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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

La conferenza di Yalta e Tokyo Notes, di Hirata Oriza


Al Napoli Teatro Festival prima, e a Santarcangelo dei Teatri poi, le due pièce di Hirata Oriza, La conferenza di Yalta e Tokyo Notes, hanno portato una salutare ventata di novità al pubblico festivaliero. Due spettacoli molto diversi tra loro, sia per quanto riguarda il genere che l’assetto linguistico–formale. Insieme a Sakate Yoij e a Okada Toshiki, il drammaturgo e regista nipponico ha notevolmente contribuito allo sviluppo del teatro giapponese contemporaneo. A lui si deve un nuovo modo di scrivere teatro che abolisce gli schemi del linguaggio letterario a favore di un altro, più vicino al parlato quotidiano. Questo per dare maggiore libertà espressiva agli attori, altrimenti costretti a modulare l’intonazione sullo schema più rigido del verso. Nella lingua giapponese infatti l’ordine grammaticale delle parole può essere cambiato liberamente e nella lingua parlata le parole alle quali si vuol dare maggior risalto di significato possono essere spostate a inizio frase. Il “contemporary colloquial theatre“ di Hirata si basa sulla reiterazione delle frasi e fa largo uso di silenzi, di pause e di assenze. Così facendo riesce a cogliere l’essenziale dei rapporti e delle situazioni attraverso conversazioni apparentemente casuali. La riflessione linguistica di Hirata va di pari passo con il lavoro con gli attori della sua compagnia, il Seinendan, che coniuga vaghi rimandi alla tradizione del Teatro No con tecniche attorali di ispirazione occidentale. Un ibrido singolare dove il gesto più casuale è sorretto da una rigida disciplina fisica.

La conferenza di Yalta è una farsa nera brevissima (trenta minuti) suddivisa in due atti di quindici minuti ciascuno, che corrispondono alle due giornate di confronto in cui si decisero i destini dell’Europa e del Giappone. Lo spettacolo si ispira al rakugo, una forma di intrattenimento popolare molto in voga in Giappone, che si basa sul virtuosismo comico di un solo attore che racconta storie buffe con parole apparentemente “buttate a caso”, servendosi  di un ventaglio come unico accessorio di scena. I tre attori obesi (due donne e un uomo) che interpretano le parti di Stalin, Roosevelt e Churchill parlano del futuro assetto dell’Europa e dello sgancio della bomba atomica con la stessa nonchalance con cui si decide cosa comprare al supermercato. A Santarcangelo lo spettacolo è stato allestito nella Sala Conciliare del Comune, un luogo scenico molto azzeccato per la rappresentazione di una versione a dir poco satirica del colloquio internazionale che si tenne a Yalta sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Gli spettatori siedono sui banchi forniti di microfono disposti sui tre lati della sala, mentre gli attori si sistemano intorno ad un tavolo con la triade delle bandiere degli stati che rappresentano sistemata alle spalle. L’ufficialità del luogo contrasta con l’informalità della conversazione. Stalin ha un enorme colbacco in testa e canticchia l’Internazionale, Roosevelt si presenta vestito da cowboy armato di scatole di dolcetti, Churchill con la tuba e il monocolo ha una scorta di sigari di cioccolato in mano. Da bravi uomini di potere sono tutti e tre più o meno “bulimici”, litigiosi e bizzosi . La conversazione è spesso interrotta dall’allontanamento di uno o dell’altro dal tavolo, o per andare al bagno, o per andare a prendere la pillola per la pressione o, nel caso di Stalin, per andare ad emettere una sentenza alla corte marziale. L’assenza di uno offre agli altri l’occasione per spettegolare su di lui o per stringere temporanee alleanze. I dialoghi sono rapidi ed essenziali ma riescono in poche battute a toccare tutti i nodi politici di allora (dalla creazione dello stato di Israele alle linee della futura spartizione del mondo) con un'ironia tagliente, beffarda e spiazzante. Non capita spesso infatti che un evento storico di tale portata venga rappresentato come un finto documentario intriso di battutacce volgari e di doppi sensi. Ma la satira del potere è molto mirata e puntuale.

Certamente più nuova e accattivante è la drammaturgia di Tokyo Notes che spazza via tutti gli elementi strutturali tradizionali di un testo teatrale. Non c’è intreccio, non ci sono personaggi dotati di una identità psicologica riconoscibile e, soprattutto, manca una disposizione lineare dei fatti. La pièce è ambientata in un museo di Tokyo nel futuro 2024. I personaggi, più di venti, si trovano casualmente in una sala che potrebbe essere un luogo di sosta o un bookshop. Vanno e vengono parlando del più e del meno, alcuni si incontrano per caso, altri si sono dati appuntamento. Si siedono per riposarsi o per parlare, si allontanano per andare a guardare i dipinti di Jan Vermeer o per andare a prendersi un caffè e, ovviamente, si scattano fotografie. Quasi sempre ci sono due gruppi separati di persone che conversano simultaneamente, ma a volte la scena rimane vuota per qualche secondo. Le voci bisbiglianti si accavallano e gli stralci di conversazione sono chiosati da silenzi e pause significative. I movimenti sono misurati e composti e non trapela alcuna emozione dai comportamenti.  La successione delle scene funziona come fluido piano-sequenza sulle vite degli altri che, a dispetto della frammentarietà dei discorsi, coglie aspetti significativi della società giapponese contemporanea. Ne risulta uno straordinario affresco iperrealista della banalità del quotidiano, dove i singoli comportamenti sono fotografati con nitidezza. Un filo conduttore che striscia sotto i loro discorsi è lo spettro di una guerra che sta devastando l’Europa e che potrebbe coinvolgere anche il Giappone. Un altro è quello dell’arte e della necessità di preservarla dalla distruzione (a tal fine i musei nipponici stanno ospitando le collezioni europee).

Tutti i visitatori conoscono la solitudine, l’incapacità di stare con gli altri, la separazione da un luogo o da un coniuge. Nonostante la difficoltà dei doppi sopratitoli (più efficaci e puntuali quelli in inglese), lo spettacolo scorre come l’olio e attanaglia lo spettatore che a poco a poco smette di  cercare connessioni tra le varie situazioni, per lasciarsi andare al flusso ipnotizzante della rappresentazione. Tuttavia ci sono convergenze tra fatti apparentemente non interrelati. I membri della  famiglia Akyama, formata da cinque figli e due delle loro mogli, ad esempio, decidono di riunirsi  nella galleria d’arte dopo qualche tempo e, dopo vari convenevoli, apprendono del divorzio di una delle due coppie. La storia della passione adulterina che ha spaccato il matrimonio trova un'eco sotterranea nell’incontro fortuito di un professore con una sua ex allieva, con la quale in passato ebbe una relazione. I discorsi della curatrice museale sulla tecnica  della lente utilizzata da Vermeer per realizzare i suoi quadri rimanda ironicamente all’uso ossessivo della macchina  fotografica da parte di un visitatore. Insomma dietro l’apparente casualità della rappresentazione c’è una serie di connessioni metaforiche tra i vari segmenti dell’azione. E, allo stesso tempo, dietro l’apparente naturalezza della recitazione, si nasconde una disciplina ferrea che permette di calibrare al millimetro ogni singolo gesto e di accordare sguardi e movimenti con  i toni e i timbri vocali. La partitura registica è perfetta e lo spettacolo oltrepassa le barriere linguistiche e culturali.

Schede tecniche

La conferenza di Yalta di Oriza Hirata. Scenografia : Itaru Sugiyama. Luci: Tamotsu Iwaki.
Con Iroko Matsuda, Yukari Takahashi, Yozo Shimada. Regia di Oriza Hirata.
Produzione Seinendan Theatre Company.
Prima rappresentazione italiana al Festival Internazionale di Montalcino e della Val d’Orcia , 5 agosto 2007.
Visto a Santarcangelo di Romagna l’8 luglio 2011.

Tokyo Notes di Oriza Hirata. Scene : Itaru Sugyama. Luci ; Tamotsu Iwaki.
Con Kenji Yamauchi, Miyuki Moriuchi, Iroko Matsuda, Koji Ogawara, Mizuho Nojima, Mami Goto, Masayuki Yamamoto, Kumi Yyodo, Minako Inoue, Natsuko Hori, Tadashi Otake, Hiroshi Otsuka, Satoshi Kobayashi, Makiko Murata , Keniki Akiyama, Mizuo Tamura, Tatsuya Kawamura, Chikako Suzuki, Yuri Ogino, Umi Nagano.
Regia di Oriza Hirata.
Produzione Seinendan Theatre Company.
Visto a Santarcangelo di Romagna l’8 luglio 2011.

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