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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Signorina Giulia, nella visione onirica di Valter Malosti

 


Gli stivali del Conte, rigidi e infangati, si ergono in primo piano, illuminati da un riflettore che, subito dopo, rimbalza sul passavoce che collega la cucina con i piani alti della casa dove vive la contessina Giulia. Sono i simboli del potere patriarcale che incombe sui destini del servo Giovanni e della sua giovane padrona che, dopo averlo sedotto nella magica notte di mezza estare, si trova costretta a suicidarsi. Valter Malosti non prende alla lettera le minuziose didascalie di Signorina Giulia, il fulminante atto unico che August Strindberg presentava all'editore Bonnier come "la prima tragedia naturalistica della letteratura svedese". Quella di Malosti è una messinscena apocalittica e visionaria che si inabissa nel testo per riportare alla luce le pulsioni e le dinamiche inconsce che sottendono la spietata battagla tra i sessi e le classi sociali messa in moto da Srtindberg. La scena di Margherita Palli riproduce lo spaccato sghembo di una casa rovesciata, porte e finestre cieche che si intravedono sul pavimento inclinato, botole e portelli che permettono l'accesso nei recessi più intimi dell'abiezione. Il fornello rassicurante della cucina è posto al di fuori del ring dove si combatte un duello all'ultimo sangue, una "battaglia di cervelli", come la definì lo stesso Strindberg, ma anche un corpo a corpo di sudore, desiderio e violenza. Il focolare domestico diviene il luogo separato e appartato dal quale la cuoca Cristina, promessa sposa di Giovanni, osserva impotente la scena, perché ogni suo tentativo di portare i due agoni alla ragione non può che fallire.

A incarnare gli animi inquieti di Giovanni, che non potrà mai affrancarsi dal suo stato di inferiorità sociale, e della Signorina che vorrebbe infrangere le barriere delle convenzioni, sono un Valter Malosti fasciato da un attillatissimo completo di pelle nera, e una Valeria Solarino imprigionata da bustini aderenti. L'azione si dipana ad un ritmo serrato e incalzante, tra squarci di luce acida e studiatissimi chiarorcuro, mentre il martellante accompagnamento sonoro di musiche tecno contribuisce ad affondare il conflitto, solo in parte di natura sociale, nel magma incandescente dell'interiorità dei personaggi.

Malosti lavora sul testo senza tagli evidenti (a parte la danza popolare dei contadini che viene rimpiazzata dal delirio onanistico di Cristina) e consegna agli attori una traduzione da lui stesso curata (con la consulenza linguistica di Maria Strachini Truedsson), che riproduce quelle improvvise cesure e quelle pause nel bel mezzo della frase che Strindberg utilizza per piegare il suo "dialogo erratico" alle esigenze vive degli attori sulla scena. La performance insegue l' andamento musicale della partitura testuale, con improvvise impennate melodrammatiche ottenute attraverso una esasperazione di atmosfere, di azioni e sentimenti. Basti pensare al monologo in cui Giulia sale sopra il tavolo per urlare a squarciagola il suo rancore verso il padre infelice che non ha avuto il coraggio di suicidarsi o verso la madre che le ha insegnato ad odiare gli uomini.

Malosti conferma le sue indubbie doti di attore nel tratteggiare tutti i movimenti interiori di un subalterno mite e rispettoso, ma che poi, nel temporaneo sovvertimento di ruoli prodotto da una notte di passione, si trasforma in un maschio smargiasso e opportunista, disposto a progettare una fuga con la donna che disprezza, al fine di impossessarsi dei suoi soldi. Sebbene posta ai margini della scena, la cuoca Cristina di Federica Fracassi (da poco vincitrice del Premio Ubu come migliore attrice 2011) si impone all'attenzione per la sua concretezza e il suo attaccamento alla realtà che l'ottima dell'attrice esprime con misura e compostezza, lasciando tuttavia trasparire il vago disorientamento del personaggio. L'interpretzione della bella Valeria Solarino lascia invece molto a desiderare. A dispetto della ben nota Prefazione al dramma dove Strindberg prescrive che " le più fini sfumature dell'anima dovrebbero essere rispecchiate dal viso (dell'attore) più che attraverso la gestualità e la concitazione", la giovave attrice, più adusa alla cinepresa che non alla nudità del palcoscenico, estremizza ogni suo gesto e grida le battute in modo assolutamente monocorde. Le contraddizioni di una ragazza tirata su dalla madre come un uomo, la ribellione della sua debordante femminilità al rigido modello educativo, e la sua resa finale all'idea aristocratica dell'onore, sono aspetti che vengono appena trateggiati.e che tuttavia rischiano di perdersi in una interpretazione molto esteriore del personaggio e mai all'altezza del ruolo. Quando dà sfogo alla sua rabbia come fosse una ossessa, si ha la netta sensazione che lo spettacolo stia sfuggendo dal controllo del regista, troppo impegnato sulla scena per guardare l'insieme con il terzo occhio di chi ne è al di fuori.

Dispiace dirlo, perché Malosti è un regista intelligente e raffinato, ma questa sua messinscena appare fin troppo autoreferenziale. Le cifre stilistiche del suo teatro sono tutte richiamate all'appello, dall'amplificazione dei suoni e dei rumori (anche il vino versato in un bicchiere che rimane vuoto produce uno scroscio assordante), all'utilizzo metaforico delle luci, alla cura della partitura musicale. La messinscena come sempre appare ben fatta o, come si dice nel gergo teatrale, pulita, ma non trasmette la potenza e l'urgenza dei conflitti. La scena finale vuole essere di grande effetto, con il cadavere della signorina disteso sopra il tavolo, la testa ribaltata verso il pubblico. Strindberg relega la violenza fuori scena, e questa immagine sacrificale è una spettacolarizzazione di ciò che è già implicito nel testo. Un po' ovunque i significati più profondi del dramma vorrebbero esplodere nel fragore assordante e nella concitazione di una rappresentazione estrema che tuttavia, o forse proprio per questo, li lascia ristagnare in superficie. Indubbiamente l'originaria forza d'impatto del dramma non può che disperdersi nel mutato contesto culturale e morale di oggi. Ma ci sono nodi tematici che ancora ci riguardano da vicino, primo fra tutti il conflitto tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, tra il ruolo imposto e quello che ci si sente più inclini a recitare. Per non parlare poi della guerra tra i sessi che, sebbene non proprio nei termini raccontati da Strindberg, continua a mietere vittime.



Scheda tecnica

SIGNORINA GIULIA di August Strindberg.

Con Valeria Solarino. Valter Malosti, Federica Frasassi. Regia di Valter Malosti.

Coproduzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino e Teatro di Dioniso. Versione italiana e adattamento di Valter Malosti. Consulenza linguistica : Maria Strachini Truedsson. Consulenza scientifica : Franco Perrelli. Consulenza drammaturgica : Gian Mario Villalta. Scene : Margherita Palli. Suono G.u.p. Alcaro. Luci: Francesco Dell'Elba. Costumi: Federica Genovesi. Training fisico e cura del movimento : Alessio Maria Romano.

Al Teatro Eliseo di Roma dal 14 al 26 febbraio 2012.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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