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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

E vi sussurreremo, di Kamil Ziska e Zuzana Palencicova al Mittelfest

 

Sembrano sbucate da un quadro di Renoir le quattro protagoniste del kammerspiel A Budeme si sepkat ( E vi sussurreremo) presentato in prima nazionale al Mittelfest di Cividale del Friuli. Si tratta di uno spettacolo corale di elegante fascinazione visiva che racconta con malinconica ironia le vicissitudini quotidiane di quattro scrittrici slovacche vissute a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo (Hana Gregorova, Ludmila Podjavorinska, Elena Maròthy-Soltésova, Terézia Vansoa). In linea con la ricerca drammaturgica dello Slovak Chamber Theatre di Martin che da anni lavora alla riscoperta di autori dimenticati, il testo di Kamil Ziska e Zuzana Palencikova assembla poesie, lettere e pagine di diario delle quattro autrici in un vero e proprio mosaico di pensieri, opinioni e stati d’animo più simile ad una partitura musicale che non a un testo drammaturgico tradizionale. A volte i brani in prosa vengono smembrati e ricomposti in forma di dialogo, altre volte le diverse voci  si accavallano una sull’altra per pronunciare pensieri diversi intorno ad uno stesso tema. L’insolito congegno testuale diviene azione scenica viva e vibrante attraverso una vera e propria coreografia, un’equilibrata orchestrazione di gesti e di movimenti che impegna le attrici in una millimetrica recitazione di ensemble.

Non importa che le scrittrici siano pressoché sconosciute al pubblico oltreconfine, perché lo spettacolo si carica di una forte valenza metaforica che trascende l’autobiografia per riflettere sulla vita. Le donne sono accomunate dalla necessità di sfidare le convenzioni sociali per coltivare e sviluppare la propria creatività. Sebbene i sopratitoli  traducano solo in parte i significati del testo, lo spettacolo riesce a trasmettere la verità del conflitto tutto femminile tra l’amorevole dedizione alla famiglia e la necessità di crescita ed emancipazione intellettuale. Ma, soprattutto, trasmette la ricchezza che deriva dalla complessità e dalla pluralità dei ruoli.

La scena semplicissima e disadorna è una stanza chiusa e separata dal mondo, il luogo d’incontro immaginario delle quattro scrittrici resuscitate dalla memoria, dove pochi arredi di scena (un filo teso per il bucato, un letto, un tavolo e una bacinella), sono più che sufficienti per rappresentare la piccola epopea del loro vivere quotidiano. Il racconto si divide in nove parti che corrispondono alle fasi più emblematiche della loro esistenza (la nascita, l’infanzia, l’amore, il matrimonio, la vita di tutti i giorni, la battaglia, il picnic, la tempesta e il Venerdì Santo) e che, se non fosse per la levità che attraversa l’intera rappresentazione, si potrebbero associare alle stazioni di un piccolo calvario. L’infanzia è molto dura per bambine che devono lottare per andare a scuola o che sognano di cucirsi una tasca segreta nella gonna per nasconderci un libro, e il matrimonio al quale giungono non sempre per scelta personale, non è certo garanzia di pienezza. La estrema capacità di sintesi della messinscena e la sua intensa suggestione evocativa sono ottenute non soltanto attraverso l’agilissima struttura del testo ma anche grazie a soluzioni registiche molto semplici ma di indubbia efficacia. L’adolescenza trascorsa tra le pareti domestiche viene rappresentata con brio da una sorta di balletto tra i fornelli in cui le protagoniste eseguono le faccende di casa scandendo e accordando all’unisono i ritmi dei loro movimenti , mentre le loro voci si accavallano per elencare le varie mansioni in una tediosa litania. Il passaggio alla vita adulta viene segnalato da un cambio d’abiti di scena che ha il valore di una cerimonia iniziatica,  mentre lo scorrere di quattro camice bianche da uomo sul filo per il bucato preannuncia il matrimonio di tre di loro. Lirismo e comicità si amalgamano perfettamente in una regia metonimica che rifugge dalla retorica della denuncia sociale e dall’esplosione enfatica dei sentimenti. Sebbene i personaggi siano ben diversificati nel carattere e nelle attitudini, le loro vicende personali divengono parte di un unico dramma collettivo che esige una rappresentazione fortemente simbolica sebbene densa di umanità e passioni. La scena emblematica si affolla di sogni, emozioni e stati d’animo e parla di scoperte e di conquiste, di illusioni e di perdite laceranti evocate da un vero e proprio concerto di suoni, immagini e movimenti.

La temporanea separazione della Gregoronova dal marito per andare a fondare una rivista a Praga viene raccontata attraverso stralci di corrispondenza tra i coniugi, mentre il rumore di un treno produce con forza  il senso della lontananza e del divario. Il dolore per la morte di un figlio o per la perdita di un marito viene trasmesso da gesti essenziali che sono il correlativo oggettivo scenico delle frasi lapidarie espunte dagli scritti. La voluta frammentarietà del testo è compensata dalla impeccabile recitazione delle attrici, priva di enfasi e di orpelli, e sempre in bilico tra immedesimazione e straniamento. A mano a mano che la rappresentazione procede, si riceve l’impressione che i contorni delle identità psicologiche dei quattro personaggi vadano sempre più sfumando a favore della rappresentazione di una femminilità plurale che oltrepassa il tempo e i confini geografici.


Scheda tecnica

E vi sussurreremo di Kamil Ziska e Zuzana Palencikova. Scene : Tom Ciller.  Costumi : Marija Havran.  Musiche : Jozef Vlk.  Coreografia : Stanislava Vlcekova.  Con Nadezda Jelusovà, Lubomira Krkoskovà, Jana Oi’ovà, Eva Gasparovà.  Regia di Kamil Ziska.  Produzione Slovak Chamber Theatre, Martin, Slovacchia.

Prima nazionale : 22 luglio 2011 al Teatro Ristori di Cividale del Friuli.

 

 


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