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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

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Fogli freschi di stampa

Art Nouveau tra modernismo e nazionalismo romantico, di Matteo Fochessati

 

Le edizioni 24Ore Cultura pubblicano dal 2012 una nuova collana dedicata alle arti decorative del XX secolo, e il volume di Matteo Fochessati “Art Nouveau tra modernismo e nazionalismo romantico” può esserne considerato la perfetta inaugurazione.   

A lungo sottovalutate, spregiativamente definite “arti minori” rispetto alle sorelle maggiori (pittura, scultura, architettura), le arti applicate trovarono la loro rivincita con il movimento Art Nouveau, che seppe conferire loro la giusta dignità. Il primo volume vuole mostrarci con un’ampia panoramica quello che davvero è stato il movimento Art Nouveau e quanto abbia influito in tutti gli ambiti artistici a cavallo tra Ottocento e Novecento. L’Art Nouveau, infatti, non fu propriamente un fenomeno pittorico, né architettonico, né di design, ma piuttosto una corrente che coinvolse (e sconvolse) tutti e tre questi ambiti, contemporaneamente; non fu un movimento artistico vero e proprio ma piuttosto un atteggiamento, uno stato d’animo condiviso da artisti assai differenti tra loro per sensibilità, interessi, formazione culturale e nazionalità ma che condividevano appunto gli ideali che stavano alla base del nuovo stile. La patria dell’Art Nouveau è la Francia, anche se si diffuse praticamente in tutta Europa con nomi diversi: in Italia si parla di stile floreale o Liberty, in Inghilterra si parla di modern style, in Spagna di modernismo, in Belgio viene chiamato Velde style, in Germania Jugendstil e in Austria Sezessionstil.

Viene quindi facile porre l’accento sul titolo di “modernismo”, e il primo saggio spiega perfettamente il perché, il termine forse più adatto per sottolineare quella che fu la vera essenza dell’Art Nouveau: una reazione polemica all’accademismo e all’eclettismo ottocentesco, la volontà di abbandonare gli stili del passato per trovare una nuova linea (grafica) e una nuova fonte di ispirazione in tutto ciò che era ritenuto moderno, l’invenzione di una nuova Arte che non escludesse un diretto impegno di carattere ideologico e sociale (pag. 10).

Il secondo saggio (“L’eredità del movimento Arts and Crafts”) e il terzo (“Decadentismi fin de siècle”) sono tanto brevi quanto esaustivi ed esaminano le principali fonti di ispirazione dell’Art Nouveau: le Arts & Crafts di William Morris, con il loro valore di raffinatezza, il gusto per una linea nitida e l’ispirazione naturalistica, il desiderio di creare una realtà ideale di bellezza, ma anche di impegno sociale, come testimoniano le parole di Henry Van de Velde “confessai di essere ben deciso a seguire la strada tracciata da Ruskin e Morris fino all’avverarsi della loro profezia: il ritorno della bellezza sulla terra, e l’inizio di un’era di giustizia sociale e di umana dignità” (pag. 15); e il progressivo sconfinamento tra arte e vita, con gli immancabili riferimenti alle opere estetizzanti di Gustave Moreau (che trovano la loro controparte nelle opere art nouveau di Pierre-Félix Fix-Masseau e Emille Gallé) e citazioni (quasi d’obbligo) di Des Esseintes, protagonista di A rebours di Joris-Karl Huysmans.

Ne “L’invenzione del moderno” l’autore spiega come il nuovo movimento si inserì in un’epoca che fu veramente all’insegna della modernità, passando in rassegna i grandi avvenimenti e le invenzioni del periodo: l’apertura nel 1899 a Parigi della galleria del critico Julius Meier-Graefe, emblematicamente denominata La Maison Moderne, l’elettricità che si diffonde sempre più velocemente (tanto da venire addirittura celebrata come “dea” nel padiglione di Hector Guimard all’Esposizione di Parigi del 1899 e in quella di Chicago del 1893, mentre nel 1900 si inaugurerà lo spettacolare Palais de l’Electricité), la scoperta dei raggi X inventati nel 1895 da Wilhelm Conrad Rontgen, il telegrafo senza fili di Guglielmo Marconi, la straordinaria nascita del cinema ad opera dei fratelli Lumière e naturalmente l’Esposizione Universale di Parigi del 1900 che segna l’apice del movimento Art Nouveau.

Il saggio successivo si concentra invece sulla seconda parte del titolo dato al volume, e prende in esame il concetto di “nazionalismo romantico”, tracciando un ampio quadro che coinvolge anche realtà generalmente sottovalutate, quelle dell’Europa dell’Est (Russia e Ungheria) e dell’Europa nordica (Norvegia, Svezia, Finlandia), tutt’altro che passive, incredibili fucine di talenti che contribuirono alla diffusione sistematica dell’Art Nouveau.

I capitoli successivi del volume di Fochessati illustrano quelle che furono le caratteristiche chiave del nuovo stile. “Japonisme” spiega per esempio quanta influenza ebbe il gusto per l’esotismo sull’Art Nouveau, dalla pubblicazione della rivista Le Japon artistique di Siegfried Bing alla diffusione sempre più ampia in Europa di stampe giapponesi, dalla linea netta, precisa, graficamente ineccepibile. “Le forme della Natura”, come dice già il titolo, spiega la caratteristica estetica fondamentale dell’Art Nouveau e cioè la predilezione per i temi vegetali, floreali, acquatici e minerali che conquistarono letteralmente le arti applicate trovando la loro completa formula d’espressione nei vetri, nelle ceramiche, nei gioielli (nel settore orafo di assistono a veri e propri virtuosismi nel processo di smaltatura e nell’uso di nuovi materiali come opali e cristalli che riproducono forme e colori della Natura), nelle carte da parati così come nell’arredamento, con mobili dalle forme organiche e dalle linee sinuose la cui decorazione germoglia letteralmente lungo la struttura portante, esaminando le opere di alcuni degli artisti chiave del periodo: Emile Gallé, René Lalique, Daum Frères, Louis Comfort Tiffany, Hector Guimard.

“Verso un’arte totale” prende in esame l'idea di unità delle arti (la Gesamtkustwerk musicale di Richard Wagner), vale a dire sostanzialmente la progettazione integrale, l'armonica integrazione estetica tra tutti gli elementi che compongono un’opera (pag. 84). Un esempio su tutti è quello di Antoni Gaudì, che introduce il capitolo successivo “Il modernismo catalano”; l'analisi si sofferma su Casa Milà, Casa Batllò, Palazzo e Parco Güell, e segue l’evoluzione artistica di Barcellona dal punto di vista dell’architetto, che trasforma letteralmente il paesaggio urbano sovrapponendo ai modelli tradizionali il suo particolarissimo stile. Il passo successivo è quello che porta alla “Lezione di Horta e Van de Velde”, interpreti dell’Art Nouveau a Bruxelles, dall’Hotel Tassel del primo, con la sua sinuosa spazialità e i metalli che sembrano muoversi suggestivi come fronde naturali, alle forme altrettanto accattivanti e morbide degli arredi creati da Van de Velde.

Gli ultimi due capitoli tornano ad esaminare la situazione francese e Fochessati, quasi come volesse chiudere idealmente un cerchio,  conclude il volume con un capitolo interamente dedicato all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 (vengono passati in rassegna non solo i principali artisti partecipanti, ma anche i singoli padiglioni e gli oggetti esposti) evento che ovviamente segnò l’apoteosi del movimento Art Nouveau, facendolo diventare una pietra miliare della storia dell’arte moderna.

 

Scheda tecnica
Matteo Fochessati, Art Nouveau tra modernismo e nazionalismo romantico,  2012, 24Ore Cultura (collana Arti decorative del XX secolo), 119 pagine, illustrato e rilegato in seta, 35 euro. ISBN: 9788866481096 

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