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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
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La verità celata, di Sergio Alcamo

 

Esistono quadri nella storia dell’arte che affascinano tanto il pubblico quanto gli studiosi e invitano a letture complesse, a volte suggestive, a volte fantasiose. Ne sono esempi celebri la Gioconda di Leonardo, la Flagellazione di Piero della Francesca, gli Ambasciatori di Holbein e tantissimi altri, tra cui due opere di un pittore misterioso egli stesso, Giorgione di Castelfranco, i Tre Filosofi e la Tempesta. Sapendo ben poco della vita di Giorgione e della sua attività, l'interpretazione di queste opere è in gran parte congetturale e si basa essenzialmente sui quadri stessi, sulle figure dipinte, sui più minuti dettagli.

Una recente lettura della Tempesta si deve a Sergio Alcamo, che ritiene di averne svelato i segreti e ce lo racconta in un notevole e intenso volume pubblicato da Donzelli. Il punto di partenza di Alcamo peraltro non è nuovo e risale a Salvatore Settis che nel suo libro La Tempesta interpretata quarant’anni fa stupì i critici d’arte, vedendo nel quadro le figure di Adamo, di Eva con Caino al seno, e del paradiso perduto sullo sfondo.


Ingrandimento del ponte con il presunto angelo al centro

Alcamo corregge in alcuni punti l’opinione di Settis, elimina un presunto serpente seminascosto per terra, cambia il bambino da Caino a Seth (terzo figlio dei due progenitori), e soprattutto vede sul ponte che collega le sponde del fiume una figura quasi trasparente, un angelo. Se c’è un angelo sul ponte, non può che essere a guardia dell’ingresso del paradiso perduto, e il fulmine nel cielo non è che l'avvertimento imperioso di Dio.

L’ipotesi di Alcamo, che nell’introduzione del libro riceve il plauso proprio di Settis, è suggestiva e ad una visione ravvicinata la macchia bianca sul ponte in effetti potrebbe davvero essere un angelo. Lavorando in modo minuzioso ed esaustivo sulla sua teoria, Alcamo costruisce e accumula un’impressionante quantità di dati sia strettamente relativi alla teoria, sia collaterali, a conferma di una indubbia capacità di ricercatore. Il libro merita di essere letto da studiosi o semplici appassionati per la minuzia dei dettagli esposti e per la capacità dell'autore di proiettarci in quell'epoca.

Ecco quindi che la Tempesta cambia titolo, “Allegoria della redenzione” la battezza Alcamo, che si spinge a vedere nella tela del maestro di Castelfranco un’intera struttura teologica; passo per passo, si arriva appunto alla passione di Cristo e alla croce, costruita con il legno dell’albero cresciuto sul cadavere di Adamo. Il riferimento sarebbe alla Invenzione della croce (spesso citata come Storia della vera croce) di Jacopo da Varagine, contenuta nella Leggenda Aurea, alla stregua quindi di tanti altri quadri e cicli pittorici, a partire da quello straordinario di Piero nella chiesa di San Francesco ad Arezzo.

Ma qui cominciano i dubbi del lettore, o perlomeno i miei personali. Il quadro è in realtà semplice nel suo insieme e la ricerca di tanta complessità lascia interdetti. Inoltre alcuni dati importanti vengono un poco sminuiti: ammesso che quella macchia bianca sia un angelo, come si spiegano i ripensamenti di Giorgione messi in luce dalle analisi radiografiche? Sul ponte, dove ora ci sarebbe l’angelo, risultano le tracce precedenti di una figura umana (forse un viandante), e dove adesso c’è l’uomo con l'asta, in primo piano, c’era un’altra donna (forse una bagnante). Giorgione, o da solo o guidato dal committente, ha ripensato i due personaggi ridipingendoci sopra, ed essi erano comunque immersi nello stesso paesaggio. Secondo Alcamo la seconda donna sarebbe stata sempre Eva, rappresentata due volte come ad esempio da Michelangelo nella volta della Sistina; ma in quel caso, dove era Adamo?

I dubbi nascono anche, in generale, su un modus operandi che vede proposta dapprima l’ipotesi e poi la sua puntuale e insistita conferma, quando si preferirebbe, come fanno gli studiosi di scuola anglosassone, la presentazione dapprima dei dati, poi di molte diverse spiegazioni, e infine la scrematura e la risoluzione tramite eliminazione delle ipotesi troppo incerte. La mia personale convinzione è che persino a interpretazioni del tutto fantastiche si possa creare una base vagamente credibile, gestendo solo i dati favorevoli e sottostimando tutti gli altri.

Qui, secondo il mio parere, la soluzione uomo con l'asta = Adamo non è abbastanza solida; Alcamo analizza ogni dettaglio, osserva la barba rada dell’uomo, la lancia che sarebbe invece uno strumento di lavoro, e li confronta con molte altre opere, ma sono sforzi davvero notevoli perché a mio parere si reggono su un’ipotesi troppo fragile. Che quell'uomo sia Adamo è in realtà una conseguenza dell'identificazione di Eva, e allora quella che è con ogni evidenza un'asta si può trasformare in una singolare zappa alta due metri.

A suo tempo, quando Settis propose la sua lettura dell'opera basandosi su un rilievo bergamasco che aveva in Eva una forte somiglianza con la donna della Tempesta, era nata spontanea l’obiezione: per quale motivo un pittore che prendlegittimamente spunto dall’immagine realizzata da un altro artista, dovrebbe per forza prenderne anche l'identità? Un esempio per tutti: Raffaello nella Pala Baglioni cita la Madonna del Tondo Doni di Michelangelo nella figura di una donna inginocchiata a sorreggere proprio la Madonna svenuta. Abbia pure Giorgione conosciuto il rilievo bergamasco, perché quella donna deve per forza essere Eva e quindi condizionare il riconoscimento di Adamo? Resta allora difficile dare torto a Marcantonio Michiel che nel 1530 descrisse il quadro con queste semplici parole: "un paesetto in tela con la tempesta con la cingana e il soldato".

 



Sch
eda tecnica
Sergio Alcamo, La verità celata. Giorgione, la «Tempesta» e la salvezza, Donzelli, 2019, ISBN: 8868438925, € 32

Indice del volume
I. La Tempesta , II. I protagonisti: la donna, III. I protagonisti: l’angelo, IV. I protagonisti: l’uomo, V. Il paesaggio, gli edifici, i ruderi e un uccello bianco, VI. I protagonisti: il bambino, VII. Il committente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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