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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Gerhard Richter. Panorama

Fig. 1

Il successo travolgente dell'esposizione londinese alla Tate Modern si è ripetuto nella Neue Nationalgalerie di Berlino e con ogni probabilità si ripeterà la prossima estate al Beaubourg di Parigi: l'ottantesimo compleanno di Gerhard Richter è stato festeggiato a dovere. Per una volta, in tempi di mode passeggere ed eccessi di pubblicità, non si è esagerato troppo nei confronti di questo straordinario personaggio; Richter da anni è considerato dai critici uno dei grandissimi del Novecento e ora, vicino alla conclusione di una carriera lunghissima ed estremamente varia che la mostra riassume al meglio, può ben essere collocato sul gradino più alto del podio. Personalmente ne sono convinto da tempo, ma sembra che d'improvviso la statura del pittore tedesco si sia rivelata a tutti, e speriamo soprattutto ai colleghi pittori più giovani; se sia un effetto transitorio, ce lo dirà il tempo, ma alla convinzione precedente aggiungo, senza paura di sbilanciarmi troppo, la sensazione che questa mostra possa rivelarsi tanto importante oggi quanto lo fu nel 1907 la celeberrima retrospettiva di Cézanne.Fig. 2

Berlino ha prestato per “Gerhard Richter. Panorama” l'intero piano terra della Neue Nationalgalerie, il grande edificio razionalista di Mies van der Rohe. L'artista stesso ha scelto e posizionato le sue opere, giunte dai maggiori musei del mondo, riuscendo nell'impresa di mescolare l'impressionante varietà del suo stile senza creare confusioni di sorta. Un filo lega i quadri, ora piccoli, ora grandissimi, ora colorati, ora in bianco e nero, ora figurativi e iper-realisti, ora astratti e informali, ora astratti e razionali; è un filo leggero, che non segue il tempo, ma qualcosa di evanescente che potremmo chiamare, vagamente, un'idea di arte.

Sono presenti oltre 150 opere, tra le quali alcuni oggetti tridimensionali che appartengono più al design che alla scultura, vetri, specchi, transenne trasparenti. Questi oggetti hanno in comune con i quadri la leggerezza e la permeabilità, e spiegano bene, pur nella molto maggior presenza della pittura, un elemento chiave di Richter: la visione e la lettura a strati del visibile. Sovrapporre piani, letteralmente e magistralmente, è stata una delle invenzioni formali del pittore, e il sistematico ritorno di questa soluzione, nelle fotografie dipinte, nei quadri fotorealisti, nelle composizioni astratte ottenute dal moltiplicarsi di strati di colore poi parzialmente rimossi, ci aiuta a capire quasi per intero il suo lungo percorso artistico.

 Fig. 3Nella mostra sono presenti gran parte delle opere più note di Richter, o comunque molti quadri appartenenti alle sue serie maggiori. Si va dai singolari manifesti pop in bianco e nero degli anni Sessanta, quando il pittore tedesco orientale (esule nella Germania Federale grazie alla fuga a Berlino Ovest poco prima della costruzione del Muro) scoprì l'America e Warhol, ai grandi studi di nuvole e paesaggi (Fig. 1), alle coloratissime composizioni geometriche, ai sussulti scoordinati e quasi rabbiosi del suo astrattismo alla Pollock; ma buona parte delle tele esposte sono figurative, nel senso che rappresentano qualcosa di normale, di ben riconoscibile, e propongono la scelta formale cui il nome di Richter è maggiormente legato, la sfocatura pittorica di un'immagine ispirata a una fotografia. In questo ambito, che lo ha visto anche dipingere sulla tragedia delle Torri Gemelle (Fig. 4) e su altri episodi, Berlino ha dislocato in una sala della Alte Nationalgalerie, sull'Isola dei Musei, le quindici tele che il maestro dipinse nel 1988 a ricordo della fine drammatica dei membri della RAF, presunti suicidi nel carcere di Stammheim nel 1977 (a questa mostra dedico un articolo autonomo).

Fig. 4

Nella sede principale, tra i pilastri colossali e le grandi vetrate di Mies, l'allestimento dell'esposizione offre anche una trovata notevole, creando sull'intero perimetro della galleria un corridoio visibile anche dall'esterno, dove sono appese Fig. 5decine e decine di griglie geometriche colorate, identiche per dimensioni ma diverse in modo casuale per colori. Si tratta di una sequenza di composizioni di alluminio smaltato che potrebbero ricordare Mondrian, ma che nella produzione di Richter rappresentano uno studio sistematico, assimilabile a quello di un fotografo che produce prove di colore. Queste soluzioni minimaliste hanno avuto come esito due degli interventi più importanti di Richter, le nuove vetrate del duomo di Colonia (città adottiva del pittore) e l'enorme bandiera verticale che decora il Reichstag della capitale, a qualche centinaio di metri dalla mostra. Il lungo percorso sul perimetro della Galleria si propone forse come un momento di relax e di riflessione nel corso della visita, che è viceversa introdotta, proprio nella sala d'ingresso e ancora in modo visibile dall'esterno, da numerose tele astratte, vigorose, coloratissime, spesso aggressive.

E la visita è sicuramente memorabile, soprattutto quando ci si accorge che non si può evitare di tornare a fermarsi davanti ad alcune opere, in particolare davanti alle immagini tratte direttamente da fotografie e velate da quella sorta di offuscamento che ci inquieta e ci attrae contemporaneamente. I paesaggi e le nuvole, in qualche caso su tele di grandissime dimensioni, o il rifacimento di quadri antichi, trasformati tutti in presenza vaporose e misteriose, sono tuttavia sopraffatti da almeno cinque dei capolavori di Richter, “Lesende”, “Kerze”, “Ema”, le due “Betty”, la piccola del 1977 e la grande del 1988, tutti quadri di una normalità sconcertante, che pure sconfina in una struggente poesia.

Ema (Fig. 5) è la prima moglie di Richter, qui in veste di modella nuda per una scena che molti hanno ritenuto ispirata da Duchamp, il “Nudo che scende le scale” di oltre cent'anni fa. Richter nega questa eredità, ma del resto egli tende a negare alFig. 6l'esecutore un ruolo di scelta. Si legga la risposta essenziale che il pittore ha dato, in una recente intervista televisiva a Londra, alla lunga domanda: “Lei ha esplorato il figurativo e l'astratto, il banale e il pregnante; si dice di continuo che la pittura è morta, ma Lei l'ha spinta ad esaminare qualunque possibilità. Si può dire qualcos'altro sulla pittura?” (“You have explored figuration, abstraction, the banal and you have explored the poignant. It’s said all the time that painting is dead but you have pushed it to examine every possibility that painting can have. Can any more be said about painting?”). La risposta di Richter è stata: “Non è compito mio, ma di altri. Io ho fatto abbastanza” (“It’s not my task but that of others. I’ve done enough”).

Ema scende le scale, la sua figura nuda sembra svanire in quel movimento banale, e svanisce anche la possibile sensualità, svanisce la possibile storia. La pittura di Richter è forma, è scelta di forme, di colori, di effetti, di valori solo e soltanto pittorici. La nostra visione dei suoi quadri è uno degli schermi che egli stesso ci propone e che ci invita a capire.

“Lesende”, la ragazza che legge (Fig. 3), e “Kerze”, la candela accesa (Fig. 7) su uno sfondo scuro, sono meno sfuocate di Ema, ma l'atmosfera scura in cui vivono le rende suggestive, quasi romantiche. Difficile immaginare che una semplice candela accesa possa suscitare emozione, ma questo è il miracolo di Richter, più facile da comprendere davanti alla bellezza e all'eleganza del ritratto obliquo della ragazza, che forse cita Vermeer. Fig. 7

Betty invece è una delle figlie del pittore, fotografata incessantemente nella varie età della sua vita, e dipinta con tecniche raffinate di fotorealismo. La fotografia originale della bambina stesa per terra fa parte dell'infinita raccolta di immagini (Atlas) collezionate dal pittore-fotografo, ma il piccolo quadro (Fig. 2) che ne deriva cambia qualcosa, anche se non sappiamo dire cosa. Gli occhi di Betty sono mutevoli, azzurrissimi, e non svelano nulla di ciò che la bambina vedeva.
Così come nel ritratto di vari anni dopo, la stessa Betty (Fig. 6) si gira, ne vediamo i capelli e non il viso, immagine enigmatica e potentissima di un maestro oggi sicuramente unico, e inarrivabile.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Gerhard Richter, Seestück (See-See), 1970, 200 x 200 cm, olio su tela, Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie © Gerhard Richter, 2012
Fig. 2, Gerhard Richter, Betty, 1977, 30 x 40 cm, olio su tavola, Museum Ludwig, Köln / Privatsammlung © Gerhard Richter, 2012
Fig. 3, Gerhard Richter, Lesende, 1994, 72 x 102 cm, olio su tela, San Francisco Museum of Modern Art © Gerhard Richter, 2012
Fig. 4, Gerhard Richter, September, 52 x 72 cm., olio su tela, The Museum of Modern Art (MoMA), New York, USA © Gerhard Richter, 2012
Fig. 5, Gerhard Richter, Ema (Akt auf einer Treppe), 1966, 200 x 130 cm, olio su tela, Museum Ludwig, Köln / Privatsammlung © Gerhard Richter, 2012

Fig. 6, Gerhard Richter, Betty, 1988, 102 x 72 cm, olio su tela, Saint Louis Art Museum © Gerhard Richter, 2012
Fig. 7, Gerhard Richter, Kerze, 1982, 100 x 100 cm, olio su tela, Museum Frieder Burda, Baden-Baden © Gerhard Richter, 2012

Scheda tecnica
Gerhard Richter. Panorama, dal 12 Febbraio al 13 Maggio 2012 presso la Neue Nationalgalerie, Kulturforum, Potsdamer Straße 50, 10785 Berlino.     http://www.gerhardrichterinberlin.org/

Biglietto 8 Euro, ridotto 4 Euro. Apertura: martedì e mercoledì 9 – 18, giovedì 9 – 22, venerdì, sabato e domenica 9 – 18. Lunedì chiuso.

 

 

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