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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Fogli freschi di stampa

Ugolino e gli artisti, di Sandro Morachioli

 

 

La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a' capelli
del capo ch'elli avea di retro guasto.

Inferno XXXIII 1-3

 

Modellata su uno degli episodi più cruenti della letteratura classica, ossia il combattimento fra Tideo e Melanippo narrato da Stazio nell’ottavo libro della Tebaide (vv. 751-766), che si conclude con la morte di entrambi gli avversari e l’orrida immagine di Tideo indotto dalla Furia Tisifone a divorare il cranio sfracellato del nemico, la rappresentazione del conte pisano Ugolino della Gherardesca (1210-1289) intento a rodere il capo dell’arcivescovo Ruggieri nella ghiaccia del Cocito si trova senza dubbio in concomitanza con uno dei momenti di maggiore impatto emotivo della Commedia e tinge di dramma l’ultima tappa del viaggio di Dante nel regno della dannazione eterna. Impressa in modo indelebile nella memoria di intere generazioni di lettori, la vicenda del conte accusato di tradimento, fatto prigioniero e lasciato morire insieme ai congiunti nella celebre Torre di proprietà della famiglia Gualandi, universalmente nota come Torre della Fame proprio sulla base del testo dantesco (cfr. Inferno XXXIII 22-24: «Breve pertugio dentro da la Muda, / la qual per me ha 'l titol de la fame, / e che conviene ancor ch'altrui si chiuda»), costituisce un’importante fonte di ispirazione per numerosi artisti italiani e stranieri, dal Rinascimento al Romanticismo.

Il volume Ugolino e gli artisti. Da Botticelli a Rodin a cura di Sandro Morachioli (ex-allievo del corso di perfezionamento della Scuola Normale Superiore di Pisa attualmente ricercatore di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università Federico II di Napoli), che inaugura la serie Nella torre di Ugolino diretta da Claudio Ciociola (professore emerito di Filologia italiana presso la Scuola Normale Superiore), propone una galleria di riproduzioni artistiche del celebre episodio della Commedia in un arco temporale compreso fra il Cinquecento e l’Ottocento. Pubblicata nel 2020 dalle Edizioni ETS con il contributo della Scuola Normale Superiore, del Ministero dell’Università e della Ricerca e del Dipartimento di Eccellenza “Classe di Lettere e Filosofia” della Scuola Normale Superiore, a cui si aggiunge il patrocinio della Società Dantesca Italiana, tale opera è composta da quattro capitoli (intitolati rispettivamente L’Inferno di Ugolino, Nel buio della torre, Un secondo Laocoonte e «Bestia umana»: Ugolino e Rodin); organizzati in linea generale secondo un criterio cronologico, essi propongono una serie di schede relative a raffigurazioni di vario tipo (grafiche, pittoriche e plastiche). Ne scaturisce un percorso di straordinario interesse, che proietta una storia ambientata nella Pisa duecentesca in una moltitudine di atmosfere storico-artistiche tra loro molto lontane, ma tutte accomunate dall’obiettivo di suscitare un’intensa reazione nello spettatore, dall’obiettivo cioè di «spaventare e commuovere», per citare il binomio verbale che dà il titolo all’Introduzione del libro.

Nella prima sezione (L’Inferno di Ugolino) una posizione di indubbio rilievo è occupata dalle opere di alcuni dei più celebri artisti del Rinascimento italiano, come Sandro Botticelli e Luca Signorelli, ma non meno degni di nota sono certi dipinti più tardi, spesso di carattere collettivo. È il caso de Le pene dell’Inferno (Fig. 1) dell’austriaco Joseph Anton Koch (1768-1839), che dedicò più di duecento disegni a soggetti tratti dalla Commedia dantesca, con particolare attenzione alla prima cantica. Come si legge a p. 28, dal groviglio dei corpi dei dannati, lambiti da lingue di fuoco, «emerge un tiratissimo primo piano dell’abbraccio mordace di Ugolino e Ruggieri, stretto sui loro volti presi di profilo». Identificabili nella miriade di figure grazie al colore e alla foggia delle sontuose vesti indossate, i due personaggi sono caratterizzati da uno sguardo feroce, da cui sembra ormai scomparsa ogni traccia di umanità, uno sguardo che – nel caso di Ugolino – emana anche una selvaggia brama di vendetta.

Fig. 1

Fig. 2

L’odio irriducibile per il nemico lascia spazio nelcapitolo successivo (Nel buio della torre) all’orrore per la terribile sorte in cui il conte si viene a trovare insieme ai giovani figli e nipoti che, pur essendo del tutto innocenti, vengono condannati a una morte atroce. È emblematico, al riguardo, un olio su tela dell’inglese Joshua Reynolds (1723-1792) intitolato Ugolino and his children in the dungeon (Fig. 2). In un’atmosfera cupa, nella quale è tuttavia possibile distinguere con chiarezza la finestra provvista di grate, si staglia la pallida ed emaciata figura del conte; uno dei figli (forse il più giovane) gli siede vicino, tenendogli un braccio, mentre gli altri tre sono raffigurati sulla destra secondo una linea discendente. «Da una stretta finestra – scrive Sandro Morachioli a p. 48 – filtra solo «un poco di raggio» (Inf. XXXIII, 55), che illumina il volto sgomento di Ugolino e le espressioni dei suoi figli, variamente declinate fra strazio, incredulità, rimprovero, disperazione».

Questo insieme di sofferenza e disperazione ritorna, in forma ancora più significativa, nelle opere esaminate nella terza sezione(Un secondo Laocoonte), in cui la vicenda del conte Ugolino è messa in relazione con quella, non meno tragica, di Laocoonte; basti pensare al dipinto di Pasquale Massacra Ugolino e i suoi figli nella torre (Fig. 3), datato agli anni 1844-1849. Spiega il curatore del volume (p. 83): «Il quadro di Massacra trasuda una follia quasi goyesca, in cui la resa a macchia dissolve ogni dettaglio narrativo. Nel balletto disperato dei figli che assumono fattezze diaboliche, sfatte dai colpi di luce, emerge una cupa volontà meccanica. Nella sua intensità estrema, il giovane pittore pavese non teme esiti grotteschi; quasi, li persegue». Oltre a confermare l’affinità che si viene a instaurare tra Ugolino e Laocoonte (si rammenti che nel 1837 Luigi Ferrari aveva presentato il modello in gesso del suo Laocoonte presso un’esposizione di Brera), dipinti come questo attestano l’elevata diffusione dell’episodio dantesco in età romantica, epoca in cui la figura di Ugolino – come rileva nella Premessa Stefano Carrai (professore di Letteratura italiana alla Scuola Normale Superiore) – esercita un’attrazione addirittura maggiore di quella di altri personaggi del poema sacro come Francesca da Rimini e Pia dei Tolomei, investendo pure ambiti artistici distinti dalla pittura. Posteriore di circa un decennio all’olio su tela di Pasquale Massacra è infatti il gruppo marmoreo di Jean-Baptiste Carpeaux Ugolino e i suoi figli (Fig. 4), considerato «un capolavoro assoluto della scultura romantica» (p. 90). L’ultima parte della rassegna («Bestia umana»: Ugolino e Rodin) è dominata da Auguste Rodin (1840-1917), che inserisce la figura di Ugolino nel battente sinistro della sua Porta dell’Inferno (Fig. 5). La scelta di ritrarre il conte con la bocca aperta sembra indicare la preferenza accordata dall’artista all’esito della vicenda, l’orrido gesto cannibalico di cui è testimone Dante. Ugolino approda a tale esito come conseguenza del suo essersi pietrificato per il dolore (cfr. Inferno XXXIII 49-50: «Io non piangëa, sì dentro impetrai: / piangevan elli»), senza aprire il cuore alla speranza umana e divina e soprattutto senza pentirsi delle colpe commesse, offrendo ai figli (nonché a se stesso) quel conforto spirituale che avrebbe forse potuto salvarlo dalla dannazione eterna.

Fig. 4

Fig. 5

Ai lettori di Ugolino e gli artisti. Da Botticelli a Rodin viene quindi offerta la possibilità di scoprire (o riscoprire) una galleria di artisti di grande rilievo, che si misurano con uno degli episodi più noti della Commedia conferendogli di volta in volta caratteristiche e valenze diverse. Inoltre, questo libro costruito come un catalogo illustrato attira l’attenzione su uno dei punti più belli della città di Pisa, quella Piazza dei Cavalieri (un tempo Piazza delle Sette Vie) su cui si affacciano l’odierno Palazzo della Carovana (in passato Palazzo degli Anziani), sede della Scuola Normale Superiore, e il Palazzo dell’Orologio, di cui fanno parte i resti della famosa Torre, sottoposti a una sequenza di lavori di ristrutturazione e consolidamento. Tali lavori – come spiega Claudio Ciociola nella prefazione – hanno raggiunto il loro apice negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo, quando la Scuola Normale Superiore ha reso il Palazzo dell’Orologio sede della propria Biblioteca e, in tempi ancora più recenti, nel 2015, tramite l’allestimento dello spazio museale “Torre del conte Ugolino”; l’allestimento in questione ha sancito l’apertura dell’edificio al pubblico.

Nell’imminenza della celebrazione del settecentenario della morte a Ravenna del poeta fiorentino (1321-2021), l’uscita di questo volume, incentrato sulle molteplici riproduzioni artistiche di una vicenda tragica, costituisce nello stesso tempo un’imperdibile occasione per ripercorrere l’esperienza ultraterrena di Dante e i grandi temi da cui essa è animata, molti dei quali trovano riscontro nell’episodio suddetto e nell’invettiva contro la città di Pisa: la sfrenata ambizione politica, le lotte intestine tipiche della società comunale e la necessità di pace e giustizia, una necessità che il poeta doveva avvertire con ancora maggiore urgenza nell’amarezza dell’esilio.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Joseph Anton Koch, Le pene dell’Inferno (particolare con Ugolino e Ruggieri), 1825-1828, affresco, Casino Massimo, Roma.

Fig. 2, Joshua Reynolds, Ugolino and his children in the dungeon, 1773, olio su tela, Knole House, Sevenoaks.

Fig. 3, Pasquale Massacra, Ugolino e i suoi figli nella torre, 1844-1849, olio su tela, Musei Civici, Pavia.

Fig. 4, Jean-Baptiste Carpeaux, Ugolino e i suoi figli, 1857-1861, marmo, The Metropolitan Museum of Art, New York.

Fig. 5, Auguste Rodin, La Porta dell’Inferno, 1880-1917, bronzo, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia.

 

Scheda tecnica

Sandro Morachioli, Ugolino e gli artisti. Da Botticelli a Rodin, prefazione di Claudio Ciociola, premessa di Stefano Carrai, Pisa, Edizioni ETS, 2020, pp. 132, ill.
ISBN: 9788846756022, 24,00 €.

 

 

 

 

 

 

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