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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Romeo e Giulietta di Serena Sinigaglia


La grande stagione del Teatro Valle si conclude con la monografia di scena dedicata a Serena Sinigaglia, regista e direttore artistico dell’ATIR che quest’anno festeggia i suoi quindici anni di intensa attività teatrale riproponendo l’allestimento del
Romeo e Giulietta con il quale la compagnia esordì a Milano nel 1994. Nonostante il passare degli anni, lo spettacolo conserva intatta la sua forza d’impatto originaria, derivante dallo straordinario dinamismo e dalla coralità della azione scenica Il testo, presentato nella storica traduzione di Salvatore Quasimodo, viene seguito quasi alla lettera ma si stenta a riconoscerlo, soprattutto nella prima parte, proprio perché la regia ne porta in superficie la prepotente carica vitale, spesso sepolta da incrostazioni interpretative troppo inclini al sentimentalismo. Romeo e Giulietta è una tragedia che esplode di vita e di desiderio di libertà ed è tanto più tragica e crudele perché, alla fine, l’unica cosa che rimane viva sono i vecchi. In questa versione, l’amore non è astrazione illanguidita ma scoperta della passione fisica e urgenza di viverla, come è altrettanto vera e irrefrenabile è la violenza che scaraventa Mercuzio e Tebaldo nelle braccia della morte.

Tutto in questo spettacolo mette in risalto l’elemento fortemente popolare del teatro scespiriano e lo sviluppa scenicamente con riferimenti alla pratica teatrale elisabettiana e con esplicite allusioni alla Commedia dell’Arte. La separazione tra palcoscenico e pubblico viene notevolmente ridotta dal prolungamento in sala dei due tiranti laterali da cui pendono le lenzuola colorate che delimitano la scena, e dalle frequenti irruzioni degli attori in platea. Il fondale non è che un leggero tendaggio bianco che viene avanzato e indietreggiato sul palco per suggerire l’alternanza di interni e di spazi aperti. Gli attori calpestano tavolacci di legno che essi stessi sistemano a vista, ora al centro ora ai lati della scena, mentre i ritmi dei tamburi Kodò sostengono il flusso ininterrotto dell’azione.

Prima ancora che lo spettacolo cominci, i servitori dei Capuleti e dei Montecchi accompagnano gli spettatori in sala e, armati di bastoni, urlano in dialetto le ragioni della due famiglie rivali. Il teatro diviene subito festa collettiva, grazie al vociare e alla esuberante fisicità degli attori che trasmettono al pubblico tutta la carica esplosiva dei tafferugli di strada. Mercuzio, Tebaldo, Benvolio e Romeo si attaccano e si scontrano in nome di un rancore antico, ma di fatto uccidono senza rendersi conto di quello che fanno. Si punzecchiano, si provocano e sguainano la spada quasi per gioco. Allo stesso modo, Romeo e Giulietta agiscono d’impulso e consumano il loro amore in fretta e senza lasciarsi il tempo di pensare. L’allestimento coglie in pieno l’urgenza delle passioni che è ben presente nel testo ma che spesso si perde nelle regie poco attente alle indicazioni sceniche contenute nella poesia scespiriana.

Romeo e Giulietta è una corsa contro il Tempo. Tutto avviene in modo repentino in questa tragedia che inscena il brusco passaggio dei protagonisti dall’innocenza alla esperienza e che alla scoperta incredula della passione fa seguire, subito dopo l’uccisione di Mercuzio, la drammatica presa di coscienza della morte. I ritmi e i gesti trasmettono in modo quasi contagioso la frenesia dell’amore e il doloroso sconcerto di fronte alla morte. La arcinota Balcony scene è puro desiderio ostacolato dalla distanza fisica che separa gli amanti. Romeo e Giulietta sono posti ai lati estremi della scena e i loro gesti impazienti e i ritmi accelerati del recitato rendono palpabile la forza dell’attrazione fisica che non sopporta barriere. La complessità delle metafore del monologo di Romeo viene chiarita e semplificata dai suoi movimenti, come se il corpo si ribellasse alla metrica e bruciasse gli ultimi residui letterari di un ragazzo che fino a questo momento si era cibato di sonetti. Se il suo amore iniziale per Rosalina è attraversato dalle convenzioni libresche dell’ “amor cortese”, quello per Giulietta passa attraverso la vista e tutti gli altri sensi. L’inconsistenza del primo innamoramento è resa mirabilmente nella scena in cui Romeo danza da solo con i suoi pensieri, lanciando in aria leggerissimi panni bianchi che poi appallottola sul suo giaciglio per modellare il corpo della sua amata immaginata.

Per contrasto, gli approcci con Giulietta si tingono di coloriture comiche, coerentemente con una lettura che enfatizza al massimo l’atmosfera festosa dei primi due atti. Il comico immette nella tragedia il calore e la sensualità della vita e si incarna nel personaggio della Nutrice che qui appare in tutta la sua generosità e semplicità popolari. Le scene domestiche che la vedono alle prese con i capricci di Giulietta sono davvero esilaranti, come lo sono quelle in cui si confronta con Donna Capuleti. Più che temibili e distanti, i genitori di Giulietta appaiono a tratti ridicoli e questo rischia di allentare il conflitto tragico tra la generazione dei padri e quella dei figli. Allo stesso modo, i lazzi e gli ammiccamenti alla contemporaneità un po’ troppo insistiti sbilanciano a volte il perfetto equilibrio tra elementi tragici e comici che nel testo si impone sin dalle prime battute. Il lato più vitale di Romeo e Giulietta è anche quello più felice dello spettacolo che, tra gli altri, ha il merito di avere restituito a Mercuzio il suo ruolo di fool. Il tragico invece fatica a prendere quota nella seconda parte. Tuttavia, quando giunge al suo apice conclusivo nella scena della cripta, lascia tutti senza fiato: la morte dei due giovani è rappresentata in tutta la sua cruda necessità e nessuno sopraggiunge per pentirsi al cospetto dei loro corpi senza vita. La tomba di Giulietta è una tavola nuda, posta tra le altre ancora vuote che attendono le prossime vittime.

Lo spettacolo coinvolge e trascina grazie alla straordinaria coesione scenica degli attori che si prodigano in un tour de force fisico e interpretativo che chiarifica il verso e lo riporta alla sua originaria verità. Si percepisce in ogni momento che dietro la messinscena dichiaratamente rozza e artigianale ci sia un intenso lavoro drammaturgico e attoriale collettivo. Nessuno tenta mai di prevalere sugli altri e, soprattutto, nessuno sembra che reciti. Ovunque trapela l’amore per Shakespeare, non fosse altro perché la grande lezione del Bardo sulla confluenza tra vita e teatro sembra essere il punto di partenza del lavoro teatrale di questo giovane gruppo di attori.


Scheda tecnica

Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Traduzione di Salvatore Quasimodo.

Con Marco Brinzi, Mattia Fabris, Stefano Orlandi, Carlo Orlando, Fabrizio Pagella, Maria Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Chiara Stoppa, Sandra Zoccolan. Scene: Maria Spazzi. Costumi: Federica Ponissi. Luci : Alessandro Verazzi. Maestro d’armi : Adolfo Fantoni.
Regia : Serena Sinigaglia.

Al Teatro Valle di Roma dal 6 al 19 maggio.

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