Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4409875

Abbiamo 231 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Testuali parole

L’influenza della fotografia nell’arte preraffaellita

Fig. 1
Alcuni anni dopo la scoperta dell’arte fotografica, nel 1839, l’eminente critico d’arte John Ruskin la descrisse come la “più bella invenzione del secolo.”

La nuova tecnologia era, a tutti gli effetti, una rivelazione quasi magica per un mondo ancora completamente dipendente dalla volubile mano umana nel registrare immagini visive. Capace di catturare innumerevoli nuance e dettagli, la fotografia trascriveva ciò che l’occhio vedeva in natura ma senza la capacità di raffigurarlo fedelmente, trasformandolo in immagini bidimensionali permanenti. Scrivendo al proprio padre da Venezia, dove stava ultimando gli studi di architettura, lo stesso Ruskin afferma che: “I dagherrotipi raffiguranti la luce veneziana sono straordinari. Una nobile invenzione.” Caratterizzati da immagini chiare e dettagliate che venivano fissate su lastre di metallo riflettenti, i dagherrotipi catturarono presto l’attenzione del pubblico mondiale.

Fig. 2

L’affermazione di Ruskin, secondo il quale la fotografia avrebbe sorpassato il disegno e la pittura grazie all’infinita accuratezza del risultato, faceva eco a William Talbot, uno dei pionieri del mezzo. Nel momento in cui il francese Daguerre inventava il dagherrotipo, Talbot dava vita – infatti - ad un tipo di fotografia competitiva basata sullo sviluppo di un negativo su carta. Nel suo libro del 1844, Talbot parlava della fotografia come: “una moltitudine di minuscoli dettagli che aggiungono forma alla realtà della rappresentazione, dando all’artista un’altra possibilità di “copiare” la natura senza lasciare il proprio studio.”

Sin dalle origini, la fotografia viene vista come mezzo di riproduzione della realtà assolutamente fedele, tale da poter mettere in ombra l’arte figurativa per l’abilità di registrare volti, paesaggi ed azioni. L’impulso verso il verosimile che la fotografia porta con sé divenne il cuore di tutte le arti visive di metà ‘800.

Gli attenti osservatori come Ruskin le riconobbero caratteristiche uniche quali la bidimensionalità, così lontana dai più ovvii dettami artistici dell’epoca, in grado di capovolgere le coordinate spaziali percepite trasformandole in un magico insieme di luci ed ombre.

Fig. 3

Nel tempo, questa peculiarità segnò un varco profondo nella rappresentazione, prendendo sempre più piede in Gran Bretagna a metà del XIX secolo, avvicinandosi ad un gruppo di giovani artisti che ne fece la propria fonte di ispirazione primaria. E’ lecito affermare, infatti, che la bidimensionalità è il punto cruciale dell’arte della Confraternita Preraffaellita. Il gruppo fece presto sui i dettami della nuova arte, tentando di eguagliarla nella sua totale adesione al vero.

Poiché l’amore per la fotografia non fu mai espressamente dichiarato da Dante Gabriel Rossetti ed i suoi seguaci, pochi studiosi hanno effettuato un parallelo sui loro dipinti e le svariate fotografie di paesaggio o ritratti femminili dell’epoca. L’errore è tanto più evidente quando ci si accosta ai lavori di Julia Margaret Cameron, solo di recente accostata alla confraternita per la similitudine di tematiche.

I fotografi vittoriani prediligevano le immagini di paesaggio. Per questo motivo, gli studi botanici, tanto amati dalla Confraternita e da Ruskin, divennero presto uno dei motivi favoriti. Esemplare, da questo punto di vista, il ritratto che Millais fece di Ruskin, in posa accanto ad una cascata, la cui rappresentazione pare essere fortemente influenzata dalla studio di fotografie fluviali dell’epoca.

Fig. 4 Fig. 5

Al contrario dei pittori, però, i fotografi dovevano adattarsi alle complesse caratteristiche del mezzo a loro disposizione. L’imprevedibile reazione dei materiali chimici dell’epoca alla luce ed alle varianti di colore che rendeva difficile rappresentare cielo e terra contemporaneamente.

Ostacolo che la Confraternita intende oltrepassare rendendo incredibilmente brillanti i colori delle proprie tele, stendendo uno strato di bianco sulla tela ruvida, qualche giorno prima di iniziare a dipingerla. L’innocenza morale che andavano cercando, allontanandosi dall’Accademia e dall’arte rinascimentale in toto era l’anello di congiunzione tra i loro lavori e le immagini dei più famosi fotografi dell’epoca, quali: Charles Dodgson, John Parsons e Julia Margaret Cameron.

Fig. 6

Quest’ultima è stata più volte accostata alla Confraternita per la grande similitudine di intenti e di soggetti.

Donna di abbondante immaginazione, fu in grado di tradurre in fotografia un’incredibile varietà di temi storici e letterari, dando vita a risultati sbalorditivi. Le sue immagini raffigurano spesso donne su sfondi dalla fauna rigogliosa, proprio come nei dipinti della Confraternita.

La fotografia Pomona ricorda in tutto e per tutto la Bocca Baciata di Rossetti e, nella sua più famosa affermazione, la Cameron esprimeva il suo desiderio di “assicurare alla fotografia il carattere e gli usi delle arti maggiori, combinando ideale e reale senza sacrificare nulla di vero, rimanendo il più possibile devoti alla poesia ed alla bellezza.”

Le parole della fotografia incontrano l’ambizione preraffaellita nel raggiungere una verità che trascenda la semplice osservazione. Alterando totalmente i termini della rappresentazione realista, la fotografia e l’arte preraffaellita portavano l’osservatore verso uno straordinario viaggio percettivo, abituando l’occhio a qualcosa di completamente nuovo.

Per questo motivo, la generazione di fotografi e pittori che ha scambiato idee negli anni a cavallo tra il 1850 ed il 1870 ha, di fatto, trasformato per sempre il corso dei media dando forma all’estetica, ponendo l’aderenza al vero al centro delle arti visive del XIX secolo.


Didascalia delle immagini

1- Dante Gabriel Rossetti, Bocca Baciata, olio su tela, 1859

2- Dante Gabriel Rossett, L'abito di Seta Blu, oliosutela, 1808

3- George Frederic Watts, La Scelta, olio su tela, 1864

4- John Parsons, Jane Morris, 1865

5- Julia Margaret Cameron, Pomona, 1872

6- Julia Margaret Cameron, Tristezza, 1864

 

Bibliografia

Diane Waggoner, The Pre-Raphaelite Lens, ed. National Gallery of Arts Washington

Sylvia Wolf, Julia Margaret Cameron’s Women, ed. Yale University Press

abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie