecchino e degli altri protagonisti della Commedia dell'Arte italiana propone la copertura della fronte e del naso, creando il modello delle maschere carnevalesche, oggi soggetto di grandi virtuosismi degli stilisti. Sono maschere teatrali anch'esse, e lasciano alla sola voce e alla mimica del corpo la capacità recitativa.

 

 

I fuorilegge

I fratelli Dalton disegnati da Goscinny come gangster continuamente arrestati dal cavaliere solitario Lucky Luke sono tra le più divertenti immagini di mascheramenti delittuosi. Un fazzoletto copre naso, bocca e mento dei criminali di ogni tempo, dal bandito Jesse James a John Dillinger, in un crescendo di affinità che finisce per diventare stereotipo. Il gesto di coprirsi bocca e naso con la mano diventa sospetto.

 

L'evoluzione del genere l'ha segnata dapprima il film Point Break dove i rapinatori indossano le maschere carnevalesche di alcuni presidenti americani, e a sua imitazione anche la rapina in banca del Joker nello strepitoso The Dark Knight.

 

Gli eroi

Ma ci sono gli eroi a ridare positività alla maschera. Alcuni di loro, a partire da Zorro, vivono una doppia vita, normale da un lato, avventurosa ed eroica dall'altro. Se quindi il primo ruolo non richiede originalità, il secondo ha un grande bisogno di non essere confuso con il primo, per cui la maschera serve a coprire i lineamenti del personaggio. Diego de la Vega, ricco signorotto californiano (della California spagnola), è forse il primo di una infinita serie di giustizieri solitari che nascondono la loro identità grazie a un travestimento; il suo alter-ego el Zorro, la Volpe, personaggio di mille film e di molti telefilm, usa una maschera nera sugli occhi, cavalca e tira di scherma in modo impareggiabile, è audace e giusto, mentre Diego è scioccamente frivolo, vanesio e inetto. Non si può non notare la somiglianza strettissima con Batman, l'uomo pipistrello, ovvero il miliardario Bruce Wayne, che è a sua volta un uomo normale ma super-addestrato e super-tecnologico; un uomo normale nel senso appunto di non essere un supereroe dotato di superpoteri, come invece lo sono per diversi motivi Superman, Daredevil, Spiderman, Captain America, e tanti altri. Uno è infatti un alieno, l'altro la vittima di un incidente, un terzo è stato trasformato, e un altro ancora ha affinato quattro sensi per compensare la perdita del quinto.

  

   

  

Phantom, in italiano l'Uomo Mascherato, è il più originale di tutti, perché non è un singolo, ma una dinastia. Il suo costume è una tuta aderente e solo gli occhi risultano camuffati da una maschera. Al contrario, la maschera di Batman copre la testa fino al naso e simula orecchie appuntite, collaborando con tutto il costume dell'eroe a richiamare la forma del pipistrello. Il costume intero manifesta la fantasia del suo creatore, o meglio del disegnatore; ce ne sono decine, colorati, aderenti, fascinosi, spesso dotati di un incongruo mantello che ci riporta al mito di cappa e spada e forse proprio all'antesignano Zorro.

Restando sulla maschera, che il solo Superman non indossa (usa appena un paio di occhiali per diventare Clark Kent e - non si sa come - ci riesce), è interessante analizzare quelle di Spiderman che avvolge il viso per intero, di Diabolik che cela tutto tranne gli occhi, di Daredevil che invece copre gli occhi (l'eroe è cieco) e il naso e propone dei cornetti sulla fronte, di Ironman che è quasi un robot, e a seguire tanti altri. Si direbbe che i connotati diventino indecifrabili quando ne viene oscurata grossomodo la metà, e il naso la fa da protagonista.


Ci sono anche maschere ironiche nella fantasia di cartoonist e sceneggiatori, si pensi al film The Mask con uno scatenato Jim Carrey e prima ancora al Concombre masqué, il divertente fumetto francese che con notevole preveggenza metteva sul piatto le contraddizioni del genere, con un cetriolo a sostituire volpi, ragni e pipistrelli.

 

I mostri 

Ci sono anche protagonisti deformi o sfigurati nella fenomenologia dei mascherati, il cinema ne ha proposti modelli formidabili come quello di Darth Vader, ovvero Anakin Skywalker sfigurato dal suo vecchio maestro Obi Wan Kenobi, di Bane nemico di Batman, di Eric il fantasma dell'opera che vive nel teatro dopo un terribile incidente, di Elephant Man che è nato con una rara malattia deformante, e anche di Hannibal Lecter che viene mascherato e ingabbiato perché non possa usare la dentatura omicida.

  

  

Queste maschere sono peraltro brutte, quasi a mantenere in questa negatività l'aspetto coperto del volto deforme.

 

Nell'arte 

Nel complesso la rappresentazione artistica di figure mascherate è poco interessante, nel senso che la pittura e la scultura non hanno inventato soluzioni, ma le hanno solo rappresentate; in qualche caso con esiti perfetti, ma senza aggiungere contenuti. I fumetti in questo campo hanno nettamente sopravanzato le arti maggiori.

   

Soltanto il grande Magritte ha probabilmente saputo creare nuovi modelli in questo ambito, e del resto la maschera è di per sé una forma surreale, che cela le identità e lascia correre la fantasia. Alcuni suoi quadri sembrano citare Pirandello: ecco i volti di una coppia coperti da un lenzuolo, le maschere da indossare al mattino a seconda dell'umore, il volto di carne strappato via come una maschera. Magritte ha saputo inventare uno stile che riflette e condensa ironia, verosimiglianza, paradosso e inquietudine.

Non vanno dimenticate in ambito artistico le maschere africane cui tanto devono protagonisti delle avanguardie come Pablo Picasso e Emil Nolde. In questi casi tuttavia le maschere sono prese più come elemento pittorico che nel loro senso di camuffamento.

  

 

 

Gli sportivi

Le maschere nello sport sono frequenti, essenzialmente per la protezione del volto: in alcuni sport violenti come il football americano, nella guida di auto o di motociclette superveloci, e in quelli in cui il bersaglio è il volto come la scherma. Nello sport subacqueo la maschera serve a proteggere gli occhi. Fintanto che l'atleta indossa la maschera potrebbe essere chiunque, e questo spiega il gesto frequente del vincitore che di impeto la toglie e sembra gridare "sono proprio io!".

 

Medici e malati (il virus) 

E infine con il diminutivo mascherina si intende il pezzo di stoffa o garza che filtra il respiro del medico al lavoro e gli evita sia di contagiare sia di contagiarsi, mascherina che viene applicata sul viso anche di chi è malato e può essere contagioso tramite le vie aeree. La diffusione del nuovo coronavirus nel 2019 e soprattutto nel 2020 ha costretto buona parte dell'umanità a usare mascherine di ogni tipo, fatte di stoffa, di carta, di plastica. Abbiamo assistito persino alla nascita di catene di negozi che vendono mascherine firmate. La fantasia degli uomini e anche il gusto per l'ironia, al fine di sdrammatizzare la situazione, hanno prodotto mascherine di ogni tipo: la rivincita del malato sui supereroi!

    

 

 

 

 

 

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